Stonehenge: scoperta la popolazione che costruì il monumento Neolitico

Nuovi studi sulla popolazione che costruì Stonehenge, il monumento neolitico famoso in tutto il mondo sito nei pressi di Amesbury, in Gran Bretagna. Lo studio sul DNA rivela che i “costruttori” del sito provenivano dalle coste del Mar Egeo.

La popolazione dell’Anatolia

La domanda che ha sempre avuto fino ad oggi in risposta solo ipotesi: chi furono i costruttori di Stonehenge? La risposta viene da uno studio realizzato da un team di ricerca internazionale coordinato dalla dottoressa Selina Brace e da genetisti del Museo di Storia Naturale di Londra. La nuova scoperta rivela che la popolazione che realizzò Stonehenge arrivava dall’Anatolia (l’attuale Turchia). Questa popolazione avrebbero viaggiato verso ovest attraverso il Mediterraneo prima di approdare in Gran Bretagna circa 6.000 anni fa.

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Photo Credit: https://www.english-heritage.org.uk

Nature Ecology & Evolution

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Ecology & Evolution . Secondo gli studiosi, la popolazione che viveva in Inghilterra durante la costruzione di Stonehenge, aveva i caratteri genetici dei contadini dell’Anatolia (che introdottussero l’agricoltura in Europa), che erano giunti in parte fino all’Europa centrale risalendo il Danubio e un piccolo gruppo avrebbe viaggiato verso ovest attraverso il Mediterraneo. Queste popolazione migrata in Gran Bretagna non introdusse solo l’agricoltura, che trasformò la vita dei cacciatori-raccoglitori presenti, ma anche competenze in campo di costruzioni. Furono quindi i discendenti di questa popolazione che costruirono Stonehenge, che secondo la datazione al radiocarbonio inizia nel 3100 a.c. circa e termina nel 1600 d.c.

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Lo studio del DNA

Lo studio parte dall’analisi del Dna dei resti di 47 agricoltori del neolitico (6.000-4.500 a.C.) e di 6 cacciatori del mesolitico (11.600- 6.000 a.C.). Negli Studi è compreso il “Cheddar Man” – i resti dell’uomo più vecchio in Gran Bretagna. Mark G Thomas, professore di genetica evolutiva all’University College di Londra, che ha co-scritto lo studio, ha anche rilevato “notevoli variazioni nei livelli di pigmentazione in Europa” durante l’età della pietra, come mostrato dai campioni genetici che hanno esaminato.

 

Photo Credit: https://www.english-heritage.org.uk

Rebecca Pedrazzi
Rebecca Pedrazzi
Classe 1982, laureata in Storia e Critica dell’Arte presso l’Università degli Studi di Milano con la tesi “Il Mercato dell’Arte nel decennio 1998-2008”. Dopo la laurea viaggia in Europa e si trasferisce a Londra. Rientrata a Milano, la sua città natale, lavora come Art-Advisor e commerciale nel settore Luxory. Ha collaborato con diverse testate, online e cartacee, con articoli di approfondimento sull’arte. Dopo aver conseguito il patentino da giornalista pubblicista, fonda nel 2017 NotiziArte, website di notizie d’arte e cultura. É autrice del libro "Futuri possibili. Scenari d'arte e Intelligenza Artificiale" edito con Jaca Book nel 2021.