Dal 5 marzo 2022, a Palazzo Bonaparte a Roma è possibile visitare la mostra dedicata al più grande videoartista contemporaneo: BILL VIOLA.
“BILL VIOLA. Icons of Light”
La fama di Bill Viola lo precede. L’artista del Queens, classe 1951 – è conosciuto nel mondo per essere uno tra i più importanti e visionari Maestri della videoarte. Sperimentazione, dimensione spirituale, riflessioni e tanta poetica sono gli elementi distintivi della sua produzione artistica. La mostra a Palazzo Bonaparte è un’occasione per ammirare un’esposizione che attraversa tutta la sua produzione, dagli anni Settanta a oggi, dai lavori che approfondiscono il rapporto tra uomo e natura, a quelli ispirati dall’iconologia classica. In questi ambienti raffinati dell’iconico palazzo Romano, lo spettatore potrà immergersi in un percorso che intreccia la meraviglia degli spazi barocchi del luogo con l’intensità delle video istallazioni dell’artista americano.
Bill Viola emoziona, cattura, trascina dentro le sue opere lasciandoci con il fiato sospeso fino all’ultimo fotogramma, ci avvicina all’esperienza mistica.
Sala dopo sala, i suoi video riempiono gli spazi e gli animi, e ci portano lontano. Iole Siena, Presidente del Gruppo Arthemisia
La mostra a Roma
Con la sapiente cura di Kira Perov, moglie dell’artista e direttore esecutivo del Bill Viola Studio, quarant’anni di lavoro vengono dispiegati attraverso un’accurata selezione di 15 lavori, in un percorso che inizia nel 1977-9 con The Reflecting Pool e termina nel 2014 con la serie “Martyrs” (2014) accanto a capolavori ipnotici quali Ascension (2000) e lavori della celeberrima serie dei “Water Portraits” (2013). Con le installazioni di Bill Viola ci troviamo in una dimensione di riflessione per la nostra contemporaneità che spazia dalla cultura buddista a quella cristiana, dal rapporto meditativo con la natura alla dimensione religiosa come nella serie dei suoi video “Passions”. Sono video che hanno una forza narrativa intensa che accompagnano lo spettatore in un viaggio interiore attraverso il mezzo elettronico e tecnologico.
Viola è una figura chiave non solo per la storia della videoarte, ma anche per la storia dell’arte più in generale. Un artista attraverso cui poter comprendere gli ultimi quarant’anni di cultura visiva.
I lavori di Bill Viola esposti a Palazzo Bonaparte si dispiegano in un percorso espositivo unico, in aperto dialogo con lo spazio, che ripercorre le tappe storiche della sua produzione artistica. Un gioco di passati ricostruiti e futuri anticipati, di temporalità espanse, grazie al lavoro particolare di Viola già concepito come un lavoro all’interno dell’immagine (il video in sé) ma anche esterno (il video come medium ibrido e come apertura al dialogo con lo spazio in cui è installato).
Il video diventa con Viola uno dei media a disposizione dell’arte contemporanea, un nuovo mezzo attraverso il cui linguaggio poter indagare una più profonda conoscenza dell’uomo e il suo rapporto con l’ambiente, gli intrecci tra tradizione orientale e occidentale, l’importanza iconica degli elementi naturali, e molte altre tematiche a cuore dell’artista.
Le tematiche della mostra: dalla nascita agli elementi naturali
I temi trattati sono visibili in mostra già dalla prima proiezione The Reflecting Pool (1977-79). Come in una metafora della nascita e della creazione, un uomo (l’artista stesso) sta in piedi al bordo di una piscina immersa nella natura e il suo riflesso nell’acqua: due temporalità (quella dell’immagine riflessa nell’acqua e l’ambiente intorno), due mondi (uno reale/virtuale e uno virtuale), due culture (uomo e natura); ma anche Oriente e Occidente, lo Yin e Yang, un lavoro sugli intrecci e le relazioni degli opposti.
La foresta, gli alberi, le piante, sono protagonisti nel video Study for The Path (2002). Observance (2002), uno studio della perdita e del dolore nelle sue molteplici espressioni personali, va concepita come una pittura in movimento, lentamente delle persone si avvicinano allo schermo guardando lo spettatore con aria sofferente. La mostra continua con un’opera, poco conosciuta al grande pubblico e non immediatamente ascrivibile al classico lavoro dell’artista americano: Unspoken (Silver & Gold) (2001).
