Nuvola, courtesy Martin Romeo
Nuvola, courtesy Martin Romeo

La produzione dell’artista italo-argentino Martin Romeo ci accompagna alla scoperta di una dimensione artistica in cui la natura e la tecnologia si incontrano. Attraverso le sue opere, Romeo infatti esplora e svela inedite connessioni tra due mondi, il fisico e il digitale, non costruendo solo un ponte ma spesso fondendoli insieme: natura racconta tecnologia, digitale racconta fisico. Le sculture dinamiche di Romeo sono testimonianze tangibili di una nuova dimensione ibrida, con valenze artistiche non scevre da riflessioni attuali e sociali. Attraverso l’utilizzo di materiali tradizionali e tecniche innovative, anche i dati diventano forme concrete, rendendo talvolta visibile l’invisibile e portando lo spettatore all’osservazione e riflessione. Attraverso la sua ricerca, Martin Romeo si pone come un interprete del mondo contemporaneo, in cui la nostra esistenza è sempre più intrecciata con la tecnologia. Il suo lavoro prosegue nel metaverso, anche qui accompagnandoci in nuove esperienze virtuali – ma sempre portando una forte riflessione e studio sul naturale – ad esempio sulla corporeità dell’uomo. Ho avuto il piacere di conoscere l’artista Martin Romeo grazie a Giulio Bozzo, Founder & CEO di Reasoned Art, ed eccoci giunti all’intervista. Buona lettura.

INTERVISTA A MARTIN ROMEO

RP: Artista tra fisico e digitale: alcune tue opere ci mostrano la bellezza del fisico, con materiali classici quali il vetro – ma che raccontano una dimensione ed interazione con i dati: con i tuoi lavori ci porti in uno spazio alternativo di visualizzazione di informazioni raccolte per mostrare l’impatto di alcuni fenomeni impercettibili all’occhio umano. Cosa ti ha ispirato nell’ideazione e poi realizzazione di queste opere?

MR: Il mio percorso di vita e le mie esperienze professionali hanno accumulato nel tempo piccoli elementi di interesse che si sono manifestati in determinate situazioni. La creazione di un progetto, ad esempio, dovuta alla progettazione per un bando o la partecipazione a una mostra, rappresenta uno di questi momenti di determinazione, che pone una domanda prima delle altre: “perché?”. La risposta può essere multiforme, ma la mia ricerca si sviluppa attorno all’indagine e all’informazione. Fin dai tempi dell’università, ho lavorato sull’interattività e sul corpo, che attiva e contempla tutto ciò che gli sta intorno. La scelta del materiale è influenzata da due aspetti: il primo è il mio vissuto, poiché sono nato a Carrara e ho vissuto 15 anni a Venezia; il secondo è di natura concettuale, poiché il materiale richiama la fragilità, nel vetro, e l’appartenenza alla terra, nel caso del marmo. Questi elementi si assestano come le montagne delle Ande, se vogliamo, avendo origini argentine.

Nuvola, i dati – courtesy of Martin Romeo

RP: Cosa rappresenta per te oggi l’uso delle ultime tecnologie applicate all’arte? Sono uno stimolo alla creatività artistica, un nuovo strumento, un collaboratore?

MR: L’era dell’intelligenza artificiale è molto stimolante poiché, se applicata all’arte, lavora molto bene all’interno dell’ingranaggio immaginifico, creativo e surreale, dando vita a fantasie e immaginari non previsti, soprattutto in tempi brevi. È uno strumento versatile che può essere utilizzato per molteplici scopi, come la creazione di moodboard, renderizzazioni, simulazioni o prodotti audiovisivi completi. Di recente, ho realizzato una scenografia digitale per il teatro utilizzando Deforum Stable Diffusion, mixando Metaverso e AI, e il risultato è stato molto interessante. Da un lato, c’è stata una convergenza tra il 2D e il 3D, mentre dall’altro, si è creato un rapporto tra due mondi che stanno iniziando a collaborare, come dimostra l’esempio di Spatial, che ospita ChatGPT. Inoltre, sto portando avanti un’altra collaborazione che prevede la traduzione di un’intervista di un fotografo cinese in video con Runway. Ritengo che l’AI possa essere un buon collaboratore perché è uno strumento capace di interpretare.

