Metaspore

Pirelli HangarBicocca presenta dal 17 febbraio al 24 luglio 2022 “Metaspore”, mostra personale di Anicka Yi, una delle figure più innovative e interessanti nel panorama contemporaneo. Nella sua pratica Yi combina linguaggi e tematiche provenienti da ambiti differenti: dalla filosofia alla biologia, dalla politica alla fantascienza.

Anicka Yi
Biologizing The Machine (terra incognita), 2019 Vetrine in acrilico, acciaio verniciato, terra di Venezia, carbonato di calcio, tuorli d’uovo, cellulosa, PCB personalizzato, sensori di gas Dimensioni variabili
Courtesy l’artista, Gladstone Gallery, New York e Bruxelles, e 47 Canal, New York
Foto Renato Ghiazza

La mostra: il percorso espositivo

Il percorso espositivo della mostra Metaspore prevede oltre venti installazioni, creazioni multiformi che scardinano i confini tra scienza e arte, tra organico e sintetico, tra umano e non umano, indagando i concetti di metamorfosi, interdipendenza, ecosistema e simbiosi. La mostra stimola l’esperienza sensoriale e percettiva dei visitatori, attraverso odori, forme mutanti ed elementi biologici disorientanti.

Anicka Yi “7,070,430K of Digital Spit”, veduta della mostra, Kunsthalle Basel, Basilea, 2015 Courtesy l’artista, Gladstone Gallery, New York e Bruxelles, e 47 Canal, New York Foto Philipp Hänger/Kunsthalle Basel
Anicka Yi
S.S.S, 2015
Ottone, vernice, tubi di gomma, sapone, spago Veduta dell’installazione, Kunsthalle Basel, Basilea, 2015
Courtesy l’artista, Gladstone Gallery, New York e Bruxelles, e 47 Canal, New York
Foto Philipp Hänger/Kunsthalle Basel

Ne sono esempio gli ecosistemi microbici dalle molteplici colorazioni dell’opera Biologizing the Machine (spillover zoonotica), 2021, racchiusa in grandi teche di vetro e nata dalla collaborazione con il dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra (DISAT) dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Testimonianza del dialogo tra arte e scienza proposto da Anicka Yi, l’opera muta e reagisce all’ambiente circostante, plasmando l’esperienza dei visitatori.

La mostra Metaspore

“Metaspore”, a cura di Fiammetta Griccioli e Vicente Todolí, riunisce oltre venti opere di Anicka Yi (Seul, 1971; vive e lavora a New York) realizzate negli ultimi dieci anni e approfondisce l’approccio poliedrico dell’artista coreano-americana, caratterizzato dalla commistione di materiali deperibili e industriali in assemblaggi che sfidano l’aspetto immutabile della scultura e dell’installazione.

Anicka Yi
Portrait
Courtesy the artist

Dal 2010 ad oggi

La mostra Metaspore, la più completa mai presentata, è concepita come un percorso sinestetico e immersivo, partendo dai primi progetti del 2010, che si distinguono per una ricerca su materiali tattili e olfattivi, per giungere alle installazioni realizzate dall’artista in seguito, insieme al team del suo studio, e con il supporto di figure professionali differenti, quali architetti, scienziati, profumieri, con cui Anicka Yi ha co-creato progetti legati alle innovazioni nei campi della tecnologia e della scienza.

Dal mondo biologico all’antico fino alla dimensione olfattiva

Il titolo, “Metaspore”, prende ispirazione dal mondo biologico: le spore sono le unità cellulari che riproducono e danno origine a nuove entità viventi senza la necessità di una riproduzione sessuale, da qui il legame simbolico e concettuale con la mostra di Pirelli HangarBicocca, che si trasforma e muta autonomamente nel corso del tempo. L’esposizione inoltre apre un nuovo capitolo nel lavoro di Anicka Yi: la scelta di approfondire opere del passato si pone come un momento riflessivo e immaginativo per futuri sviluppi ed evoluzioni della sua pratica. Il progetto espositivo è incentrato, da un lato, sulla dimensione olfattiva, presentando una serie di lavori connotati dall’uso di fragranze, e, dall’altro, sull’analisi di processi biologici quali la decomposizione e la metamorfosi.

