La settecentesca biblioteca di Pavia, un polo delle scienze creato da Maria Teresa d’Austria

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Biblioteca di Pavia
salone teresiano. © Biblioteca di Pavia
Con la Biblioteca dell’Università di Pavia prosegue il viaggio attraverso le meraviglie delle Biblioteche d’Italia, che ogni settimana conduce i visitatori in un percorso virtuale alla scoperta delle 46 biblioteche dello Stato, grazie ad una serie di reportage promossi sui canali social dal Ministero della Cultura guidato da Dario Franceschini.

La biblioteca di Pavia

Istituita nel 1754 per volere di Maria Teresa d’Austria, la biblioteca apre al pubblico nel 1772 con una netta vocazione per le materie scientifiche: i volumi spaziano dall’anatomia alla botanica, dalla chimica alle altre scienze come la matematica e la fisica. Una biblioteca dunque voluta da una donna per il rinnovamento della ricerca accademica nella seconda metà del Settecento e a cui sei deve la riforma dell’istruzione. Ed è proprio alla sovrana illuminata che è intestato il magnifico Salone Teresiano, che  custodisce anche il globo terrestre scritto e disegnato a mano nel 700, ancora oggi cuore dell’istituto che fin dalle origini mantenne rapporti costanti con l’Università.

Giuseppe Piermarini

Già nel 1778 l’architetto Giuseppe Piermarini studiò questo ambiente per la biblioteca: “In quell’anno i volumi che precedentemente erano stati raccolti presso il Collegio Ghislieri furono trasportati nei nuovi ambienti al primo piano del Palazzo dell’Università e andarono a occupare lo straordinario Salone Teresiano che, sulla base appunto del volere di Maria Teresa d’Austria, era stato riallestito dal Piermarini. Qui – racconta la direttrice Marzia Pontone nel video- trovano spazio oltre 43.000 volumi antichi raggruppati per classi che corrispondono alle materie dei fondi originari della biblioteca. Tra queste, un valore particolare hanno le classi dedicate agli contenuti scientifici“.

Il Salone Teresiano e i 50.000 volumi

Il Salone Teresiano fu proprio la prima sede, dove appunto gli scaffali si riempirono presto di libri grazie ai flussi, numerosi in quegli anni, dei duplicati delle biblioteche di Brera e di Vienna, delle biblioteche acquistate dal governo austriaco divise tra Pavia e Milano – in particolare quelle di Albrecht von Haller così come dei conti Karl Firmian e Carlo Pertusati-  delle librerie delle congregazioni religiose soppresse tra fine Settecento e i primi dell’Ottocento, dei fondi privati giunti per legato testamentario, oltre ai libri provenienti per diritto di stampa, fin dal 1802. Si giunse così in pochi anni a 50.000 volumi.

La biblioteca di Pavia oggi

Arrivata oggi a 600.000 volumi in totale, la biblioteca ha  provveduto negli ultimi anni ad una importante opera di digitalizzazione, inclusi 49 manoscritti del Fondo Aldini, entrato in biblioteca nel 1840. Non a caso si è fatto ricorso anche all’Art Bonus grazie a cui la biblioteca ha restaurato un globo terracqueo di Vincenzo Rosa, del 1793, firmato e disegnato direttamente sul gesso, unico superstite di una serie di 24 realizzata da Rosa. Il documentario sulla Biblioteca dell’Università di Pavia è disponibile sul nuovo profilo Instagram @bibliotecheditalia

Biblioteche d’Italia

Il prossimo appuntamento con una nuova Biblioteca da scoprire è giovedì 30 dicembre. Manoscritti antichissimi, minuziose mappe geografiche, edizioni rare e preziose. E poi spartiti musicali, raccolte di incisioni, stampe e incunaboli. Ma anche gli oggetti amati dagli scrittori contemporanei, i quaderni, le lettere private e le dediche. Realizzato con l’agenzia di stampa DIRE, il progetto è un viaggio alla scoperta dei 46 Istituti statali italiani, scrigni di bellezza e custodi di un patrimonio documentario che ammonta a circa 40 milioni di esemplari: https://cultura.gov.it/bibliotecheditalia