Vittorio Matteo Corcos Signora con cagnolino, 1890 circa 16 Olio su tela, 88x110 cm Collezione privata Courtesy Butterfly Institute Fine Art, Galleria d’arte, Lugano
Vittorio Matteo Corcos Signora con cagnolino, 1890 circa 16 Olio su tela, 88x110 cm Collezione privata Courtesy Butterfly Institute Fine Art, Galleria d’arte, Lugano

Boldini: la mostra a Bologna

In occasione del novantesimo anniversario della morte di Boldini,, avvenuta a Parigi nel 1931, Palazzo Albergati di Bologna ospita una straordinaria e imperdibile mostra dedicata a Giovanni Boldini, con oltre 90 magnifiche opere. L’esposizione è aperta al pubblico dal 29 ottobre 2021 al 13 marzo 2022. A cura di Tiziano Panconi, la mostra è realizzata con il Comitato di studi per i 90 anni dalla morte di Boldini, presieduto da Vittorio Sgarbi ed è prodotta da Arthemisia con Poema.

Giovanni Boldini 1 Mademoiselle De Nemidoff, 1908, olio su tela, 232x122 cm Collezione privata
Giovanni Boldini 1 Mademoiselle De Nemidoff, 1908, olio su tela, 232×122 cm Collezione privata

La curatela è stata affidata a Tiziano Panconi, massimo esperto dell’artista. L’esposizione ha il patrocinio della Regione Emilia Romagna e del Comune di Bologna, ed è prodotta e organizzata da Arthemisia e Poema, in collaborazione con Museoarchives Giovanni Boldini Macchiaoli di Pistoia, sotto l’egida del Comitato di studio per le celebrazioni del novantesimo anno dalla morte di Giovanni Boldini (1842-1931).

Donne piene di fascino, abiti fruscianti, atmosfere Belle Époque: questo è Giovanni Boldini, uno degli artisti italiani più amati di ogni tempo, celebrato con una grande mostra a Palazzo Albergati di Bologna.

La parola al Prof. Avv. Emmanuele F.M. Emanuele, Presidente Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale

Il progetto espositivo è un viaggio nell’affascinante vita di questo artista, ma anche nella Belle Époque, un periodo di prosperità, sviluppo sociale e fermento culturale che interessò l’Europa dal 1871 fino all’inizio della Prima Guerra Mondiale. Ma soprattutto è un viaggio nell’universo femminile, ritratto da una sensibilità che sapeva esaltare la bellezza, il carisma e l’emancipazione della donna come nessun altro, raccontandoci il lato più elegante dell’Europa a cavallo tra Ottocento e Novecento: salottiera, effimera, estremamente vanitosa.

La contessa De Rasty coricata, 1880 ca.Pastelli su carta, 44,5x116,5 cm - Collezione Privata - Courtesy Massimo Vecchia
La contessa De Rasty coricata, 1880 ca.Pastelli su carta, 44,5×116,5 cm – Collezione Privata – Courtesy Massimo Vecchia

La Belle Époque e il fascino femminile nelle opere di Boldini

Il fascino femminile, gli abiti sontuosi e fruscianti, la Belle Époque, i salotti: è il travolgente mondo di Giovanni Boldini, genio della pittura che più di ogni altro ha saputo restituire le atmosfere rarefatte di un’epoca straordinaria.
Letteratura e moda, musica e lusso, arte e bistrot si confondono nel ritmo sensuale del can can e producono una straordinaria rinascita sociale e civile.

La mostra antologica Giovanni Boldini. Lo sguardo nell’anima, sviluppata su un registro narrativo cronologico e tematico al tempo stesso, presenta una ricca selezione di opere che esprime al meglio la maniera di Boldini, il suo saper esaltare con unicità la bellezza femminile e svelare l’anima più intima e misteriosa dei nobili protagonisti dell’epoca.

Ecco quindi celebri opere come Mademoiselle De Nemidoff (1908), Ritratto dell’attrice Alice Regnault (1884), La contessa Beatrice Susanna Henriette van Van Bylandt (1903), La contessa De Rasty coricata (1880 ca.), La camicetta di voile (1906 ca.).
Tra i prestatori delle opere in mostra il Museoarchives Giovanni Boldini Macchiaioli di Pistoia che si occupa della catalogazione delle opere dell’artista, il Museo Giovanni Boldini di Ferrara, Musei di Nervi – Galleria d’arte Moderna – GAM di Genova, Ca’ la Ghironda – ModernArtMuseum e molte collezioni pubbliche e private.

