AI, Arte, Metaverso e Attività Cognitiva
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Affrontare il tema dell’Arte coniugata con l’AI richiede a mio parere una certa conoscenza dell’Attività Cognitiva perché, se si parla di arte e/o di Intelligenza artificiale, proprio lì potremmo trovare spazi di comprensione. Tant’è, comunque, nella fase iniziale di una innovazione tutto è valido – e soprattutto tutto è utile, senza preclusioni che non siano di ordine etico. Quindi imbocco risoluto la mia modesta chiave di lettura comprensiva di una intervista a due artisti a loro modo “speciali”. Qui di seguito, come introduzione, in ordine assolutamente sparso, trovate qualche riflessione e/o domanda, quasi un fuori pista cognitivo nella neve fresca dell’innovazione. 

AA. AI Art Dario-Buratti-Colpo-Wexler

Partiamo con la prima: la AI generativa non è propriamente in grado di ‘memorizzare’ le immagini, ma si serve delle loro rappresentazioni matematiche. L’intero processo, infatti, prevede tutta una serie di traduzioni: dalle immagini ai dati, dal testo all’immagine, ecc. Un’ulteriore riflessione: l’intelligenza artificiale ha a che fare con il cervello ma il cervello ha a che fare con: un’area emozionale e una intuitiva che propriamente non sono definite “intelligenze” (NB. quando si parla di processi cognitivi il salame è quasi sempre tagliato a fette grosse), ha a che fare poi con i sensi, il corpo, l’ambiente e le altre persone con cui si interagisce (anche solo con pensieri e/o emozioni). E ancora: l’AI visual art è per ora in mano a scrittori – vedi prompt: dunque assistiamo, in qualche modo, al ritorno e alla vendetta della parola sull’immagine? E poi: non dovremmo essere grati di essere messi alla prova su altri paradigmi e relative intelligenze? Ancora: sebbene possa apparire incredibile parlare di intelligenza artificiale come creativa: la fusione, infatti, di immagini provenienti da fonti diverse, con ampi elementi casuali, si avvicina molto ad alcuni aspetti del processo creativo. Ancora un’altra considerazione che, come molto spesso accade, è una domanda: l’opera d’arte ha dei parametri scientifici che permettono di riconoscerla sempre ed in mezzo ad altre mille? Alla fine di questi inesaustivi appunti, un ultimo quesito, il più destabilizzante: il mondo naturale è, per caso, anch’esso artificiale? In questo humus di labili certezze mi muovo con risolutezza e vado a considerare due artisti che stanno percorrendo una strada di ricerca molto personale…. 

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AI Art -Dario Buratti-Colpo-Wexler

Lo spunto di partenza è proprio la particolarità delle personalità: da una parte Dario Buratti (aka Colpo Wexler), Metaverse Architect, che ha dalla sua ricerche e teorie sul tema e una finestra spalancata sulla Extended Reality; dall’altra Davide Agostoni (ake AlterAgo), Creative Director e AI Artist che, come caratterizzazione, mantiene una finestra aperta sulla fotografia iper-tradizionale. Per ambedue ho provato una sensazione forte, una connessione inaspettata e il conseguente sorgere di un “sentimento”: questo è quanto, in fin dei conti, chiedo personalmente ad un gesto artistico. Con Colpo Wexler, ho sentito la scossa e l’intrigo dei triplici salti mortali: Realtà-AI-Metaverso. Per Alterago, invece, ho provato una sensazione di smarrimento guardando il viso della piccola astronauta dai capelli rossi che ha già abbandonato il nostro pianeta con l’espressione melanconica dei gesti inevitabili. Ecco il risultato dell’intervista.

L’intervista a Dario Buratti (aka Colpo Wexler) e Davide Agostoni (ake AlterAgo)

D. Dario, iniziamo dalla teoria: abbiamo già condiviso ampiamente il tema, mi puoi ribadire i particolari della SIC – Spirale di intelligenza collaborativa?

