Grazie all’Intelligenza Artificiale e alle più recenti tecnologie, gli artisti possono ampliare il loro potenziale espressivo, creando opere che offrono nuove prospettive sulla realtà attuale, senza mai perdere il loro valore artistico e portandoci a scoprire ed esplorare temi di attualità come la crisi climatica. In questa direzione, il progetto S+T+ARTS GRIN rappresenta un importante contributo al dialogo tra arte, tecnologia e sostenibilità ambientale. CINECA e Kilowatt per il progetto di residenza S+T+ARTS GRIN hanno attivato una rete di collaborazioni – data scientist, scienziati, professori, università, professionisti del settore, in modo che gli artisti in residenza potessero approfondire la loro ricerca.
I protagonisti del progetto di residenza S+T+ARTS GRIN di quest’anno sono Marco Barotti, Salomé Bazin e Calin Segal. Con i tre artisti abbiamo voluto approfondire il loro lavoro e il loro percorso artistico ed eccoci all’intervista con Marco Barotti. Durante la residenza, l’artista Marco Barotti ha realizzato “FUNGI. Armonie Simbiotiche” a cura di CINECA, Kilowatt e Rebecca Pedrazzi e con il sostegno di Alfasigma. L’installazione “FUNGI” di Marco Barotti, ci accompagna ad esplorare e conoscere la “rete sociale sotterranea” dei funghi, investigando l’ecosistema dei funghi micorrizici attraverso sculture, suoni, parole e un oracolo alimentato dall’intelligenza artificiale.
Intervista MARCO BAROTTI
Come integri le diverse competenze artistiche, scientifiche e tecnologiche nel tuo lavoro? Come vedi il futuro dell’arte in relazione alla tecnologia e quale ruolo pensi che avrà nella tua pratica artistica?
Da anni ho sviluppato un metodo modulare in cui arte, scienza e tecnologia convivono e si completano. Il mio lavoro nasce dal dialogo tra arte e cultura scientifica e trae ispirazione dalla biologia di alcune specie che fanno parte del nostro ecosistema. Uso la tecnologia come linguaggio che rivela fenomeni come onde sonore, dati e dinamiche ambientali. Le mie opere esistono per sensibilizzare il pubblico sulle questioni ambientali, rendendo visibili i processi nascosti che influenzano il nostro pianeta. In questo paradigma di lavoro, la scienza mi offre una struttura per esplorare queste manifestazioni naturali e l’impatto antropogenico su di esse. In questo la tecnologia diventa un’interfaccia tangibile per l’esperienza dello spettatore. Credo che la tecnologia assumerà un ruolo centrale nell’arte del futuro, come linguaggio e strumento di connessione e riflessione critica. Nella mia pratica, vedo l’evoluzione tecnologica come un’opportunità per amplificare il dialogo tra uomo e ambiente, grazie a strumenti come intelligenza artificiale, sensori e reti neurali, che permettono interazioni dinamiche con il pubblico e l’ambiente.
Ci puoi parlare del tuo progetto “FUNGI” e come hai trasformato i dati raccolti in un’installazione artistica?
FUNGI è un progetto che esplora l’intersezione tra arte, scienza e tecnologia, ispirato all’ ecosistema sotterraneo dei funghi micorrizici, il Wood Wide Web. Con questa installazione, ho voluto creare un “gemello digitale” di questa rete biologica, trasformando i dati raccolti in un’esperienza multisensoriale che permette di scoprire il mondo nascosto delle comunità fungine e il loro rapporto simbiotico con la vegetazione. Al centro di FUNGI c’è una mappa virtuale, costruita sui dati globali che misurano questo ecosistema. Le informazioni, integrate in una rete neurale artificiale, sono tradotte in un paesaggio sonoro modulato in tempo reale, proprio come una rete micorrizica. La sonorizzazione è ispirata al canto polifonico “Song For Gathering Mushrooms” delle donne Aka del Bacino del Congo. Un elemento chiave dell’installazione è il FUNGI ORACLE, un’intelligenza artificiale che offre frammenti di saggezza ispirati ai sistemi simbiotici, e cerca di orientare la società umana verso gli elementi di cooperazione e di interconnessione presenti nel mondo fungino. Infine, ho creato sculture in porcellana stampate in 3D, utilizzando immagini di funghi micorrizici estratte da campioni raccolti in 12 diverse località del territorio di Maajaam, in Estonia, dove l’opera è stata presentata. Queste sculture rappresentano le reti micorriziche, ma fungono anche da sorgente sonora per il paesaggio generato dall’intelligenza artificiale, rendendo la complessità e la diversità di questo ecosistema visibile e udibile attraverso la sonificazione dei dati.
