La collezionista Lia Rumma dona allo Stato italiano la sua collezione: una selezione di oltre 70 opere di artisti italiani, dagli anni Sessanta, con un focus sull’Arte Povera.
La raccolta sarà esposta nella Palazzina dei Principi del Museo e Real Bosco di Capodimonte, direttore scientifico del progetto Gabriele Guercio. Il progetto architettonico è affidato all’architetto Ippolito Pestellini. Tra gli artisti in collezione: Vincenzo Agnetti, Giovanni Anselmo, Carlo Alfano, Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, Mario Ceroli, Dadamaino, Gino De Dominicis, Giuseppe Desiato, Luciano Fabro, Piero Gilardi, Giorgio Griffa, Paolo Icaro, Mimmo Jodice, Jannis Kounellis, Maria Lai, Carmine Limatola, Pietro Lista, Francesco Matarrese, Mario Merz, Marisa Merz, Aldo Mondino, Ugo Mulas, Luigi Ontani, Giulio Paolini, Pino Pascali, Gianni Piacentino, Michelangelo Pistoletto, Gianni Ruffi, Ettore Spalletti, Giulio Turcato, Gilberto Zorio. La collezione sarà allestita come raccolta permanente nella Palazzina dei Principi, elegante edificio nel Real Bosco di Capodimonte, fondato dai Carmignano marchesi di Acquaviva prima del Palazzo reale, situato davanti alla facciata principale della Reggia. La raccolta si aggiunge alla sezione contemporanea che consta di oltre 160 opere e che rende il Museo di Capodimonte l’unico in Italia a conservare ed esporre l’arte dal XIII secolo a oggi, con raccolte eccezionali tra le quali quella Farnese. Ne daranno l’annuncio, presso la Stufa dei Fiori – Tisaneria annessa alla Palazzina dei Principi, il Ministro della Cultura Dario Franceschini, la collezionista e donante Lia Rumma e il Direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte Sylvain Bellenger.
Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte
“Ci sono vite che si costruiscono come avventure, come lotte, come destini. Ci sono vite che sono fatte di passione e di sacrifici, vite consapevoli che non si vince senza intelligenza e visione. Tra questi eroici lottatori ci sono i collezionisti che hanno intuito l’arte del loro tempo, che hanno capito i profondi messaggi che l’arte introduce sempre nelle nostre vite e nel mondo che ci circonda. Sono questi collezionisti a scrivere la storia, per questo i musei, che sono la memoria della sensibilità e del genio umano, rappresentano la destinazione naturale delle loro raccolte. Con il dono della collezione a Capodimonte Lia e Marcello Rumma entrano nella storia, ma, ancor più, fanno entrare la storia a Capodimonte, una storia di cui sono stati testimoni e attori quando alla fine degli anni Sessanta con l’Arte Povera, l’arte italiana è entrata radicalmente nella contemporaneità”
La collezione Lia e Marcello Rumma
La donazione comprende oltre 70 opere, tra dipinti, sculture, fotografie e lavori su carta e documenta la pratica di una trentina di artisti italiani, la cui ricerca ha avuto un riscontro internazionale. Un focus è inoltre dedicato all’Arte Povera – definizione coniata nel 1967 dal critico Germano Celant – e di altri artisti riferiti alla medesima scena, la cui ricerca individuale si è sviluppata accanto ai movimenti radicali di quegli stessi anni. L’insieme copre un arco di tempo che va dal 1965 agli anni Duemila. Gli artisti selezionati dalla collezionista per il dono allo Stato italiano sono oggi rappresentati nei maggiori musei d’arte contemporanea del mondo, Moma di New York, Centre Pompidou di Parigi, Tate Modern di Londra. Non a caso, più volte sono arrivate proposte di acquisizione dall’estero, ma l’obiettivo di Lia Rumma è sempre stato quello di far sì che non venisse mai cancellata la memoria e la storia di quegli straordinari anni dell’Arte Italiana: la collezione doveva rimanere in Italia.
