Andrea Crespi è un visual artist italiano che ci racconta attraverso le sue opere una sperimentazione su diversi media ed una indagine su tematiche di grande attualità. La sua produzione artistica si sviluppa attorno all’illusione ottica, la trasformazione sociale e la rivoluzione digitale, materializzando le sue idee nell’interpretazione dei cambiamenti culturali contemporanei. Andrea Crespi pone una grande attenzione al tema della percezione, esplorando le possibilità delle forme geometriche pure – le linee – e la loro relazione con una dimensione iconografica che spazia dall’antico all’iper-moderno, dalla fotografia d’autore ai messaggi sociali.
Ho conosciuto Andrea Crespi grazie a Sandie Zanini, Artists Manager e Crypto Art Consultant & Curator che mi ha accompagnato nel suo studio poco fuori Milano. Dopo aver visto le sue opere – sia dal vivo che con l’oculus – con Andrea abbiamo parlato della sua linea, il suo Leitmotiv che nella sua intrinseca semplicità invita lo spettatore alla contemplazione ed osservazione, e discusso sull’impatto della tecnologia sulla società e sulla cultura contemporanee. Da questo incontro è nata questa intervista che vi invito a leggere.
INTERVISTA AD ANDREA CRESPI
RP: Nelle tue opere in cui troviamo l’optical illusion – la linea domina come tratto distintivo – un fil rouge nei tuoi lavori. Da dove nasce l’idea di usare la linea?
AC: L’uso delle linee è per me una ricerca di semplificazione visiva e creativa. Utilizzo principalmente solo linee bianche e nere per costruire il mio immaginario. Sono ossessionato dalla semplicità. Semplicità non significa facilità. Sono due cose molto diverse e quasi sempre essere semplici è la cosa più difficile. Mi piace lasciare l’osservatore libero di attribuire una propria personale visione estetica, lasciandosi perdere nei tratti ondulati che caratterizzano le mie opere.
RP: Le tue opere ci portano in una dimensione di dialogo. Un dialogo con l’arte antica, con l’arte fisica, con la moda, con l’attualità ma anche con lo spettatore che è chiamato a fermarsi ed osservare le tue opere. Per te cosa rappresenta l’arte oggi ?
AC: Per me l’arte è Libertà. Attraverso l’arte riesco ad esprimermi e a riflettere il mio tempo senza limitazioni esterne, seguendo il mio istinto, le mie emozioni e le mie visioni, per arrivare alle persone e portare la mia verità. Nel mio lavoro mi muovo liberamente tra passato, presente e futuro, mostrando come epoche distanti tra loro possano in realtà essere vicine e connesse più di quanto si possa immaginare.
RP: Nella sperimentazione non c’è ( o non ci dovrebbe essere) un punto di arrivo, ma solo un punto di partenza. Qual’è stato il tuo punto di partenza ?
AC: La sperimentazione è un modo per conoscere meglio se stessi. Il mio punto di partenza è stato proprio questo bisogno: comprendere chi ero e cosa volevo dalla mia vita. All’inizio non sapevo nulla, mi sentivo perso, alla ricerca di qualcosa, di un senso. Dare sfogo alla mia creatività, in qualsiasi modo e nelle mie possibilità, mi ha aiutato con il tempo a trovare delle risposte e una direzione. Continuare a sperimentare mi aiuta a non perdere la strada.
RP: Ci racconti una tua opera?
AC: L’opera “Gli Amanti” è una rivisitazione in chiave moderna del famoso dipinto “gli amanti” del 1928 di Rene Magritte, artista che è stato per me spesso fonte di ispirazione. E’ un opera che indaga sul significato dell’amore e del cambiamento proiettato nel futuro. Come nell’opera di Magritte, ci sono due amanti – protesi l’una verso l’altro – nell’atto di baciarsi. I due soggetti, una donna e un robot umanoide senza genere, raccontano un amore che apre interrogativi sul futuro e sullo sviluppo tecnologico umano. Oggi puo’ essere vista come una provocazione ma domani sarà letta come una premonizione. Il confine tra il visibile e ciò che è ancora nascosto, tra il desiderio di amare e l’apparente impossibilità di farlo.
RP: La femminilità – nella sua sensualità – antica e contemporanea – e anche erotica – è un tema che ritroviamo nelle tue opere. Ci puoi raccontare il tuo punto di vista?
AC: L’immagine del corpo femminile è una delle più alte forme di espressione artistica dall’origine dell’arte. Attraverso l’uso di linee ottiche cerco di aprire un dialogo sull’intimità, riflettendo sul potere del mio pubblico di attribuire un significato alle immagini, sostenendo che il modo in cui guardiamo le cose è più potente di ciò che guardiamo. La mia è una riflessione su come vengono percepiti i corpi nudi, il sesso e l’amore.
