Tra installazioni e Intelligenza Artificiale: l’intervista all’artista Vincenzo Marsiglia

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Vincenzo Marsiglia, Performance interattiva, Teatro all'Antica, Sabbioneta 2016_0047
Vincenzo Marsiglia, Performance interattiva, Teatro all'Antica, Sabbioneta 2016

Vincenzo Marsiglia è un artista poliedrico, uno sperimentatore, e ci accompagna attraverso la sua produzione artistica ad indagare nuove interconnessioni tra l’opera d’arte e la superficie materica, il paesaggio, la valenza sociale e interattiva nella dimensione della fruizione e – infine – le nuove tecnologie applicate all’arte. Ha realizzato una sua personale unità di misura, una stella a quattro punte, un segno grafico distintivo declinato in diversi colori e dimensioni che ci permette di relazionarci con lo spazio verso un’orizzonte narrativo che si è evoluto nel tempo verso la creazione di spazi fisici e virtuali connessi con la materia e con il paesaggio – ma anche effimeri come gli ologrammi. Uno dei temi principali della poetica artistica di Vincenzo Marsiglia è il “dialogo” che da sempre ricerca con e attraverso le sue opere: un’interazione che parte dalla materia e dall’ambiente, volta a coinvolgere lo spettatore che da fruitore passivo diventa elemento attivo. Parlando di Arte e Intelligenza Artificiale, ho incontrato l’artista Vincenzo Marsiglia in occasione di Umania 2022, ed ho avuto l’opportunità di approfondire con lui diverse tematiche: dai nuovi linguaggi espressivi alla sperimentazione fronte alla tecnologia, dalla realtà aumentata alla valenza di un simbolo distintivo nell’arte. Buona lettura.

Vincenzo Marsiglia, Holo Private Immersion, 2020, still from video capture on HoLolens 2, courtesy of FLKT
Vincenzo Marsiglia, Holo Private Immersion, 2020, still from video capture on HoLolens 2, courtesy of FLKT

INTERVISTA A VINCENZO MARSIGLIA

RP: Dalle opere fisiche al digitale; dalle sculture alle installazioni, dalla carta al pixel. Hai sperimentato molti e diversificati medium nel corso della tua produzione artistica. Che cosa vuol dire per te “sperimentare” ?

VM: La sperimentazione nel mio lavoro è importante: le mie opere sono il risultato del mio sperimentare e la ricerca stimola la mia creatività e conoscenza. Ogni lavoro, ogni opera, porta ad ampliare la mia visione verso nuovi orizzonti. Non ci si ferma mai. La sperimentazione è il mio mondo ed anche il mio approccio operativo.

Fold_Star_Black_diameter_50cm_2017_Black_Belgian_Marble_Photo_by_Roberto_Sala

RP: Hai un tuo segno distintivo: la stella a 4 punte. Questo simbolo è una costante nel tuo lavoro tanto che la definisci “unità Marsiglia”. Perché nasce l’Unità Marsiglia?

VM: Nasce alla fine degli anni ’90, quando ho avvertito la necessità di essere riconosciuto immediatamente, con un semplice sguardo. Lo studio approfondito del modulo a bande che utilizzavo, diede vita alla Stella a quattro punte e da li venne proporzionata per misurare ogni spazio che andavo a creare: la stella diventò la mia Unità di misura. Il termine “Unità Marsiglia” o “UM” venne coniato da Marcello Carriero in un suo testo del catalogo della mia personale a Venezia dal titolo “Stargate” del 2009.

Stella – Vincenzo

RP: Dal marmo al digitale, il simbolo grafico semplice e declinato in forme diverse ti accompagna nella tua produzione artistica. La linea, l’angolo, le forme geometriche regolari e irregolari e la tua stessa Unità Marsiglia ci raccontano spazi da scoprire ma ben delineati. Quale dunque il tuo rapporto con lo spazio?

Lo spazio fisico – architettonico o della superficie del quadro – così come nel digitale, ha una funzione determinante. Creo uno spazio sempre mio in cui tutti possono entrare e farne parte e soprattutto nella dimensione digitale questo viene generato dallo spettatore che va così a creare un opera in evoluzione. Lo spazio lo genero: deve essere sempre in evoluzione e in costante connessione.

UNRITRATTOPERUNIRCI - Vincenzo Marsiglia
UNRITRATTOPERUNIRCI – Vincenzo Marsiglia

RP: Hai impiegato l’uso dell’Intelligenza Artificiale per la creazione delle tue ultime opere d’arte (pensiamo a UNRITRATTOPERUNIRCI). Cosa rappresenta per te come artista, l’impiego della tecnologia nella produzione artistica?

