natività di perugino

La Natività di Perugino

La Sacra Famiglia, il bue, l’asinello, un angelo e pochi pastori. E un agnello. È questa la Natività rappresentata dal Perugino in tutta la sua semplicità. Ben conosciuto dagli “addetti ai lavori”, Perugino è ingiustamente poco noto al grande pubblico, eppure in vita fu tra gli artisti più commissionati e pagati del proprio tempo. Il suo formalismo tende a mascherare la dolcezza della sua pittura agli occhi degli osservatori di oggi, più propensi ad apprezzare immagini maggiormente dinamiche e drammatiche.

L’opera

Eppure in questo dipinto, così semplice, lineare e regolare, ci sono tutti gli elementi necessari a identificare il momento di mistica speranza della Natività. Lo stupore del San Giuseppe in adorazione, la dolcezza di Maria a mani giunte. Il Gesù bambino nudo e paffuto che scambia con la madre uno sguardo di intesa e amore, profondo e diretto. Il bue e l’asinello, la cui presenza è riportata solo dai Vangeli apocrifi ma fin da subito parte integrante del presepe, placidi e mansueti osservano la famiglia. Un angelo guida i pastori che, pochi ma devoti, sono giunti al cospetto del figlio di Dio appena nato. C’è chi osserva con attenzione, chi prega a mani giunte, chi si fa cogliere dallo stupore e chi guarda l’angelo proteggendosi gli occhi dalla forte luce che questi emana. La prospettiva è semplice, il punto di fuga centrale, la composizione della scena è regolare e simmetrica. Tranne per due elementi. Il Gesù bambino è leggermente decentrato, per meglio rappresentare il contatto visivo con la Madonna. E poi c’è un agnello che non ha un corrispettivo nella parte sinistra del dipinto. Un errore? Certamente no.

natività di gesù del perugino
Natività, Perugino. Art Institute of Chicago

Il significato dell’agnello

La figura dell’agnello è già presente nell’Antico Testamento come animale sacrificale preferito, perché cucciolo, candido, e quindi puro, privo di peccati. Nel Nuovo Testamento questo simbolo si fonde con la figura del Cristo, vittima sacrificale per eccellenza, che si immola sull’altare del proprio Padre per la salvezza dell’umanità intera. L’agnello è più ricorrente nella simbologia pasquale, proprio perché rappresenta la necessità e il significato della morte di Gesù. Trovarlo in una scena di natività ci fa capire che la venuta al mondo di Cristo era già stata pianificata per un preciso scopo, il suo sacrificio, appunto. L’agnello alla destra della Madonna, che guarda il bambino appena nato, è presagio di questo destino già scritto. Quello stesso presagio che Maria già avverte. Ecco perché, a differenza di Giuseppe, che esprime meraviglia e stupore nell’osservare il proprio figlio, Maria ha un’espressione di estrema tenerezza ma non di gioia ed entusiasmo.

Collocazione e origine dell’opera

Questa Natività di Perugino risale al 1500/1505, misura 26,2×46,3 cm ed è conservata all’Art Institute di Chicago, insieme ad altre quattro “opere sorelle”. Il dipinto, infatti, è uno dei cinque pannelli di una predella, cioè una tavola rettangolare a più riquadri posta alla base di un polittico o una pala d’altare. In questo caso, il dipinto maggiore posto sopra la predella ci è sconosciuto. Gli altri pannelli invece rappresentano i momenti salienti della rivelazione della natura mistica di Gesù. La Natività, il Battesimo sulle rive del Giordano, la Conversazione con la Samaritana e il Noli me tangere si trovano anch’esse all’Art Institute di Chicago. La Resurrezione, invece, è conservata al MET di New York.

gli altri quattro pannelli della predella di appartenenza della natività di perugino
Gli altri quattro pannelli della predella del Perugino. In ordine: Il Battesimo e La conversazione con la Samarita, entrambi all’Art Institute di Chicago. La Resurrezione del MET di New York. Il Noli Me Tangere dell’Art Institute di Chicago.

Perugino, biografia

Pietro Vannucci nasce vicino a Perugia nel 1445. Frequenta la bottega del Verrocchio a Firenze, si iscrive, nel 1472, alla Compagnia dei pittori di San Luca già in qualità di “maestro” e nel 1481 stipula il contratto per la decorazione della Cappella Sistina a Roma. Ne assume anche la direzione dei lavori. Al suo fianco il Ghirlandaio, Botticelli e Cosimo Rosselli. L’impresa gli vale una certa fama, molti committenti lo chiamano tra Perugia, Roma e Firenze. Nel 1495 dipinge anche in Palazzo Ducale a Venezia. Già dai tempi del Vasari si parlava di Perugino come maestro di Raffaello ma oggi si tende a escludere un alunnato diretto, anche se certamente Raffaello fu molto influenzato da Perugino e gli stili dei due pittori sono vicini. L’arte di Perugino è infatti caratterizzata da uno stile dolce e delicato. I soggetti sono spesso religiosi, anche se già le testimonianze dell’epoca parlano di lui come un uomo agnostico e non particolarmente devoto, se non al denaro. Dopo il 1500 Perugino inizia a perdere consensi e nel 1509 viene licenziato da papa Giulio II, scontento degli affreschi sulla volta di una stanza vaticana. Quella che poi sarà decorata da Raffaello e prenderà il nome di Stanza dell’Incendio di Borgo. Perugino trascorre gli ultimi anni lavorando in Umbria e muore nel 1523 di peste.

ritratto di perugino
Ritratto di Perugino