Analisi dell’opera: Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo

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Giuseppe Pellizza da Volpedo, Il Quarto Stato, 1901, olio su tela, 293 X 545 cm. Milano, Museo del Novecento
Giuseppe Pellizza da Volpedo, Il Quarto Stato, 1901, olio su tela, 293 X 545 cm. Milano, Museo del Novecento

Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo

Nel dipinto Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo raffigura con incredibile maestria e intensità il corteo di lavoratori in cammino più famoso della storia dell’arte. Le persone avanzano dritte davanti a loro, determinate e senza esitazione. Sguardi fieri e consapevoli, pronti a rivendicare i propri diritti.

Giuseppe Pellizza da Volpedo – Il Quarto Stato, 1901 2

Descrizione dell’opera: Il Quarto Stato

In primo piano, osserviamo tre figure che guidano folla: a sinistra un uomo anziano con una giacca appoggiata sulla spalla, al centro un uomo con la barba, vestito con camicia e gilet e sul capo un cappello. A destra una donna a piedi nudi con in braccio il suo bambino che si rivolge all’uomo in centro. Gli uomini dietro seguono i tre personaggi e li vediamo come se in atto di gesticolare come a voler sottolineare la loro ragione – la loro avanzata, le loro idee. Donne, Uomini, anziani, bambini: tutti compatti procedono dritti. I lavoratori nella loro avanzata assumono forza e potere per rivendicare il loro diritto – un salario giusto. Ed ecco che qui la luce assume una importante connotazione, illuminando le figure in testa al corteo. I lavoratori escono fuori dal buio – la luce è come se desse consapevolezza – si esce dal buio -. Il dipinto è ambientato a Volpedo, in campagna e le figure sono gli abitanti del luogo.

Giuseppe Pellizza da Volpedo - Fiumana (in Italian). Pinacoteca di Brera. 1982
Giuseppe Pellizza da Volpedo – Fiumana (in Italian). Pinacoteca di Brera. 1982

La storia dell’opera

Giuseppe Pellizza da Volpedo, fu molto partecipe alle tematiche sociali: già nel 1880, in occasione di una manifestazione di protesta per il prezzo troppo elevato del pane aveva iniziato a realizzare alcuni disegni. Da questi schizzi nacque l’opera Fiumana conservata presso la pinacoteca di Brera di Milano. Giuseppe Pellizza lavora poi a un bozzetto degli Ambasciatori della fame nel 1891, in seguito ad una manifestazione di protesta da parte di un gruppo di operai. Il tema è indubbiamente caro all’artista che scrive:

«La questione sociale s’impone; molti si son dedicati ad essa e studiano alacremente per risolverla. Anche l’arte non dev’essere estranea a questo movimento verso una meta che è ancora un’incognita ma che pure si intuisce dover essere migliore a patto delle condizioni presenti»

 

Il dipinto Ambasciatori della pace fu poi rinominato come Il cammino dei lavoratori e successivamente Quarto Stato per fare riferimento alla classe lavoratrice. Presso la pinacoteca civica di Alessandria troviamo un carboncino su carta che raffigura uno studio del personaggio centrale del dipinto. Il volto della donna centrale è quello della moglie di Giuseppe Pellizza da Volpedo, Teresa Bidone.

I committenti, le collezioni e la storia espositiva

Il dipinto quarto Stato fu esposto a Torino nel 1902 ed ignorato dalla critica. Altro insuccesso nel 1904 quando l’artista invia l’opera a Roma per la Quadriennale. Nel 1906 per l’esposizione organizzata per il traforo del Sempione Il Quarto Stato viene ancora bocciato perchè il tema non era consono. Giuseppe Pellizza da Volpedo si suiciderà l’anno seguente con un colpo di rivoltella, probabilmente anche per i continui insuccessi. L’opera passa agli eredi e gli scenari cambiano negli anni a venire. Nel 1920-1922 il consiglio comunale di Milano compra l’opera che viene esposta nella sala principale del Castello Sforzesco. Il periodo Fascista vede lo spostamento dell’opera nei magazzini ma dopo la Seconda Guerra Mondiale, il sindaco di Milano Antonio Greppi, riscoprì l’opera che sarà esposta per trent’anni nella sala del Consiglio Comunale a Palazzo Marino. Negli anni Ottanta, Il Quarto Stato viene trasferito presso il padiglione di arte contemporanea e al Museo del Novecento di Milano dal dicembre 2010 .