Incursioni, Martin Romeo

RP: Con la mostra “Lo sguardo e l’idea” hai affrontato la tematica della creazione dell’arte creando un ecosistema interattivo: che cosa rappresenta per te la creazione artistica in un momento storico e culturale in cui anche le ultime tecnologie entrano o rientrano in questo processo?

MR: La mostra è stata un’operazione collettiva. Tra gli artigiani storici di Pietrasanta che hanno gentilmente aperto i loro studi mostrandomi le loro lavorazioni, tradizioni e saperi unici nel loro genere tra scultura e fusione del bronzo. Ho cercato di catturare tutti i passaggi che un’opera richiede per restituirli come una sinfonia in un video al centro della città, nella chiesa di Sant’Agostino, luogo in cui gli atelier un tempo risiedevano prima di spostarsi con i loro laboratori oltre i confini della città. Frequentando questi luoghi, è naturale vedere la macchina a fianco dell’uomo, entrambi lavorando la materia per necessità diverse: il primo abbozza la pietra, il secondo la leviga. Anche sulla fusione, tutto il processo prevede il coinvolgimento delle macchine, quindi il connubio tra artigiano e tecnologia è più comune di quanto si possa pensare. Ricordo che alcuni laboratori stavano producendo opere di Damien Hirst o Davide Quayola, tra gli altri.

La mia installazione video, dal titolo “Incursioni”, era un’installazione multicanale con schermi a ledwall che guidavano lo spettatore, tra immagini e suoni, alla mostra che era una collaborazione tra il Museo del Bozzetto e Le Gallerie degli Uffizi. Da poco, il video è stato presentato al Parlamento Europeo a Bruxelles.

RP: Ci racconti una tua opera?

MR: Vi racconto la Nuvola Antropica che sarà presente al Smart Life Festival 2023 il prossimo settembre. Prevedere gli eventi futuri è sempre stata una delle maggiori ambizioni dell’essere umano. Un esempio di questo atteggiamento è il controllo degli eventi atmosferici attraverso le previsioni del tempo. Negli anni ’50 del secolo scorso fu istituita la prima previsione meteorologica automatizzata, con la costruzione di un simulatore di volo generico per l’aeronautica militare. Lo scopo era quello di agevolare i piloti attraverso un sistema di previsione del tempo che riproduceva le possibili condizioni climatiche.

L’uomo è riuscito ad alterare il clima attraverso l’inquinamento, l’artificializzazione e l’imitazione di ogni fenomeno presente in natura. La nuvola antropica si crea da dati generati dall’attività umana: si tratta di una nube artificiale provocata dalle scie di condensazione dei veicoli che si formano in seguito ai percorsi di volo. La nuvola è sia elemento poetico che dannoso: come dimostrato da studi a lungo termine, i cieli sono sempre più nuvolosi a causa delle scie di condensazione. Ogni giorno, migliaia di aerei collegano una città all’altra come fiumi metallici lungo traiettorie internazionali. Siti di visualizzazione delle rotte aeree in tempo reale, captate da una rete di tracciatori amatoriali, ci mostrano i numerosissimi velivoli che incessantemente attraversano il cielo. L’installazione Nuvola Antropica monitora e ricrea a terra la nuvola artificiale ogni volta che un apparecchio volante si trova nel raggio d’azione e nelle vicinanze dell’installazione.

Sebbene gli algoritmi siano una questione di opaca complessità e spesso di dubbia moralità, in questo caso contribuiscono a divulgare il problema e non a risolverlo. L’opera vuole ridimensionare un fenomeno lontano dalla nostra percezione: la nuvola è creata da un sistema di reti che permettono l’accesso alla conoscenza, ma che ci disorientano allo stesso tempo.

Martin Romeo
Dolce&Gabbana Design Week 23

RP: Parlando del metaverso: ci racconti la tua esperienza e quali sono, a tuo avviso, le nuove frontiere legate al mondo dell’arte per il nostro gemello virtuale? 

