La mostra di Antonio Ligabue a Parma: tra natura ed espressività

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Antonio Ligabue, Tigre assalita dal serpente, 1953, olio su faesite, cm 66x80

“Ligabue e Vitaloni. Dare voce alla natura”

Fino al 30 Maggio, la mostra su Antonio Ligabue sarà ospitata nel nuovo spazio espositivo all’interno del bellissimo Palazzo Tarasconi. L’inaugurazione era inizialmente prevista per il mese di Aprile ma a causa del Covid-19 è stata posticipata a Settembre. L’esposizione è ideata e realizzata da Augusto Agosta Tota, Marzio Dall’Acqua e Vittorio Sgarbi. L’organizzazione è affidata al Centro Studi e Archivio Antonio Ligabue di Parma e promossa dalla Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma. La mostra si inserisce nel ricco  calendario d’iniziative di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020+21.

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Testa di tigre, 1953-54, olio su faesite, cm 66,4×57,4

Una mostra tra arte e natura

Ligabue, uno degli autori più geniali e originali del Novecento italiano, è il protagonista di una straordinaria mostra a lui dedicata che mette in luce anche un nucleo importante di opere dedicate al mondo naturale e animale. Si potranno ammirare 83 dipinti e 4 sculture – dagli autoritratti ai paesaggi. Troviamo anche 15 opere plastiche di Michele Vitaloni che riprendono il fil rouge della mostra – ossia il rapporto con il mondo naturale e animale. Al Fidenza Village sarà invece esposto un capolavoro del Maestro, Leopardo su roccia – fino al 1° novembre 2020.

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Torneremo a guardare il mondo attraverso gli occhi di Antonio Ligabue – afferma Augusto Agosta Tota, presidente della Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma -. Come il grande pittore della Bassa, in questi mesi d’isolamento, abbiamo imparato a provare nel nostro profondo un sentimento di angoscia, di dolore e d’impotenza, mischiato a quello di speranza e di attesa di una normalità che sentivamo di poter raggiungere”.

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Vedova nera, 1951, olio su faesite, cm 102×134

L’organizzazione della mostra

Davvero interessante e di grande impatto visivo l’allestimento realizzato da Cesare Inzerillo che conduce il pubblico nell’immaginario creativo di questo artista – analizzandone i temi principali. Di grande suggestione sono sicuramente gli autoritratti del Maestro: il suo volto è espressione di uno stato d’animo e di una condizione umana tormentata – talvolta tra desolazione e angoscia – vero specchio dell’animo sensibile del Maestro.

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“C’è il mondo interiore che si esibisce nei suoi autoritratti – afferma Vittorio Sgarbi – Ligabue parla con se stesso, si chiede e ci chiede qualcosa. Anche in questo caso è evidente il disagio. Ligabue si batte la testa con un sasso, cerca di scacciare gli spiriti maligni. L’autoritratto non è una forma di narcisismo, esprime la necessità di capirsi meglio, in un processo di autoanalisi. L’autoritratto è l’immagine del malessere, e Ligabue ci tiene a farlo conoscere”.

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Autoritratto con sciarpa rossa, 1958, olio su faesite, 75×59

Ligabue: il richiamo della Natura

Proseguiamo con le opere è dedicate alla naturala, in particolare al regno animale – soprattutto selvatico. Tra i capolavori in mostra citiamo: Aratura del 1961, Cortile del 1930, l’espressivo e bellissimo Leopardo con bufalo e iena (1928),  Tigre assalita dal serpente (1953), Re della foresta (1959), Vedova nera (1951).

“Gli animali che Ligabue vede nella foresta – ci spiega Vittorio Sgarbi – sono simboli di forza, di energia, emblemi di un desiderio di libertà, di riscatto. Ligabue, uomo umiliato ed emarginato, come pittore si afferma e vince attraverso la potenza gloriosa dell’animale. La tigre domina la foresta, la sua aggressività è vincente, ma la sua vittoria è pericolo, è la dimensione bellicosa dell’umanità. Ligabue parla di sé, definisce il suo mondo, visto e immaginato, e comunque reale. E se parla di se stesso, non parla con se stesso perché non deve comunicarsi niente”.

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La Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma presenta – in occasione di questa mostra – i tre volumi del “Catalogo generale di Antonio Ligabue. Pitture, sculture, disegni e incisioni” (edizione bilingue italiano e inglese) con testi, tra gli altri, di Augusto Agosta Tota, Vittorio Sgarbi, Flavio Caroli, Marzio Dall’Acqua.