Nel panorama dell’arte contemporanea, l’integrazione tra tecnologia, scienza e creatività è sempre più essenziale per affrontare tematiche complesse e attuali come la crisi climatica. L’opera “Destination Earth” di Salomé Bazin, realizzata durante la residenza S+T+ARTS GRIN e curata da CINECA e Kilowatt, è un esempio di come l’arte possa dialogare con le più avanzate tecnologie e la ricerca scientifica per generare consapevolezza. Questa creazione non solo esplora il delicato equilibrio tra le attività umane e gli ecosistemi marini, ma mostra anche l’importanza della collaborazione con data scientist e professionisti scientifici per tradurre dati complessi in una narrazione visiva potente e accessibile. L’intervista agli scienziati coinvolti offre un’opportunità – e un prezioso approfondimento – per comprendere come tali sinergie possano amplificare il potenziale espressivo e comunicativo dell’arte, mantenendo intatto il suo valore estetico e di riflessione critica. Grazie alla collaborazione con CINECA abbiamo quindi avuto l’opportunità di intervistare professionisti come la dottoressa Alice Affatati (OGS), Emanuela Clementi (CMCC), Chiara Scaini (OGS), Stefano Salon (OGS) e approfondire il loro contributo – e punto di vista a seguito della collaborazione con l’artista Salomé Bazin per la realizzazione dell’opera “Destination Earth”. Buona lettura.
INTERVISTA a Alice Affatati (OGS), Emanuela Clementi (CMCC), Stefano Salon (OGS), Chiara Scaini (OGS)
In che modo la tua expertise scientifica ha contribuito alla realizzazione dell’opera “Destination Earth”?
I nostri gruppi di ricerca lavorano nel campo della modellistica oceanografica, dell’acustica marina e dei rischi naturali. In particolare, nell’ambito della produzione operativa di previsioni per il Mar Mediterraneo ci focalizziamo sulle componenti fisiche e biogeochimiche del mare e sulle dinamiche che le regolano, studiamo la propagazione acustica e i suoi effetti sugli ecosistemi marini, sviluppiamo metodologie per la valutazione degli impatti legati ai rischi naturali. Abbiamo avuto l’opportunità di interagire con Salomè e di spiegare l’architettura con cui generiamo i dati delle nostre simulazioni numeriche, il loro significato e l’importanza che rivestono in numerose applicazioni pratiche.
Quali sono i benefici reciproci di una collaborazione tra scienza e arte?
Scienza e arte sono spesso considerate agli antipodi ma in realtà hanno molti punti in comune, essendo entrambe guidate da una forte curiosità. Una collaborazione tra questi due mondi è necessaria e sempre più favorita nell’ ambito della ricerca scientifica. I linguaggi artistici permettono di comunicare i concetti scientifici in modo più efficace e diretto, senza troppi filtri conoscitivi, permettendo di raggiungere un pubblico ampio e diverso. Ma non è solamente questo il vantaggio: adottare nuovi linguaggi e interagire con il mondo artistico puo’ trasformare il messaggio scientifico e aprire prospettive non sempre evidenti ai ricercatori.
Quali contenuti scientifici (data-set, metodologie, algoritmi, tools) sono stati forniti o elaborati come contributo preparatorio alla realizzazione dell’opera d’arte e quali strumenti o tecnologie scientifiche sono stati utilizzati ?
Abbiamo fornito esempi di dataset scientifici (ad esempio, dati sulla velocità del suono in mare) ed esempi dei vari rumori o suoni sottomarini, tra cui il rumore delle navi o le vocalizzazioni di cetacei. Questi sono serviti come esempio per elaborare una rappresentazione del soundscape marino e a dare un’idea di come il suono prodotto dalle sorgenti antropogeniche possa mascherare i suoni prodotti dalla fauna. I dati sulle correnti oceaniche, tridimensionali, sono stati utilizzati per mappare e visualizzare queste variabili, mettendo in evidenza l’estrema complessità dinamica in aree come la Corrente del Golfo.
Il contatto e la collaborazione con un artista hanno influenzato in qualche modo il tuo approccio alla ricerca?
Sì, abbiamo collaborato con una coreografa, una danzatrice, un musicista e una disegnatrice con i quali abbiamo prodotto una performance e una serata-spettacolo per trasmettere i risultati della nostra ricerca. Lavorare con loro è stato utile per identificare quali sono i messaggi chiave del nostro lavoro e gli esempi che permettono di trasmetterlo in modo efficace. Vedere i concetti su cui lavoriamo tradotti in un altro linguaggio ci fa riflettere su cosa conta davvero nel messaggio che vogliamo trasmettere, facendoci diventare migliori comunicatori.
links: https://invisiblecities.eu/evento/cartografia-dello-smarrimento
Ci sono stati processi inaspettati che sono emersi durante questa collaborazione?
Una delle piacevoli scoperte fatte è stata relativa ai differenti linguaggi che si usano nella ricerca e nelle discipline più artistiche per comunicare gli stessi concetti. Confrontarsi con esperti di diverse discipline ha sicuramente aiutato a vedere diversi lati dello stesso argomento.
Come vedete il futuro delle collaborazioni tra scienziati e artisti?
Pensiamo che nonostante la crescente settorializzazione della conoscenza, la vera evoluzione richieda un approccio più olistico. La creazione di collegamenti, collaborazioni e contaminazioni tra i diversi settori, non separati ma complementari, sarà sempre più importante non solo per comunicare la scienza ma anche per creare nuovi modi di vedere il mondo e la sua complessità e diversità. In questo contesto, le collaborazioni tra scienza e linguaggi artistici sono necessarie e (spero) destinate a crescere.
BIOGRAFIE
Alice Affatati – Dottoranda presso l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS e l’università di Trieste, si occupa di bioacustica marina e dell’effetto del rumore sulla fauna marina. Ha lavorato con gruppi di ricerca internazionali in Sud Africa, Namibia, Germania, Spagna e Canada.”
Emanuela Clementi – una scienziata presso il Centro Euro Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici (CMCC), dove dirige la Divisione “Sistemi di Previsione Oceanica Regionale” (ROFS). È un ingegnere ambientale e ha conseguito un dottorato in Ingegneria Idraulica e Marittima. Ha oltre 10 anni di esperienza nella previsione numerica operativa, con particolare attenzione alla dinamica del Mar Mediterraneo e alle interazioni tra correnti e onde.
Stefano Salon – Dirigente di ricerca presso l’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale – OGS, si occupa di oceanografia operativa, dinamica dei processi fisici-biogeochimici nei sistemi marini, studi climatici per il Mar Mediterraneo.