Analisi dell’opera: Cristo velato di Giuseppe Sanmartino

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CRISTO VELATO Cristo velato (Giuseppe Sanmartino, 1753) Foto di Marco Ghidelli © Archivio Museo Cappella Sansevero
CRISTO VELATO Cristo velato (Giuseppe Sanmartino, 1753) Foto di Marco Ghidelli © Archivio Museo Cappella Sansevero
Giuseppe Sanmartino, Cristo velato, 1753, marmo, 180 x 80x 50 cm. Napoli, Museo Cappella Sansevero
CRISTO VELATO Cristo velato (Giuseppe Sanmartino, 1753) Foto di Marco Ghidelli © Archivio Museo Cappella Sansevero
CRISTO VELATO
Cristo velato (Giuseppe Sanmartino, 1753)
Foto di Marco Ghidelli
© Archivio Museo Cappella Sansevero

Un velo, un capolavoro

Nella storia dell’arte, ci sono stati artisti che sono riusciti a creare opere straordinarie che  chiamiamo capolavori. Sono opere che ci emozionano, che portano la storia di una rivoluzione o eccellenza non solo stilistica e figurativa. Tra i capolavori della storia dell’arte troviamo il Cristo velato, una scultura realizzata da Giuseppe Sanmartino già ammirata dai contemporanei del maestro per quella maestria con cui è stato creato il “Velo” che copre il corpo di Cristo.

Il Cristo Velato: la storia di una commissione

Il Cristo velato si trova al centro della navata della Cappella Sansevero, a Napoli. Dietro a quest’opera troviamo un committente degno di nota: Raimondo di Sangro principe di Sansevero (Torremaggiore, 30 gennaio 1710 – Napoli, 22 marzo 1771) esponente del primo Illuminismo europeo, uomo d’armi, letterato, editore, primo Gran Maestro della Massoneria napoletana, geniale inventore e grande mecenate.

L’astronomo francese Joseph-Jérôme de Lalande così definisce Raimondo di Sangro “non era un accademico, ma un’accademia intera” e la Congregazione dell’Indice dei libri proibiti gli riconobbe “un ingegno singolare, meraviglioso, si direbbe prodigioso”.

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Raimondo di Sangro dedicò anima e corpo alla realizzazione della Cappella Sansevero e commissionò inizialmente la statua al Maestro Antonio Corradini, che per il principe aveva già scolpito la Pudicizia. Corradini preparò un bozzetto in terracotta del Cristo (oggi conservato al Museo di San Martino) ma morì nel 1752 senza aver realizzato l’opera. Raimondo di Sangro incaricò allora un giovane artista napoletano, Giuseppe Sanmartino, per realizzare “una statua di marmo scolpita a grandezza naturale, rappresentante Nostro Signore Gesù Cristo morto, coperto da un sudario trasparente realizzato dallo stesso blocco della statua”.

CAPPELLA SANSEVERO Cappella Sansevero Foto di Marco Ghidelli © Archivio Museo Cappella Sansevero
CAPPELLA SANSEVERO
Cappella Sansevero
Foto di Marco Ghidelli
© Archivio Museo Cappella Sansevero

Cristo velato: la realizzazione di un capolavoro

Nella Cappella Sansevero troviamo l’opera Pudicizia di Corradini, un monumento commemorativo per la madre Cecilia Gaetani dell’Aquila d’Aragona che già porta in se tutta la straordinaria bellezza di quel velo che la ricopre.
Giuseppe Sanmartino, presa la commissione dell’opera, non tenne però conto del bozzetto realizzato da Corradini, già celebrato per le sue figure velate. E proprio il velo del Cristo doveva essere una peculiarità stilistica dell’opera commissionata. Ma Sanmartino va oltre il virtuosismo stilistico, andando ad aggiungere al velo di Cristo una sensibilità emozionale creando un sudario senza precedenti. Trasforma così l’opera in un’evocazione drammatica, trasformando la sofferenza del Cristo, con quel corpo inanime e martoriato, nel simbolo del riscatto dell’intera umanità.
CRISTO VELATO Cristo velato (Giuseppe Sanmartino, 1753) Foto di Marco Ghidelli © Archivio Museo Cappella Sansevero
CRISTO VELATO
Cristo velato (Giuseppe Sanmartino, 1753)
Foto di Marco Ghidelli
© Archivio Museo Cappella Sansevero

Descrizione dell’opera

Il corpo del Cristo morto giace sdraiato su uno strapunto. La testa è sollevata da dei cuscini  con delle nappe negli angoli. Il velo, un sottilissimo lenzuolo – trasparente come se fosse vero e non di marmo – è poggiato su tutto il corpo di Cristo – dalla testa ai piedi – ma ci permette di vederne i dettagli. Si osserva chiaramente il volto con gli occhi chiusi e le ossa della gabbia toracica. Accanto ai piedi troviamo i simboli del martirio: la corona di spine, i chiodi e la tenaglia. Vediamo tutti i segni sul corpo che la Crocifissione ha lasciato a partire dalle trafitture dei chiodi sui piedi e sulle mani. Il corpo a misura reale, è composto, disteso con le gambe allineate al busto.

Cristo Velato
CAPPELLA SANSEVERO
Cappella Sansevero
Foto di Marco Ghidelli
© Archivio Museo Cappella Sansevero

La leggenda del velo

Il “Cristo velato” di Giuseppe Sanmartino è un indiscusso capolavoro che riesce a rappresentare tutta la forza del sacrificio – e dignità – del corpo di Cristo deposto dopo la Crocifissione. Quel “velo”, realizzato con incredibile maestria, non passò inosservato al grande pubblico. Si creò una leggenda, alimentata dalla fama che aleggiava attorno alla figura del suo committente, Raimondo di Sangro.

La fama di alchimista e audace sperimentatore di Raimondo di Sangro ha fatto fiorire sul suo conto numerose leggende. Una di queste riguarda proprio il velo del Cristo di Sanmartino: da oltre duecentocinquant’anni, infatti, viaggiatori, turisti e perfino alcuni studiosi, increduli dinanzi alla trasparenza del sudario, lo hanno erroneamente ritenuto frutto di un processo alchemico di “marmorizzazione” compiuto dal principe di Sansevero. (fonte: https://www.museosansevero.it)

In realtà dietro al Cristo velato non c’è nessun processo alchemico: è un’opera interamente in marmo, ricavata da un unico blocco di pietra. Ma indubbiamente, è un’opera che come affermò il principe di Sansevero: “fatto con tanta arte da lasciare stupiti i più abili osservatori”.

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