Donne pittrici: 5 autoritratti di artiste che hanno fatto la storia dell’Arte

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autoritratti di donne pittrici
autoritratti di donne pittrici

Ritratti di donne e autoritratti di artiste: da musa ispiratrice ad artista

La donna è da sempre una protagonista indiscussa nella rappresentazione artistica – dalla pittura alla scultura. Dal nudo femminile che rimanda alla divinità alla Madonna nelle rappresentazioni che caratterizzano il Cristianesimo. La donna è stata per secoli un “simbolo e musa” resa immortale dall’estro artistico degli artisti. Ma ancora nel XVI le donne sono lontane dall’attività artistica e dall’essere riconosciute al pari di un artista.

Autoritratti di artiste

Per vedere le donne diventare protagoniste attive nel mondo dell’arte – e non meri ritratti – dobbiamo aspettare l’età moderna. Fanno eccezione per alcune pioniere – donne sicuramente coraggiose – che armate di talento, ambizione e tanta tenacia – hanno sfidato la società: ne sono un esempio Artemisia Gentileschi e Berthe Morisot. Passeranno secoli per vedere riconosciuto il ruolo delle donne nel mondo dell’Arte, per poter ammirare modelli di indipendenza come nel caso di Tamara de Lempicka. Per omaggiare le donne artiste abbiamo selezionato cinque splendidi autoritratti di artiste della Storia dell’Arte: da Sofonisba Anguissola a Frida.

Cinque autoritratti di artiste che hanno fatto la storia

1 – Sofonisba Anguissola Autoritratto, 1554

Sofonisba Anguissola Autoritratto, 1554 Vienna, Kunsthistorisches Museum
Sofonisba Anguissola Autoritratto, 1554 Vienna, Kunsthistorisches Museum

Nata a Cremona nel 1532 in una famiglia aristocratica – gli Anguissola – Sofonisba fu una delle prime donne artiste della pittura europea. Si forma nella scuola di Bernardino Campi (forte sarà l’influenza del pittore lombardo sul suo stile), Sofonisba si specializzerà nel campo della ritrattistica. La vediamo diventare una figura importante nelle corti italiane grazie anche alla sua competenza letteraria e musicale. Vasari la cita nelle sue “Vite” ed il padre scriverà a Michelangelo al quale invierà anche i disegni della figlia – tra i quali Fanciullo morso da un gambero. La allora giovane artista cremonese – a soli 20 anni – aveva avuto la sensibilità e capacità di cogliere e rappresentare l’espressione del dolore infantile nel disegno e Michelangelo lo apprezzò molto. Sofonisba rappresenta la pittura italiana rinascimentale al femminile.

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2 – Artemisia Gentileschi, Autoritratto come allegoria della Pittura

Artemisia Gentileschi, Autoritratto come allegoria della Pittura (1638-1639); olio su tela, 98,6×75,2 cm, Royal Collection, Windsor
Artemisia Gentileschi, Autoritratto come allegoria della Pittura (1638-1639); olio su tela, 98,6×75,2 cm, Royal Collection, Windsor

La vita di questa straordinaria donna e artista del XVII ha ispirato intere generazioni. Dobbiamo essere grati ad Artemisia per la sua tenacia – che le ha permesso di diventare una pittrice di successo – e a noi, oggi – non rimane che ammirare le sue eccezionali opere d’arte ed ispirarci a lei. Perchè Artemisia era una donna davvero innamorata del suo lavoro tanto da decidere che la sua professione sarebbe stata quella di pittrice, scelta per niente facile per una donna nel XVII. Il suo “fare artistico” e la sua biografia – intensa e travagliata – ha impressionato e ispirato molti dopo di lei, compreso il critico Roberto Longhi  che l’aveva definita “l’unica donna in Italia che abbia mai saputo cosa sia pittura, e colore, e impasto, e simili essenzialità“.

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Il dipinto “Allegoria della Pittura”, segue i canoni iconografici descritti nella Iconologia di Cesare Ripa del 1611: la Pittura è personificata da una donna che indossa una catena d’oro con un medaglione a forma di maschera, ha i capelli neri un po’ scarmigliati e tiene in una mano il pennello e nell’altra la tavolozza. Sebbene qui Artemisia riprende perfettamente i dettami iconografici dell’Allegoria di Ripa, il taglio è originale e ardito.

