Kay Sage e Yves Tanguy in mostra a New York: due percorsi nel mondo dell’arte

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KAY SAGE, SOUTH TO SOUTHWESTERLY WINDS TOMORROW, 1957 Oil on canvas, 33 × 40.6 cm, Private collection, courtesy of Weinstein Gallery, San Francisco
KAY SAGE, SOUTH TO SOUTHWESTERLY WINDS TOMORROW, 1957 Oil on canvas, 33 × 40.6 cm, Private collection, courtesy of Weinstein Gallery, San Francisco

KAY SAGE
YVES TANGUY

Ring of Iron, Ring of Wool

New York – Helly Nahmad Gallery fino al 29 luglio

A cura di: Victoria Noel-Johnson

Un’appassionante e poetica mostra a New York  sulla reciproca influenza tra i due grandi artisti surrealisti, uniti nella vita da una relazione profonda; ma anche l’autonomia di linguaggi e di visioni e il riconoscimento dell’arte e della figura di Kay Sage, oscurata in passato dai pregiudizi sulle artiste donne e dal rapporto con Tanguy.

E’ dedicata a Kay Sage (Americana,1898 – 1963) e Yves Tanguy ( Franco-americano 1900 – 1953) – i due eminenti esponenti della pittura surrealista, uniti anche nella vita privata – la mostra curata da Victoria Noel-Johnson in corso a New York, alla Helly Nahmad Gallery fino al 29 luglio, di cui è appena uscito il prezioso catalogo edito da Skira (con distribuzione worldwide in ottobre) curato da Victoria Noel-Johnson e Marzina Marzetti, in collaborazione con Derek Des Islets, Matthew Foster e Lorenza Possati.

Traendo il titolo da un dipinto di Kay Sage che fa riferimento al loro settimo anniversario di matrimonio, la mostra – “Kay Sage and Yves Tanguy. Ring of Iron, Ring of Wool” – segue  fin dal suo nascere il legame tra queste due straordinarie personalità e il reciproco e dinamico scambio di idee che lo ha animato.

Terza mostra congiunta dei loro lavori ( la prima fu al Wadsworth Atheneum Museum of Art nel 1954, poco prima della morte inaspettata di Tanguy ), le opere esposte intrecciano una narrazione delicata che abbraccia diversi decenni, intervallata da un dialogo silenzioso suggerito dai titoli poetici delle stesse. Entrambi aveva apprezzato il reciproco lavoro ancor prima di conoscersi personalmente: la Sage aveva visto nel 1935 l’opera di Tanguy, intitolata profeticamente “Je vous attends”, e Tanguy aveva incontrato per la prima volta il lavoro della Sage nel 1938. Si sposano solo due anni più tardi, nel 1940.

I due artisti sono stati abbastanza dimenticati fino ad alcuni anni fa, ma in particolare Kay Sage oscurata dalla sua relazione con il più noto Tanguy, figura chiave del surrealismo francese. Negli ultimi 20 anni però il pregiudizio maschile è stato riconosciuto nel mondo dell’arte, con studiosi, curatori, musei e istituzioni che cercano di analizzare il fenomeno storico con occhi nuovi e di valutare il contributo delle artiste donne. Guardando a questa straordinaria coppia, la mostra tratta dunque anche temi difficili: come le sfide che i due hanno incontrato, gli ostacoli o le opportunità negate che Sage inevitabilmente ha dovuto affrontare come artista, scrittrice poetessa: inclusi i pregiudizi nei circoli aristocratici soffocanti nell’Italia negli anni ’20, l’ambiente parigino d’avanguardia degli anni ’30, il mercato competitivo di New York negli anni ’40 e ’50.

Le oltre 60 opere prestate da prestigiosi musei internazionali, istituzioni e collezioni private – il Philadelphia Museum of Art; il Williams College Museum of Art, Williams, Massachusetts; il Colorado Springs Fine Art Center al Colorado College; il Mint Museum, Charlotte, North Carolina; la Pierre & Tana Matisse Foundation, New York; la Calder Foundation, New York; Cavaliero Fine Arts, New York; la Shin Gallery, New York; la Esther Grether Family Collection, Basilea; la Collezione Mark Kelman, New York; la Collezione famiglia Enrico Donati, la Collezione Bernardino Campello, ecc – e la scelta di mostrare i lavori dei due artisti fianco a fianco (situazione evitata intenzionalmente in vita, per affermare la parvenza di personalità distinte), mettono in luce i punti di contatto estetici e le reciproche influenze ma, allo stesso tempo, mostrano le nette differenze stilistiche e i differenti approcci concettuali, in un gioco parallelo di dare e avere.

KAY SAGE, UNICORNS CAME DOWN TO THE SEA, 1948 Olio su tela, 92.1  X  71.8 cm Philadelphia Museum of Art: Bequest of Kay Sage Tanguy, 1964
KAY SAGE, UNICORNS CAME DOWN TO THE SEA, 1948
Olio su tela, 92.1 X 71.8 cm
Philadelphia Museum of Art: Bequest of Kay Sage Tanguy, 1964

Qui, il mondo interiore e in continua evoluzione e reattivo di Tanguy, i suoi paesaggi fantastici popolati da una vasta gamma di forme biomorfe e da soggetti antropomorfi convivono armoniosamente con l’universo di Sage e i suoi paesaggi onirici, resi metafisicamente con pianure aride, impalcature architettoniche e strutture a traliccio adornate con tessuti dai colori vivaci.

Kay Sage fu anche molto legata all’Italia: trascorse tantissime vacanze a Rapallo insieme al madre; studiò arte a Roma, dove visse i giorni più felici della sua vita, imparando tecniche per dipingere all’aperto la campagna romana, e – prima di legarsi a Tanguy – s’innamorò e sposò un giovane nobile italiano, vivendo insieme a lui per dieci anni la vita oziosa dell’alta borghesia romana. Anche la sua prima personale – dopo l’annullamento del matrimonio – si tenne in Italia alla Galleria Il Milione di Milano, e un italiano – Giorgio de Chirico – fu l’artista che ebbe la maggior a influenza sulla sua pittura.

KAY SAGE, THE WORLD OF WHY, July 12, 1958 Watercolor, brush and black ink, and paper collage on paper, 42.5 × 33 cm, Private collection
KAY SAGE, THE WORLD OF WHY, July 12, 1958
Watercolor, brush and black ink, and paper collage on paper, 42.5 × 33 cm, Private collection

La Sage muore nel ‘63 sparandosi al cuore, dopo essersi dedicata a valorizzare l’eredità artistica del marito, e lascia un’ultima nota a sua firma che recita semplicemente “L’extinction des lumières inutilis”, lo stesso titolo di un dipinto del 1927 di Tanguy nella collezione del Museo d’Arte Moderna di New York. Su sua richiesta, le sue ceneri e quelle del marito scomparso 10 anni prima furono disperse da Pierre Matisse e dalla cognata Émilie, nella baia di Douarnenez, al largo della costa della Bretagna, vicino al villaggio dove a Yves aveva trascorso le sue vacanze da bambino.