Con Red-Eye Megazine, riflettiamo con diversi artisti e brand del mondo della moda e dell’arte sul tema. Negli ultimi anni ho avuto modo di esplorare il web3 con Bulgari, Apple, Dolce&Gabbana e, anche con la mia ricerca Humanverse (vincitrice dell’Italian Council XI edizione 2022), porto avanti questi temi tra l’AI e il Metaverso. Il mio pensiero è che si stia ancora facendo fatica ad utilizzare un ambiente 3D quando i social sono ancora prevalentemente in 2D. Dal punto di vista ergonomico, i visori non sono ancora molto entusiasmanti e tendono ad isolare invece di sovrapporre le realtà una all’altra – MR. Anche in università, con i miei studenti, cerchiamo di comprendere i comportamenti e le dinamiche della realtà virtuale e spesso sono loro i primi a criticare la mancanza di fisicità e di un’esperienza reale. Come artista, mi interessa indagare su questi nuovi strumenti e restituire delle osservazioni in merito, ma dal punto di vista del mercato ci vorrà ancora del tempo prima che diventi accessibile a tutti e non solo ad una community ristretta. Infine, un’ibridazione e un’ottimizzazione dei punti sopra citati dovrebbero superare le frontiere finora riscontrate.

AI per D Reppublica

RP: Libertà creativa e corporeità. Il metaverso apre nuovi orizzonti a queste due tematiche: fronte anche al tuo progetto Humanverse, ci porti le tue riflessioni a riguardo?

MR: Parliamo dello spazio e della nostra presenza al suo interno. Questa è l’evoluzione del classico social network e risulta interessante riflettere sull’impossibile che diventa possibile. Il corpo umano diventa sempre più sintetico, quindi meno indispensabile, se seguiamo questo tipo di lettura. La sua sintesi gli permette di mutare, spostarsi ed evolversi senza tenere in considerazione le leggi naturali, ma anzi di connettersi con un ecosistema ibrido. L’incontro con la figura dell’avatar, la sua conoscenza, controllata o meno da una forma biologica o artificiale, fa parte di questa corporalità celeste. Ho appena vinto Residenze Digitali, nella quale realizzerò un progetto di performance di realtà virtuale che combina il Metaverso, l’intelligenza artificiale e gli attori, debutterà entro la fine dell’anno. Stay tuned!

RP: Quali i tuoi progetti futuri? 

A breve presenterò la prima fase del progetto Humanverse presso l’Espronceda Institute of Art and Culture di Barcellona, dove esporrò lo stato attuale della ricerca sulle piattaforme utilizzate e offrirò un’esperienza con i visori. Il progetto continuerà poi a Manchester e a Saragozza per tutto l’anno. Stiamo lavorando con una serie di attori per la progettazione di un padiglione innovativo e altamente multimediale a Riyad, ma siamo ancora in fase di selezione, quindi non posso dire molto. Ci sono anche altri progetti in cantiere, ma al momento non posso parlarne. Li pubblicherò su Instagram appena possibile 

Nota: Il progetto Humanverse è sostenuto dall’Italian Council (2022), Direzione Generale Creatività Contemporanea, Ministero della Cultura.

Martin Romeo
Martin Romeo

Who’s Who: Martin Romeo

Martin Romeo è un artista visivo italo-argentino che esplora la relazione tra natura e tecnologia attraverso vari mezzi, tra cui sculture dinamiche, performance in realtà virtuale e installazioni multimediali. La sua ricerca gli consente di interpretare e percepire intimamente il mondo, dividendo la sua produzione in opere tangibili e intangibili. Le opere tangibili danno forma ai dati, mentre le opere intangibili restituiscono i dati sotto forma di esperienze.

Ha partecipato a mostre internazionali sia come artista che come designer, tra cui l’Expo di Astana 2017 in Kazakistan e la Biennale di Venezia 2018. È stato anche artista in residenza in varie residenze internazionali, come la Swatch Residency a Shanghai e il Inside-Out Art Museum a Pechino.

Martin ha collaborato con aziende per la progettazione di nuovi ecosistemi Web3, tra cui Bulgari, Apple, Dolce&Gabbana e Red-Eye Magazine, tra gli altri. Nel 2022 ha ricevuto il grant dell’Italian Council (XI edizione 2022) dal Ministero della Cultura italiano ed è parte della “Quadriennale di Roma – Arte italiana 365°”. Inoltre, è stato selezionato come artista di riferimento al Padiglione italiano del design a Hong Kong, è stato artista degli Uffizi Diffusi delle Gallerie degli Uffizi e la sua opera è attualmente esposta al Parlamento europeo a Bruxelles. Martin è il coordinatore del MA in Visual Arts for the Digital Age presso IED, docente presso NABA di Milano ed è rappresentato da Reasoned Art – Digital Art Gallery.