La mia arte non rappresenta i corpi in modo volgare, meccanico e ossessivo ma cerco di avvicinarmi alla dimensione umana dell’eros, ricca di immagini simboliche ed evocative, alla ricerca del piacere e della bellezza, intesa come una perfetta unione tra equilibrio, armonia ed erotismo. L’arte non è casta.
RP: Con le tue opere ci racconti molto di questa nostra società contemporanea: dai soggetti, ai messaggi fino ovviamente all’uso di diversi medium. Tra arte digital, Intelligenza artificiale, NFT: qual’è il tuo rapporto con la tecnologia?
AC: Vedo la tecnologia come un potente strumento per aiutarmi nell’esprimere la mia creatività. Sono sempre stato un curioso e attento a cio’ che mi circonda. Come artista contemporaneo non posso ignorare cio’ che sta accadento intorno a me. Mi sento parte di un nuovo movimento artistico, fortemente connesso al digitale e alla tecnologia. Essere tra i primi a sperimentare in questa direzione so che sarà di ispirazione per chi arriverà dopo.
RP: Ho molto apprezzato la tua partecipazione attiva al sociale per esempio la tua partecipazione a diverse aste di beneficenza. Gli artisti hanno sempre avuto rilevanza nel evidenziare i problemi della società con le loro opere – per chiamare il pubblico alla riflessione – e alla ambita Call To Action. Oggi questo duplice ruolo dell’arte è quantomai necessario. In questa direzione c’è un messaggio o una riflessione che vuoi condividere – tra arte e sociale?
AC: So che attraverso il mio lavoro posso in qualche modo contribuire nell’aiutare qualcuno o sensibilizzare su tematiche importanti per la collettività. Fare del bene è una cosa bella, fa stare bene te e gli altri. Quando ero piccolo mia nonna mi diceva sempre: ciò che dai è tuo per sempre.
RP:Quali i tuoi prossimi progetti?
AC: Ho una visione a lungo periodo. So che una carriera artistica è un percorso fatto di moltissime esperienze, per questo non riesco a stare fermo. Non voglio stare fermo. Ho molti progetti in mente, sicuramente lavorare a una mostra personale è tra questi. Il resto ve li lascio scoprire strada facendo, ma ci saranno delle belle sorprese ve lo prometto.
RP: Cosa ne pensi delle nuove applicazioni di Intelligenza Artificiale Text to image anche in relazione alla creatività artistica?
AC: Il mio compito come artista non e’ giudicare ma essere testimone del mio tempo. Le nuove applicazioni di intelligenza artificiale rappresentano un importante sviluppo tecnologico per la nostra società in tutti i settori, anche nell’ambito della creatività artistica. Credo che queste nuove tecnologie AI possano essere uno strumento utile per gli artisti e siano in grado di offrire nuove opportunità creative, ma è importante considerare attentamente come vengono utilizzate e integrate nella pratica artistica. La tecnologia deve essere al servizio dell’artista per aiutarlo nell’esprimere al meglio la sua creatività, non puo’ essere usata come una scorciatoia per delegare a una macchina il proprio lavoro e la propria ricerca personale. Bisogna essere artisti, non fingere di fare gli artisti se si vuole fare la storia.
Biografia
Andrea Crespi è un artista visivo italiano il cui lavoro si sviluppa nella continua indagine di diversi media e temi, tra cui le illusioni ottiche, le trasformazioni sociali e la rivoluzione digitale. Materializza questi concetti con l’interpretazione dei cambiamenti culturali contemporanei.
Andrea Crespi nasce il 3 agosto 1992 a Varese. Laureato in design del prodotto industriale all’Istituto Europeo di Design a Milano, intraprende subito una carriera improntata sulla comunicazione e le arti visive. Parallelamente al suo lavoro di art director in un’agenzia creativa di Lugano in Svizzera, inizia il suo percorso artistico realizzando le sue opere come autodidatta e condividendole nei suoi social, soprattutto sul suo profilo Instagram. La costanza e la determinazione e la continua sperimentazione lo hanno aiutato a far riconoscere il valore del suo lavoro a livello internazionale. Decide così durante la prima pandemia, in un momento storico pieno di incertezza sul futuro, di lasciare il suo lavoro a tempo indeterminato per seguire la sua vera natura, aprire il suo studio e investire tutto il suo tempo e le sue energie nel suo progetto artistico. Oltre a realizzare opere di grande impatto visivo dove bellezza e provocazione sono temi centrali, viene spesso chiamato da importanti realtà come il Leopold Museum di Vienna, l’archivio storico di Milano, Bulgari per sviluppare progetti artistici, spesso connessi al mondo del fashion e su tematiche sociali.