Hai collaborato con scienziati e ricercatori per sviluppare quest’opera: quanto è stato importante questo scambio di conoscenze per il risultato finale? Quali le tue riflessioni da questa esperienza per il progetto GRIN S+T+ARTS Residency?
La collaborazione con la comunità scientifica dell’Institute of Ecology and Earth Sciences dell’Università di Tartu e di Cineca è stata fondamentale per FUNGI. Mi ha permesso di potenziare l’opera con dati scientifici autentici. Questo scambio ha messo nelle condizioni di creare una “rete” in costante evoluzione, dove i dati si trasformano in suoni e forme tangibili, equilibrando accuratezza scientifica ed espressione artistica. La residenza GRIN S+T+ARTS ha confermato l’importanza di un linguaggio comune tra queste due discipline. due mondi complementari. Credo che l’arte possa rendere accessibili temi complessi e generare empatia verso l’ecosistema, in un’epoca in cui tecnologia e mondo naturale sono sempre più interconnessi.
Come è stata l’esperienza di poter disporre di una macchina di supercalcolo che ti aiutasse nello sviluppo del tuo progetto?
L’accesso a una macchina di supercalcolo è stato cruciale, soprattutto per addestrare l’Oracolo di FUNGI. Abbiamo potuto elaborare grandi quantità di testi scientifici e letterari in modo rapido ed efficiente, creando un AI capace di interpretare e sintetizzare la complessità del mondo micorrizico. Il supercalcolo ha permesso di addestrare l’Oracolo su dataset vasti e diversificati, dandogli una “voce” in grado di trasmettere saggezza ispirata dai sistemi fungini. Questa esperienza ha mostrato come il supercalcolo possa ampliare le possibilità creative dell’arte digitale, specialmente nell’integrare dati scientifici complessi.
In che modo il pubblico può interagire con la tua installazione e quale impatto speri che l’opera “FUNGI” abbia sulla comprensione del cambiamento climatico?
FUNGI offre un’esperienza immersiva in cui il pubblico interagisce con sculture in porcellana che vibrano e risuonano con un paesaggio sonoro generato dall’AI, rappresentando la rete micorrizica in tempo reale. L’Oracolo trasmette messaggi ispirati alla “saggezza” fungina, proponendo una nuova percezione del nostro legame con il pianeta. I visitatori possono ascoltare, osservare e percepire come le comunità fungine interagiscono tra loro e come agiscono sull’ambiente. FUNGI risveglia l’attenzione sulla fragilità e sull’importanza degli ecosistemi, mostrando l’interconnessione e la simbiosi dei funghi micorrizici e la loro vulnerabilità al cambiamento climatico.
In che modo la tua pratica artistica e il progetto “FUNGI” riflettono il tuo pensiero ecologico? Pensi che l’arte possa influenzare profondamente la percezione e le azioni delle persone riguardo le questioni ambientali? In che modo? Quale ruolo possono avere gli artisti nell’allenare un’immaginazione ecologica?
