La mostra “Car Crash – Piero Gilardi e l’arte povera” al PAV – Parco Arte Vivente

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Mostra _Tappeti Natura_ al Piper Club, Torino, 1967. Photo Credit:
Pietro Derossi
Mostra _Tappeti Natura_ al Piper Club, Torino, 1967. Photo Credit:
Pietro Derossi

Car Crash. Piero Gilardi e l’arte povera

a cura di Marco Scotini
4 novembre 2023 – 28 aprile 2024

Il PAV, Parco Arte Vivente, nell’ambito di Artissima, espone la mostra “Car Crash. Piero Gilardi e l’arte povera,” curata da Marco Scotini, che esplora la produzione di Piero Gilardi (1942-2023) durante gli anni Sessanta. L’obiettivo dell’esposizione è rendere omaggio al fondatore del PAV, esaminando gli inizi della carriera dell’artista dal 1964 al 1969, un periodo cruciale in cui emergono i molteplici interessi di Gilardi e il suo significativo contributo all’arte povera. “Car Crash” rappresenta la prima di una serie di mostre monografiche all’interno di un progetto a lungo termine del PAV che, seguendo una divisione cronologica, approfondirà l’opera dell’artista.

La mostra attraversa un breve ma intenso periodo di cinque anni, durante il quale Gilardi è coinvolto in alcune delle tappe più significative del movimento poverista. Queste tappe includono l’esposizione “Arte Abitabile” (1966) presso la Galleria Sperone, la creazione del “Deposito d’Arte Presente di Torino” (1967-1969), e la formulazione della teoria dell’arte micro-emotiva, culminando con la sua separazione definitiva dal movimento durante la mostra “arte povera più azioni povere” agli arsenali di Amalfi nel 1968.

Piero Gilardi nel suo atelier di Via Pastrengo 28. Torino, 1967.

Piero Gilardi nel suo atelier di Via Pastrengo 28. Torino, 1967.

Fin dall’inizio emergono il suo interesse per il rapporto tra tecnologia, l’essere umano e la natura, e il desiderio di creare opere d’arte funzionali che coinvolgano lo spettatore. Inoltre, si evidenzia la sua apertura a diverse discipline, tra cui le incursioni nel design radicale alla fine degli anni Sessanta. Questo impegno costante dimostra la volontà di Gilardi di comprendere e teorizzare il significato più profondo dell’arte e dell’opera di artisti incontrati sia a livello nazionale che internazionale, trasformandosi da inventore di forme a inventore di formazioni, un concetto espresso nella sua definizione di “arte micro-emotiva.” Questo impegno è documentato attraverso numerose lettere inviate ad amici e colleghi, nonché attraverso le sue corrispondenze per la rivista Flash Art, sia da New York che da diverse città europee. Questi sforzi preludono all’importante contributo teorico di Gilardi a due mostre fondamentali: “Op Losse Schroeven” ad Amsterdam nel 1969 e “When Attitudes Become Form” a Berna nel 1969.

Il pensiero critico di Gilardi verso i meccanismi che regolano il sistema e il mercato dell’arte lo ha portato a ritirarsi temporaneamente dalla scena artistica nazionale e internazionale nel 1969. Questa scelta ha segnato l’inizio del suo impegno nell’attivismo politico, in linea con le richieste e le istanze emerse durante i movimenti politici del ’68.

Piero Gilardi, _Orecchini Cavoli_ (1967), poliureatano espanso.

Car Crash. Piero Gilardi e l’arte povera

Il titolo “Car Crash” tratto da un progetto mai realizzato per il Piper Pluriclub di Torino, simboleggia quegli anni tumultuosi in cui Gilardi si confrontava con il sistema dell’arte e lavorava alla costruzione e decostruzione di relazioni, teorie ed immaginari. Questi erano aspetti cruciali nel panorama artistico dell’epoca. In particolare, il riferimento all’immagine di “un’auto che slitta silenziosamente sull’olio nero del pavimento” rappresenta la tensione e l’incertezza di quel periodo. La mostra del PAV prende avvio dalla dinamica esperienza del Piper e dall’esposizione dei tappeti-natura allestiti all’interno del locale nel gennaio 1967. Il Piper Pluriclub, o “divertimentificio” torinese, come lo definisce Tommaso Trini, è diventato un luogo aperto alle sperimentazioni e alle diverse forme di arte performativa dalla seconda metà degli anni Settanta. Artisti come Carmelo Bene e il Living Theatre hanno trovato spazio qui, insieme ad artisti come Gilardi, che gravitavano intorno al movimento dell’arte povera. Alcuni di questi artisti includono Pistoletto, Merz e Boetti. La mostra al PAV riflette l’importanza di questi contesti culturali alternativi nella storia dell’arte contemporanea e come abbiano influenzato il percorso di Gilardi.

