Dal 4 al 7 maggio 2023, Roma si trasformerà nell’epicentro dell’arte digitale, della cultura blockchain e dell’innovazione. La Città Eterna ospiterà NFT Rome 2023, un evento multi-sede dedicato a esplorare l’impatto e l’importanza della cultura digitale, dell’arte e della tecnologia blockchain. Prodotto da Sewer e Stargraph e diretto creativamente da Superchief Gallery, Sewer Nation e Verticalcrypto Art, l’evento si estenderà su più sedi, con relatori di fama internazionale e partner prestigiosi come Rome Future Week, Nifty Business, Limitless Innovation e The NFT Magazine. La nostra intervista a Luca Martinelli, fondatore di Vandalo Ruins per parlare di Rome NFT 2023. Buona lettura.
L’intervista a Luca Martinelli
RP: Quando e perché nasce l’idea di realizzare un grande evento a Roma dedicato ad esplorare l’importanza delle culture digitali, dell’arte 3.0 e della tecnologia blockchain?
LM: Da un anno e mezzo in Italia nel sottosuolo del paese, attraverso le trame dell’internet, un gruppo di artisti, developers, business managers e direttori creativi lavora nell’ombra del mercato NFT. Non associati o nutriti da desideri di speculazione o scommessa, questo collettivo chiamato Sewer Nation (abbreviato a Sewer) ha generato in 18 mesi più di 15 eventi su cultura digitale ed educazione web3 in tutta Italia. Il primo evento ‘Neo Roma’ svolto il 14 Febbraio 2022 è stato un manifesto Cyber Punk. La galleria, composta di 10 schermi con arte a rotazione di artisti da tutto il mondo, ha visto un metodo di finanziamento bottom up e crypto, dove in un momento di vuoto istituzionale, varie communities di creativi under 30, hanno dimostrato che unendo le forze e risorse si può creare un impatto sul territorio e diventare promotori di cultura ed innovazione. In un mondo che ci stava insegnando ad usare la tecnologia solo per consumare trend, abbiamo fatto leva di essa e del nostro diritto di scelta consapevole e abbiamo deciso di dare voce alla nostra cultura digitale, che incompresa, o tradotta da esterni, spesso non trova spazio per emergere nella sua naturalezza. Link video Evento. Il nostro spirito Punk, può sembrare paradossale, ma è basato su un senso di responsabilità. Vediamo che i decision makers del nostro futuro stanno erroneamente optando sempre di più per situazioni di controllo sociale, e guardandoci intorno molti dei nostri coetanei sembrano privi di energie o speranze, abitanti di un mondo fisico che non li appartiene e li aliena. Il mondo digitale è il reame dove trovano conforto e la libertà di costruire, creare e proliferare, ma finchè il mondo fisico ed i suoi decision makers non apprendono l’importanza di abbracciare i nuovi talenti e le nuove visioni del mondo digitale, allora continueremo a perdere una grande opportunità. Noi ci siamo fatti avanti per dimostrare quale opportunità il mondo sta perdendo. Blockchain, CryptoArt e Web3 parlano di libertà, mostrano un web dove gli spazi digitali possono diventare di proprietà pubblica e non privata. Un futuro dove gli utenti non sono consumatori di un prodotto o il prodotto stesso, ma ne sono responsabilmente co-proprietari e co-creatori. Anche solo accennare questi temi riscalda lo spirito di tantissimi giovani creativi, che trovano così una possibilità di visualizzare la possibilità del cambiamento tramite il nostro collettivo Sewer (da più di un anno in sviluppo come DAO). Noi abbiamo voluto realizzare nel nostro tempo libero, con le nostre risorse, pro bono, un evento libero, aperto e altamente educativo. Mostreremo arte, parleremo di web3 e useremo tecnologia blockchain tutto come dimostrazione che l’unica differenza tra un mondo di esperienze disintermediate e un mondo di controllo sociale, è insita nel senso di responsabilità e consapevolezza delle singole persone.
RP: Qual è la mission di questa prima edizione di NFT Rome 2023 e quali sono state le sfide più grandi nell’organizzare un evento multi-sede?
