Lo scorso novembre 2023 ho avuto il piacere di partecipare al primo VDA Forum dal titolo “Digital Soul: connessioni digitali tra arte e impresa” e vedere in anteprima l’opera digitale “Digital Soul” realizzata dall’artista Antonio Barbieri nell’ambito del progetto VDA Factory. Tramite Davide Sarchioni, art curator e curatore di Var Digital Art ho avuto la possibilità di approfondire il lavoro di Antonio Barbieri facendo interessanti approfondimenti con lui, tra arte, natura, frattali e nuove forme estetiche. Quello che mi ha stupito – e che ritrovate in una domanda – è il suo approccio alla creazione: lui non crea solo l’opera ma crea gli strumenti per creare l’opera, quindi se deve fare una stampa in 3d, costruisce una stampante 3d.
Antonio Barbieri è un artista poliedrico e nel suo DNA troviamo la “linfa della sperimentazione” e una marcata attitudine ad indagare la natura per creare nuove forme – come lui stesso ci dice: “Vorrei capire i fondamenti di certe regole e usarle per sperimentare nuove forme”. C’è in lui appunto una forte connessione con il mondo naturale, le sue regole e una passione per le nuove tecnologie, e da li parte una ricerca della bellezza che traduce in un linguaggio estetico costituito da immagini e forme sia fisiche che virtuali – che racchiudono tanti significati, e indubbiamente tanto lavoro dietro le quinte per crearle, tra dataset e algoritmi.
Intervista a Antonio Barbieri
RP: Scultura, mosaici, opere su carta, digital Artworks creati con IA : la tua produzione artistica spazia tra medium diversi con risultati finali sorprendenti. Quanto conta e cosa rappresenta per te la sperimentazione in campo artistico?
AB: Sperimentare è il gioco che preferisco in assoluto. È un territorio privo di regole, perfetto per creare e mischiare insieme le discipline più disparate. Per i miei lavori cerco di spaziare, di evitare di soffermarmi troppo su una singola tecnica o su un singolo materiale. Grazie alla tecnologia possiamo scandagliare mondi nuovi o ampliare la percezione di quello in cui siamo già immersi, questo fa si che le soluzioni formali siano ad oggi quasi infinite.
RP: Sono rimasta sorpresa dal nostro intercorso: prima di creare sculture in 3D, tu crei la stampante 3D, prima di creare opere con IA tu crei gli algoritmi che andrai ad usare e anche per i dataset realizzi una raccolta di dati in modo innovativo anche con l’impiego di heatmap. C’è tanto lavoro dietro le tue opere. Quanto conta per te questo impegno dietro le quinte che va a definire e costruire ogni dettaglio di quello che poi diventerà un’opera d’arte?
AB: Ogni volta che mi approccio a un nuovo lavoro, cerco di capire come posso realizzarlo da solo in studio. Può sembrare una enorme perdita di tempo ma conoscere nel dettaglio ogni fase del processo mi aiuta a capire cosa sto realizzando. Diciamo che imparo a costruire un’opera mentre la costruisco. L’effetto collaterale di questo tipo di approccio alle cose, se così possiamo chiamarlo, è che ogni volta che imparo una nuova tecnica, digitale o manuale, ogni volta che realizzo un utensile per realizzare una forma così come l’ho immaginata, acquisisco un bagaglio sempre maggiore di conoscenze. Questo approccio al metodo artistico mi ha permesso di arrivare al punto di progettare autonomamente elementi, meccanici o digitali, che possano aiutarmi ad arrivare all’immagine che ho in mente. Ovviamente la mia indole nerd ne gode e mi spinge a lanciarmi in cose molto più complicate del previsto!
RP: Molte tue opere ci raccontano una tua grande sinergia con il mondo naturale. Ci racconti da dove nasce la tua connessione con la natura?
AB: In realtà quello che mi affascina della natura è la varietà di forme. Rimango sempre sbalordito quando apro un atlante degli animali ad esempio. Le variazioni che possono avere alcuni invertebrati o la schematicità delle piante mi hanno sempre fatto pensare che nell’arco della nostra vita siamo soggetti a un continuo mutamento che è influenzato, in un certo qual modo, dalle medesime regole che governano le forme di vita del nostro pianeta. Vorrei capire i fondamenti di certe regole e usarle per sperimentare nuove forme. Alla fine è un po’ come giocare a Dio ma senza fare male a nessuno.
RP: Ci puoi descrivere una tua opera d’arte?
AB: Parliamo di Chrysolina, una colonna in mixed 3D print di 2mt.. Descrivendola per aggettivi direi: Complicata, imitativa, stratificata.
RP: Ti ho incontrato al forum “Digital Soul: connessioni digitali tra arte e impresa” organizzato da VAR Group e hai presentato una tua opera che ci porta in connessione con i DATA. Un Dataset che diventa un soffione e un’immersione in una dimensione di frattali digitali. Ci racconti come sei arrivato a tradurre le parole in immagini con l’IA?
