Allo Spazio delle Culture Khaled al-Asaad: MUDEC presenta l’opera #OneLove di Norma Jeane

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 #OneLove di Norma Jeane
 #OneLove di Norma Jeane

MUDEC presenta l’opera #OneLove –  Norma Jeane

Inaugurazione dell’opera e presentazione dei Talks:

Giovedì 17 novembre ore 11:30  – Spazio delle Culture Khaled al-Asaad

All’interno della rinnovata visione del Mudec, sempre più incentrata su tematiche antropologiche e culturali contemporanee, e grazie alla collaborazione fra l’Area Museo delle Culture, Progetti Interculturali, Arte nello Spazio Pubblico, 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE e con il supporto di Fondazione Deloitte, viene presentato al pubblico il progetto #OneLove dell’artista Norma Jeane. L’installazione, a cura di Katya Inozemtseva, sarà allestita dal 17 novembre 2022 al 12 marzo 2023 all’interno dello Spazio delle Culture Khaled al-Asaad. 

#OneLove è un parallelepipedo di plastilina che evoca la bandiera arcobaleno; al suo interno nasconde però un’intersezione bianca e nera, a voler riconoscere e celebrare la complessità dell’essere umano. È un’opera collettiva e in fieri, che muta nel tempo e nello spazio grazie alla fruizione continua del pubblico che vi interagisce modellando e rimodellando il materiale di cui è composta, per tutta la durata dell’installazione.

Qualsiasi simbolo (bandiera, stemma…) per sua natura afferma di essere immediatamente riconoscibile e immutabile, ma Norma Jeane nel progetto #OneLove permette al simbolo di trasformarsi in un territorio di gioco ed interazione. La plastilina, un materiale quasi infantile e malleabile, si oppone all’idea di prudenza nei confronti del simbolo: ogni visitatore è libero di scolpire qualsiasi cosa, mescolare i colori, consapevole che chiunque, successivamente, potrà distruggere o rimodellare ciò che è stato fatto. Il simbolo diventa piattaforma di interazione fisica, ne assottiglia il potere rappresentativo, e quindi politico, ritornando alla persona, al suo corpo, al gesto individuale, ricodificando infine ogni comunicazione. L’arena politica e l’intonazione del manifesto lasciano il posto a un parco giochi e a un invito a partecipare: andiamo a giocare.

Norma Jeane_Foto Ivo Corrà
Norma Jeane © Foto Ivo Corrà

LA BANDIERA ARCOBALENO E IL ‘SIMBOLO’.

Nel 1978 Harvey Milk commissionò il disegno di una bandiera per il gaypride al suo amico Gilbert Baker. Gilbert si ispirò alle strisce della bandiera americana trasformandola in un arcobaleno di colori, a ciascuno dei quali attribuì un valore simbolico: rosa caldo per il sesso, rosso per la vita, arancione per la guarigione, giallo per la luce del sole, verde per la natura, turchese per la magia, blu per l’armonia e viola per lo spirito. Dopo quel debutto di successo, Baker rimosse due colori dal design per rendere più facile la produzione di massa, eliminando il rosa e il turchese e stabilendo così l’attuale configurazione a sei tonalità. Nel corso del tempo, e con l’affermarsi sulla scena internazionale del movimento LGBTQ, ogni comunità definita dall’orientamento sessuale sentì l’esigenza di rappresentarsi in modo simbolico con la creazione di bandiere sempre più specifiche. La corsa alla progressiva e minuziosa categorizzazione coinvolse perfino i detrattori del movimento che a loro volta decisero di rappresentare la propria concezione binaria della sessualità con una bandiera composta da cinque strisce bianche e nere alternate.

Se da un lato questa battaglia di simboli ha permesso a tante sensibilità diverse di riconoscersi in corrispondenti comunità di valori e condizione, dall’altro ha dato luogo a un aumento della conflittualità tra gli attivisti e chi ritiene che la correttezza politica attuata sulla base di categorie sempre più precise e ideologiche renda il discorso pubblico difficile, metta a rischio la libertà di espressione individuale e non riconosca la complessità del corpo sociale. Nessuna fazione è esente da pregiudizi ideologici, naturalmente. 

#OneLove non è una dichiarazione politica o ideologica ma una pratica condivisa. La collezione dei colori utilizzati per costruire simboli identitari si scioglie nella molteplicità virtualmente infinita delle sfumature attraverso il gioco, privo di regole o di restrizioni.

La parola all’artista Norma Jeane che racconta la sua opera

“#OneLove è un terreno di gioco. Proprio come in una sabbiera si può fare tutto e il contrario di tutto senza farsi troppo male. Sì, perché avere a che fare con i simboli può essere pericoloso. Di fronte a un emblema o a una bandiera bisogna mostrare prudenza (se non riverenza). #OneLove è un arcobaleno di colori che contiene il bianco e il nero delle scelte nette. O di qua o di là. Oppure dappertutto. Ogni colore prende forma e significato nelle mani e negli occhi di chi ci gioca e nel mescolarsi sempre più con gli altri colori, moltiplicando all’infinito le sfumature. Fai e disfa, niente è definitivo. La materia è dolce e morbida e ogni forma non fa in tempo a essere riconosciuta, a suscitare un pensiero o un’emozione, che subito diventa tutt’altra cosa nelle mani di chi segue. È il flusso sinuoso e ribollente delle cose vive. Siamo ‘noi’, quando usciamo dall’angolo (retto) e ci sentiamo liberi di cambiare le cose per vedere come poi va a finire. Gioco pesante, doppio gioco, gioco di prestigio, gioco da ragazzi. Let’s get together and feel alright!