Il percorso di visita

Il visitatore può accedere allo spazio espositivo della mostra Metaspore attraverso un lungo corridoio, originariamente realizzato per la personale dell’artista alla Kunsthalle di Basilea nel 2015. Su ogni lato della struttura è collocata una serie di sculture di sapone alla glicerina e di batteri – racchiusi ed enfatizzati all’interno di vetrine illuminate come a preservare oggetti preziosi. Attraversando questo diorama di suggestioni contrastanti, come quelle legate alle idee di igiene e contaminazione, si è poi immersi in un ambiente scuro contraddistinto da una luce soffusa emanata dalle installazioni in mostra e da un’atmosfera sospesa e avveniristica. Lungo il percorso, lo spettatore è messo a confronto con numerosi altri lavori che invitano alla riflessione sui concetti di corpo, interdipendenza, ecosistema e simbiosi.

Anicka Yi
Shameplex, 2015
Plexiglass, spilli placcati in nichel, gel per ultrasuoni, strisce LED, 7 scatole
60.96 × 121.92 × 60.96 cm ciascuna
Veduta dell’installazione, Kunsthalle Basel, Basilea, 2015
Courtesy l’artista, Gladstone Gallery, New York e Bruxelles, e 47 Canal, New York
Foto Phillip Hänger/Kunsthalle Basel 

Tra questi, in occasione della mostra, è stata realizzata una versione rinnovata e ampliata di Biologizing the Machine (terra incognita), presentata alla 58. Biennale di Venezia nel 2019 e qui commissionata e prodotta specificamente per Pirelli HangarBicocca. Proseguendo la sua ricerca pluriennale sui batteri, Anicka Yi e il suo studio hanno collaborato con il dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra (DISAT) dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca per dar vita alla riproposizione dell’opera; dal nuovo titolo Biologizing the Machine (spillover zoonotica), 2021, e in un display completamente riconfigurato. Sette grandi teche in vetro ospitano una coltura di Winogradsky (dal nome del microbiologo russo che ha inventato questo dispositivo per lo sviluppo di microrganismi), un ecosistema di batteri del suolo, cianobatteri e alghe, creato localmente. Attraversando cicli di crescita, stasi e decadimento, l’opera contrappone regole e caos e si trasforma nel tempo reagendo all’ambiente circostante: gli organismi assumono infatti diverse colorazioni che generano dipinti sospesi che mutano durante il periodo di mostra.

All’interno del percorso espositivo, viene presentato Auras, Orgasms and Nervous Peaches, 2011, realizzato per la prima personale dell’artista alla galleria 47 Canal di New York. L’opera appare come una stanza vuota e asettica senza soffitto mentre i muri esterni trasudano olio d’oliva, innescando un cortocircuito fra interno ed esterno, evocando i fluidi che penetrano e fuoriescono dai nostri corpi. Similmente, in un altro lavoro esposto, Skype Sweater, 2010/2017, Yi esamina il corpo nei suoi aspetti organici e politici, utilizzando materiali iconici del suo lessico visivo quali l’aria, il gel e gli oggetti fritti intempura. L’installazione mette in questione lo sfruttamento dei corpi, la loro relazione con la dimensione animale e lo stile di vita consumistico e capitalista, utilizzando tecniche culinarie e richiamando all’ingrediente base della cosmetica: la glicerina.