Negli anni Sessanta Marcello e Lia Rumma, giovani collezionisti poco più che ventenni, si fanno promotori di mostre che vedono protagonisti una nuova generazione di artisti. Marcello Rumma, già direttore del Collegio Colautti, diviene sponsor e organizzatore di importanti rassegne d’arte a Salerno e negli antichi Arsenali di Amalfi, tra cui Arte Povera + Azioni Povere (1968) a cura di Germano Celant, recentemente inserita tra le mostre più importanti del secolo per aver dato vita al movimento artistico italiano di grande rilievo internazionale e il più significativo degli ultimi cinquant’anni. Nel 1969, Rumma dà vita a un’importante casa editrice di arte, estetica e filosofia. Nel 1971, dopo la scomparsa del marito, Lia Rumma si trasferisce a Napoli e apre la sua prima galleria d’arte contemporanea al Parco Margherita, inaugurando con la personale L’Ottava Investigazione dell’artista Joseph Kosuth, uno dei principali protagonisti della Conceptual Art. La gallerista indirizza fin da subito la propria ricerca verso i movimenti artistici contemporanei nazionali e internazionali (Arte Povera, Minimal Art, Conceptual Art) e sui loro protagonisti. Napoli può, così, conoscere tempestivamente quanto di importante e di nuovo accadeva a livello artistico nelle grandi capitali internazionali quali New York, Londra e Parigi.
Nello stesso tempo, Lia Rumma prosegue la sua intensa attività di collezionista con particolare attenzione alle opere più significative degli artisti italiani della sua generazione. Nel 1974, Lia Rumma trasferisce la sua galleria nello storico palazzo napoletano in via Vannella Gaetani e apre una proficua collaborazione con le istituzioni in particolare con Nicola Spinosa, Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Napoli, con cui sono state realizzate mostre prestigiose: Castel dell’Ovo Rooted Rhetoric-una tradizione nell’arte americana, a cura di Gabriele Guercio (1986); Museo di Capodimonte: personali di Gino De Dominicis (1986), Joseph Kosuth Modus Operandi, Cancellato Rovesciato installazione permanente (1988), Anselm Kiefer Holzschnitte (1997) e William Kentridge Strade della città (e altri arazzi) (2009). La Galleria Lia Rumma è diventata fin dagli esordi un punto di riferimento essenziale per l’Arte Contemporanea a livello internazionale.
Nel 1999 Lia Rumma apre una seconda sede a Milano, in via Solferino, con la personale di Enrico Castellani e continua la sua collaborazione con le istituzioni:
Galleria Civica di Trento Portraits, Still Lifes and Landscapes 1985-1999 di Clegg&Guttmann, Palazzo Ducale di Genova VB48 (2001) di Vanessa Beecroft, Chiesa di Santa Maria dello Spasimo a Palermo, VB62 (2008), Mercato Ittico di Napoli VB66 (2010), Certosa di Padula VB82 e Palazzo Strozzi e Gallerie degli Uffizi VB83 e VB84 (2017).
2001 Piazza Dante Joseph Kosuth dedica il proprio lavoro al padre di Lia Rumma, Ferruccio Incutti, famoso latinista e dantista.
2003 Teatro di San Carlo Napoli, Elektra di Strauss, con la scenografia di Kiefer e la regia di Klaus Grüber.
2004 Hangar Bicocca Milano, Installazione permanente di Anselm Kiefer I Sette Palazzi Celesti.
2006 Teatro San Carlo Napoli, Il Flauto Magico di William Kentridge.
2007-2008 Philadephia Museum of Modern Art, Stati Uniti mostra Tapestries di William Kentridge
2013 Biennale di Venezia Padiglione Cileno: installazione di Alfredo Jaar
2015 Biennale di Venezia: installazioni di Vanessa Beecroft, William Kentridge, Marzia Migliora, Luca Monterastelli e Tobias Zielony.
2015-2016 Triumph and Laments di William Kentridge: un imponente fregio realizzato a Roma, sui muraglioni che costeggiano il Tevere tra Ponte Sisto e Ponte Mazzini – una processione di figure che fanno riferimento alla storia e alla mitologia classica della Capitale. Ed è sempre di Kentridge, con la cura di Lia Rumma, l’installazione permanente nella Metropolitana dell’Arte di Napoli (fermata via Toledo).
2018-2019 Philadelphia Museum: mostra dedicata a Marcello Rumma: Homage to Amalfi a cura di Carlos Basualdo e Gabriele Guercio.
2019-2020 Museo MADRE Napoli I sei anni di Marcello Rumma a cura di Gabriele Guercio (co-curatore Andrea Viliani).
2020 Antichi Arsenali di Amalfi: More Sweetly Play the Dance di William Kentridge con la collaborazione della Regione Campania e Scabec.
2022 Biennale di Venezia Padiglione Italia: installazione di Gian Maria Tosatti