La mia pratica artistica e il progetto FUNGI riflettono una visione ecologica, in cui ogni organismo è parte di un sistema interconnesso. FUNGI esplora le reti micorriziche come metafora di questa interdipendenza, mostrando come funghi invisibili ma essenziali sostengono la salute del suolo e la simbiosi tra piante. Credo che il nostro rapporto con la natura debba fondarsi su rispetto e collaborazione, non sullo sfruttamento.
L’arte può influenzare la percezione delle questioni ambientali. offrendo un’esperienza sensoriale che dia la possibilità di percepire una “’interconnessione ecologica”, stimolando empatia e connessione emotiva. Noi artisti, con il nostro lavoro, svolgiamo un ruolo propedeutico nell’allenare l’immaginazione ecologica, creando mondi alternativi, esplorando soluzioni sostenibili e stimolando una riflessione critica sul nostro rapporto con l’ambiente e sull’impatto delle nostre azioni.
Quali i tuoi prossimi progetti? Quali obiettivi hai per il futuro della tua carriera artistica e quali temi vorresti esplorare?
Sto sviluppando idee che combinano ecologia acustica e intelligenza artificiale, focalizzandomi sull’interazione tra uomo e natura e sull’impatto tecnologico. Nel mio prossimo progetto, Coral Sonic Resilience, utilizzerò paesaggi sonori per favorire la rigenerazione delle barriere coralline danneggiate, installando sculture sonore sott’acqua. In questo modo cercherò di approfondire temi come la resilienza e l’interconnessione degli ecosistemi. Voglio rendere le mie installazioni sempre più immersive e coinvolgenti per il pubblico. E’ per questo che la collaborazione con istituzioni scientifiche e organizzazioni ambientali sarà sempre più importante. Le mie opere mirano a essere strumenti di cambiamento. Questa forse è la loro forza più grande.
Who’s Who: Marco Barotti
Marco Barotti è un media artist. Dopo gli studi musicali all’Accademia di Siena Jazz, ha iniziato a fondere il suono con l’arte visiva. Il suo lavoro è guidato dal desiderio di inventare un linguaggio artistico in cui un’immaginaria epoca post-futurista viene espressa attraverso interventi sonori cinetici in ambienti naturali e urbani. Le sue installazioni fondono la tecnologia audio, gli oggetti di consumo e i rifiuti in sculture in movimento, interamente attivate dal suono. L’obiettivo principale del suo lavoro è creare un “ecosistema tecnologico” che giochi con le somiglianze con animali e piante. Queste opere servono come metafora dell’impatto antropico sul pianeta e mirano a sensibilizzare le persone sulle questioni ambientali e sociali. Barotti ha ricevuto il NTU Global Digital Art Prize (Clams), il Tesla Award (Swans) e il Delux Colour Award (Sound Of Light). Il suo lavoro è stato esposto a livello internazionale alla Biennale di Gwangju (Gwangju), Ars Electronica (Linz), Saatchi Gallery (Londra), Science Gallery (Melbourne), New Media Gallery (Vancouver) Futurium (Berlino), Fact (Liverpool), Wro Art Center (Wroclaw), Picknick (Seoul), Isea (Montreal), ARCAM Architecture Center (Amsterdam), silent green (Berlino), Dutch Design Week (Eindhoven), NTU (Singapore), Stuck, (Leuven), Kikkk Festival (Namur), Zer01ne, (Seoul), Emaf (Osnabrück), Lisboa Soa (Lisbona), La Boral, (Gijón), New Holland Island e Sevcableport (San Pietroburgo). Barotti ha ricevuto sovvenzioni da S+T+ARTS, Stiftung Kunstfonds, Emap / Emare, bbk e Music Board Berlin. È stato selezionato per prestigiosi programmi di residenza come Art of Entanglement, Science Gallery Berlin / BIFOLD at TU Berlin (2023), Zer01ne Creators project, Seoul (2022), Re:Searching IT Security CASA – Horst Görtz Institute for IT Security Ruhr-Universität Bochum (2021) e WRO Center for Media Art, Wroclaw (2019). Bio dal sito ufficiale: https://www.marcobarotti.com/