La disposizione di Gilardi verso un’arte concepita per essere vissuta direttamente e coinvolgere lo spettatore prende forma sin dalla creazione dei tappeti-natura. Questi ambienti, realizzati in poliuretano espanso, sono stati concepiti per essere calpestati e abitati dall’artista a partire dal 1965. L’ispirazione per questa serie di opere è nata da una passeggiata nella natura lungo il greto del torrente Sangone, vicino a Torino, durante la quale Gilardi ha trovato un cumulo di rifiuti abbandonati sulle rive. Questo ha scatenato la sua volontà di creare forme che rappresentassero un ambiente naturale ideale, ma utilizzando un materiale artificiale e contemporaneo come il poliuretano espanso. Questa tecnologia permette la creazione di “oggetti estetici fruibili praticamente”. Un giovane Gilardi ha espresso questa concezione in un articolo del 1969 pubblicato sulla rivista Uomo Vogue, dicendo: “Io sono il prodotto di un grande periodo per la tecnologia eppure amo la natura. Ci deve essere pure un modo di mettere insieme queste due sensazioni.”

Piero Gilardi,_ Vestito Natura Sassi _(1967), performance al Van
Abbemuseum, a cura di Diana Franssen, Eindhoven, settembre 2012. Photo
Credit: Peter Cox.

In quegli anni, l’attività poliedrica di Gilardi ha portato all’elaborazione di un metodo di lavorazione della gommapiuma, con una particolare attenzione all’invenzione di un processo di colorazione e finitura resistente alla manipolazione. Questa formula è stata applicata alla produzione industriale di prodotti di design audaci attraverso la collaborazione con l’azienda Gufram. Questa collaborazione ha dato vita a opere iconiche come il “Sedilsasso” (1968), un pouf disegnato da Gilardi, insieme ad altri prodotti che hanno fatto parte del fervore generato dal design radicale italiano, poi riconosciuto a livello internazionale con la mostra “Italy, The New Domestic Landscape” al Museum of Modern Art di New York nel settembre del 1972.

La mostra “Car Crash – Piero Gilardi e l’arte povera” esplora la giovane carriera di Piero Gilardi attraverso tre temi fondamentali: lo spazio al di fuori dell’arte, dall’abito pop all’abito politico e la produzione di arte utile. L’obiettivo è di approfondire le radici della sua pratica artistica, che si è sviluppata nel corso di una lunga carriera e ha portato alla fondazione del PAV Parco Arte Vivente. Questo centro sperimentale di arte contemporanea interpreta oggi la natura da un parco pubblico nel contesto urbano, fungendo da luogo di incontro e laboratorio di esperienze che pongono al centro l’ecologia, il pubblico e gli artisti. Rappresenta, in sintesi, il progetto di una vita di Gilardi.

I documenti e le opere presenti in mostra sono stati raccolti attraverso la collaborazione con Archivio Domus, Archivio Fotografico Enrico Cattaneo, Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, Archivio Derossi Associati, Centro di Ricerca Castello di Rivoli (CRRI), Fondazione Centro Studi Piero Gilardi, Fondazione Merz, Galleria Giraldi, Galleria Lia Rumma, Gufram.

Nell’ambito della mostra Car Crash, le Attività Educative e Formative del PAV propongono, alle scuole e ai gruppi, un articolato programma di attività interamente dedicato alla ricerca metodologica e alle opere di Piero Gilardi, consultabile sul sito web. Per le famiglie, su prenotazione, la seconda domenica di ogni mese è in programma una visita speciale al percorso interattivo Bioma di Gilardi, a cui segue l’attivazione dell’opera pedagogica Puzzle-natura Marina delle Canarie di Gilardi (2015, 53 elementi di poliuretano espanso, lattice di gomma, cesta di vimini). Un’opera interattiva completamente assemblabile che contiene sassi, conchiglie, ricci di mare, frammenti di palme, zolle di terra vulcanica o erbosa. Il puzzle è a disposizione dei visitatori invitati a interagire con l’opera creando forme sempre diverse. Altre versioni dei puzzle-natura sono presenti al Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli, al Van Abbemuseum di Eindhoven (NL) e al Nottingham Contemporary (UK). La mostra è realizzata con il sostegno della Compagnia di San Paolo, della Fondazione CRT, della Regione Piemonte e della Città di Torino.