R. La Spirale di intelligenza collaborativa rappresenta un’ipotesi in parte accertata di come un’operazione di continuo feedback intellettuale o creativo fra intelligenza artificiale e intelligenza umana possa stimolare nell’operatore umano la plasticità cerebrale ed aprire nuovi percorsi neurali orientati verso più profonde dinamiche creative. Questo apre all’ipotesi che un tipo di “intelligenza collaborativa” umana/AI possa generare non solo nuovi modelli estetici ma anche nuovi paradigmi su cui ragionare l’arte. Uno di questi paradigmi, che proporrò a breve in una rubrica assieme a Stefano Lazzari (Stex Auer), è il concetto di “Arte Estesa”.

AI Art – AlterAgo-Davide-Agostoni

D. Davide, mi hai detto pochi giorni fa che sei stai cercando di dare un “senso” al lavoro artistico che stai facendo con la AI: puoi condividere qualche accenno di riflessione sul tema?

R. L’introduzione dell’intelligenza artificiale (AI) generativa nel mondo dell’arte ha trasformato radicalmente il mio approccio alla creatività, offrendomi una “vertigine creativa” di possibilità inesplorate. Questa evoluzione non segna la fine dell’importanza dell’artista, ma piuttosto una rinnovata collaborazione tra umano e macchina, dove l’AI serve come strumento per estendere la nostra espressione artistica. La transizione da “questo lo so fare anch’io” a “questo lo posso fare anch’io” non minimizza il ruolo dell’artista; al contrario, enfatizza la centralità del pensiero umano nel dare significato all’arte. L’AI non sostituisce l’artista, ma arricchisce il processo creativo, spingendoci a riflettere sul valore dell’originalità, sull’etica e sulle implicazioni sociali della nostra arte. In questo nuovo contesto, l’artista non è solo un creatore, ma anche un esploratore e un critico delle potenzialità espressive e delle sfide poste dall’AI, riaffermando l’importanza dell’intento umano nell’evoluzione dell’espressione artistica.

D. Dario, in occasioni diverse ho potuto ‘vivere’ le tue immagini presenti nel sito e nello spazio Artech in Spatial: le immagini in mostra e presenti anche in questo articolo sono il frutto – come scrivi tu – di un dialogo continuo, un tango tra desideri umani, intuizioni e la precisione analitica dell’AI. Me ne parli di nuovo? 

R. Esattamente. Come spiegheremo poi nella rubrica sopra citata: “Abbiamo voluto elaborare alcune procedure creative che andassero a rappresentare visivamente il concetto di ‘SIC’ all’interno di uno spazio immersivo. Quindi abbiamo costruito un’area espositiva XR all’interno del metaverso ‘Spatial’, in cui sia l’environment che l’architettura sono state studiate anche mediante la collaborazione di sistemi AI. Poi abbiamo processato e sviluppato tutta la teoria SIC mediante chat GPT-4, a cui abbiamo chiesto anche di produrre i prompt che avremmo utilizzato per creare immagini con l’AI di Midjourney, e abbiamo realizzato una mostra che potete visitare in qualunque momento andando qui: https://www.spatial.io/s/ArTech-Team-Gallery-SIC-version-650dbb5efa3720c21573c6fb (sia con visore VR standalone che con PC che con smartphone).”

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D. Davide, sai che vedendo la serie “Astrochild” ho sentito una forte emozione ed ho smarcato, grazie a te, questo (banale) assunto: l’arte non è solo strumento bensì l’emozione che ti crea al di là dello strumento. E dunque la domanda: percepisci l’AI come strumento?

R. L’intelligenza artificiale rappresenta uno strumento dinamico (quindi in continuo scambio con la creatività che lo gestisce) al quale dobbiamo adattarci, proprio come accadde con l’introduzione dei primi computer nelle agenzie di comunicazione agli inizi degli anni ’90. Questo ritorno a un momento di svolta tecnologica ci ricorda che ogni nuovo strumento apre orizzonti di possibilità espressive inesplorate. Personalmente, ho sempre cercato di adattare lo strumento alle mie idee, piuttosto che compromettere l’essenza delle mie visioni per adattarle alle capacità di un determinato mezzo. Vi segnalo una fonte di aggiornamento interessante: Timeline of AI Art, https://aiartists.org/ai-timeline-art.

