Il Vuoto Generativo e l’Estetica dell’Inatteso nell’AI Art

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vuoto generativo

di Dario Buratti

Dopo un anno di contributi in questa rubrica, ho deciso di estendere e intrecciare i concetti di arte estesa e simbiosi generativa in un volume intitolato Il Codice del Creatore. In queste pagine esploro in profondità nuove prospettive su come la tecnologia possa agire da co-creatore, riformulando il significato stesso della produzione artistica e aprendo spunti innovativi sull’impiego dell’AI generativa, a partire da un’idea cardine che ho denominato Vuoto Generativo.

Il Potere Invisibile del Codice

Credo occorra essere consapevoli del fatto che stiamo vivendo un periodo permeato da sistemi di forze invisibili, capaci di influenzare molti aspetti delle nostre esperienze cognitive, comprese quelle legate al pensiero e alla creatività. Non si tratta di un potere manifesto, ma di un flusso di logiche digitali e algoritmi che permeano la nostra realtà, modellandola in modi spesso imprevedibili. L’arte generativa, fondata su una collaborazione tra umano e macchina, si nutre di questo potere invisibile, trasformando il codice in uno strumento di espressione estetica e concettuale.

Sia nel libro, che nei miei articoli precedenti, esploro come il codice sia diventato il nuovo linguaggio artistico e come gli algoritmi, anziché semplici strumenti di esecuzione, stiano ridefinendo il concetto stesso di autorialità. L’artista contemporaneo non è più un creatore solitario, ma un orchestratore di sistemi complessi, un curatore di processi che esistono in un delicato equilibrio tra controllo e autonomia della macchina.

In questo contesto, le riflessioni di Margaret A. Boden – la cui opera ha segnato un punto di riferimento nel dibattito su creatività e algoritmi https://en.wikipedia.org/wiki/Margaret_Boden evidenziano come processi algoritmici possano non solo simulare, ma anche stimolare la creatività umana, suggerendo che l’innovazione spesso scaturisca da interazioni imprevedibili tra elementi predefiniti e sistemi autonomi.

Il Vuoto come Fenditura Creativa – Il vuoto generativo

Se l’arte generativa è un campo di forze, il Vuoto Generativo rappresenta la soglia attraverso cui queste energie emergono. Non si tratta di un vuoto sterile o di un semplice punto di partenza, ma di una condizione fertile in cui il codice e l’intenzione artistica si incontrano, dando vita a esiti imprevedibili.

Tradizionalmente, il foglio bianco era il simbolo della creazione: uno spazio in attesa di essere riempito. Oggi, quel foglio è popolato da dati, istruzioni computazionali e sistemi di apprendimento automatico che operano oltre la comprensione immediata dell’artista. Questo nuovo paradigma, che potremmo paragonare alle intuizioni proposte dai pionieri dell’arte algoritmica (come evidenziato anche nei recenti dibattiti di Artribune sulla “svolta generativa” https://www.artribune.com/progettazione/new-media/2024/02/verso-manifesto-arte-generativa/ ci costringe a ripensare il ruolo dell’opera: essa non è mai completamente definita, ma evolve continuamente tra intenzione umana e autonomia dell’algoritmo.

Oltre la Comfort Zone: Verso una Nuova Estetica

Accettare il Vuoto Generativo significa superare la propria zona di comfort, rinunciare all’illusione del controllo assoluto e abbracciare un processo di co-creazione con l’intelligenza artificiale. Questo implica un cambio di prospettiva: anziché dominare il mezzo, l’artista si lascia guidare dalle risposte dell’algoritmo, osservando come i parametri impostati possano generare risultati inattesi e profondamente evocativi.

In questa nuova estetica dell’incertezza, il codice diventa uno strumento di esplorazione, un catalizzatore di possibilità che sfida i confini tradizionali dell’espressione artistica. Recenti articoli, come quello pubblicato da The Verge che invita a non chiedersi se l’IA possa fare arte ma come l’IA possa essere arte https://www.theverge.com/2024/9/13/24241189/generative-ai-interactivity-art sottolineano proprio questo passaggio: l’innovazione risiede nel dialogo tra l’uomo e la macchina, in una dinamica in cui l’errore e l’imprevisto si trasformano in fonti inesauribili di nuovi significati.

Così come la musica elettronica ha rivoluzionato il concetto di composizione attraverso il campionamento e la sintesi digitale, l’arte generativa sta reinterpretando il concetto di creazione, trasformando ogni opera in un processo aperto, mutevole e dialogico.

Considerazioni

Il futuro dell’arte non sarà più una questione di mera esecuzione, ma di navigazione tra spazi di possibilità. Il codice è già parte integrante del nostro tessuto culturale e sociale: comprenderne il potenziale significa non solo abbracciare una nuova forma di espressione, ma anche riconoscere il potere invisibile che sta trasformando il nostro modo di vedere, creare e immaginare.

Questa evoluzione si inserisce in una tradizione storica che parte dalle prime sperimentazioni di arte generativa e arriva oggi a una fusione sempre più profonda tra umano e macchina. L’uso di algoritmi non sostituisce la creatività, bensì la moltiplica, creando un ambiente in cui l’errore diventa una risorsa, e l’incertezza, il motore di un design thinking che celebra il non-finito. Come afferma il motto che chiude questo percorso:

“È nel confronto con l’incertezza che si riscopre il vero motore dell’arte generativa, una sorta di design thinking che celebra il non-finito e trasforma l’imprevisto in una fonte inesauribile di nuovi significati.”

In questo gioco di equilibri, il Vuoto Generativo resta la soglia più affascinante da attraversare, aprendo un nuovo orizzonte di esplorazione in grado di ridefinire il rapporto tra umano e tecnologia. Ulteriori approfondimenti sull’argomento, come il recente studio “Art and the Science of Generative AI: A Deeper Dive” https://arxiv.org/abs/2306.04141 e le analisi sulla trasformazione delle dinamiche creative nell’era dell’IA https://arxiv.org/abs/2008.05959 , confermano che questa rivoluzione non è solo tecnica, ma anche profondamente culturale ed etica. Il dialogo tra le teorie di creatività di Margaret Boden e le applicazioni pratiche di sistemi generativi moderni costituisce il terreno fertile su cui germoglia il nuovo linguaggio artistico, capace di integrare tradizione e innovazione.

Dario Buratti