3 – Berthe Morisot (1841-1895) Autoritratto 1885

Berthe Morisot (1841-1895) Autoritratto 1885 Olio su tela Cm 61 x 50 Parigi, Museo Marmottan-Claude Monet, Fondazione Denis e Annie Rouart Legato di Annie Rouart, 1993 © Musée Marmottan Monet, Paris / Bridgeman Images / Service Presse
Berthe Morisot (1841-1895) Autoritratto 1885 Olio su tela Cm 61 x 50 Parigi, Museo Marmottan-Claude Monet, Fondazione Denis e Annie Rouart Legato di Annie Rouart, 1993 © Musée Marmottan Monet, Paris / Bridgeman Images / Service Presse

«Soltanto una donna ebbe la capacità di creare uno stile, e quella donna fu Berthe Morisot. I suoi quadri sono le uniche opere che non potrebbero essere distrutte senza creare un vuoto, uno iato nella storia dell’arte» George Moore

Berthe Morisot è un artista con un talento eccezionale, è una donna indipendente e grande innovatrice in campo artistico. Ci troviamo in un periodo storico in cui l’Accademia era ancora inaccessibile alle donne (l’École des beaux-arts aprirà le porte al gentilsesso nel 1897). La sua arte si posiziona al centro delle avanguardie: è una  innovativa del movimento impressionista e partecipa a tutte le mostre del gruppo (tranne  quella del 1879). Instancabile lavoratrice: realizza circa quattrocento opere e dipingerà dino alla more, sopraggiunta prematuramente nel 1895. I dipinti di Morisot sono capolavori da ammirare: i suoi personaggi sono poesie silenziose fatti di colori e sogni.

 “Otterrò la [mia indipendenza] solo a forza di perseveranza e manifestando molto apertamente l’intenzione di emanciparmi” Berthe Morisot, 1871.

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4 – Frida Kahlo, Autoritratto con collana di spine e colibrì, 1940

Frida Kahlo Autoritratto con collana di spine e colibrì, 1940 Olio su lamina metallica 63,5 x 49,5 cm Harry Ranson Center, USA Riproduzione formato Modlight © Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F.
Frida Kahlo, Autoritratto con collana di spine e colibrì,, 1940
Olio su lamina metallica 63,5 x 49,5 cm
Harry Ranson Center, USA – Riproduzione formato Modlight
© Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F.

Frida Kahlo (all’anagrafe Magdalena Carmen Frieda Kahlo y Calderó)  è stata una pittrice messicana.  Il 6 luglio 1907 nasce a Coyoacán, una delegazione di Città del Messico. Oltre ad essere stata un’artista eccezionale, la conosciamo per la sua vita – purtroppo – molto travagliata. Frida ha dovuto affrontare una serie di sfortunati eventi, dall’incidente che le lesionò la colonna vertebrale al suo tormentato amore per Diego Rivera. Nel 1953, per fermare un’infezione, le fu amputata la gamba destra. A soli 47 anni muore di embolia polmonare. Dalla sofferenza nasce la sua forza. Frida non si arrende mai.

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Parlando di Autoritratti, Frida Kahlo ha realizzato innumerevoli suoi autoritratti, il suo genere preferito.  L’artista messicana si dipinge qui in una posa frontale, impassibile, con uno sfondo volontariamente anti-naturalistico. La collana di Spine la rende martire in questa sua rappresentazione ma impassibile al dolore, quasi apatica. Molti sono i rimandi simbolici, in primis il colibrì morto, appeso alla collana – che nella tradizione messicana è usato come amuleto per portare fortuna in amore. Ecco qui che vediamo una donna che porta nell’anima le sue sofferenze e l’immenso dolore che patì a seguito del divorzio da Diego Rivera.

5 – Tamara de Lempika, Autoritratto nella Bugatti verde

Tamara de Lempicka, Autoritratto nella Bugatti verde (1932)
Tamara de Lempicka, Autoritratto nella Bugatti verde (1932)

Tamara de Lempicka è stata una donna emancipata e rivoluzionaria per il suo tempo. Le sue opere sono icone di modernità, tra sensualità ed eleganza delle forme. Protagonista indiscussa dell’Art Déco oggi è riconosciuta come una delle artiste più carismatiche e amate del ‘900. La pittrice polacca è stata un modello di indipendenza e in questo capolavoro “autoritratto nella Bugatti Verde” si rappresenta nelle vesti tipiche di un uomo al volante – con guanti e caschetto -. Tamara afferma così il suo ruolo nella società ma senza mai rinunciare alla sua sensuale femminilità.

“Volevo rappresentare la “donna eccessiva” connubio di bellezza e perversione senza trascurare l’eleganza della figura. Insomma il prototipo del moderno e spregiudicato dinamismo costruito sull’immagine simbolica del femminile negli anni venti e trenta.” Tamara de Lempicka

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