La personale di Arthur Jafa: un racconto sulle onde della Black Culture 

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Arthur Jafa, RhamesJafaCoseyJafaDrayton, Installation view at OGR Torino, 2022. Photo by Andrea Rossetti
Arthur Jafa, RhamesJafaCoseyJafaDrayton, Installation view at OGR Torino, 2022. Photo by Andrea Rossetti

Fino al 15 gennaio 2023 le OGR di Torino ospitano RHAMESJAFACOSEYJAFADRAYTON, la prima personale italiana dedicata ad Arthur Jafa. La mostra, concepita appositamente per gli spazi del Binario 1, è realizzata in collaborazione con la Serpentine di Londra e curata da Claude Adjil e Judith Waldmann con Hans Ulrich Obrist.
Si tratta di un’unica grande installazione composta da alcuni dei più recenti lavori dell’artista il cui impasto offre un’analisi sulla Black Culture negli Stati Uniti di un’intensità e di una complessità senza eguali nel panorama artistico internazionale. 

La personale è parte del tour organizzato da Serpentine Galleries a seguito dell’esposizione di Arthur Jafa A Series of Utterly Improbable, Yet Extraordinary Renditions realizzata nel 2017. Tale mostra è stata poi presentata alla Julia Stoschek Collection, Berlino (2018) al Moderna Museet, Stoccolma (2019) alla Galerie Rudolfinum, Praga (2019) e al Serralves Musem of Contemporary Art, Porto (2020) ed ora nella suggestiva cornice delle OGR. 

Arthur Jafa, RhamesJafaCoseyJafaDrayton, Pictures Books-Installation view at OGR Torino, 2022. Photo by Andrea Rossetti
Arthur Jafa, RhamesJafaCoseyJafaDrayton, Pictures Books-Installation view at OGR Torino, 2022. Photo by Andrea Rossetti

RHAMESJAFACOSEYJAFADRAYTON: un titolo composto  

L’artista si domanda da sempre se la pittura, la scultura e il video possano trasmettere la potenza, la bellezza e il sentimento angosciante di alienazione rievocato nella Black music.  In tal senso il progetto torinese offre una delle possibili risposte, virando tutto sulla musica. Lo illustra il titolo della mostra: RHAMES-JAFA-COSEY-JAFA-DRAYTON, che unisce tre nomi di famose chitarre elettriche: Arthur Rhames, Pete Cosey, e Ronny Drayton, intervallati dal nome di Jafa. 

La parola a Massimo Lapucci, Ceo delle OGR di Torino 

“Siamo davvero onorati di inaugurare qui alle OGR Torino la prima personale organizzata in Italia e dedicata a un artista del calibro di Arthur Jafa, in collaborazione con la Serpentine di Londra. Di fronte alle opere di Jafa non possiamo non riconoscere messaggi e stimoli fondamentali sui temi dell’identità e dell’inclusione che superano ogni confine. L’Arte assume qui una connotazione e una forza espressiva globale e si fa strumento di partecipazione e dialogo sociopolitico, attraverso le istituzioni culturali chiamate a un necessario ruolo di cassa di risonanza. Con questa mostra le OGR Torino si confermano dunque piattaforma di sperimentazione, ma soprattutto agorà votata al dibattito, aperto e costruttivo, su temi della nostra contemporaneità”. 

Arthur Jafa e le “PICTURES BOOK”

Arthur Jafa viene considerato un “filosofo visuale” perché studia molto le immagini e il loro significato profondo. Dalla metà degli anni Ottanta egli inizia una personale ricerca per approfondire l’analisi della figurazione che lo attrae, e assecondare l’impulso ossessivo di avvicinarsi alle cose che lo disturbano. Egli sceglie, raccoglie, colleziona milioni di immagini dal passato e del presente; tale insieme prende forma nei Picture Books, album cartacei e digitali, punto di partenza di opere come APEX (2013), Love is the Message, The Message is Death (2016). 

