La Frutta nell’Arte: la natura morta come genere

La natura morta è la raffigurazione di oggetti inanimati: dalla frutta ai fiori, fino ad oggetti come bottiglie, vasi o strumenti musicali (per fare qualche esempio). La Natura morta in pittura ha origini antichissime: ne troviamo testimonianza già in opere del periodo ellenistico con rappresentazioni di resti di cibo, ad esempio le scorze di limone attribuite a Sosos. Dopo l’epoca romana – e per molti secoli – questo tipo di raffigurazione non è stata più in voga. La ritroviamo a partire dal 1300, quando la nuova cultura rivaluta il valore simbolico degli oggetti, ma sempre ricollegata ad una pittura di rappresentazione dell’uomo. 

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La natura morta si configura come genere autonomo – quindi una rappresentazione fine a se stessa – solo all’inizio del XVI secolo: le sue origini vanno collegate alla pittura fiamminga. Ed ecco comparire cesti di frutta di ogni genere, verdure, tavole imbandite col cibo, che non hanno nulla da invidiare alla realtà. Dal XVII secolo la raffigurazione della Natura Morta ha un incredibile sviluppo anche in Europa. I grandi artisti si cimentano sul tema: da Caravaggio al francese Jean-Baptiste Chardin. Vediamo insieme cinque capolavori sul tema della Natura Morta che hanno la frutta come protagonista.

1. Piatto metallico con pesche e foglie di vite, Giovan Ambrogio Figino

Ambrogio Figino, Piatto metallico con pesche e foglie di vite, Olio su tavola, 21 x 29, 4 cm, Collezione privata
Ambrogio Figino, Piatto metallico con pesche e foglie di vite, Olio su tavola, 21 x 29, 4 cm, Collezione privata

Questa rappresentazione di pesche si può considerare come la prima natura morta realizzata in Italia. Osservando il dipinto possiamo ammirare questo virtuosismo pittorico: le pesche collocate su un piatto da portata sembrano vere, pronte per essere mangiate. Quest’opera ispirerà il giovane Caravaggio – in quegli anni attivo a Milano – che si ispirerà proprio a queste pesche per dipingere le sue prime nature morte. Figino si è probabilmente ispirato anche ai quadri di Arcimboldo, che nello stesso periodo aveva dipinto Vertumno una raffigurazione dell’imperatore Rodolfo II d’Asburgo come Vertumno, il dio romano del mutamento di stagione.

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2. La Fruttivendola, Vincenzo Campi

Vincenzo Campi, “Fruttivendola”, datato 1580 e conservato nella Pinacoteca di Brera di Milano

Dove trovare tanta frutta? Dal fruttivendolo ovviamente. Ecco quella che secondo noi è la più bella rappresentazione di una Fruttivendola nella Storia dell’Arte. Questo dipinto, olio su tela, è di mano di Vincenzo Campi e s’intitola appunto la “Fruttivendola”. Quest’opera è la più celebre della serie che comprende la Pollivendola, la Cucina, la Pescivendola (e una replica con poche carianti della fruttivendola), tutti provenienti dal convento dei gerolimitani a Cremona.

Queste opere furono commissionate dal banchiere Hans Fugger per la propria sala da pranzo nel castello di Kirchheim. Oggi quest’opera è esposta alla Pinacoteca Ambrosiana (Milano) dal 1809 quando fu soppresso convento cremonese. Il contenuto naturalistico predomina – è il trionfo della frutta – e ha chiari rimandi alla pittura fiamminga di Pieter Aertsen e Joachim Beuckelaer. Pesche, albicocche, ciliegie, uva, fichi, pere: la sintesi della frutta nell’Arte.

3. Inverno, Arcimboldo

L’Autunno (1572) Giuseppe Arcimboldo – Olio su tela, 91,4×70,2 cm – Denver, Denver Art Museum, lascito di John Hardy Jones
L’Autunno (1572) Giuseppe Arcimboldo – Olio su tela, 91,4×70,2 cm – Denver, Denver Art Museum, lascito di John Hardy Jones

Giuseppe Arcimboldo è il pittore delle “Teste Composte”, l’artista che ha saputo creare sulla tela – con eccezionale maestria – delle figure definite usando elementi presi dalla natura: dai fiori alla frutta. L’opera “Autunno” appartiene al ciclo delle Quattro Stagioni e ci regala i sapori della terra che questa stagione offre. Il viso è realizzato con pere e mele: il mento è una meravigliosa melagrana. L’orecchio è un fungo che “regge” un orecchino fatto da un fico nero. E ancora: castagne, grano e l’immancabile uva. Un omaggio ai sapori e colori dell’Autunno.

4. Canestra di Frutta, Caravaggio

La Frutta nell'Arte: Caravaggio. Canestra di frutta. 1596 ca. Olio sui tela. cm.46X64. Milano, Pinacoteca Ambrosiana.
Caravaggio. Canestra di frutta. 1596 ca. Olio sui tela. cm.46X64. Milano, Pinacoteca Ambrosiana.

La canestra di frutta è un piccolo dipinto olio su tela di 31 cm di altezza e 47 di lunghezza realizzato tra il 1594 e il 1598 dal Caravaggio. È il perfetto esempio di natura morta: un dipinto designato al successo. Roberto Longhi definì la Canestra di Frutta come primo esempio di natura morta intesa come rappresentazione realistica fina a se stessa. Il soggetto inanimato, la frutta nel suo cesto di vimini è qui la protagonista indiscussa: è un soggetto esauriente – non ha bisogno di figure umane – ci parla per quello che è.

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Questo dipinto fu probabilmente commissionato dal cardinale Borromeo a Caravaggio. Lo stesso cardinale Federico Borromeo già dal 1607, documenta l’opera nella sua collezione d’arte: “Un quadro di lunghezza di un braccio, et di tre quarti all’incirca di altezza, dove in campo bianco è dipinto un Canestro di frutti parte ne rami con lor foglie, et parte spiccati da essi/fra questi vi sono due grappoli di uva, uno di bianca, et / l’altro di nera, fichi, mele, et altri di mano di Michele/ Agnolo da Caravaggio.

5. Natura morta con Uva e Melograni, Jean-Baptiste Chardin

La Frutta nell'Arte: Jean-Siméon CHARDIN, Raisins et grenades Pendant de La Brioche, 1763 © 2010 Musée du Louvre
Jean-Siméon CHARDIN, Raisins et grenades Pendant de La Brioche, 1763 © 2010 Musée du Louvre

In questa selezione di “Frutta nell’Arte” non poteva mancare un’opera del francese Jean-Baptiste Chardin, autore di splendide Nature Morte. Chardin arrivò a raffigurare le nature morte con un altissimo livello del dettaglio. il genio di Chardin non viene subito riconosciuto ma nel corso della sua carriera artistica il Maestro vide aumentare la sua fama oltre la Senna, ed oggi è considerato come uno dei migliori artisti francesi del XVIII secolo. Di lui Van Gogh dirà: ”Grande come Rembrandt”. In questo dipinto possiamo ammirare una splendida rappresentazione di uva e melograni e quel perfetto gioco di luce sui bicchieri di vetro: un capolavoro senza virtuosismo.

«Io voglio riprodurre il più esattamente possibile la fattura, la struttura, la realtà degli oggetti; quelle superfici lisce, così propizie alla rifrazione e al riverbero del più piccolo raggio di luce che le colpisce» Jean Baptiste Siméon Chardin, in una sua lettera del 1725

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La Frutta nell’Arte