Ai piedi del colle ove San Benedetto da Norcia concepì e diede forma alla millenaria Abbazia di Montecassino sorge oggi la fondazione Cassino Museo Arte Contemporanea (Camusac). La struttura museale è stata istituita nel 2013 in seguito al programma di riqualificazione di alcuni edifici industriali di quel territorio ed è divenuta nel tempo uno dei luoghi più rappresentativi dell’arte contemporanea nel centro-sud italiano.
Ad accogliere i visitatori una ricca collezione permanente che attesta la metodica raccolta di opere d’arte effettuata negli ultimi trentacinque anni. Infatti, il museo ha dalla sua genesi perseguito l’obiettivo di contribuire alla crescita e allo sviluppo culturale del basso Lazio, accanto all’operato dell’Università degli Studi e dell’Accademia di Belle Arti di Frosinone.
Ma il Camusac è anche vetrina di esposizioni temporanee dei lavori di personalità significative del 20esimo e 21esimo secolo. In questo contesto si inserisce la mostra antologica di Elmerindo Fiore, a cura del critico d’arte Bruno Corà, nonché direttore del museo. La personale dell’artista di Casalvieri è stata inaugurata lo scorso 30 maggio ed è un lungo cammino che ripercorre la sua vasta produzione e la sua storia, dagli anni Settanta fino a oggi, esplorando vari cicli e diversi momenti dell’intensa attività.
I suoi temi prediletti riguardano la “perdita del centro”, teorizzata dallo storico Hans Sedlmayr per comprendere la crisi dell’epoca moderna, indagando nell’arte quella zona inconscia in cui l’anima dell’uomo non si mette mai la maschera. Il concetto è ripreso in maniera personale e originale da Fiore nelle sue opere, protendendo verso un’articolata “Automitologia” che ha contribuito negli anni Ottanta a elaborare numerosi cicli di opere riguardanti la teoria della “impersonalità”. Nell’ambito di questa speculazione estetica e poetica, l’artista opera pronunciamenti visivi che rinunciano all’Io espressivo a favore di un’alterità proteiforme che investe personaggi della storia. Una modalità che consente anche di occultare, con interventi pittorici, immagini mitiche dell’arte occidentale, giungendo alla trasfigurazione personale e alla dichiarata estraneità verso l’opera-azione.
La propensione verso questi temi ha reso celebre Elmerindo Fiore anche come autore di numerose pubblicazioni che sono state condivise con colleghi, scrittori, poeti e artisti visivi. Tra i suoi testi più significativi si distinguono “Trilogia del tempo” (Rebellato, 1983), “Il regno dello specchio” (Dismisuratesti, 1984), “Alchimia delle date dimore” (Campanotto, 2007) e numerosi altri componimenti realizzati con Franco Brugatti, Sergio Zuccaro, Gaetano Zampogna, Beppe Sebaste, Giovanni Timpani e molti altri. Inoltre, dal 1996 lavora a un poema infinito dal titolo “Esercizi di scomparsa”, orientato a riassumere il suo complessivo lavoro artistico e poetico.
L’esposizione al Camusac di Cassino resterà aperta fino al 31 agosto e consentirà ai visitatori di vivere un’esperienza autentica e originale di uno tra gli outsider della feconda generazione emersa negli anni Settanta e Ottanta in quest’area del Mezzogiorno d’Italia.