LM: NFT Rome ha voluto mantenere il tono di branding da conferenza come NFT NYC e NFT Paris, ma a livello di prodotto ha preso una direzione completamente diversa. Ci facciamo bandiera del mondo NFT in Italia vantando collaborazioni con più di 60 communities locali, 4 tra le più importanti realtà di divulgazione di arte e cultura digitale, 5 startup web3 e più di 300 talenti indipendenti. Abbiamo partecipato collettivamente a più di 15 conferenze/eventi web3 mondiali e dopo vari feedback ed analisi abbiamo sviluppato il nostro concept di evento NFT. Prima tra tutto il tema della community. Eventi di questo tipo che cercano di essere istituzionali, tendono a fare un errore di traduzione, dando peso alla visione del mondo tradizionale con i suoi rituali ed i suoi linguaggi, e tendono a diventare conferenze in sale d’hotel o grandi magazzini.. questo risulta spesso nel tradimento dell’essenza di una tecnologia intrisa di filosofia che va vissuta per comprenderla. Il nostro obbiettivo come sempre, è stato quello di imparare e farsi inspirare dalla cultura digitale per creare esperienze nel mondo reale. La nostra conferenza è così diventato un festival gratuito di 4 giorni, un grande canale discord fisico che diventa un programma di abitazione di spazzi diffusi su Roma. Questo è il potenziale del web che esce dalle trame dei codici ed entra ad abitare gli spazi fisici; questo è il futuro che noi vogliamo supportare con la blockchain, un mondo che cambia dinamicamente per non alienare i suoi abitanti la cui cultura si sviluppa alla stessa velocità della singolarià technologica in atto. Il nostro obbietivo per questa e future edizioni (li dove Sewer sarà nuovamente presente come direttore artistico), è di scovare posti di Roma pronti ad ospitare il mondo, ed invitare ogni volta più e più realtà internazionali ad abitare quegli spazzi. La formula si completa collaborando con progetti locali di Roma interessati a sponsorizzare o partecipare all’organizzazione. La sfida più grande per noi, così concentrati sulla cultura, è trovare i giusti canali di supporto, sia economico che mediatico, quello di cui parliamo non è facilmente compresibile, come non è per tutti chiaro o evidente il valore della nostra missione. Speriamo in una generazione di Giornalisti appassionati che si facciano araldo del nostro messaggio per un pubblico meno esperto, comunque senza sminuire o tradire le nostre visioni di Punk responsabili.
RP: Quali saranno le attività principali di NFT Rome 2023 e quali gli appuntamenti che consigli di non perdere?
LM: Il 4 maggio alle 6PM apre per la prima volta a Roma, in Zona Trastevere una galleria POP UP di SuperChief per 4 giorni. Tutte le sere fino alle 4 del mattino, musica e arte video proiettata; però non finisce li.. Il direttore creativo di Super Chief (Edward Zipco) si è aperto successivamente ad una conversazione con il direttore creativo di NFT Rome (V. Ruins) al concetto di una galleria digitale permissionless, stile guerrilla, eseguita con proiettori portatili per le strade e piazze della stessa Trastevere, un take over CyberPunk con grande potenziale virale. Se la sera del festival è Punk, il giorno invece è divulgativo, con ospiti Limitess Innovation e Vertical Crypto Art. Il festival ha attirato leader internazionali del mondo degli eventi dell’innovazione del luxury e fashion (limitless Innovation) e della cultura e arte digitale (Vertical Crypto Art). Il 5 infatti in un evento solo su invito sarà possibile unirsi in una secret location con rappresentanti di industrie leader del settore del lusso e fashion, mentre esplorano le possibilità del futuro del loro mercato nel web3. Il 6 imperdibile la presenza di Vertical Crypto, con la founder Micol AP che ci darà uno sguardo attraverso la finestra dell’arte generativa con ‘The generative art corner’, un esibizione di galleria curata appunto da Vertical Crypto.
RP: Chi sono gli organizzatori dietro a NFT Rome? Ci racconti di te?
