5 dipinti inquietanti e “mostruosi” della Storia dell’Arte

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dipinti inquietanti e "mostruosi" della Storia dell'Arte: Goya, Saturno che divara il figlio
dipinti inquietanti e "mostruosi" della Storia dell'Arte: Goya, Saturno che divara il figlio

I dipinti Inquietanti della storia dell’arte

Nella storia dell’Arte troviamo infiniti dipinti inquietanti che rappresentano scene spaventose e mostruose. Il tema dell’orrore, della paura, dell’ansia e della sofferenza è stato indagato a fondo dagli artisti di tutti i secoli. Ed ecco: guerre, mostri mitologici, belve, scene di terrore e paura. Tra le tante opere d’arte “mostruose” ne abbiamo scelte 5 che vi raccontiamo.

L’urlo di Edvard Munch, 1893

Edvard Munch, L’Urlo, 1893, olio, tempera, pastello su cartone, 91×73,5 cm – Galleria Nazionale, Oslo

«Una sera passeggiavo per un sentiero, da una parte stava la città e sotto di me il fiordo… Mi fermai e guardai al di là del fiordo, il sole stava tramontando, le nuvole erano tinte di rosso sangue. Sentii un urlo attraversare la natura: mi sembrò quasi di udirlo. Dipinsi questo quadro, dipinsi le nuvole come sangue vero. I colori stavano urlando. Questo è diventato L’urlo» Edvard Munch

L’urlo di Munch è un dipinto che ti prende lo stomaco: i colori e le forme di questo capolavori creano insieme una fortissima suggestione nell’osservatore. Questo sentimento d’inquietudine è proprio del pessimismo della fin de siècle, che vede il crollo di un sistema di valori e che portò artisti, scrittori e pensatori ad una grande riflessione interiore. E proprio ” L’Urlo” ci grida con forza e con incredibile intensità questo malessere, diventando un Urlo universale simbolo di angoscia e paura.

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Saturno che divora i suoi figli di Goya, 1819-1823

Goya, Saturno che divora i suoi figli – Museo del Prado di Madrid.

Saturno che divora i suoi figli (Saturno devorando a su hijo) è un olio su intonaco trasportato su tela (146×83 cm), dipinto da Goya nel 1821-1823 e conservato al museo del Prado di Madrid.

L’opera rappresenta una scena raccapricciante e terrificante: Saturno divora uno dei suoi figli appena nati. Saturno è  rappresentato con le fauci spalancate, gli occhi che paiono uscire dalle orbite, le mani che lambiscono il corpo sembrano delle morse dalla forza disumana – un atto di violenza che prende lo stomaco. La drammaticità della scena è amplificata dallo sfondo nero e dalle pennellate forti e intense. L’opera fa parte del ciclo Pitture Nere che comprende quattordici dipinti realizzati da Goya – dipinti inquietanti e capolavori assoluti.

La storia: Crono (qui rappresentato come Saturno), figlio di Urano era il più giovane dei Titani. La profezia a lui legata narra che uno dei suoi figli lo avrebbe destituito dai suoi poteri e per questo motivo il grande Titano iniziò a divorarli uno ad uno. Sua moglie Rea riuscì a salvare solo uno dei suoi figli: Zeus, il sestogenito, che mise in salvo nell’isola di Creta. Zeus, una volta diventato adulto affrontò e sconfisse il padre, costringendolo a restituire i figli mangiati – diventando il Re degli Dei.

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Scudo con testa di Medusa di Caravaggio, 1597

Scudo con testa di medusa, Caravaggio, circa 1598, © Galleria degli Uffizi di Firenze.

Il capolavoroScudo con testa di Medusa” è un dipinto di Michelangelo Merisi da Caravaggio, realizzato circa nel 1598, oggi conservato presso la Galleria degli Uffizi di Firenze. Esistono  due versioni della testa di medusa Caravaggio: una conservata a Firenze (in foto) e una facente parte di una collezione privata.

La testa della Medusa è rappresentato tagliata dal corpo – con il sangue che fuoriesce dal collo – “urla tutto il suo terrore”. Gli occhi sono spalancati e trasmettono il terrore prima della morte. La fronte corrugata, la bocca spalancata e il fondo oscuro dell’interno, sono enfatizzati dalla luce che che evidenzia anche l’orrore della capigliatura di serpi.

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Volto della guerra di Salvador Dalì, 1940

Salvador Dalí, Le visage de la guerre (El Rostro de la Guerra), 1940, olio su tela, 79 x 64 cm. Rotterdam, Museum Boijmans Van Beuningen
Salvador Dalí, Le visage de la guerre (El Rostro de la Guerra), 1940, olio su tela, 79 x 64 cm. Rotterdam, Museum Boijmans Van Beuningen

Cos’è più terrificante della guerra? Questo dipinto di Salvador Dalí è stato realizzato in seguito allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e negli anni della guerra civile spagnola. Rappresenta gli orrori della guerra e la distruzione e morte che questa causa.

È qui rappresentato un grande e terrificante volto con la pelle scura, in una smorfia di dolore che sembra urlare tutta la sua disperazione. All’interno delle due orbite oculari e della bocca sono disegnati dei teschi che, a loro volta, hanno altri teschi all’interno delle tre cavità: un continuo rimando alla morte. Un paesaggio desertico indica che non c’è prosperità durante una guerra. I serpenti minacciosi con le fauci spalancate enfatizzano questo orrore. Questa è una perfetta rappresentazione universale della guerra.

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Frida Kahlo, A Girl with Death Mask, 1938

dipinti inquietanti
Frida Kahlo (1907 – 1954), “Bambina con maschera di morte” (“Niña con mascara de muerte” 1938), olio su metallo, 14.9 X 11. Nagoya City Art Museum, Nagoya, Giappone

Frida ci ha dato con questo dipinto una bimba con una maschera della morte che va oltre la tradizione Messicana. È un’immagine inquietante – che ci trasmette tormento e terrore. È l’immagine della morte su una bambina innocente.

Frida rappresenta una bambina, probabilmente un’autoritratto all’età di quattro anni. La bimba indossa una maschera per la celebrazione del giorno dei morti in Messico. Tra le mani la tiene un tagetes, un fiore che viene spesso portato in offerta ai defunti nei giorni della festa dei morti. A terra troviamo una seconda maschera – questa è mostruosa –  raffigurante una tigre, simbolo di sacrificio. Questa seconda maschera ci da la vera chiave di lettura del dipinto – un rimando all’esperienza dell’aborto. Frida soffrì molto per la scelta di Diego Rivera di non avere figli e per questo motivo Frida abortì più volte. Questo dipinto ci trasmette tutto l’orrore e il senso di colpa dell’artista messicana – è uno dei dipinti più inquietanti di Frida.

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Rebecca Pedrazzi
Classe 1982, laureata in Storia e Critica dell’Arte presso l’Università degli Studi di Milano con la tesi “Il Mercato dell’Arte nel decennio 1998-2008”. Dopo la laurea viaggia in Europa e si trasferisce a Londra. Rientrata a Milano, la sua città natale, lavora come Art-Advisor e commerciale nel settore Luxory. Ha collaborato con diverse testate, online e cartacee, con articoli di approfondimento sull’arte. Dopo aver conseguito il patentino da giornalista pubblicista, fonda nel 2017 NotiziArte, website di notizie d’arte e cultura. É autrice del libro "Futuri possibili. Scenari d'arte e Intelligenza Artificiale" edito con Jaca Book nel 2021.