Un’estetica fantascientifica pervade queste e numerose altre opere presenti in mostra, come Shameplex, 2015, composta da sette contenitori in plexiglass riempiti con un gel ultrasuoni verde all’interno del quale sono conficcati degli spilli, che a contatto con la sostanza glutinosa arruginiscono. Al contempo la dimensione fantascientifica si esprime anche attraverso l’indagine dell’artista sulle paure contemporanee legate all’igiene e alla contaminazione. Le stesse erano protagoniste di “You can call me F”, mostra del 2015 presso The Kitchen, New York, i cui lavori principali sono esposti in Pirelli HangarBicocca per la prima volta insieme da allora. Realizzate all’epoca in un clima di tensione attorno all’epidemia dell’ebola, le cinque installazioni disposte al centro dello spazio espositivo dello Shed somigliano a ‘padiglioni da quarantena’ – strutture composte da pareti trasparenti in PVC, ognuno delle quali reca dipinte sulla superficie esterna forme geometriche e astratte che richiamano i segnali di pericolo biologico.

L’artista Anicka Yi

Anicka Yi è emersa come una delle figure più radicali della scena artistica degli ultimi anni 2000, grazie a una ricerca che, situandosi alla soglia fra arte e scienza, partecipa al dibattito attuale sulla ridefinizione delle categorie tra umano e macchina, naturale e sintetico. La sua opera dà origine a narrazioni che intrecciano quesiti filosofici a immaginari fantascientifici, e crea connessioni tra biologia e letteratura, tra vita e racconto,con un approccio che viene definito ‘bio-fiction’. “Voglio fondere scrittura e vita – la concezione che ogni entità vivente abbia le proprie narrazioni, contesti, prospettive, storie – con lo studio della vita, che ora include l’accoglienza di prospettive non umane” (Anicka Yi in Ross Simonini, In the Studio: Anicka Yi, Art in America, 2017).

Nella sua pratica Yi combina un’acuta sensibilità per il linguaggio dell’immagine in movimento con le potenzialità di sostanze organiche e biologiche come gel, glicerina, lievito o altri microgranismi, realizzando sculture ibride e installazioni che si articolano spesso in complessi ‘eco-sistemi’. Questo è il caso, ad esempio, di Le Pain Symbiotique, realizzata in occasione della Biennale di Taipei nel 2014 ed esposta anche nella mostra di Pirelli HangarBicocca. L’opera si compone di una struttura trasparente e gonfiabile attraverso cui i visitatori possono scorgere un paesaggio caratterizzato da materiali commestibili inframmezzati da proiezioni di batteri al microscopio.

L’artista predilige sensi quali l’olfatto, il tatto e il gusto, largamente trascurati nell’ambito delle culture visive. Perseguendo un approccio di ricerca sinestetico, Yi riflette sulle funzioni fondamentali di elementi legati all’invisibile e all’effimero, come aria, odori e batteri, e sul modo in cui condizionano la nostra vita quotidiana, mettendone in luce, non solo gli aspetti scientifico-percettivi, ma anche la dimensione sociopolitica.

I profumi e le fragranze diventano opere scultoree autonome che occupano e definiscono lo spazio mentre attraversano i nostri corpi, sottoforma di molecole impercettibili. L’artista è affascinata soprattutto dal modo in cui l’olfatto e l’odore possono alterare e manipolare la nostra percezione ambientale e permetterci di distinguere l’alterità, sottolineando come la sensazione di disagio legata all’odore è intrinsecamente connessa alla paura dell’Altro. In Immigrant Caucus, 2017 – parte della mostra in Pirelli HangarBicocca – contenitori a pressione emanano un profumo concepito dall’artista ibridando le componenti chimiche del sudore di donne asiatico-americane alle emissioni delle formiche carpentiere. L’accostamento delle due componenti olfattive si configura come un commento politico sulle minoranze asiatico-americane e sull’invisibilità del loro lavoro.

Negli anni, l’artista ha strutturato una pratica di studio nutrita, insieme, dai campi della filosofia e della scienza, approcciando inoltre le aree della microbiologia, della biologia sintetica e dell’intelligenza artificiale e lavorando a stretto contatto con professionisti scienziati specializzati. La sua indagine filosofica e la sua prassi artistica sono inoltre state influenzate dalle teorie di pensatori e accademici quali Donna Haraway (1944), Lynn Margulis (1938 – 2011), Karen Barad (1956) o Eduardo Viveiros de Castro (1951), per citarne alcuni, che hanno contestato l’eccezionalismo umano, proponendo un modello di relazione simbiotica con animali e vegetali e conducendo ricerche su forme di coscienza e intelligenza alternative.