AB: Quando Davide Sarchioni mi ha chiesto di immaginare un’opera digitale per VAR Group che riassumesse i concetto di Digital Soul, ho iniziato a pensare a come potevo far costruire a un gruppo di persone una scultura digitale. L’immagine che ho avuto fin da subito era quella del soffione. Questa determinata idea di forma esprime un modo complesso di vedere la società, fatto di singoli elementi che concorrono verso il medesimo scopo e poi è ha una struttura perfetta se si parla di modularità, estremamente duttile e riassemblabile in combinazioni pressochè infinite. Ovviamente tradurre nella realtà qualcosa che si ha ben chiaro solo nella propria testa non è semplice, ma è stato molto stimolante realizzarlo. Alla base del processo ci sono i dati raccolti grazie alla convention VAR Group 2022. Al pubblico presente è stato chiesto di descrivere il proprio concetto di anima digitale attraverso un’applicazione per smartphone.
Una volta raccolti e organizzati, grazie all’ausilio dell’IA, i dati relativi al comportamento del pubblico; ho costruito un sistema di algoritmi che utilizzando i dati potessero generare modifiche sostanziali su oggetti tridimensionali così da tradurre in 3D un elemento scultoreo che potesse rappresentare il sentiment di un dato gruppo di persone. Questo processo ha prodotto una serie di “rami” frattali corrispondenti a ogni singola parola. Una volta ottenuti questi modelli ho realizzato un secondo algoritmo che ha organizzato i rami in oggetti sferiformi, che ho poi animato. La cosa soprendente di lavorare con i data è che non sai mai cosa succederà ad ogni passaggio, devo dire è stata un’esperienza molto emozionante.
RP: Oltre l’arte visiva, porti avanti anche una sperimentazione in campo musicale con l’IA. Ce ne parli?
AB: Premetto che sono un profano quando si parla di musica. Penso ai suoni in modo fisico, anzi direi che cerco la forma nel suono e il suono della forma. È qualcosa che faccio quando mi capitano a tiro modelli digitali soddisfacenti. Ad esempio nell’opera Digital Soul il sonoro è legato alla lettura spettrografica della forma, un po’ come fa la NASA quando fa “suonare i pianeti”. Quello che ne è scaturito sono suoni che descrvono la forma, anzi che ti permettono di entrarci dentro e di instaurare un legame psichico con essa. Mi affascina il mondo dei suoni perchè, a differenza dell’arte visiva, le vibrazioni sonore sono immediate, toccano i sentimenti senza passare dalle sovrastrutture sociali che abbiamo, un po’ come quando senti una canzone e fa rimergere un ricordo o ti tocca talmente nel profondo da commuoverti anche senza una ragione apparente.
RP: Quali i tuoi prossimi progetti?
AB: Da qui alla fine del 2023 sarò presente in alcune città con diversi progetti che comprenderanno alcune mostre collettive e un paio di personali. Non posso svelarti molto ma posso dirti che sto lavorando ad una nuova serie di lavori che comprendono l’elaborazione dei dati in modi decisamente non convenzionali. Sto anche lavorando con un mio caro amico docente universitario specializzato in geografia della globalizzazione e analisi territoriale per sviluppare nuovi metodi di divulgazione scientifica attraverso nuove concezioni di data visualization.
Ci saranno anche delle incursioni nel mondo dell’interior design, cosa che mi diverte molto e che mi dà la possibilità di sperimentare nuove applicazioni legate alla forma e allo stesso tempo mi libera da molti degli schemi legati al mondo dell’arte contemporanea. Credo che ogni tanto cambiare tazza di tè faccia bene!
WHO’S WHO: ANTONIO BARBIERI
Antonio Barbieri (Rho, 1985) si diploma in scultura all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Dopo alcuni anni di sperimentazione in diversi ambiti, tra cui la scenografia, e un’intensa attività in laboratori specializzati nella produzione di opere scultoree in pietra e in bronzo, si trasferisce a Grosseto, in Maremma, dove vive e lavora. Affascinato dalle nuove tecnologie, si concentra sulla loro applicazione nella pratica artistica, questo fa da humus al concepimento delle opere e i soggetti che ne derivano spaziano dalla rappresentazione di organismi ipotetici fino allo studio delle regole frattali applicate alla natura. La sua ricerca si propone di analizzare i cambiamenti delle forme di vita, il modo in cui esse si strutturano e si modificano nel tempo. È docente di modellazione e stampa 3D e collabora con diverse realtà sul territorio nazionale tra cui Contemporary Cluster, Galleria La Linea e Andrea Festa Fine Art. Tra gli ultimi progetti si segnala: Digital Soul (Talent Garden, Milano), Genetica della Forma (Palazzo Collicola), Organic Architectures (Officine Chigiotti), There is no wind on the Moon (Contemporary Cluster).
Instagram: antonio__barbieri e Website: www.antoniobarbieri.net