Cartoline dall’Iran: donna, vita, libertà

Postcards from Iran, l’installazione che raccoglie oltre 800 cartoline create da iraniane e iraniani a sostegno delle proteste per chiedere più diritti e libertà

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postcards from iran

In Italia, le notizie delle proteste iraniane contro il regime islamico di Khamenei hanno lasciato da tempo le aperture di giornali e telegiornali, dando forse l’impressione che la situazione abbia perso vigore e importanza. In realtà, negli scorsi giorni hanno avuto luogo alcune delle proteste più forti e diffuse delle ultime settimane.

A cinque mesi dalla morte di Mahsa Amini, secondo Human Rights Activists News Agency, organizzazione che promuove la difesa dei diritti umani in Iran, sarebbero 528 i morti fra i manifestanti, di cui 71 bambini, e oltre 19mila le persone arrestate.

In questo scenario, grande supporto è fornito ai manifestanti dal mondo dell’arte, iraniano e internazionale. Pur con difficoltà, poiché le autorità iraniane applicano forme di censura come l’interruzione dell’accesso a internet o l’oscuramento di alcuni social media, si è diffuso sul web un linguaggio visivo universale per riferirsi alle proteste e sostenerle. Donne che si tagliano i capelli, pugni chiusi alzati, il volto della stessa Mahsa Amini sono solo alcune delle immagini più diffuse e riconoscibili.

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Postacards from Iran, di Gianluca Costantini

Postcards from Iran

Alla stessa iconografia fa riferimento il progetto Postcards from Iran, oltre 800 cartoline create da iraniane e iraniani residenti in patria o all’estero che contengono un testo o un’immagine a sostegno delle rivolte. Tutti questi messaggi insieme formano un’installazione che illustra il presente di un paese meraviglioso con una storia millenaria, da cui arrivano racconti di abusi, di diritti e dignità calpestati, di genitori privati dei loro figli e figli condannati a un destino a cui non vogliono rassegnarsi.

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A testimonianze dolorose si alternano storie di speranza di un popolo che anche attraverso l’arte reclama la libertà che gli è negata. Le cartoline diventano perciò un veicolo per raccontare le grida dell’anima inquieta ma sognatrice, esausta ma fiduciosa di persone che mettono a repentaglio la propria vita per non piegarsi alla repressione.

Postacards from Iran è un progetto a cura del collettivo di studentesse e artiste iraniane Bumblebees, realizzato con il supporto della Consulta studentesca dell’Accademia di Bologna e in collaborazione con Gianluca Costantini. Fa parte di RiparAzioni – rielaborare ad arte, progetto ideato dall’Accademia di Belle Arti di Bologna per il PON METRO 14-20 finanziato dal FSE nell’ambito della risposta dell’Unione alla pandemia di Covid-19.

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L’esposizione è visitabile fino al 28 febbraio negli spazi dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, da lunedì a venerdì dalle 9 alle 18, sabato dalle 9 alle 13.

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Postcards from Iran, di Gianluca Costantini

Mahsa Amini e l’inizio delle proteste

Nella cartolina qui sotto è raffigurata Mahasa Amini, icona della discriminazione di genere e delle proteste contro il regime iraniano. Mahsa Amini era una ragazza curda di ventidue anni. A settembre 2022 è stata arrestata dalla polizia “per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio” della Repubblica islamica, perché indossava l’hijab nel modo sbagliato. Il 16 settembre è morta per emorragia cerebrale.

Secondo le autorità iraniane, il decesso è sopraggiunto per problemi di salute pregressi. Secondo le molte donne e studentesse subito scese in piazza per chiedere giustizia, Mahsa Amini è stata uccisa dalle percosse subìte nel centro di rieducazione in cui era detenuta. Anche le Nazioni Unite hanno espresso dubbi sulla versione ufficiale dei fatti, che però finora non è stata modificata.

Nel frattempo, proteste e scioperi si sono diffusi in tutto il paese, rivolgendosi contro l’intero sistema di oppressione su cui si fonda la Repubblica islamica dell’Iran. La risposta del leader supremo Khamenei è comunque stata la repressione. Al momento, quindi, l’esito delle rivolte è incerto. Come spiega Ispi, potrebbero essere soffocate con la forza, ottenere alcune modifiche alla costituzione o, con l’appoggio di esercito e forze dell’ordine, portare a un rovesciamento dell’apparato politico. Per ora, tuttavia, l’ultima ipotesi sembra la meno probabile.

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