Il 9 ottobre è stata presentata a Napoli, in piazza Municipio, l’opera di Gaetano Pesce, omaggio alla città e a uno dei suoi simboli identitari, la maschera di Pulcinella. Tu si ‘na cosa grande è il dono che lo scultore e designer italiano, scomparso lo scorso 3 aprile a New York, ha lasciato alla città, in ricordo anche della sua famiglia paterna, di origine sorrentina. Il titolo è un chiaro riferimento alla celeberrima canzone che Domenico Modugno dedicò alla città partenopea.
Il programma di “Napoli Contemporanea” continua. L’ampio progetto, voluto dal sindaco Gaetano Manfredi e diretto dallo storico dell’arte Vincenzo Trione, è nato per diffondere le potenzialità del mezzo artistico come strumento di narrazione dei luoghi, di valorizzazione delle identità, di riattivazione di energie e di coinvolgimento della comunità. Tu si ‘na cosa grande prende il posto della Venere degli stracci di Pistoletto, che scatenò non poche polemiche, oltre all’increscioso caso dell’incendio.
L’installazione è composta da due opere in dialogo tra loro. La prima è una rivisitazione alta 12 metri dell’abito di Pulcinella, mantenuta in equilibrio da cavi su cui si attorcigliano fiori sintetici di diversi colori. Di fronte, due cuori rossi sono trafitti da una freccia metallica che li sostiene. Di notte entrambe le sculture si illuminano al loro interno.
È stata proprio l’anomala rappresentazione delle vesti di Pulcinella a finire nel mirino della critica e dell’ironia sui social network. La sua oggettivamente equivocabile forma è stata imputata di avvicinarsi a quella di un fallo. Questa ambiguità ha suscitato l’ira e, soprattutto, l’ironia del pubblico napoletano ma anche degli addetti al settore.
“L’opera di Gaetano Pesce è l’espressione della vitalità, della creazione e della sessualità”, ha evidenziato Silvana Annicchiarico, la curatrice del progetto. “Ogni opera deve suscitare domande. Mi piace che abbia strappato un sorriso ai napoletani e che ci sia un bel po’ di bellissima ironia. Se poi vogliamo vederla fallica e viva, c’è una cultura millenaria in questa terra, abbiamo Pompei con simboli fallici”.
Per alcuni giorni circolava la notizia che la realizzazione dell’installazione non rispecchiasse fedelmente il progetto ideato dallo scultore, così è stato fondamentale l’intervento, per calmare gli animi, da parte dei figli dell’artista e dei suoi collaboratori dello studio di New York.
“Nostro padre non avrebbe mai pensato di offrire a Napoli qualcosa di offensivo o scontato. Al contrario, ha voluto donare due cuori. Ha scelto di celebrare il lato più femminile e colorato di Pulcinella, vestendolo con tonalità vivaci, in netto contrasto con il tradizionale bianco. È stato un gesto di grande dolcezza, che ha messo in risalto una Napoli ricca di sfumature, aperta e accogliente, proprio come l’amore che lui provava per lei” hanno dichiarato Milena e Jacopo Pesce, figli di Gaetano. E hanno aggiunto: “Ricordiamo perfettamente quella passeggiata sul lungomare di Napoli con papà, quando ci siamo imbattuti in un Pulcinella. In quel momento, nostro padre – che si è scattato una fotografia quasi abbracciato alla maschera simbolo della città – ha ribadito tutto il suo amore per Napoli, per la sua cultura e per la sua vitalità”.
D’altronde Gaetano Pesce ha sempre avuto una particolare attenzione per l’universo femminile e la dimensione erotica. Ne è testimone la sua iconica collezione Serie Up, sedute in poliuretano espanso, caratterizzate dalle forme sinuose e antropomorfe. Il fatto che un’opera faccia parlare di sé, nel bene e nel male, e sforzi la mente a immaginarne un significato è un processo sano e spontaneo di qualsiasi forma di espressione artistica. Al di là delle critiche e degli sfottò di poco gusto, Tu si ‘na cosa grande rimarrà in esposizione in piazza Municipio fino al prossimo 19 dicembre.