D. Dario, con il termine “Arte Generativa” si parla di immersività e realtà estesa: dunque?

R. Con il termine “Arte Generativa” ci si riferisce in generale a operazioni creative generate con l’ausilio di sistemi AI. Con “Arte Generativa XR”, che tutto sommato significa “Arte Generativa in Realtà Estesa” o “Arte Estesa” (termine che abbiamo voluto utilizzare come naturale applicazione della teoria SIC in ambito artistico), si intendono tutte quelle procedure sia intellettuali che creative orientate a trattare l’arte come “ecosistema” in cui coesistono più elementi interconnessi e discipline parallele, tutti parte di un tessuto che si estende fra il reale e il virtuale. Così facendo, l’interazione fisico/digitale si pone alla base della chimica creativa. Naturalmente, questi concetti appena accennati verranno trattati in modo approfondito nella rubrica che dicevo prima e che si intitolerà “Arte e tecnologie immersive”.

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D. Davide, la serie di “donne con cellophane” mi fa pensare alla grande scuola dei ritrattisti rinascimentali e post rinascimentali: la tua ispirazione?

R. Il concetto di “ibridazione” ha sempre esercitato un fascino particolare su di me, spingendomi a esplorare l’unione di mondi e linguaggi diversi nei miei lavori per dar vita a nuove realtà creative. “Donne in Cellophane” rappresenta una profonda riflessione sulla figura femminile in tutte le sue manifestazioni: dalla nobile dama del Rinascimento, all’iconica immagine della Vergine Maria, fino alla donna costretta all’esodo dal proprio paese in guerra. L’uso della plastica trasparente come elemento distintivo colloca questi soggetti nel contesto attuale, segnato da crisi ambientali, economiche e sociali, sottolineando la loro resilienza e natura guerriera nonostante le avversità, la plastica che può soffocare o essere contenitore di una salma, la plastica che può essere protezione ed esser indossata con orgoglio.

Who’s Who: Davide Agostoni, aka AlterAgo

La mia ricerca nel campo della comunicazione va avanti da più di 30 anni e mi ha portato a lavorare in vari ambiti della comunicazione, dal design agli eventi. Sono un grande fan della musica, dell’arte e della fotografia, e in questo ultimo anno sono entrato negli spazi della AI Art per esplorare l’uso dell’intelligenza artificiale nella creazione di immagini o, sarebbe meglio dire, di mondi inediti. Ho sempre cercato di trovare la bellezza nella semplicità, lasciando da parte il superfluo per concentrarmi sull’essenziale. Seguo il motto di Dieter Rams: “meno, ma meglio”. Nonostante soffra di vertigini, non ho paura del vuoto, anzi, penso che una buona comunicazione abbia bisogno di spazio, proprio come i silenzi nella musica.

Davide Agostoni aka AlterAgo

Who’s Who: Dario Buratti, aka Colpo Wexler

Metaverse Architect and Designer, le mie competenze spaziano dagli aspetti creativi alla gestione di community sino ad eventi in realtà virtuale. Alla fine del 2006 ho iniziato la mia esperienza come modellatore 3D creando anche comunità ed eventi virtuali. Con il nome Colpo Wexler ho creato centinaia di ambienti professionali su varie piattaforme come Second Life, Sansar e Sinespace e – negli anni – su altre. Dal 2020 studio per la realizzazione di un laboratorio per la sperimentazione di nuovi strumenti immersivi volti alla realizzazione di ambienti virtuali attraverso l’utilizzo della realtà mista. Tra il 2019 e il 2023 ho realizzato progetti architettonici nel metaverso, ampliando il mio bacino di utenza dall’Europa sino alle americhe, dai paesi arabi sino al Giappone.

Dario Buratti aka Colpo Wexler