Ai Weiwei (Chinese, b. 1957) Dropping a Han-Dynasty Urn 1995 Triptych C-prints 150 x 166 cm each © Ai Weiwei

Ai Weiwei (艾未未) è un artista cinese estremamente poliedrico (scultore, pittore, performer, architetto, fotografo, regista e scrittore) e grande attivista per i diritti umani.

C’è un impatto politico nelle mie opere e non smetto di essere artista quando mi occupo di diritti umani. Tutto è arte, tutto è politica” Ai Weiwei

Ai Weiwei: l’arte (e l’attivismo) nel DNA

Ai Weiwei nasce a Pechino il 28 agosto 1957, figlio di Ai Qing (1910-1996), famoso poeta (e pittore) noto anche per essersi fortemente opposto al regime di Mao. Si diploma  all’Accademia del Cinema, ed inizia a dedicarsi alla pittura. Negli anni Settanta fonda insieme ad altri artisti, il collettivo Stars. Nel settembre del 1980 Stars ottiene il permesso di realizzare un’esposizione presso la China Art Gallery di Pechino: questa sarà la prima mostra di arte contemporanea in un museo cinese.

“If my art has nothing to do with people’s pain and sorrow, what is ‘art’ for?”
Ai Weiwei

Il periodo Americano

Nel 1981 Ai Weiwei arriva negli Stati Uniti e a New York dove lavora e frequenta i corsi alla Parsons The New School For Designe l’Art Students League. Nel marzo del 1988 espone alla Ethan Cohen Gallery ed incontra e scopre artisti come Allen Ginsberg, Jasper Johns, Andy Warhol e, soprattutto, Marcel Duchamp. Ai Weiwei ammira molto Duchamp perché come lui reputa che l’arte sia parte integrante e pulsante della vita. Tra i suoi primi ready-made ricordiamo appunto  Profile of Duchamp. Sunflower seeds: una gruccia trasformata nel profilo dell’artista con all’interno dei semi di girasole, un alimento primario Cinese.
Ai Weiwei
Ai Weiwei (Chinese, b. 1957) Profile of Duchamp, Sunflower Seeds 1983 From New York Photographs, 1983-1993 C-print 20 x 28.5 cm © Ai Weiwei

Tra Architettura e Semi di girasole

Quando il padre si ammala torna a Pechino: siamo nel 1993. Nel 1997 crea il “China Art Archives & Warehouse” (CAAW): inizia ad occuparsi anche di architettura. Due anni dopo nel 1999 Ai Weiwei inaugura il suo studio personale a Caochangdi e nel 2003 fonda lo studio di architettura FAKE Design. Nello stesso con gli architetti svizzeri Herzog & de Meuron, lavora alla costruzione dello stadio Olimpico, il cosiddetto Nido d’Uccello, destinato a diventare un nuovo simbolo della città di Pechino.

Sempre in questo anno realizza Map of China: una scultura-puzzle composta da legni recuperati dei templi della dinastia Qing (1644-1911) e distrutti dal regime. Nel 2010 Ai Weiwei arriva alla Tate con “Modern Sunflower Seeds”: milioni di piccole opere, ognuna apparentemente identica, ma in realtà unica. Per quanto realistici possano sembrare, questi gusci di semi di girasole a grandezza naturale sono in realtà finemente realizzati a mano in porcellana. É un grande successo.

Ai Weiwei e l’architettura

Abbiamo sottolineato quanto Ai Weiwei sia un artista poliedrico e nella sua produzione artistica l’architettura ha sicuramente un ruolo estremamente rilevante. L’interesse verso l’architettura si amplifica durante i suoi anni cinesi che lo portano a realizzate progetti e collaborazioni con un marcato valore di connessione sociale. Partecipa infatti alla realizzazioni di importanti opere collettive a cominciare dal 2002 anno in cui si dedica al progetto Jinhua Architecture Park: 17 padiglioni realizzati da più architetti lungo il fiume della sua città nativa. Nel 2008 a Ordos (Mongolia) realizza 100 nuove residenze. Collabora con Herzog & De Meuron alla realizzazione dello Stadio Nazionale di Pechino (o Bird’s Nest, 2008) e il già citato Serpentine Pavilion nel 2012 per Hyde Park a Londra.

“Without freedom of speech, there is no modern world, just a barbaric one.“

Attivista per i diritti umani

Weiwei ha una chiara visione della vita e dei diritti dell’uomo: le sue opere portano un grande messaggio. Oltre che artista, il suo blog è una finestra aperta per dar voce al sociale. Nel 2008, quando il terremoto di Sichuan provoca ben 70mila vittime (molti studenti morirono sotto le mura delle scuole) Weiwei accusa apertamente il governo cinese di aver usato materiali scadenti per costruire gli edifici e sul suo (seguitissimo) blog pubblica i nomi dei bambini morti nel devastante terremoto: 5mila nomi di bambini. Nel 2009 le autorità cinesi chiudono il blog e l’anno seguente la giunta municipale di Shanghai richiede che lo studio di Malu Twon sia chiuso e demolito. Lo studio sarà in effetti demolito l’11 gennaio anche se Ai Weiwei riuscirà a recuperarne una parte.

L’Arresto

Il suo fervido attivismo sociale trova presto l’opposizione e la condanna da parte del regime: il 2 aprile 2011 Ai Weiwei viene arrestato e confinato in una località segreta dove rimarrà in reclusione per ben 81 giorni, fino al 22 giugno 2011. La notizia dell’arresto fece subito il giro del mondo.

Expressing oneself is a part of being human. To be deprived of a voice is to be told you are not a participant in society; ultimately it is a denial of humanity.

I grandi musei del mondo lanciano un appello e una petizione online per la liberazione dell’artista, che raccoglie l’adesione di migliaia di persone. Il 15 maggio 2011 – dopo oltre un mese di detenzione, la moglie Lu Qiong viene autorizzata a fargli visita, un incontro comunque in presenza delle autorità ma che rassicurò l’opinione pubblica mondiale sulle condizioni dell’artista.  Il 22 giugno viene liberato su cauzione. La liberazione è avvenuta in concomitanza del viaggio del premier Wen Jiabao in Europa. Dopo essere stato tenuto sotto stretto controllo e col divieto di espatrio, nel luglio del 2015 gli viene finalmente restituito il passaporto.

Ai Weiwei e la connessione con il sociale

Ai Weiwei non ha creato solo opere d’arte nell’accezione ampia del termine (dall’architettura alle performances) ma ha saputo creare una rete, una voce politica attivista: è un contenitore sociale, un agente provocatore. É un uomo, una figura unica che scuote le masse, dando loro voce, dando importanti spunti di riflessione. Lo fa attraverso l’arte, la scrittura – perchè come lui stesso afferma “Art belongs to everybody. Everybody has the ability to make art.” L’arte di Weiwei è quella di un linguaggio più democratico.