Sergio Padovani, Atto di dolore, 2023, olio, bitume, resina su tela, cm 190x290, dettaglio. Ph. Mauro Terzi (2)
Sergio Padovani, Atto di dolore, 2023, olio, bitume, resina su tela, cm 190x290, dettaglio. Ph. Mauro Terzi

Nel cuore pulsante della scena artistica contemporanea si apre una finestra sulle opere di Sergio Padovani, con la sua mostra itinerante intitolata “Pandemonio”. Originario di Modena e nato nel 1972, Padovani rivela al pubblico il suo universo pittorico dal 30 gennaio al 9 marzo 2024, presentando in anteprima la sua esposizione ai Musei di San Salvatore in Lauro a Roma.

L’evento, organizzato dalla Fondazione THE BANK ETS – Istituto per gli Studi sulla Pittura Contemporanea e da Il Cigno GG Edizioni, si preannuncia come un’esperienza particolarmente coinvolgente. L’inaugurazione, fissata per martedì 30 gennaio 2024, alle ore 18.30, promette di accompagnare gli spettatori in un viaggio attraverso oltre 60 dipinti, per lo più inediti, di grandi dimensioni e di recente produzione.

Sergio Padovani, L'assenza è madre, 2023, olio, bitume e resina su tavola, 115x80 cm. Ph. Mauro Terzi
Sergio Padovani, L’assenza è madre, 2023, olio, bitume e resina su tavola, 115×80 cm. Ph. Mauro Terzi

La mostra, curata da Cesare Biasini Selvaggi con Francesca Baboni e Stefano Taddei, comprende oltre 60 dipinti, quasi tutti inediti, di grandi dimensioni e di recente produzione. Una pittura figurativa visionaria che si fonda su composizioni fantastiche quanto allucinate, scene inquietanti, paesaggi incendiati da venature crudeli e qualche pennellata di mélo.

«Il sostantivo Pandemonio – racconta Sergio Padovani – si è radicato in me non dal Milton di Paradiso perduto, ma dalla lettura di un altro scrittore, assolutamente distante dal primo, sia per luoghi che per scelte. Dipingevo da pochissimo, ebbi la fortuna di incontrare nel mio cammino Ivano Ferrari, poeta mantovano che con La franca sostanza del degrado mi aveva profondamente impressionato. La parola pandemonio è saltata fuori come minimo comun denominatore di un universo di immagini narrate, a volte anche crude e difficili da sopportare, che però testimoniavano il momento reale, non solo sociale e politico, ma anche estremamente mio… la mia confusione, il tormento di quei giorni sfocati, la pittura che dirompeva nella mia vita».

La parola a Cesare Biasini Selvaggi, curatore della personale e segretario generale della Fondazione THE BANK ETS

«Ogni tavola, carica di enigmatici piani narrativi, temporali e musicali (questi ultimi dai ritmi ossessivi della visual music praticata dall’artista), è abitata da un universo in eccesso mescolando aspetti classicheggianti a creature oniriche dalle forme bizzarre colte nella loro espiazione, sull’orlo del baratro, il lato mostruoso, le angosce e le inquietudini del nostro tempo. Il rapporto tra campo e fuori campo, tra ciò che possiamo vedere o solo immaginare, cardine per la percezione dell’orrore, viene dunque definito dalla pittura nella zona intermedia tra la sfocatura e la messa a fuoco. E, tuttavia, sullo sfondo di ogni composizione balena il lampo della possibilità visionaria di redenzione per l’umanità, quindi di fede nella salvezza. È qui che si infrange la metafora del Male tinteggiata da Padovani, abissale, profonda, viscerale, nella tensione di una luce bluastra ed elettrica, delle notti e delle albe dei vizi e delle depravazioni ultra millenarie dell’umanità, della nostra interiorità scandita dal lessico delle paure più profonde».

Il percorso espositivo sarà completato dal video Pandemonio, realizzato dall’artista con musiche autografe (Macchina Anatomica) e l’ausilio dall’intelligenza artificiale (AI). I sottotitoli guidano lo spettatore nell’interpretazione delle immagini, spingendolo a vivere il senso ultimo del proprio destino, rappresentato in metafora da un enorme insetto in continua modificazione/evoluzione/regressione, quasi un oscillare tra le trasformazioni kafkiane e le asettiche deformazioni di David Cronenberg.

