Il mare nell’Arte

Nella storia dell’arte troviamo infinite rappresentazione del mare: tra burrasca e quiete al tramonto o alla luce dell’alba. Il mare esercita da sempre un grande fasciano, è una musa senza tempo con la sua forza – talvolta  bruta – e bellezza. Dalla tempesta di Turner al quieto mare di Hopper “tuffiamoci” ad ammirare cinque opere che rappresentano una marina.

Cinque dipinti con il mare protagonista

1 – Impression, soleil levant di Claude Monet, 1872

Claude Monet, Impressione, levar del sole (1872); olio su tela, 48×63 cm, Musée Marmottan Monet, Parigi
Claude Monet, Impressione, levar del sole (1872); olio su tela, 48×63 cm, Musée Marmottan Monet, Parigi

Una delle marine più famose della storia dell’Arte è sicuramente “Impression, soleil levant” del Maestro Claude Monet. La fama di “Impression, soleil levant”  l’opera che ufficialmente dette inizio al movimento impressionista. Troviamo in questo capolavoro – un sunto stilistico dei principi cardini del movimento impressionista. L’opera fu esposta nel 1874 a Parigi dove incontriamo il critico d’arte Louis Leroy criticò aspramente questo movimento – quello degli “impressionisti” in grado solo di rifinire opere. Uno dei movimenti più affascinanti della storia dell’Arte aveva trovato il suo nome.

Monet. Il trionfo dell'impressionismo
  • Wildenstein, Daniel (Autore)

2 – Paul Gauguin, L’onda, 1888

Paul Gauguin, L’onda, 1888, olio su tela
Paul Gauguin, L’onda, 1888, olio su tela, collezione privata

Paul Gauguin nella sua vita ha fatto il marinaio ed ha conosciuto la versa forza del mare. Per Gauguin il mare non è serenità e fascino come per i suoi amici impressionisti – il mare per lui è una forza immensa, un elemento emozionale, incontenibile e talvolta violento. E nel dipinto “L’onda” ritroviamo tutti questi attributi del mare: le onde ci paiono forti – animate da un’energia inarrestabile e continua. La spiaggia rossa enfatizza quest’idea di potenza – come un’animale vivo e indomabile. Le due figure in alto paiono scappare da queste onde – per la paura di esserne travolti.

Il naufragio, William Turner, 1805

William Turner, Il naufragio. Barche da pesca che tentano di salvare l'equipaggio, olio su tela (170,5×241,4 cm), 1805, conservato al Tate Britain di Londra.
William Turner, Il naufragio. Barche da pesca che tentano di salvare l’equipaggio, olio su tela (170,5×241,4 cm), 1805, conservato alla Tate Britain di Londra.

Eccoci con una marina romantica dell’artista inglese William Turner: l’opera “Il naufragio” del 1805 e oggi conservata alla Tate Britain di Londra. Il mare – in questo capolavoro di Turner – si mostra in tutta la sua potenza e drammaticità. La forza della natura del mare sovrasta quella dell’uomo: le imbarcazioni sono in balia della tempesta. L’espressività di Turner rende perfettamente quella che è la furia del mare in tempestaIl naufragio è stato realizzato da Turner nel 1805 ed esposto nella sua galleria personale, al n. 64 di Harley Street, a Londra. Molti furono i pareri positivi della critica che fu acquistata dal baronetto Sir John Leicester per 315 sterline.

The Long Leg di Edward Hopper, 1935

The Long Leg - Edward Hopper - 1935, olio su tela dimensioni 50 x 76 cm. Huntington Art Gallery, San Marino (California)
The Long Leg – Edward Hopper – 1935, olio su tela dimensioni 50 x 76 cm. Huntington Art Gallery, San Marino (California)
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Dopo la Tempesta di Turner ci troviamo avvolti in una sensazione di pace e calma con questo dipinto del Maestro Edward Hopper. Edward Hopper amava trascorrere l’estate nella sua casa nella baia di Cape Cod, nel golfo del Maine. L’opera “The Long Leg”, è stata realizzata a Long Point Light a Provincetown, non lontano dalla sua residenza estiva. Lo stato d’animo di quiete e quella sensazione di solitudine cara ad Hopper, arrivano dritti all’osservatore. Il realismo reso da queste forme semplificate è ben espresso in questo dipinto di grande sensibilità moderna – che ci fa capire l’amore di Hopper per il mare e per la vela. Lontani da quel sentimento di isolamento e alienazione di certi dipinti urbani – qui Hopper ci regala un grande senso di pace.

La grande onda di Kanagawa di Katsushika Hokusai (1830-1831)

La [grande] onda presso la costa di Kanagawa, dalla serie Trentasei vedute del monte Fuji (1830-1831 circa) Katsushika Hokusai 23.8 x 36.6 cm - silografia policroma - Kawasaki Isago no Sato Museum - Nellie Parney Carter Collection—Bequest of Nellie Parney Carter
La [grande] onda presso la costa di Kanagawa, dalla serie Trentasei vedute del monte Fuji (1830-1831 circa)
Katsushika Hokusai
23.8 x 36.6 cm – silografia policroma – Kawasaki Isago no Sato Museum – Nellie Parney Carter Collection—Bequest of Nellie Parney Carter
Katsushika Hokusai (葛飾 北斎; Edo, ottobre o novembre 1760 – Edo, 10 maggio 1849) è uno dei più famosi artisti dell’ukiyo-e è sicuramente. Quest’opera di qualità straordinaria ci regala una “visione” di una grande onda – un’onda perfetta, sintesi della natura. Il suo La composizione di questa xilografia, che si dice abbia ispirato La Mer (Il mare) di Debussy e Der Berg (La montagna) di Rilke, le conferisce il titolo di icona dell’arte mondiale. Hokusai ha abilmente giocato con la prospettiva per far apparire più grande la montagna – il monte Fuji – che vediamo all’interno della cresta dell’onda. Questa è un’opera con la sua forza, bellezza ed espressività, ci porta davvero lontano.

“Sin dall’età di sei anni ho amato copiare la forma delle cose, e dai cinquant’anni pubblico spesso disegni, ma fino a quel che ho raffigurato a settant’anni non c’è nulla degno di considerazione. A settantatré ho un po’ intuito l’essenza della struttura di animali e uccelli, insetti e pesci, della vita di erbe e piante e perciò a ottantasei progredirò oltre; a novanta ne avrò approfondito ancor più il senso recondito e a cento anni avrò forse veramente raggiunto la dimensione del divino e del meraviglioso. Quando ne avrò centodieci, anche solo un punto o una linea saranno dotati di vita propria. Se posso esprimere un desiderio, prego quelli tra lor signori che godranno di lunga vita di controllare se quanto sostengo si rivelerà infondato. Dichiarato da Manji il vecchio pazzo per la pittura.» Katsushika Hokusai, postfazione di Cento vedute del Monte Fuji, 1835

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