Yves Klein e l’invenzione del colore: la storia del suo Blu

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monocromo: Yves Klein - Pigment pur et résine synthétique sur gaze montée sur panneau 150 x 198 cm © Succession Yves Klein c/o ADAGP Paris
Yves Klein - Pigment pur et résine synthétique sur gaze montée sur panneau 150 x 198 cm © Succession Yves Klein c/o ADAGP Paris

Nel mondo dell’arte i Grandi Artisti hanno sempre portato nelle loro opere, il loro processo creativo, la loro ricerca stilistica – che sia classica o sperimentale. Dalla prospettiva di Piero della Francesca all’Action Painting di Pollock. Con la ricerca del proprio stile, anche le sperimentazioni sui colori da usare nei dipinti ha origini ovviamente antichissime: si miscelando vari pigmenti ottenuti da elementi naturali, per ottenere nuove tonalità. Pensiamo al colore porpora: il pigmento si estraeva dal murice comune, un mollusco della famiglia dei Muricidi. Un lavoro da certosino, prodotto inizialmente dai Fenici. Il primo pigmento sintetico (escludendo il rosso di ocre riscaldato e il carbone), fu il blu egiziano, introdotto grazie alla produzione vetraria che usava di base il rame. Da sottolineare che il Blu Egiziano era ben diverso dall’indaco che invece era di origine vegetale (ottenibile ad esempio dalle piante Indigofera tinctoria e l’Isatis tinctoria).

Anthropométrie sans titre (ANT 75), ca. 1960 – Pigment pur et résine synthétique sur papier marouflé sur toile
142.5 x 201.5 cm
© Succession Yves Klein c/o ADAGP, Paris

Quando il colore è alla base di una ricerca

Nel corso dei secoli, le sperimentazioni e le composizioni dei colori si sono affinate. Il colore stesso è diventato a volte uno strumenti di stile ma non solo. Ci sono artisti che più di altri si sono dedicati al tema del “colore” con particolare interesse – e con tanta audacia -. E’ il caso di Yves Klein, l’artista francese noto per i suoi “Monocromi” e per il “suo” Blu. Le sue prime opere sono proprio dei dipinti monocromi, opere appunto realizzate con un solo colore. Klein ha un rapporto viscerale con i colori – usa pigmenti puri non uniti a leganti per non perderne la luminosità. Il colore e il suo impiego è per lui una ricerca di stile e un modello filosofico.

Yves Klein, Victoire de Samothrace (S 9), 1962Pigment pur et résine synthétique sur plâtre monté sur un socle en pierre
49.5 x 25.5 x 36 cm
© Succession Yves Klein c/o ADAGP, Paris

L’International Klein Blue (IKB) di Yves Klein

La sua ricerca di nuove nuances lo portano alla ricerca dell’essenza del colore. Ma a Klein non basta ricercare il colore, lo vuole creare in toto. Nel 1956, dopo tante sperimentazioni, ecco che Yves crea «la più perfetta espressione del blu», un blu oltremare intenso – sintesi per lui di cielo e terra -. International Klein Blue – IKB (IKB, =PB29, =CI 77007) è stato sviluppato da Klein in collaborazione con dei chimici sospendendo il pigmento asciutto in una resina sintetica. Sebbene questo nuovo colore non verrà mai prodotto a livello industriale – sarà il tema centrale delle sue opere: sia sulla tela che nelle performance (ben note sono quelle in cui l’artista verniciava le modelle nude che si rotolavano su tele bianche creando così opere d’arte).

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Yves Klein davanti all’opera “Grande Anthropophagie bleue – Hommage à Tennessee Williams” (ANT 76) alla galerie Rive Droite, 1960 –
Galerie Rive Droite, Paris, France © Photo – Pierre Descargues

L’avventura della monocromia

Il Blu di Klein viene prodotto dal colorificio “Adam” situato a Montparnasse a Parigi. Il titolare storico del colorificio collaborò con Klein alla realizzazione del pigmento. La storia del IKB è stata raccontata da Teodoro Gilabert nel libro Blu K. – Storia di un artista e del suo colore tramite le parole di Édouard Adam – che qui vi riportiamo.

«Avevo un colorificio in Boulevard Quinet e ho visti artisti d’ogni genere passare dal mio negozio. Dai più convenzionali ai più estrosi. Yves Klein è stato l’unico con cui ho stabilito un’amicizia e una complicità professionale. Credo di aver avuto un ruolo chiave nell’avventura della monocromia. […] Un giorno mi chiese se potevo aiutarlo a trovare la miscela di una pittura blu luminosa, vellutata, particolarmente resistente. Aveva provato di tutto per legare il pigmento blu oltremare 1311 che comprava da me: la colla di pelle, l’olio di lino, la caseina … senza mai ottenere l’effetto desiderato. Allora mi sono lanciato in quella preparazione tutta blu, ma senza successo. […] Yves ha chiamato il colore IKB, International Klein Blu, il solito sbruffone. Detto questo, l’effetto era fantastico e la formula andava tutelata depositando il brevetto. Mi sarebbe piaciuto essere menzionato come co-inventore: senza di me, Yves non ci sarebbe arrivato. Ma lui era come tutti gli altri artisti: vengono da me in cerca di idee o di suggerimenti, poi mi dimenticano in un batter d’occhio. In questo caso però, con IKB, il prodotto era quasi il lavoro stesso, bastava spalmarlo. Ma non avevo avuto io l’idea, e ora vale milioni! ».
 ( T. Gilabert, Blu K. – Storia di un artista e del suo colore, 2014, Skira editore)

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Photo Credit copertina:

Monochrome bleu sans titre, 1958, Pigment pur et résine synthétique sur gaze montée sur panneau , 150 x 198 cm, © Succession Yves Klein c/o ADAGP Paris

 

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Rebecca Pedrazzi
Classe 1982, laureata in Storia e Critica dell’Arte presso l’Università degli Studi di Milano con la tesi “Il Mercato dell’Arte nel decennio 1998-2008”. Dopo la laurea viaggia in Europa e si trasferisce a Londra. Rientrata a Milano, la sua città natale, lavora come Art-Advisor e commerciale nel settore Luxory. Ha collaborato con diverse testate, online e cartacee, con articoli di approfondimento sull’arte. Dopo aver conseguito il patentino da giornalista pubblicista, fonda nel 2017 NotiziArte, website di notizie d’arte e cultura. É autrice del libro "Futuri possibili. Scenari d'arte e Intelligenza Artificiale" edito con Jaca Book nel 2021.