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«Et in questo di Lionardo vi era un ghigno tanto piacevole che era cosa più divina che umana a vederlo, et era tenuta cosa maravigliosa, per non essere il vivo altrimenti» Giorgio Vasari
La Monna Lisa di Leonardo da Vinci
Uno dei ritratti più famosi al mondo è sicuramente la Gioconda di Leonardo da Vinci. Ancora oggi subiamo il fascino del suo sorriso e del suo sguardo – che pare sempre seguire lo spettatore in ogni punto della stanza in cui è esposta – al Louvre.
Nel dettaglio, la Gioconda, o Monna Lisa, è un dipinto olio su tavola di legno di pioppo, misura 77×53 cm, è stato realizzato nel 1503-1504 circa ed è oggi conservato al Louvre di Parigi. Meta obbligatoria per circa trentamila persone al giorno, la Gioconda è esposta in una grande sala con un cordone che tiene a distanza i visitatori – anche per prevenire atti di vandalismo già avvenuti in passato. In questo articolo vogliamo raccontarvi la Storia della Gioconda: le ipotesi sulla donna ritratta, i luoghi in cui è stata portata e il suo clamoroso furto.
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Chi è la Gioconda?
Da sempre ci si interroga su chi sia la donna raffigurata nel dipinto di Leonardo e sono molte le ipotesi proposte. Partendo dalla letteratura, Giorgio Vasari scrive:
“Prese Lionardo a fare per Francesco del Giocondo il ritratto di Monna Lisa sua moglie, e quattro anni penatovi lo lasciò imperfetto, la quale opera oggi è appresso il re Francesco di Francia in Fontainebleau“.
Vasari descrive chiaramente quale sia il committente del dipinto – Francesco del Giocondo, un ricco mercante fiorentino – che richiede a Leonardo il ritratto di sua moglie Lisa Gherardini. Vasari parla del ritratto di Monna Lisa – da qui il nome di questo capolavoro. L’opera non sarà portata a compimento dal Da Vinci e quindi non consegnata a Francesco del Giocondo. Troviamo conferma di quanto qui specificato in un’annotazione di Agostino Vespucci datata ottobre del 1503:
«Come il pittore Apelle, così fa Leonardo da Vinci in tutti i suoi dipinti, ad esempio per la testa di Lisa del Giocondo e di Anna, la madre della Vergine. Vedremo cosa ha intenzione di fare per quanto riguarda la grande sala del Consiglio, di cui ha appena siglato un accordo con il gonfaloniere». Questo dipinto rimane incompiuto fino – dopo diversi viaggi – ritroviamo Leonardo ad Amboise, dove è verosimile ipotizzare che il re Francesco I acquista il dipinto dall’allievo Gian Giacomo Caprotti.
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Oltre a questa identificazione – ci sono altre figure femminili realmente esistite che Leonardo potrebbe avere raffigurato: dalla duchessa Costanza d’Avalos, Caterina Sforza, la madre stessa di Leonardo, Caterina Buti del Vacca, Isabella d’Aragona. Un’altra ipotesi propone di far risalire l’identità a Bianca Giovanna Sforza, figlia di Ludovico il Moro, e amante di Giuliano de’ Medici. Si può ipotizzare che Giuliano de Medici fosse interessato ad avere un dipinto di Leonardo il quale porta infine a termine la Monna Lisa iniziata a Firenze – e mai consegnata alla famiglia del Giocondo perchè “imperfetto” (incompiuto) come attesta il Vasari.
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La Gioconda in Francia
Un Furto clamoroso
È la notte del 20 agosto 1911: è una domenica notte ed è la prima di un giorno di chiusura del Louvre. La Gioconda venne rubata ed ad accorgersene sarà il copista Louis Béroud il martedì seguente – quando si presentò per riprodurre l’opera a porte chiuse ma la Gioconda era sparita. Il primo sospettato è Guillaume Apollinaire: il poeta francese aveva precedentemente dichiarato di voler distruggere tutti i grandi capolavori per dare spazio all’arte nuova. Apollinaire viene arrestato il 7 settembre 1911 ma non è lui l’artefice del furto bensì è solo la vittima di una calunnia da parte dell’amante Honoré Géri Pieret. Tra gli “indagati” troveremo anche Picasso – interrogato sul furto e poi rilasciato.
Ma quali erano i sistemi del Louvre adottati per salvaguardare le sue opere? Non c’erano precedenti di grandi furti quindi l’unico sistema di sicurezza era un gruppo di guardie addestrate alle arti marziali.
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Chi rubò la Gioconda?
Vincenzo Peruggia, un ex-impiegato del Louvre era convinto che il famoso dipinto appartenesse all’Italia e fosse stato sottratto da Napoleone. Il suo desiderio era di restituire l’opera agli Italiani e così si rinchiuse in uno sgabuzzino del Louvre per una notte e la mattina smontò la la teca in vetro – che lui stesso aveva in passato montato – e staccò la Monna Lisa dalla cornice. Peruggià uscì indisturbato dal museo con la preziosa opera. Per ben ventotto mesi restò in una pensione Parigini con la “sua nuova compagna”, la Gioconda. Trascorsi questi mesi Peruggia rientra nel suo paese d’origine, a Luino, per compiere il gesto che animò il suo furto: restituire l’opera all’Italia.
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Contattò il famoso antiquario fiorentino Alfredo Geri con una lettera nella quale scriveva: «Il quadro è nelle mie mani, appartiene all’Italia perché Leonardo è italiano», proponendo di restituirlo per 500 000 lire «per le spese». L’antiquario si incuriosì e fissò con lui un incontro all’Hotel Tripoli di Firenze (l’ albergo cambierà poi il nome in Hotel Gioconda) facendosi accompagnare dall’allora direttore degli Uffizi Giovanni Poggi. L’antiquario e il direttore si accorsero che il dipinto era proprio l’originale e se lo fecero consegnare per “verificarne l’autenticità”. Vincenzo Peruggia fu arrestato, processato e definito “mentalmente minorato”. Il ladro dichiarò di aver trascorso due anni “romantici” con l’opera appesa sul suo tavolo della cucina. La Gioconda fu prima esposta in Italia e poi restituita alla Francia.