Sergio Padovani, La Cupa Gioia o Pala dei peccatori, 2020, olio, bitume, resina su tavola a pala d'altare (aperta), 100x120 cm. Ph. Mauro Terzi. Courtesy Fondazione THE BANK ETS
Sergio Padovani, La Cupa Gioia o Pala dei peccatori, 2020, olio, bitume, resina su tavola a pala d’altare (aperta), 100×120 cm. Ph. Mauro Terzi. Courtesy Fondazione THE BANK ETS

Nel corso della mostra sarà presentato il catalogo pubblicato da Il Cigno GG Edizioni, con i contributi critici di Cesare Biasini Selvaggi, Francesca Baboni, Stefano Taddei e ulteriori testi di approfondimento afferenti a diverse discipline.

I Musei di San Salvatore in Lauro (Piazza di San Salvatore in Lauro 15, Roma) sono aperti al pubblico da martedì a sabato con orario 10.00-13.00 e 16.00-19.00, chiuso lunedì e domenica. Ingresso gratuito.  Per informazioni: Musei di San Salvatore in Lauro – Il Cigno GG Edizioni (T. +39 06 6865493, redazione@ilcigno.org,www.museidisansalvatoreinlauro.it), Fondazione THE BANK ETS – Istituto per gli Studi sulla Pittura Contemporanea (T. +39 335 7180804, info@fondazionethebank.orgwww.fondazionethebank.org).

La mostra sarà successivamente trasferita a Modena, città natale dell’artista, all’interno del Complesso di San Paolo, Ex Chiesa e Sala delle Monache.

Sergio Padovani /  Ph.fausto Reis
Sergio Padovani / Ph.fausto Reis

Who’s Who: Sergio Padovani

Sergio Padovani nasce nel 1972 a Modena, dove vive e lavora. Per diversi anni è musicista nella sperimentazione e nella ricerca, senza confinamenti e limitazioni. Dal 2006 la musica subisce un inarrestabile processo, il cui verdetto finale è la trasmutazione totale e definitiva nella Pittura. Assolutamente e necessariamente autodidatta, affronta questo nuovo iter, più simile ad un inestinguibile, insaziabile rogo interiore, come la risalita di una voragine profonda, improvvisamente riempitasi di luce. Una manifestazione salvifica, dunque, divina o del corpo non ha davvero importanza, se non come traslucida, incontrollabile rivoluzione attraverso la quale ritrarre la personificazione del bisogno più ancestrale dell’uomo: la salvezza, appunto. Nel solco della grande pittura del Quattrocento, la visionarietà del suo dipingere (privo di bozzetti preparatori o altre “pianificazioni” dell’opera) trova, nel confronto con le istanze del contemporaneo, attraverso la simbologia e l’importanza dei dettagli, la sua più completa narrazione.

Negli anni è finalista di numerosi premi, tra cui il Premio Arte Mondadori, il Premio Celeste, il Premio Combat, il Premio Vasto e il World Wide Kitsch International Competition. Nel 2009 vince il premio Arte Laguna, nel 2011 è alla Biennale di Venezia, Padiglione Italia, sezione regionale Torino; nel 2016 è protagonista alla Biennale del disegno di Rimini. Nel 2017 il Museo Diocesano di Arte Sacra di Imola ospita la sua personale Sanctimonia, l’anno dopo espone al Palazzo Ducale di Castelnovo né Monti (RE) e alla Rocca Sforzesca di Riolo Terme (RA).

Sergio Padovani, Aνάστασις, 2019, olio, bitume, resina su tavola circolare, 35×35 cm. Ph. Mauro Terzi. Courtesy Fondazione THE BANK ETS

Nel 2019 la sua mostra L’invasione inaugura The Bank Contemporary Art Collection a Bassano del Grappa (VI), ora Fondazione THE BANK ETS – Istituto per gli Studi sulla Pittura Contemporanea.  Nel 2021 la Fondazione Stelline di Milano ospita la sua personale I folli abitano il sacro; alla fine dello stesso anno è l’artista scelto per rappresentare con il suo quadro Stelle Aperte il complesso “rapporto artistico” tra Dante e Giotto nella grande collettiva dei Musei Civici Eremitani di Padova, dal titolo A riveder le stelle. Nel 2022 espone nella Chiesa Monumentale di San Francesco a Gualdo Tadino (PG), l’anno seguente al Reial Cercle Artistic de Barcellona, in Spagna. Nel 2023 la sua ricerca musicale, precedentemente interrotta, torna prepotentemente a fare da contraltare alla pittura, accompagnando e ampliando il “corpus” artistico di Padovani, nel suo costante e continuo divenire.

Le sue opere sono presenti nelle più importanti collezioni sia in Italia che in Europa ed in permanenza al Museo Diocesano d’Arte Sacra di Imola, al MACS di Catania, al Museo Michetti (CH), al MCA di Camo (CN), al Museo Ruggi d’Aragona (CS), alla Fondazione THE BANK ETS di Bassano del Grappa (VI).