Il Guggenheim Museum di New York riceve la Banana di Cattelan

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Maurizio Cattelan, "Comedian"
Maurizio Cattelan, "Comedian"

L’opera di Maurizio Cattelan ”Comedian” è stata donata al museo Solomon R. Guggenheim Museum di New York da un anonimo benefattore. La collezione d’arte del bellissimo museo di Manhattan si arricchisce di un’opera significativa – ed effimera – dell’artista italiano. Ad annunciare la nuova acquisizione offerta in dono, è stato il direttore del museo Richard Armstrong. Ancora non è stata comunicata la data di quando l’opera sarà inserita nella collezione e fruibile al pubblico.

Banana!

”Comedian”, è un’opera di Maurizio Cattelan che altro non è che una banana attaccata al muro con il nastro adesivo grigio. È un’opera che ha fatto sempre discutere che pone l’attenzione sul valore che diamo agli oggetti più comuni. Ricordiamo la performance dell’artista David Datuna che aveva staccato e mangiato la banana di Cattelan – dal valore (allora) di 120 mila dollari – azione non premeditata che gli ha fatto guadagnare il soprannome di “artista affamato d’arte”.

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Le tre versioni di Comedian

Di “Comedian” esistono tre versioni originali che sono state venduta a collezionisti privati per una somma che si aggira tra i 120mila e i 150mila dollari. Il costo in realtà equivale al prezzo del certificato d’autenticità, accompagnato da un dettagliato manuale di istruzioni su come esporre la banana. Le indicazioni precise di Cattelan specificano che il frutto deve essere attaccato al muro a 175 centimetri da terra, l’angolazione deve essere di 37 gradi, e la banana va cambiata ogni 7-10 giorni. Un continuo lavoro di “manutenzione” – non a caso il New York Times, nell’articolo dedicato alla nuova acquisizione scrive nel titolo: “It’s a Banana. It’s Art. And Now It’s the Guggenheim’s Problem.”

Le tre versioni di “Comedian” sono state comprate da collezionisti privati. Sarah Andelman, Billy e Beatrice Cox, e un terzo acquirente francese rimasto anonimo. I Cox, proprietari della Dow & Jones Company, avevano in passato espresso la volontà di donare l’opera ad un museo. È lecito ipotizzare che siano quindi loro i donatori dell’opera ma non sono giunte conferme circa il nome del benefattore.

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