Marina Pugliese – dal febbraio 2022 di nuovo alla guida del Mudec dopo 7 anni – sottolinea l’importanza di ospitare un’opera come questa al Mudec e a questo riguardo afferma: “Tornando a dirigere il Mudec intendo riannodare idealmente i fili con la missione del museo, inteso come spazio dove le collezioni etnografiche funzionano da volano per aprire il dibattito a temi di cultura contemporanea in senso interdisciplinare. In questo senso è dirimente avere una figura curatoriale di rilievo, strutturata sui temi del post-colonialismo e del post-umanesimo. Ho quindi il piacere di annunciare – prosegue la Direttrice – che per i progetti di arte contemporanea abbiamo incaricato Katya Inozemtseva quale curatrice aggiunta di arte contemporanea per il Museo delle Culture. La Inozemtseva, già capo curatrice di Garage a Mosca, ha lasciato la Russia in concomitanza con l’invasione dell’Ucraina e rappresenta la figura ideale per parlare – con taglio critico – delle complesse questioni diasporiche e intersezionali tipiche della cultura e della società attuale.”

#OneLove_Talks

In parallelo alla fruizione dell’opera sono previsti tre incontri di approfondimento con artisti, scrittori, attivisti, che permettono al pubblico di conoscere meglio le tematiche sottese al lavoro di Norma Jeane. 

Collective Bodies – corpo artistico collettivo

29 novembre 2022, ore 18:30 

Il progetto #OneLove offre l’opportunità di riflettere sulla natura del labor artistico collettivo. Le strategie di Norma Jeane per nascondere la propria identità sono lontane sia dalla posizione egoistica modernista di “lascio che le opere parlino per me” sia dall’anonimato di principio, ad esempio, degli street artist. Norma Jeane stabilisce nuovi principi per il funzionamento del sistema dell’arte, che comprende grandi infrastrutture e molti “attori”.

La pratica di Norma Jeane esiste nella logica di “corpo artistico collettivo”. Parleremo delle opzioni della collettività nel lavoro artistico con ruangrupa, un collettivo indonesiano di artisti e curatori della XV edizione di documenta. Cosa significa far parte di un tale corpo collettivo, come stanno cambiando le istituzioni dell’arte contemporanea in questo senso e quali sono le prospettive di questi cambiamenti?

Include me Out

15 dicembre, ore 18:00

Il secondo incontro mette in dialogo fra loro personalità molto differenti sul tema dell’esclusione, in tutti i suoi ambiti, dovuta alla continua volontà di ridefinire termini e/o modalità di inclusione. L’inclusione come punto di riferimento della produzione culturale contemporanea appare sempre più problematica. Con la moderazione dal giornalista e direttore artistico Carlo Antonelli, intervengono nel talk il giornalista, editore e direttore creativo Jordan Anderson, l’attivista e scrittrice Porpora Marcasciano, Sofia Righetti atleta e attivista per i diritti delle persone con disabilità e l’autrice Nadeesha Uyangoda, che da tempo si occupa di identità, razza e migrazioni.

Bandiera Bianca

Gennaio 2023, ore 18:00

Il terzo incontro sul tema della bandiera, del vessillo, della bandiera bianca affronta la questione degli artisti in contesti di regime, guerra, soprusi: qual è il loro ruolo? Deve l’arte avere sempre un risvolto sociale, politico per poter esistere nei momenti di crisi? Quanto questo imbriglia gli artisti? Ne parliamo con alcuni artisti iracheni, iraniani e ucraini. Modera Katia Inozemtseva. Per informazioni su #OneLove_Talks: www.mudec.it | Infoline 02/54917 (lun-ven 10.00-17.00). Gli incontri sono a ingresso libero, fino a esaurimento posti disponibili.

Who’s WHO: Norma Jeane

Norma Jeane è l’alter ego di un* artista che non vuole essere identificat*. La sua biografia si riassume in “nat* a Los Angeles nelle prime ore del mattino del 5 giugno 1962”, momento in cui Marilyn Monroe morì. L’artista all’opposto della donna di cui porta il nome proprio, la più fotografata della storia, fa il contrario e opta per una totale assenza fisica. Un*artista senza corpo, senza genere, senza una biografia, che non appare mai in pubblico. In ogni suo progetto Norma Jeane concepisce e coordina opere collaborative, installazioni e performing art che sono l’antitesi della celebrità e del glamour (parte integrante dell’immagine di Marilyn), optando invece per lavori che hanno un forte messaggio sociale.

WHO’s WHO: Katya Inozemtseva 

Nata a Mosca nel 1983, già nel corso degli studi – laurea in filologia e master in studi filologici nel 2004 e 2007 all’Università di Stato di Mosca – Katya Inozemtseva ha lavorato per il Dipartimento di Programmi Sperimentali del Centro Nazionale di Arte Contemporanea di Mosca 2003-2004, ed è stata curatrice alla Gary Tatintsian Gallery (2004 -2005). Dal 2006 al 2011 è stata curatrice e quindi vicedirettrice della Proun Gallery di Mosca. Dal 2011 al 2014 capo curatrice e quindi vicedirettrice del Multimedia Art Museum. Dal 2014 è stata curatrice di Garage, dove nel 2020 è stata nominata capo curatrice. Nel 2013 ha vinto il Kariatida Prize.

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