LM: Fanno squadra per NFT Rome: Sewer Nation, Limitless Innovation, Vertical Crypto e Superchief come direttori creativi di questa edizione, con Sewer Nation e Stargraph come producers. Raffaele Rullo project manager e co-founder di Sewer Nation è salito a bordo anche di NFT Rome con lo stesso ruolo, assistendomi nella realizzazione del festival. Indispensabili anche Vincenzo di Vincenzo e Claudia de Leonardis come moderatori e community managers. Ammetto con orgoglio che abbiamo fatto molto leva sui membri nuovi e vecchi di Sewer Nation che condividevano con noi un ardente desiderio di vedere un evento del genere prendere forma in Italia, tra cui spicca Andrea Globe un giovane ragazzo romano veramente punk che ci ha assistito per tutte le necessità tecniche di allestimento dell’evento con la sua estensiva esperienza come direttore creativo da Fendi. Io lavoro da più anni come direttore creativo per lo sviluppo di esperienze d’impatto sociale, dal teatro povero di Jerzy Grotowski, allo sviluppo di festival budget zero per le case popolari di New York ‘Projects’, ecco spiegato come mai ho l’esperienza per generare eventi in di questo genere in 3 mesi hahaha. Se dovessi raccontare velocemente la mia storia, comincerei dalla vivida memoria del mio tempo speso alle medie. Senza dovermi troppo incorniciare come una vittima di un sistema fallato, dirò solo che essendo un ragazzo dislessico e neuro divergente, ho vissuto fortunatamente in una bolla immaginaria, distaccato dalla realtà e dalla comprensione delle dinamiche di bullismo che subivo, comunque crescevo frustrato da un evidente distacco e incapacità di integrarmi. Poi al liceo l’isolamento sociale peggiora, dinamiche di status dilagano, provo a concentrarmi sul fare quello che mi appassiona, e scopro di adorare le attività extra scolastiche gestite da studenti. Divento velocemente leader del gruppo di modello delle nazioni unite della nostra scuola, porto ragazzi in giro per il mondo a partecipare a conferenze e appaio come protagonista di alcuni cortometraggi studenteschi, tutto questo venendo comunque considerato dallo status sociale più alto della mia scuola come uno sfigato. Ero l’apostolo degli sfigati, un po’ perchè era il ruolo che mi era stato dato e un po’ perchè a me gli sfigati tutto sommato piacciono. Sono sempre stato affascinato da talenti che vedevo intorno a me, ma allo stesso tempo frustrato del fatto che queste persone non vengono riconosciute perchè o non lottano per il rispetto o non si conformano allo status quo. Mi è sempre stato dato del vecchio, ho saltato la pubertà e sono passato da piccolo bambino innocente a ricercatore del senso della vita; chiudendo il liceo con la mia tesi ‘La domanda fondamentale‘ dove affronto ed individuo nelle diverse epoche storiche la dimensione del divino e dell’indentità umana rispetto ad esso, da Gilgamesh a Craig Venter e la singolarità tecnologica; divertentissimo aver ricevuto il massimo dei voti su questo tema, dato il fatto che la mia scuola fosse Gesuita e di fortissima impronta religiosa. Spendo un anno a Londra studiando relazioni internazionali al Kings College con il desiderio di diventare un protettore della pace, per poi sfortunatamente ritrovarmi in dinamiche studentesche e approcci di insegnamento che speravo di lasciarmi alle spalle dal liceo, invece eccole qui, persone più montate di testa, con famiglie più ricche e ideali assurdi di arricchimento personale a discapito degli altri. Ciao Londra vado a vivere a New York. Spendo 4 anni a NY studiando direzione teatrale e arti performative e cinematografiche. In realtà l’intera durata del percorso di studio fungerà da ritiro spirituale per prendere una boccata d’aria fresca con i simpatici americani. Scopro così che in america, gli sfigati regnano. Osservo un ecositema di artisti e talenti che collaborano per creare un sottobosco creativo, anche definito come ‘off off broadway’ e senza saperlo mi faccio esperienza di parte del sogno americano: ‘se si possiede e condivide insieme un obbiettivo; allora lo si può rendere reale’. Tutto è possibile a New York, ma con questo mindset forse tutto è possibile ovunque. Spendo gli ultimi due anni a formarmi in tecniche teatrali che rasentano la filosofia, come il teatro povero di Grotowsky, i viewpoints di Marie Overlie e il metodo Suzuki di Tadashi Suzuki. Lavoro nel frattempo come direttore creativo per ‘The Seed Group’ creando eventi budget zero per ricucire il tessuto sociale dei projects. Con l’arrivo del Covid torno a Roma con un mindset completamente diverso e scopro durante la quarantena le crypto. Come ex studente di relazioni internazionali mi affascino delle diverse soluzioni possibili con la tecnologia blockchain e mi innamoro. Tutt’oggi rimango senza fiato a pensare al ruolo che Bitcoin sta avendo nel combattere