A Milano la bellezza del gotico con la mostra: ” Bagliori Gotici. Dal Maestro del 1310 a Bartolomeo Vivarini “

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Bartolomeo Vivarini: Cristo in pietà, 1485-1490, tempera su tavola, fondo oro, cm 48 x 48

Bagliori Gotici. Dal Maestro del 1310 a Bartolomeo Vivarini

Quasi due anni di studio e recupero delle opere sono serviti a Matteo Salamon e agli studiosi che lo hanno affiancato per infine annunciare –  dall’11 novembre a 17 dicembre 2021 – la mostra Bagliori Gotici. Dal Maestro del 1310 a Bartolomeo Vivarini che sarà allestita al piano nobile di palazzo Cicogna a Milano, sede della Galleria Salamon.

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Niccolò di Tommaso: Giudizio Finale; nei tondi superiori, Angelo annunziante; Vergine annunziata, 1360-1365, tempera su tavola, fondo oro, cm 87 x 54

due secoli di pittura: ‘200 e ‘300 Italiano

La mostra proporrà un suggestivo percorso attraverso due secoli di pittura italiana, dalla fine del Duecento ai maestri del Tardo Gotico, e presenterà 20 dipinti su tavola di eccezionale valore. Per buona parte si parla di “nuove acquisizioni agli studi”, sebbene molte delle opere fossero già conosciute da Federico Zeri (1921 – 1998), che disponeva delle relative immagini nella sua fototeca. In alcuni casi – ad esempio l’incantevole Madonna col Bambino di Agnolo Gaddi, di certo uno dei vertici della mostra –, le tavole sono state riconosciute meritevoli di dichiarazione d’interesse culturale (notificate) da parte del Ministero della Cultura.

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Agnolo di Taddeo Gaddi: Madonna col Bambino, c. 1373, tempera su tavola, fondo oro, cm 48,5 x 38

Maestro del 1310

La rassegna espositiva prenderà avvio da un’importante tavola dell’anonimo noto come ‘Maestro del 1310’, fondatore della scuola pistoiese. Il dipinto, ritenuto da Tartuferi una prova giovanile di questo geniale autore, è databile al 300-1305, ed è testimone di una persistente tradizione gotica in Italia, alternativa al classicismo di Giotto e segnata da evidenti influenze francesi. L’estrema rarità delle opere del maestro conservate in raccolte private – si conosceva finora solo una preziosa tavola, già nella villa chiantigiana della pop-star Madonna – attesta la straordinaria rilevanza di questo recupero.

da Giovanni Gaddi a Niccolò di Tommaso

Il Trecento italiano viene sondato attraverso l’analisi di un notevole dittico di Jacopo del Casentino, di un altarolo dell’inconsueto Giovanni Gaddi – fratello maggiore di Agnolo –, un Cristo in pietà fra Santi Margherita e Giovanni dell’anonimo artista senese noto come Maestro del Trittico Richardson, e di due tavole di scuola bolognese, una Madonna addolorata e un San Giovanni Evangelista, di Lippo di Dalmasio, raro Maestro Bolognese del Trecento. Discorso a parte merita il dossale col Giudizio finale di Niccolò di Tommaso, chiara testimonianza del carattere retrospettivo e quasi ‘neobizantino’ della pittura in Toscana dopo la peste del 1348.

Bartolomeo Vivarini: Cristo in pietà, 1485-1490, tempera su tavola, fondo oro, cm 48 x 48

Gotico Internazionale

Alla lunga stagione del Gotico Internazionale, a cavallo fra i due secoli, appartengono uno splendido altarolo del fiorentino Cenni di Francesco di Ser Cenni, due delicate Madonne di Lorenzo di Bicci e una incisiva tavola con San Francesco che mostra le stimmate del senese Andrea di Bartolo; e ancora una Madonna col Bambino fra i santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista ad opera del pittore portoghese Álvaro Pires de Évora, attivo a lungo in Italia nel primo ‘400 e la cui vicenda personale risulta essere emblematica delle traiettorie culturali tracciate dagli artisti in questa fase.

Capolavori in mostra (oltre il Vivarini)

Allievo di Gentile da Fabriano a Venezia era verosimilmente l’anonimo artista indicato da Zeri come il ‘Maestro dell’Annunciazione Ludlow’, del quale in mostra si presenta una raffinata Madonna in trono col Bambino. Questi in laguna incarna il trait d’union tra gli artisti del Tardogotico e i maestri del primo Rinascimento, a partire da Antonio Vivarini che nella prima attività pare prendere spunto dai suoi modelli. Il Cristo in pietà di Antonio Vivarini interpreta la cultura umanistica padovana in senso schiettamente lineare, mentre l’analogo soggetto realizzato successivamente da Bartolomeo mostra come pure a Venezia, nella seconda metà del XV secolo, avesse attecchito la concezione prospettica della forma dei maestri fiorentini.

The early career of Agnolo Gaddi and a new Madonna and Child

Chiudono la rassegna un’intensa Crocifissione del pesarese – ma di cultura felsinea – Giovanni Antonio Bellinzoni e una Madonna col Bambino e quattro santi del fiorentino Ventura di Moro, tavola questa della metà del Quattrocento. Al progetto di mostra si accompagna l’edizione di pregio di un volume dal titolo The early career of Agnolo Gaddi and a new Madonna and Child, curato da Angelo Tartuferi e dedicato proprio al sopracitato dipinto di Agnolo Gaddi: l’opera è una smagliante testimonianza dell’attività precoce dell’artista, marcata da preziosismi nella cromia che rimandano alla sua formazione a Firenze con Giovanni da Milano e Giottino.

Una mostra da non perdere: Bagliori Gotici. Dal Maestro del 1310 a Bartolomeo Vivarini

Una mostra di questo calibro in Italia, e in particolare in una galleria privata, è una splendida anomalia: la cultura dei “primitivi” italiani infatti negli ultimi decenni pare aver trovato espressione soprattutto nei paesi anglosassoni, seguendo nondimeno la tradizione impressa dal gusto dei grandi collezionisti americani della fine del XIX secolo. Come già in occasione della rassegna Tabula picta dell’autunno 2018, la galleria di Matteo Salamon mostra un rigore estremo nella scelta delle opere, che si segnalano tutte per l’assoluta correttezza delle attribuzioni – indicate del resto dai più grandi specialisti di pittura italiana fra Trecento e Quattrocento –, per l’eccellente stato di conservazione, per l’indiscutibile qualità formale e per l’illustre provenienza da famose raccolte private.