VM: Ormai sono quindici anni che ho creato questo mio cammino con e verso la tecnologia. Rappresenta una parte importante nella mia produzione artistica, e mi permette di creare un rapporto tra le mie opere e il fruitore. L’artista nella nostra contemporaneità deve ricercare e creare un rapporto con la tecnologia perché è il nostro vivere, la nostra nuova creatività contemporanea.

Vorrei riportare queste parole tratte dal libro Anima e iPad del filosofo Maurizio Ferrari:

… Invece di lodare i progressi della tecnica, o biasimarli, invece di puntare soltanto sulle trasformazioni che comportano, ho pensato di insistere sulla loro capacità di rivelazione, di manifestazione di quello che c’è, nel bene e nel male. In questo senso, l’ontologia dell’attualità, l’attenzione nei confronti dei cambiamenti, deve essere concepita anzitutto come una ontologia attraverso l’attualità, ossia con la consapevolezza che nella trasformazione e nella alterazione si manifesta l’essenza, la struttura…

RP: Dal digitale alla dimensione del mondo degli NFT il passo oggi è spesso breve. Ci racconti “Star in Motion Hologram”?

VM: Il mio primo approccio con il mondo NFT è stato con l’opera “Star in Motion Hologram”: ho voluto tramutare tutto il mio mondo degli origami: dalla carta al marmo. Era un passaggio quasi naturale immetterli nel digitale. Ho voluto dare una visione nuova al mondo degli NFT soprattutto per quanto concerne la loro fruibilità: il mio Star in Motion vive grazie alla tecnologia Hypervsn che appartiene al mondo dell’ologramma. Mi piaceva l’idea che fosse una scultura impalpabile ma allo stesso tempo volevo dare a questa sua tridimensionalità,  un movimento che generasse una danza. Mi affascina questo nuovo mondo perché dona libertà di espressione e soprattutto il legame con la musica e il video è una visione a più imput.

Vincenzo Marsiglia, Map (Star) the World, 2021, still da HoloLens 2, Treviso
Vincenzo Marsiglia, Map (Star) the World, 2021, still da HoloLens 2, Treviso

RP: Con alcuni tuoi ultimi lavori, inviti il fruitore delle tue opere ad una partecipazione attiva. In questa direzione hai introdotto l’innovativo visore  per la realtà aumentata – Hololens . Quale l’idea dietro a queste tue opere – tra partecipazione, esperienza e fruizione attiva del visitatore?

VM: Altra mia esperienza importante con il mondo Miscrosoft Hololens2 con la nascita dell’opera sempre in evoluzione dal titolo “Map (Star) the World”: un modo per creare e sperimentare il rapporto tra realtà e realtà aumentata. Quest’opera è una sorta di catalogazione, e l’impacchettamento alla Christo di ogni cosa che lo sguardo incontra, è un modo di impacchettare digitalmente.

Mi piaceva l’idea di creare un nuovo modo di vedere l’architettura o un bene storico culturale con uno sguardo attento. Uso le parole di Davide Sarchioni che ha ben descritto il progetto Map (Star) The World:

… Indossando HoloLens 2 il fruitore può osservare, esplorare e scoprire i beni storico-artistici di un luogo vivendo in prima persona un viaggio visionario in cui la realtà risulta implementata dall’arte di Marsiglia. In particolare, la texture stellata tipica delle sue opere prolifica nello spazio rivestendo e mappando ogni forma, superficie e materiale intercettati dallo sguardo del fruitore, così che ogni modificazione avviene nello svolgersi dell’azione (accompagnata da una composizione sonora appositamente creata) dando luogo a un percorso visivo e sonoro unico nel suo genere, imprevedibile ed emozionante, cangiante e variegato… 

Vincenzo Marsiglia – Interactive Star, 2009, cm 240×300, feltro, stampa digitale Icd webcam software

RP: Ci racconti una tua opera d’arte a cui sei particolarmente legato ?

VM: A dir il vero sono legato a tutte le opere, se devo sceglierne una ben precisa è l’opera interattiva dal titolo “Star Interactive” del 2009. É un’ opera di grandi dimensioni (240x300x10 cm) costituita dall’insieme di tre materiali diversi come la stampa digitale, il feltro e la parte interattiva costituita da uno schermo Led 54 pollici e una webcam. L’insieme dei materiali danno vita alla relazione tra opera d’arte e fruitore stesso. Uno scambio importante con la propria immagine: un’opera che vive grazie allo spettatore.