il regime dittatoriale in Sud America e poi come in Ucraina alla chiusura di tutti i conti bancari durante la guerra, i sussidi siano arrivati tramite crypto. NFT, DAO.. in maniera naturalissima vedo i puntini connettersi e visualizzo un nuovo mercato dell’identità e ricerca di senso. Tutto un tratto essere il re degli sfigati diventa una delle più grandi fortune della mia vita; programmatori, designers, artisti e altri pazzi sognatori si aggregano tutti nel nuovo mondo web3, in fuga da un sistema del lavoro che non da soddisfazioni. Noi diventiamo il collettivo Sewer, perchè dove altro potresti trovare degli sfigati come noi se non nella fogna? Facciamo arte ma non per i musei o le gallerie, facciamo eventi, ma non per i salottini reclusi ed elitari, facciamo tutto per riqualificare la nostra fogna e costruire cultura insieme. Siamo gli sfigati della fogna, siamo le persone che non alzano la voce per difendersi e che non accetterebbero mai un guadagno se a scapito di un altro, siamo quelli che vengono emarginati dal mondo tradizionale perchè non ne condividiamo le visioni, che a noi con naturalezza appaiono tossiche ed autodistruttive. Siamo quelli che credono che se si condivide una passione e si diventa proprietari responsabili di un sogno, allora lo si può rendere reale. Però per essere co-proprietari di un sogno non si può avere un re, e qundi ho proposto un upgrade, una DAO (Organizzazione Decentralizzata Autonoma). Ad oggi siamo attivi da un anno nella costruzione di custom smartcontracts ed integrazioni AI per sviluppare la nostra piattaforma, che fungerà da costituzione dinamica e meritocratica per la nazione della fogna. Una rete internazionale di sfigati ed emarginati che sognano e lavorano al meglio se spinti da una passione ed un desiderio di realizzarre una missione comune; quello che Balaji Srinivasan definisce come il network state
RP: Come pensi che la tecnologia blockchain abbia influenzato l’arte e la cultura digitale e come sarà “esplorata” questa tematica durante l’evento? Quali sono le prospettive future per la tecnologia blockchain e la cryptoarte? Quali gli sviluppi più interessanti che stai seguendo ?
LM: Dal 2011 ad oggi è tracciabile il percorso storico degli NFT, che spesso vengono definiti solo come certificazioni digitali di proprietà d’arte, ma che a tutti gli effetti sono un nuovo sistema di file. Un NFT infatti è un qualsiasi tipo di file pubblicato (mintato) su un web database non privato ma pubblico, la blockchain. Esistono varie soluzioni blockchain, come ethereum, bitcoin e namecoin ogniuna con funzioni diverse, ma connesse da una trama comune. Namecoin nel 2011 vede la nascita dei Punycodes, essenzialmente un servizio di minting di testo scritto con tastiera, e si sperimenta in maniera simile al concetto di un dominio web, il possesso di un nome, un icona testuale, azzerderei a dire un indentità. Nel 2015 la blockchain di bitcoin vede la nascita di Spells of Genesis, un gioco di carte stile ‘Magic’ che punta a fare leva di questa tecnologia per smettere di rendere la piattaforma di gioco intermediaria del possesso delle carte come asset digitali. Fino a quel momento, giochi di carte online che prevedono anche acquisti in game, non davano sicurezza ai giocatori di avere un effettivo possesso delle carte da loro acquistate. Insomma se domani ‘Magic’ fallisse le tue carte virtuali svanirebbero nel nulla, se Spells of Genesis fallisse domani e spengesse i server, le tue carte mintate su bitcoin (Lighting network, XCP counterparty per essere precisi) rimarebbero di tua proprietà per sempre, finchè anche una sola persona al mondo tenga attivo un nodo di bitcoin. Si parla di disintermediazione, creare delle infrastrutture così dette permissionless, dove i miei asset digitali, che siano le mie informazioni, la mia cronologia di navigazione web, o un disegno di un gatto fatto di pixel, insomma qualsiasi elemento digitale, possa essere di mia proprietà e responsabilità. Sempre nel 2015 su bitcoin con Rare Pepe accade qualcosa di interessantissimo, un gruppo di persone native del web, allevati con meme e 4chan si ritrovano lanciati nell’esperimento di mintare i meme di Pepe the frog mischiati con fatti e figure del mondo crypto. Nasce da li una meme economy, dove oltre ad afferrare l’attenzione di un utente, adesso l’utente può acquistare quel meme ed essere connesso alla comunità affiliata. Arte digitale che si astrae dal visuale (che rimane povero e low quality) per arrivare ad essere arte sociale, powered by blockchain. 