Una rassegna che però non si ferma all’esperienza internazionale e creativa di Boldini ma che, attraverso alcune importanti opere di confronto, presenta anche opere di artisti a lui contemporanei quali Vittorio Matteo Corcos, Federico Zandomeneghi, Gustave Leonard De Jonghe, Raimundo de Madrazo, Pompeo Massani, Gaetano Esposito, Salvatore Postiglione, José Villegas I Cordero, Alessandro Rontini, Ettore Tito, Cesare Saccaggi, Paul Cesar Helleu e Giuseppe Giani.

La mostra “anniversario” si inserisce infatti nel quadro delle celebrazioni nel novantesimo anno dalla morte di Giovanni Boldini, sotto l’egida di un Comitato di studio nominato dal Comune di Ferrara e dalla Fondazione Ferrara Arte, composto da studiosi di chiara fama, presieduto da Vittorio Sgarbi e diretto da Tiziano Panconi. Ne fanno altresì parte Beatrice Avanzi (Mart, Rovereto), Loredana Angiolino, Maria Teresa Benedetti, Pietro Di Natale (direttore Ferrara Arte), Almerinda Di Benedetto (Università Luigi Vanvitelli, Napoli), Elena Di Raddo (Università La Cattolica, Milano), Leo Lecci (Università di Genova), Marina Mattei, Gioia Mori (Accademia di Belle Arti, Roma) e Lucio Scardino.

Giovanni Boldini Ritratto di ballerina, 1900 ca. 3 Olio su tela, 57x31,50 cm Collezione privata Courtesy Museoarchives
Giovanni Boldini
Ritratto di ballerina, 1900 ca. 3 Olio su tela, 57×31,50 cm
Collezione privata
Courtesy Museoarchives

LA MOSTRA – Comunicato Stampa

Boldini, figlio del modesto pittore-restauratore Antonio, sapeva cosa fosse il disagio, avendo provato sulla sua pelle l’umiliazione della miseria, di quel corpicino striminzito compreso in un solo metro e cinquantaquattro di altezza. Lui che da giovane non era stato considerato un buon partito per il suo unico grande amore, Giulia Passega, andata in sposa a un giovanotto di buona famiglia, impiegato alla prefettura.
Ecco chi era, davvero, Boldini: un ragazzo della provincia padana venuto dal basso, finito nei salotti dell’alta società, nel cuore pulsante della civiltà e di un’epoca che lo avrebbe consacrato quale uno dei suoi più iconici protagonisti.

Nel centenario dalla morte (Ferrara 1842-Parigi 1931) questa mostra pone l’accento sulla capacità dell’artista di psicoanalizzare i suoi soggetti, le sue “divine”, facendole posare per ore, per giorni, sedute di fronte al suo cavalletto, parlando con loro senza stancarsi di porle le domande più sconvenienti, fino a comprenderle profondamente e così coglierne lo spirito, scrutandone l’anima. Farsi ritrarre da Boldini significava svestire i panni dell’aristocratica superbia di cui era munificamente dotata ogni gran dama degna del proprio blasone. Occorreva stare al gioco e accettarne le provocazioni, rispondendo a tono alle premeditate insolenze ma, infine, concedersi, anche solo mentalmente, facendo cadere il muro ideologico dell’alterigia, oltre il quale si celavano profonde fragilità.

Dopo giorni di pose immobili, conversando e confessandosi, durante i quali il “fauno” poteva anche permettersi il lusso di perdere intenzionalmente tempo tracciando svogliatamente qualche segno sulle pagine di un taccuino per osservarle e comprenderle o abbozzare uno studio su una tavoletta, quando la confidenza era divenuta tale da addolcire gli sguardi e talvolta esplodere perfino nel pianto liberatorio e più spesso in atteggiamenti nevrotici o eccitati fino alla follia, ecco che solo allora scattava la scintilla predatoria dell’artista.

Egli coglieva al volo l’attimo fuggente, quel momento unico in cui un’occhiata più sincera rivelava lo stato d’animo e la mimica del corpo si faceva più espressiva, l’istante in divenire fra un’azione e l’altra, quando la forza motoria di un gesto si esauriva, rigenerandosi prontamente in quello successivo.

Negli anni della maturità e poi della senilità, le lunghe e vorticose pennellate, impresse come energiche sciabolate di colore, rimodellavano in senso dinamico i corpi delle sue “divine” creature e il suo stile, a un tempo classico e moderno, costituiva la miglior risposta alle vocazioni estetiste e progressiste manifestate dagli alti ceti sociali.

Attraverso oltre 90 opere, la mostra si articola in sette sezioni tematiche – Il viaggio da Ferrara a Firenze, verso Parigi; La Maison Goupil; La fine del rapporto con Berthe, Gabrielle e i caffè chantant; Il “soffio vitale”, dal ritratto al paesaggio; Il segno come struttura di uno stile; Il gusto fin de siècle; Le nouveau siècle – che seguono gli anni di attività di Boldini e ne narrano la completa parabola espressiva.