Torna a settembre la Partita a Scacchi a personaggi viventi di Marostica: la storia di un “Patrimonio d’Italia”

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La Partita a Scacchi di Marostica a personaggi viventi
La Partita a Scacchi di Marostica a personaggi viventi

La Partita a Scacchi a personaggi viventi è giocata sulla Piazza di Marostica ogni secondo weekend di settembre degli anni pari. Le date della rappresentazioni di quest’anno sono quelle del 9 – 10 e 11 settembre.

La cornice storica d’eccezione – Marostica, è uno dei borghi murati più belli al mondo – gli oltre 650 figuranti, i ricchissimi costumi rinascimentali, le musiche, i fuochi, gli sbandieratori, l’incendio del Castello hanno fatto di questa rievocazione uno dei simboli del folklore e della storia italiana nel mondo.

La Partita a Scacchi famosa nel mondo

Per la Partita a Scacchi si arriva dai 5 continenti, per vivere da protagonisti, sia pure per il solo spazio di una sera, una grande storia d’amore. Una fanciulla bellissima di nome Lionora e due giovani pretendenti pronti a sfidarsi a singolar tenzone per conquistarsi il diritto di impalmarla. E un padre, Taddeo Parisio, castellano della città, che non voleva perdere nessuno dei due valenti giovani, entrambi utili alla maggiore gloria del suo nobile casato. A Marostica, nel territorio vicentino della Serenissima, correva l’Anno di Grazia 1454.
La memoria della vicenda veronese di Giulietta e Romeo era ancora vivissima e i duelli per cause d’amore erano banditi anche dal Doge.
Così il saggio Taddeo decise che Lionora sarebbe andata in sposa al pretendente che avesse vinto una partita al nobile gioco degli scacchi; lo sconfitto sarebbe divenuto ugualmente suo parente, sposando Oldrada, sua sorella minore, anch’essa giovane e bella. L’incontro si sarebbe svolto in un giorno di festa nella piazza del Castello da basso, con pezzi grandi e vivi, armati e segnati con le insegne del Bianco e del Nero, secondo le antichissime regole imposte dalla nobile arte, alla presenza del Castellano, della sua affascinante figlia, dei Signori di Angarano e di Vallonara, dei nobili delle città vicino e di tutto il popolo. Decise anche che la sfida sarebbe stata onorata da una mostra in campo di uomini d’arte, e da fuochi e luminarie, ballerine, suoni e danze.

La Partita a Scacchi di Marostica a personaggi viventi -
La Partita a Scacchi di Marostica a personaggi viventi –

E così avvenne. Dapprima sfilarono al suono dei musici il Castellano e la sua corte con Lionora e Oldarda, la fedele nutrice Prudenzia, ed un corteo di dame, gentiluomini, paggi, e ancelle e le splendide ambascerie ospiti.
Poi, scesero in lizza arcieri, alabardieri, fanti schiavoni e cavalieri e tennero una mostra in campo agli ordini del comandante del Castello. Anche i Vessilliferi dei Borghi esibirono la loro bravura con un lancio di bandiere.
Infine entrarono nel campo di gara i meravigliosi pezzi bianchi e neri con re e regine, torri e cavalieri, alfieri e pedoni.
Rinaldo d’Angarano e Vieri da Vallonara sedettero al tavolo da gioco e gli Araldi ordinarono le mosse. Al termine della disfida un tripudio di fuochi, luci e grida festose salutarono il vincitore.
Lionora, trepidante perché segretamente innamorata di uno dei due, aveva, con discrezione, fatto sapere al contado che il Castello da basso sarebbe stato illuminato di candida luce qualora la vittoria fosse stata conquistata dal cavaliere che faceva battere il suo cuore, affinché tutti potessero partecipare alla sua gioia.
Oggi come allora l’emozione si rinnova, in una fastosa cornice di costumi preziosi e di gonfaloni, affascinanti dame ed intrepidi cavalieri, scherzosi zanni, giocolieri e sputafuoco, rinnovando negli animi il sapore antico di una appassionante storia d’amore.

La storia della Partita a Scacchi di Marostica a Personaggi Viventi

L’inizio

Marostica ha origini antiche, in parte venetiche e in parte romane, ma deve il suo volto al Medioevo. Furono infatti gli Scaligeri di Verona a dotarla nel Trecento dei suoi castelli e delle sue mura turrite e i Veneziani a darle nel Quattrocento la sua bella Piazza ornata di palazzi, di portici e del “liston” marmoreo su cui troneggiano il Leone marciano e il pennone.