RP: Non solo artista. Mi hai raccontato anche la tua attività come docente trasmettendomi molta passione per quest’impegno. Hai appena concluso un laboratorio di creazione di opere digitali poi diventate NFT.  Ci racconti come gli studenti hanno percepito il binomio arte-tecnologia?

VM: La mia esperienza come docente quest’anno ha dato vita ad un progetto molto complesso e articolato. Insegno Elaborazione dell’Immagine Digitale presso l’Accademia Santa Giulia di Brescia. La complessità è stata nel mettere insieme più persone per la realizzazione di un lavoro di gruppo che a sua volta sfociava anche in quello individuale, e con il coinvolgimento di un’azienda leader in Europa soprattutto nell’area del blockchain, la Var Group che con la volontà di Alessandro Tiezzi, Jacopo Romagnoli e con il supporto curatoriale di Davide Sarchioni hanno fondato Var Digital Art. Il progetto sia di gruppo che individuale culminerà con la creazione di una mostra sugli NFT che i ragazzi hanno realizzato: non sarà solo digitale bensì un mix tra fisico e digitale. La mostra avrà luogo in una sede storica della Var Group a Milano: un’occasione bellissima per i ragazzi che si confronteranno con il curatore d’arte Davide Sarchioni e lo staff della Var Group.

RP:  Quali i tuoi prossimi progetti?

VM: Ad Agosto parteciperò ad una collettiva curata da Roberto Lacarbonara dal titolo “Frammento e Ornamento” Castello Ducale di Ceglie Messapica “Pinacoteca Emilio Notte” Brindisi. Nei mesi di ottobre e novembre sarò coinvolto in un progetto bellissimo in Romania, che ha a che fare con il mondo del teatro: realizzerò le scenografie con l’utilizzo delle mie applicazioni per iPad e Hololens2, per lo spettacolo Free Time scritto dal drammaturgo Gian Maria Cervo e la regia sarà del giovanissimo Nicola Bremer. La prima avverrà il 27 novembre presso Teatrul de Nord a Satu Mare: è sempre emozionante il confronto con il mondo del teatro. Nei primi mesi del 2023 vi saranno due mie personali: una a Roma presso Visionarea e la seconda presso la MLZ Art Dep di Trieste e sarà un percorso visivo sulle mie ultime esperienze.

Vincenzo Marsiglia
Vincenzo Marsiglia

WHO’sWHO: Vincenzo Marsiglia.

Vincenzo Marsiglia nasce a Belvedere Marittimo (CS) nel 1972. Studia prima all’Istituto d’Arte di Imperia poi all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Inizia ad esporre negli anni Novanta con mostre personali e collettive presso gallerie private, musei e spazi pubblici in Italia e all’estero. Le sue opere nascono da una stella a quattro punte che diventa il suo tratto distintivo, un vero e proprio “logo” dell’artista. La composizione delle opere si presenta come un’azione ossessiva e genera diversi elementi in cui questo simbolo si unisce a stoffe, feltri, ceramiche ed altri materiali con variazioni di ritmi e forme. Questa suo prima produzione artistica si riferisce, per visioni e idee rigorose ed equilibrate, ai maestri dell’Astrazione e del Minimalismo.

Vincenzo Marsiglia è un autore poliedrico: parte dall’unitarietà stilistica di un simbolo grafico semplice, quasi primitivo, che viene declinato per mezzo di tecniche sempre diverse, divenendo quasi un pretesto iconico per sperimentare il circostante e tutte le sue possibilità.

Polignano a Mare (BA), Exchiesetta. Vincenzo Marsiglia, “Clopen” (2018)

Nell’ultima serie di opere Marsiglia utilizza e sperimenta le ultime tecnologie alla ricerca di nuove soluzioni estetiche ed espressive e sempre usando i suoi caratteristici segni pittorici, propri di precedenti ricerche. Questi lavori mostrano un nuovo senso di relazione con la contemporaneità tecnologica legato anche ai nuovi strumenti di comunicazione. Le sue opere, realizzate anche con IA, non sono finalizzata a creare oggetti fini a se stessi, bensì si orientano verso la ricerca di un’opera mutevole che trova il suo compimento nell’interazione con lo spettatore. Il processo di relazione tra opera e spettatore crea l’essenza dell’opera stessa che ha la sua ragion d’essere nel suo infinito cambiamento, nella sua evoluzione fronte all’interazione con il fruitore. Una nuova dimensione in divenire fronte all’uso delle ultimissime tecnologie – quasi a riflettere il continuo cambiamento dell’era moderna.