2017 su ethereum arrivano i CryptoPunks, una delle più iconiche collezioni pfp, che delinea nuovamente che gli NFT oltre che ad essere uno strumento di certificazione di provenienza, proprietà e stampo temporale, è anche uno strumento di identità sociale. L’arte diventa identità per chi l’acquista ancora più di prima, collezionando idee e concetti astratti associati ad un immagine e tenendoli al sicuro all’interno del nostro wallet blockchain. Un portafoglio, che però come metamask permette di essere browser, chiave d’accesso e di login dell’internet. La nostra chiave di accesso all’internet della blockchain è il nostro portafoglio, sul nostro smartphone, una relazione così intima che quasi la percepiamo come una estensione di noi stessi, il nostro wallet assume, sia dal punto di vista psicologico che tecnologico, la figura di un nostro digital twin, un profilo a cui possiamo dare un volto con una pfp, e a cui possiamo associare attributi digitali di nostro desiderio; ovvero i concetti astratti degli NFT che acquistiamo. L’arte si lancia con la blockchain a parlare di disintermediazione del mercato dell’indentità. Li dove prima la religione, poi lo stato, poi le università, poi l’industria e poi i brand fisici hanno giocato il ruolo di aiutarci a capire noi chi siamo e che senso abbiamo all’interno del nostro ecosistema umano e chi è della mia tribù con i miei stessi valori e chi non lo è… arriviamo così agli attributi digitali, creabili da chiunque in qualsiasi momento a prezzi irrisori. Quello che prima era il ruolo della voce di un dio che incarnasse la natura ed il cosmo, adesso può essere il ruolo di chiunque sia in grado di ascoltare ed osservare l’andamento della cultura digitale e dei suoi abitanti, che ogni giorno interagiscono creando così una bibbia collettiva. Gli artisti diventano gli apostoli della cultura che si sviluppa alla stessa velocità della singolarità, in maniera esponenziale, creando così arte che aggiunge livelli di riflessione sugli strati di pensiero e accadimenti settimanali e giornalieri; non a caso il successo di Beeple è proprio in questo. Beeple si è fatto furbamente come altri, apostolo della bibbia collettiva, raccontando quotidianamente tramite la sua arte gli accadimenti che riguardano la cultura digitale ed online. Robness a sua volta è apostolo, un apostolo a cui piace mettere in luce l’ovvietà del sistema che si sta sviluppando online intorno alla blockchain. Robness brucia un CryptoPunk, e viene linciato quasi come fosse un criminale, lui furbamente voleva mettere in luce il fatto che nel momento in cui un attributo digitale diventa un simbolo di identità così forte, la sua distruzione, seppur essendo solo un JPG viene percepita come la morte di un entità. Sempre lo stesso Robness, si scontra assieme a Max Osiris contro le emergenti piattaforme di curatela d’arte digitale come Super Rare, fenomeni di un mondo che non ha compreso il valore della disintemediazione, ma sono ben conoscenti dei vantaggi economici di sviluppare dei business models tradizionali all’interno di uno spazio vergine che suscita molto interesse. Robness e Max vengono bannati dalle piattaforme in quanto professano che nel web3 gli artisti sono liberi di produrre arte quanto vogliono, quando vogliono, invece Super Rare cercava all’epoca di imporre un business model di scarsità artificiale per tutti gli artisti sulla piattaforma, insomma pensavano di poter diventare gli intermediari del mondo della cultura e arte digitale, ma fallirono. Infatti Robness facendo leva della potenza della reattività della cultura digitale, reagisce alle minacce e puoi effettivo conseguente ban creando proprio ciò che gli veniva accusato di creare: spazzatura, trash. Nasce così un movimento d’arte e cultura digitale nativo della blockchain, la Trash Art. A combattere l’intermediazione di Super Rare è proprio il popolo digitale che si schiera con Robness ed il suo cassonetto della spazzatura il ’64 gallon toter’. Una protesta fatta di Trash Art, arte di bassa qualità composta di uso di Midjourney V1, digital collage e glitch art, ma che in conpenso fa ciò che Super Rare non aveva capito fosse importante, ovvero trash art dopo trash art, si crea una stratificazione di conversazione e cultura condivisa con la compra vendita e creazione di pezzi che parlano della condizione di disinteresse della popolazione digitale di essere inseriti in un ecositema dell’arte tradizionale, intermediato e controllato. Con CryptoArt io faccio riferimento alle opere delle persone che si fanno apostoli della nostra cultura digitale, opera dopo opera, commento dopo commento, tutto il resto è un file sulla blockchain che può aspirare a diventare al massimo un attributo digitale. Il nostro futuro andrà avanti e due pilastri emergeranno, il mondo intermediato dove dobbiamo porre la nostro fiducia negli umoni che tengono in mano le chiavi, o il mondo disintermediato dove ogninuo di noi possiede le chiavi per poter essere co-proprietari e responsabili della realtà. Poichè è possedendo insieme un sogno, ed esserne responsabili ciò che lo rende reale.