L’idea della Partita a Scacchi con pezzi viventi venne a Francesco Pozza, un giovane studente di chimica, futuro docente e regio ispettore scolastico. L’anno prima, assieme agli amici e soci del locale Circolo Studentesco, era intervenuto all’applauditissimo carnevale di Bassano sfilando nelle vesti di un gruppo di armati secenteschi dotati di archibugi e cannone. La trionfale affermazione ottenuta e la passione per gli scacchi e per il teatro fecero scattare il resto. 

Era il 1923. Abbozzato il progetto e convolti alcuni imprenditori, il Comitato organizzatore mise a soqquadro la città e convinse centinaia di ragazzi e di adulti a improvvisarsi maestranze e figuranti per un giorno. Migliaia di cartoline invasero allora l’Italia, spedite dai marosticensi agli amici. Il 2 settembre, in un caldo pomeriggio domenicale, la prima Partita a Scacchi andò in scena. Il successo fu travolgente. Il pubblicò arrivò numerosissimo. Lo stesso Gabriele D’Annunzio volle presenziare allo straordinario evento arrivando sul suo biplano Caproni e lanciando un messaggio di augurio agli arditi rievocatori

La Partita a Scacchi di Marostica a personaggi viventi. Foto di Sergio Sartori
La Partita a Scacchi di Marostica a personaggi viventi. Foto di Sergio Sartori

La ripresa

Per tre decenni l’evento fu sospeso. Alla fine della II Guerra Mondiale, la situazione economica di Marostica era ridivenuta critica. Le leggi autarchiche avevano stremato l’industria della paglia e la riconversione stentava a prendere quota. L’emigrazione rincrudiva e allontanava la gioventù più intraprendente. Serviva qualcosa che desse un segno di ripresa e magari facesse di Marostica una meta turistica ambita.

L’idea di riprendere la Partita a Scacchi venne al sindaco Marco Bonomo, appassionato del “nobil ziogo”, e alla sua amministrazione. Era il 1954. L’occasione fu data dalla possibilità di ripristinare la piazza compromessa dal traffico dei cariaggi militari utilizzando i fondi destinati alla ricostruzione. Si progettò allora di inserirvi un’enorme scacchiera a imperitura memoria dello straordinario evento del ’23 e come monito contro la guerra ed esortazione per la pacifica risoluzione delle contese. Sul “liston” di Piazza Castello, un lastricato rialzato di 1882 mq, creato in pietra dai Veneziani nel 1466, venne così realizzata una gigantesca scacchiera regolare che misurava 16×16 mt di lato e presentava 64 caselle di 4 mq ciascuna in marmo rosa e biancone di Asiago inscritte in una cornice di basalto. Da quel momento, la piazza divenne universalmente nota come Piazza degli Scacchi.

Il progetto di fare della Partita a Scacchi uno spettacolo a forte richiamo turistico trovò presto molti consensi. Tra gli altri, aderì al progetto l’imprenditore e presidente dell’Associazione Pro Marostica Angelo Carlo Festa, il quale si rivolse ad un raffinato, colto e squattrinato artista, suo inquilino a Vicenza, perché si occupasse dell’evento in cambio degli affitti arretrati. Benché recalcitrante, l’artista, che si chiamava Mirko Voucetich, salì sulla Jaguar del padrone di casa e mise piede per la prima volta a Marostica. Fu amore a prima vista.

L’autore

Mirko Voucetich era nato a Bologna, ma aveva vissuto e studiato architettura a Napoli. Alla fine della 1° Guerra Mondiale, si era trasferito a Gorizia dove aveva aderito al movimento futurista. Appassionato di teatro, nel 1923 era entrato nella compagnia di Emma Grammatica come scenografo e attore e nel ‘29 era partito per New York dove aveva lavorato come aiuto regista e direttore di scena in alcuni teatri newyorkesi. Rientrato in patria nel 1932, aveva collaborato con l’architetto Morpurgo al progetto di Via dei Trionfi e di Via dell’Impero e alla riprogettazione di Valle Giulia a Roma. Aveva realizzato molte ville liberty ed esposto le proprie opere in Italia e all’estero, dove aveva vinto decine di premi. Durante la 2° Guerra Mondiale era vissuto a Siena lavorando all’Accademia Musicale Chigiana. Infine, si era trasferito a Vicenza, sedotto dal Palladio.

