Recentemente protagonista di una retrospettiva presso lo spazio veneziano di Akka Project, Vegetti Kanku ci ha raccontato il suo approdo alla crypto arte. Inutile rimarcarlo: i linguaggi espressivi si evolvono e si moltiplicano ad una velocità ormai impressionante. Superata l’iniziale sensazione di smarrimento a noi addetti del settore rimane la grande opportunità di sfruttare questi nuovi mezzi di comunicazione per sensibilizzare il grande pubblico verso argomenti rilevanti per la stessa collettività. Ad esempio il tema della multietnicità, che da molti anni è protagonista della pratica artistica di Christopher Veggetti Kanku.

Luigi Christopher Veggetti Kanku, Courtesy AKKA Project and the artist

Nato nel 1979 a Kinshasa, ma residente in Brianza, Christopher è stato uno dei primi artisti afro italiani a muoversi a livello professionale nel mondo dell’arte e soprattutto ad occuparsi della spinosa tematica dell’afro discendenza ad inizi Anni Duemila. Il suo tratto distintivo è la capacità di rappresentare l’Italia attraverso sfaccettature lontane dall’immaginario comune, utilizzando uno sguardo antropologico e sociale che non cede il passo alla critica militante. Nelle opere di Veggetti Kanku significante e significato vivono in perfetto equilibrio.

Sempre alla ricerca di nuove forme comunicative per rendere il proprio pensiero da personale a collettivo, l’artista si è affacciato di recente al mondo degli NTFs, vero exploit dell’ultimo anno in ambito creativo, come recentemente sottolineato dall’ultimo UBS Global Art Market Report. NFTs e opere fisiche sono state esposte in “Tricolore 2022”, un vero e proprio tour artistico di cui vi abbiamo già parlato su NotiziArte, in occasione della prima tappa svoltasi a Venezia. Merito di Akka Project, una realtà che si divide tra Dubai e l’Italia e che da tempo si distingue nel panorama dell’arte contemporanea africana. Nei prossimi giorni la Galleria sarà tra i protagonisti di (un)fair, nuova mostra mercato milanese. 

Con Cristopher abbiamo approfondito la tematica dei nuovi linguaggi espressivi e di come questi ultimi possano agevolare la trasmissione di tematiche di utilità sociale. Buona lettura 

Christopher in his Studio, Courtesy AKKA Project and the artist

L’intervista a Christopher Veggetti Kanku

E.R. Christopher, cosa ti ha spinto ad avvicinarti al mondo degli NFT?

C.V.K. L’elemento che mi ha davvero affascinato è il fatto che un’opera possa essere simultaneamente in più spazi espositivi essendo priva di un “corpo” fisico. A seguire mi sono interessato a tutti gli altri vantaggi che questo formato comporta: la mancanza delle spese di trasporto, il non aver bisogno di un’assicurazione, il fatto che l’opera possa essere vista anche stando comodamente a casa, senza danneggiare l’esperienza visiva rispetto all’intenzione dell’artista in quanto nata già in digitale.

E.R. Parlando di metodologia, parti da un’opera fisica per arrivare alla sua trasposizione in digitale o tralasci il passaggio creativo offline?

C.V.K. Parto direttamente dall’opera digitale, utilizzando un approccio comunque fisico perché i software che uso simulano la pittura analogica permettendo all’utente di lavorare nello stesso modo con cui lavorerebbe con gli oli. A differenza di questi ultimi si hanno anche dei vantaggi: sovrapposizioni veloci, velature immediate ed effetti particolari che sarebbero difficili da realizzare su tela.

E.R. Su quali piattaforme saranno disponibili le tue opere digitali e quale blockchain utilizzano?

C.V.K. OpenSea è il sito dove sono state registrate le opere digitali. Volevo una piattaforma easy e più libera e friendly possibile per rimarcare, al contempo, questo senso di fruizione e accessibilità totale. Le opere tuttora non sono in vendita, ma solo presenti e visibili. Uso la blockchain di Ethereum.

E.R. Pensi che la crypto arte possa essere uno strumento efficace per parlare di afro discendenza in Italia in termini facilmente comprensibili?

C.V.K. Credo che la crypto arte possa appoggiare e favorire diverse realtà, tra cui sicuramente la rappresentazione multiculturale. Banalmente, sta dando visibilità ad artisti che difficilmente potrebbero farsi strada nel mondo offline che, di fatto, non è così aperto alla pluralità di narrazioni.

E.R. Parlando in maniera specifica di “Tricolore 2022”, la cui prima tappa si è tenuta a Venezia presso Akka Project, focalizziamoci su un’opera in particolare: “Le due madri”. A cosa si deve la scelta di rielaborare una tela di un maestro della storia dell’arte proprio in formato digitale?

C.V.K. Inizialmente “Le due madri” doveva essere un olio e acrilico su tela. Avevo realizzato un piccolo studio preparatorio e solo in un secondo momento ho capito che non c’era bisogno di un’opera fisica. Per reinterpretare un’opera storicamente così importante e dargli ancora maggior valore in rapporto al periodo contemporaneo in cui viviamo, ho pensato che la forma digitale fosse la soluzione migliore.

Le due madri - Luigi Christopher Veggetti Kanku
Le due madri – Luigi Christopher Veggetti Kanku

E.R. Perché la decisione è ricaduta su Segantini e su questo soggetto specifico così fortemente legato al tema della maternità?

C.V.K. Perché la maternità è l’origine di ogni cosa e l’Italia sta affrontando un nuovo inizio che parte dai cittadini, dai suoi nuovi figli. La scelta di Segantini risiede nel fatto che volevo un pittore di grande fama, iconico. Inoltre mi appassionava e appassiona tutt’ora l’idea di trasporre il verismo di fine Ottocento ai giorni nostri, cercando di raccontare con la stessa forza la quotidianità che ci circonda.  

E.R. Quali saranno i tuoi prossimi passi in ambito digitale?

C.V.K. “Tricolore 2022” è stata un’occasione per iniziare a sondare un nuovo territorio espressivo. Credo che in futuro inizierò un vero e proprio filone di opere digitali perché sinceramente sarei anacronistico a “fermarmi” ora mentre l’intero mondo va avanti. Chissà, forse un giorno ci sarà una mia personale tutta in digitale. 

Christopher Veggetti, Teenager, 2021, Courtesy AKKA Project and the artist