Arthur Jafa, RhamesJafaCoseyJafaDrayton, Aghdra-Installation view at OGR Torino, 2022. Photo by Andrea Rossetti
Arthur Jafa, RhamesJafaCoseyJafaDrayton, Aghdra-Installation view at OGR Torino, 2022. Photo by Andrea Rossetti

In mostra, prima di trovarsi di fronte alla video-installazione AGHDRA, lo spettatore è accerchiato da alti, lucidi, pannelli neri, ai quali sono state applicate, come carte da parati, alcune fotografie tratte dai Picture Books. Obbligato ad un percorso visivo tra gli ambienti, il fruitore procede in un lento cammino dove inizia a sovvertire la propria sensibilità individuale attraverso l’estraniamento provocato da un bombardamento di immagini che creano narrazioni intense ed angoscianti. Il risveglio delle coscienze è scandito da un suono immersivo e vibrante, generato da qualcosa che non vediamo, ma fisicamente percepiamo. Così come alla fine del labirinto –Gantenbein Corridor (2000)- ideato da Carsten Höller per gli spazi di Fondazione Prada, il pubblico si confronta con la dimensione surreale di Upside Down Mushroom Room, così l’esperienza di AGHDRA è qui contestualizzata attraverso una serie di stampe che riflettono la continua ricerca di Jafa sul concetto di Blackness. 

AGHDRA 

AGHDRA, l’ultima opera di Arthur Jafa datata 2021, è il racconto di un giorno senza fine, il video di un eterno tramonto di 85 minuti. Si tratta di immagini animate al computer di un oceano di onde nere, opulente, ipnotiche, pulsanti, come se qualcosa le sconvolgesse dagli abissi. Sono acque mosse dal dolore, dalla disuguaglianza e dalla violenza. È l’intera Blackness quella che galleggia alla deriva, mossa da correnti imprevedibili, per poi risorgere in onde maestose, così impavide e alte da oscurare a momenti la luce. Siamo noi i naufraghi? 

Una fiammella di speranza, il sole, si staglia su questo mare fatto di frammenti di roccia, come lava senza fuoco, a tratti asfalto. Nell’astro che non vuole scomparire sotto la linea dell’orizzonte ci sono secoli di storia afroamericana, l’impossibilità di riposare ed il timore di una nuova notte. Intorno allo schermo da cinema è montato un impianto audio all’avanguardia, che permette di immergersi e di ascoltare il suono dell’installazione percependolo, anche fisicamente, attraverso le vibrazioni. La colonna sonora del video di Jafa rafforza lo scenario evocato alternando melodie con potenti bassi a brani distorti della Black music.
Il suono insistente sostiene e allo stesso tempo interrompe il flusso di coscienza dello spettatore. Evidente è l’abilità del linguaggio musicale di inglobare il progetto artistico attraversando il tempo, nell’incontro simbiotico fra il flusso temporale e quello cognitivo. 

WHO’S WHO: ARTHUR JAFA 

La pratica di Arthur Jafa (1960, Tupelo, Mississippi) comprende film, manufatti e happening che trascendono ogni categorizzazione costruendo un’indagine a 360 grandi sulla Black Culture negli Stati Uniti. Alla 58a Biennale di Venezia (2019), con l’opera The White Album, esposta al Padiglione Centrale dei Giardini, Jafa è stato premiato con il Leone d’oro come miglior artista.
I suoi film sono stati acclamati ai Festival di Los Angeles, New York e Black Star Film e il suo lavoro è incluso in diverse collezioni in tutto il mondo, tra cui il Metropolitan Museum of Art, il Museum of Modern Art, la Tate, il San Francisco Museum of Modern Art, il Museum of Contemporary Art di Chicago, lo Stedelijk, la Luma Foundation, e molti altri. 

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Mariaelena Maieron
Lascia il Friuli dopo la maturità per proseguire gli studi artistici alla facoltà di Beni Culturali dell’Università di Bologna. Arriva poi a Milano dove si specializza in IULM nel Corso Magistrale Arte, Valorizzazione e Mercato, laureandosi a pieni voti con la  tesi "Modelli di business e Strategie delle Gallerie d’arte contemporanea". Negli anni si delineano con chiarezza la passione per l’arte contemporanea e l’interesse per la scrittura; qualità presto espresse mediante la realizzazione di articoli per Private Magazine, la pubblicazione di un intervento nel volume Periferi@, e la collaborazione con gallerie e studi d’artista. Oggi costruisce sinergie con galleristi, artisti, ed editori sviluppando progetti culturali con un’attenzione al digitale divenuta sempre più manifesta in seguito al Master in Digital Curator seguito presso il MEET Digital Cultural Center.