Queste collaborazioni e studi sono risultati centrali per lo sviluppo del complesso ed elaborato ecosistema che Yi ha realizzato in occasione della commissione per la Turbine Hall della Tate Modern a Londra, In Love With The World, 2021 (aperta fino al 6 febbraio 2022). L’artista ha riconfigurato il monumentale spazio industriale con una serie di “scentscapes”, paesaggi odorosi, dove fragranze, create appositamente, evocano specifici periodi temporali, dall’era Precambriana a quella industriale. L’ambiente è inoltre popolato da particolari macchine, chiamate aerobes, simili a cefalopodi e funghi, che fluttuano influenzate da elementi esterni come cambiamenti di temperatura e odori. Combinando tecnologia e biologia, arte e scienza, l’artista riflette su come le macchine e l’intelligenza artificiale possano essere re-immaginate, evolversi e diventare indipendentidall’essere umano entrando in comunicazione con piante, animali e microrganismi.

Il Catalogo della mostra Metaspore

“Metaspore” è accompagnata dalla più esaustiva monografia sull’artista pubblicata da Pirelli HangarBicocca con Marsilio Editori. Include i contributi di Giovanni Aloi, storico dell’arte, Rachel Lee, docente di inglese e gender studies, e una conversazione tra Merlin Sheldrake, autore e biologo, e Yi, insieme a un testo edito dai curatori del progetto. Il catalogo presenta inoltre schede dettagliate sulle opere esposte in Pirelli HangarBicocca, la completa cronologia visiva delle mostre personali di Anicka Yi e un glossario inedito dei suoi più rilevanti riferimenti concettuali, ideato in collaborazione con l’artista stessa.

Anicka Yi

Mostre personali di Anicka Yi sono state realizzate in numerose istituzioni di rilievo internazionale, tra le quali Hyundai Commission, Turbine Hall, Tate Modern, Londra (2021); Solomon R. Guggenheim Museum, New York (2017); Fridericianum, Kassel (2016); Kunsthalle Basel, MIT List Visual Arts Center, Cambridge, Massachusetts, The Kitchen, New York (2015); Cleveland Museum of Art (2014). L’artista ha partecipato adiverse mostre collettive, tra cui la Biennale di Venezia (2019); Whitney Biennial, New York (2017); Okayama Art Summit, Gwangju Biennale (2016); Taipei Biennial (2014); Biennale de Lyon (2013).

Anicka Yi è vincitrice di importanti premi, quali The Louis Comfort Tiffany Foundation Award (2011); e il Guggenheim Hugo Boss Prize (2016).

Nel 2019 ha realizzato “Biography Fragrance”, una linea di tre fragranze in edizione limitata in collaborazione con Barnabé Fillion.
Il programma espositivo “Metaspore” è parte del programma artistico 2022-2023, concepito dal Direttore Artistico Vicente Todolí assieme al dipartimento curatoriale: Roberta Tenconi, Curatrice; Lucia Aspesi, Assistente Curatrice; Fiammetta Griccioli, Assistente Curatrice.

Il programma prosegue, nello spazio delle Navate, con le mostre di Steve McQueen (dal 31 marzo al 31 luglio 2022); Bruce Nauman (dal 15 settembre 2022 al 26 febbraio 2023); Ann Veronica Janssens (dal 6 aprile al 30 luglio 2023); e James Lee Byars (da ottobre 2023 a marzo 2024). Nello spazio dello Shed: Dineo Seshee Bopape (dal 6 ottobre 2022 al 29 gennaio 2023); Gian Maria Tosatti (dal 23 febbraio al 16 luglio 2023); e Thao Nguyen Phan (da settembre 2023 a febbraio 2024).