5 dipinti famosi realizzati con un solo colore: il trionfo del monocromo

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monocromo: Yves Klein - Pigment pur et résine synthétique sur gaze montée sur panneau 150 x 198 cm © Succession Yves Klein c/o ADAGP Paris
Yves Klein - Pigment pur et résine synthétique sur gaze montée sur panneau 150 x 198 cm © Succession Yves Klein c/o ADAGP Paris

Il monocromo: l’annullamento della figura

Il monocromo è uno dei grandi temi della pittura del Novecento. Verso una dimensione dove le immagini vanno via via scomparendo, una rappresentazione senza figure, il monocromo diventa un punto di arrivo e nel contempo un punto di partenza verso una nuova concezione d’arte ideale – tra espressione e purezza.

1) Il Quadrato nero di Malevich

Kazimir Malevich, 1915, Black Suprematic Square, oil on linen canvas, 79.5 x 79.5 cm, Tretyakov Gallery, Moscow
Kazimir Malevich, 1915, Black Suprematic Square, oil on linen canvas, 79.5 x 79.5 cm, Tretyakov Gallery, Moscow

“Per suprematismo intendo la supremazia della sensibilità pura nell’arte. Dal punto di vista dei suprematisti le apparenze esteriori della natura non offrono alcun interesse; solo la sensibilità è essenziale. L’oggetto in sé non significa nulla. L’arte perviene col suprematismo all’espressione pura senza rappresentazione” K. Malevich.

Con queste parole Kazimir Malevic apre le porte al Suprematismo, di cui fu fondatore e di cui l’opera Quadrato nero ne è l’esito programmato. Il “Quadrato nero” intanto non è un quadrato: i suoi lati non hanno uguali dimensioni. Inoltre il colore utilizzato non fu il nero ma un probabilmente usò una miscela di diversi colori. Il primo monocromo, “Quadrato nero”, fu dipinto da Malevič nel 1915 e ne seguirono quattro varianti. “È da zero, nello zero, che il reale movimento dell’essere comincia”. K. Malevic

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2) Pigment pur et résine synthétique sur gaze montée sur panneau di Yves Klein

Yves Klein - Pigment pur et résine synthétique sur gaze montée sur panneau 150 x 198 cm © Succession Yves Klein c/o ADAGP Paris
Yves Klein – Pigment pur et résine synthétique sur gaze montée sur panneau
150 x 198 cm
© Succession Yves Klein c/o ADAGP Paris

La ricerca della monocromia per Klein va oltre l’uso di un solo colore. A Klein infatti non basta ricercare il colore, lo vuole creare in toto. Nel 1956, dopo tante sperimentazioni, ecco che Yves crea «la più perfetta espressione del blu», un blu oltremare intenso – sintesi per lui di cielo e terra -. International Klein Blue – IKB (IKB, =PB29, =CI 77007) è il prodotto finale della sua ricerca dell’essenza del colore. Il monocromo di Klein è purezza e ricerca.

«Avevo un colorificio in Boulevard Quinet e ho visti artisti d’ogni genere passare dal mio negozio. Dai più convenzionali ai più estrosi. Yves Klein è stato l’unico con cui ho stabilito un’amicizia e una complicità professionale. Credo di aver avuto un ruolo chiave nell’avventura della monocromia. […] Un giorno mi chiese se potevo aiutarlo a trovare la miscela di una pittura blu luminosa, vellutata, particolarmente resistente. Aveva provato di tutto per legare il pigmento blu oltremare 1311 che comprava da me: la colla di pelle, l’olio di lino, la caseina … senza mai ottenere l’effetto desiderato. Allora mi sono lanciato in quella preparazione tutta blu, ma senza successo. […] Yves ha chiamato il colore IKB, International Klein Blu, il solito sbruffone. Detto questo, l’effetto era fantastico e la formula andava tutelata depositando il brevetto. Mi sarebbe piaciuto essere menzionato come co-inventore: senza di me, Yves non ci sarebbe arrivato. Ma lui era come tutti gli altri artisti: vengono da me in cerca di idee o di suggerimenti, poi mi dimenticano in un batter d’occhio. In questo caso però, con IKB, il prodotto era quasi il lavoro stesso, bastava spalmarlo. Ma non avevo avuto io l’idea, e ora vale milioni! ».
 ( T. Gilabert, Blu K. – Storia di un artista e del suo colore, 2014, Skira editore)

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3) Lucio Fontana, Concetto spaziale

Lucio Fontana, Concetto spaziale, Attese, 7 tagli, Olio su tela | 1965

Tra le grandi rivoluzioni della storia dell’Arte troviamo i tagli di Lucio Fontana. Con i famosi “Tagli”, Lucio Fontana trasforma la tela in una vera e propria scultura dando vita allo “Spazialismo”. Il colore non è il protagonista, ma è la dimensione pura su cui si “libera” il suo taglio. Le sue tele monocrome sono spesso dipinte a spruzzo e portano il segno dei gesti precisi: dalla pennellata al taglio. È tutto un gioco di ombre con cui la luce sottolinea le soluzioni di continuità.

“…io buco; passa l’infinito di lì, passa la luce, non c’è bisogno di dipingere […] invece tutti hanno pensato che io volessi distruggere: ma non è vero io ho costruito, non distrutto.“  Lucio Fontana

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4) Grey di Gerhard Richter

Gerhard Richter Grey Olio su tela | 1973
Gerhard Richter Grey Olio su tela | 1973

La qualità di un quadro dipende dalla metafora utilizzata per descrivere questa realtà inafferrabile. Gerhard Richter

Gerhard Richter ha un grande passato nella produzione di dipinti figurativi e dipinti astratti. Dal 1966 Richter inizia a esplorare una nuova espressività, verso una nuova ricerca di purezza: nascono le monocromie grigie, o meglio chiamate i “Dipinti Grigi”. Richter è attratto dalla purezza e neutralità del colore ed inizia a realizzare una serie di monocromie – differenti per dimensione, tonalità e orientamento della pennellata. “Grey is the epitome of non-statement, it does not trigger off feelings or associations, it is actually neither visible nor invisible… Like no other colour it is suitable for illustrating ‘nothing” Richer.

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5) Achromes, Piero Manzoni

Manzoni, Piero, Achromes - post 1958, caolino; tela grinzata, cm 100 x 70 - © Gallerie d'Italia. Gallerie d'Italia di Piazza della Scala
Manzoni, Piero, Achromes – post 1958, caolino; tela grinzata, cm 100 x 70 – © Gallerie d’Italia. Gallerie d’Italia di Piazza della Scala

Piero Manzoni, tra il 1957 e il 1963 realizza una serie di opere che chiama “Achrome”. Non vi è la ricerca della purezza del colore o del gesto: il suo scopo è l’azzeramento del linguaggio pittorico. Monocromi senza colore, bianchi: a-chromes. Manzoni stende sulla tela una superficie di caolino o gesso e la lascia asciugare: il risultato è una tela grinzata. Siamo oltre il colore, oltre il gesto dell’artista che crea l’opera: l’opera stessa diventa autosufficiente: solo materia lasciata a se stessa che si “autocrea” una dimensione.

Un quadro vale solo in quanto è, essere totale: non bisogna dire nulla: essere soltanto; […] l’infinibilità è rigorosamente monocroma, o meglio ancora di nessun colore (e in fondo una monocromia, mancando ogni rapporto di colore, non diventa anch’essa incolore?). […] Inutili sono anche qui tutti i problemi di colore, ogni questione di rapporto cromatico (anche se si tratta solo di modulazioni di tono). Piero Manzoni

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