Qui l’artista fa uso espressivo del volto umano concepito ancora una volta come soglia fra un esterno (ciò che noi vediamo del volto) e un interno (il nascosto delle emozioni). Observance e Unspoken, sono della serie “Passions”, opere che ritraggono emozioni al rallentatore estremo, incarnando l’umanesimo dei dipinti del Rinascimento.
Troviamo l’opera The Greeting (1995), qui esposto, ispirato alla Visitazione del Pontormo (1528-9). Come osserva Kira Perov nella sua prefazione al catalogo: “Il tempo è malleabile nelle mani di Bill Viola, dove ogni dettaglio del movimento e dell’espressione del viso e del corpo è visibile, dove un momento diventa eternità.” E ancora: Ascension (2000), che riprende il tema dell’acqua come elemento naturale, sperimentazione della natura ciclica della nostra esistenza e simbolo di nascita e di rinascita, per la cultura Occidentale, ma anche di purificazione nella cultura giapponese.
Allo stesso modo Three Women (2008) riprende il tema dell’acqua e, in questo caso, non come immersione (come in Ascension), ma come passaggio da una forma all’altra. Dagli anni Novanta, il lavoro di Viola si sviluppa sempre più all’interno di una dimensione performativa, in cui il corpo dell’attore diventa fondamentale. Lo vediamo nella serie dei “Water Potraits” (2013). Attori sott’acqua con espressioni rilassate, in pace con il mondo, attraversate dall’acqua, da quell’acqua che è per Viola l’elemento base della vita. Come l’immagine video, l’acqua fluisce e modifica, metafora del tempo in continuo cambiamento. Figure subacquee che non aprono gli occhi, e non prendono fiato, fluttuanti tranquille, sospese nel tempo.
Gli elementi naturali tornano prepotentemente nei video della serie “Martyrs” (2014). Terra, Aria, Fuoco e Acqua sono qui rappresentati da quattro diverse persone immobili che gradualmente vengono disturbati e infine sovrastati dall’elemento naturale di riferimento. È qui rappresentata l’accettazione finale della morte. “Martire” viene dal greco e vuol dire “testimone” e, per l’artista, queste persone sono testimoni di valori fondamentali della nostra cultura quali azione, coraggio, perseveranza, resistenza e sacrificio.
L’ARTISTA: Bill Viola
Bill Viola, nato nel 1951, è un pioniere nello sviluppo del video come mezzo principale di arte contemporanea. Da oltre 40 anni realizza lavori che si rivolgono costantemente alla vita, la morte e il viaggio intermedio. Nato a New York City, Viola si è laureato nel 1973 presso il College of Visual and Performing Arts della Syracuse University, dove ha studiato musica elettronica, performance art e film sperimentali e ha creato il suo primo video funziona con la tempestiva invenzione della videocamera/registratore portatile nel 1967.
Dopo la laurea, Viola ha trascorso 18 mesi a lavorare a Firenze, dove per la prima volta respira l’arte e l’architettura Rinascimentale. I suoi viaggi lo portano anche in terre lontane, come nelle Isole Salomone nel Pacifico meridionale e in Australia. In seguito, insieme a Kira Perov, sua moglie e collaboratrice, vive in Giappone dal 1980 al 1981, studiando la filosofia buddista Zen e sperimentando l’architettura, la calligrafia, il teatro Noh e molti altri aspetti della cultura giapponese che hanno influenzato il suo lavoro. Insieme si trasferiscono poi nel sud della California, sebbene lunghi viaggi continuino a portarli in luoghi come i monasteri buddisti tibetani di Ladakh nel nord dell’India, nelle Isole Fiji per filmare le cerimonie di camminata sul fuoco indù, ma anche nei siti archeologici dei nativi americani nel sud-ovest degli Stati Uniti con una spedizione di cinque mesi.
Tra le molte altre mostre personali, Viola ha rappresentato gli Stati Uniti nel 1995 alla Venezia Biennale, e due anni dopo, una sua importante rassegna organizzata dal Whitney Museum of American Art di New York ha viaggiato a livello internazionale. Attualmente Bill Viola e Kira Perov vivono a Long Beach, in California.
BILL VIOLA. Icons of Light, curata da Kira Perov è prodotta e organizzata da Arthemisia con la collaborazione del Bill Viola Studio.
La mostra vede come sponsor Generali Valore Cultura ed è consigliata da Sky Arte.
Catalogo edito da Skira e include un saggio a cura di Valentino Catricalà.
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Informazioni utili:
www.mostrepalazzobonaparte.it www.arthemisia.it
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