Seppur con qualche resistenza, Voucetich accettò la proposta di scrivere un copione teatrale sull’idea di una partita a scacchi a pedine viventi in costume medievale ideata dal Pozza nel 1923. L’artista divenne ospite fisso di un locale albergo, sul cui davanzale issò la bandiera da capitano, e iniziò a studiare le antiche carte custodite nell’archivio comunale e presso la Biblioteca Marciana di Venezia. In breve, nacque l’odierna Partita a Scacchi a personaggi viventi, di cui egli fu autore, scenografo, costumista, interprete e regista fino a metà degli anni Settanta.

La Partita a Scacchi di Marostica a personaggi viventi. Foto di Sergio Sartori –

La vicenda.

La storia narrava di due valorosi nobiluomini di Marostica che, innamoratisi perdutamente della bella figlia del castellano, si sfidavano a duello per la sua mano. In forza di un antico editto, il padre della fanciulla impediva lo scontro cruento e proclamava che la figlia andasse sposa a quello che tra i due avesse vinto una sfida agli scacchi, mentre lo sconfitto avrebbe impalmato la sorella minore. La disputa tra i due avversari si teneva in piazza con pezzi grandi e vivi alla presenza della nobiltà locale, delle ambascerie ospiti e del popolo tutto, al termine di una mostra in campo. L’epica competizione salutava la vittoria di colui che la fanciulla segretamente amava e i due matrimoni venivano celebrati al suono festoso delle campane in un tripudio di fuochi, danze e musiche.

Il soggetto.

Anno di grazia 1454. Marostica era allora una delle fedelissime della Repubblica di Venezia, ed il suo governo era retto da un podestà nominato direttamente dalla città di S. Marco. Proprio in quell’anno due valorosi guerrieri, Rinaldo D’Angarano e Vieri da Vallonara, si innamorarono perdutamente della bella Lionora, figlia del Castellano Taddeo Parisio, e per la sua mano si sfidarono a duello, come era di costume di quei tempi. Taddeo Parisio, che non voleva perdere nessuno dei due valenti giovani, impedì il cruento scontro rifacendosi a un editto di Cangrande della Scala di Verona, emanato poco dopo la tragica vicenda di Giulietta e Romeo, e confermato e aggravato dal Serenissimo Doge.Decise quindi che Lionora sarebbe andata in sposa a quello tra i due rivali che avesse vinto la partita al nobile gioco degli scacchi; lo sconfitto sarebbe divenuto ugualmente suo parente, sposando Oldrada, sua sorella minore, ancora giovane e bella. L’incontro si sarebbe svolto in un giorno di festa nella piazza del Castello da basso, con pezzi grandi e vivi, armati e segnati delle insegne di bianco e di nero, secondo le antichissime regole imposte dalla nobile arte, alla presenza del Castellano, della sua affascinante figlia, dei Signori di Angarano e di Vallonara, dei nobili delle città vicino e di tutto il popolo. Decise anche che la sfida sarebbe stata onorata da una mostra in campo di uomini d’arte, fanti e cavalieri, fuochi e luminarie, ballerine, suoni e danze.E così avvenne. Sfilarono arcieri e alabardieri, fanti schiavoni e cavalieri, il Castellano e la sua corte con Lionora e Oldarda, la fedele nutrice, dame, gentiluomini, l’araldo, il comandante degli armati, falconieri, paggi e damigelle, vessilliferi, musici e borghigiani, e poi ancora i meravigliosi pezzi bianche e neri con re e regine, torri e cavalieri, alfieri e pedoni. Rinaldo d’Angarano e Vieri da Vallonara ordinarono le mosse ed al termine della disfida un tripudio di fuochi, luci e grida festose salutarono il vincitore. Lionora, trepidante perché segretamente innamorata di uno dei due, aveva, con discrezione, fatto sapere al contado che il Castello da basso sarebbe stato illuminato di candida luce qualora la vittoria fosse stata conquistata dal cavaliere che faceva battere il suo cuore, affinché tutti potessero partecipare alla sua gioia. E così accadde.

Il documento.

Per rendere più credibile la storia, Voucetich ideò il fortuito ritrovamento di una pergamena presso l’archivio dell’antica Cancelleria di Marostica. Si trattava di un manoscritto datato 1454 composto da due pagine in cartapecora fittamente vergate con inchiostro a encausto. I caratteri apparivano piuttosto ossidati, qua e là virati o sbiaditi per effetto dell’umidità e dell’insolazione, ma il testo che iniziava con le parole “Avvegnaché, avendo ne li tempi andati…” risultava perfettamente decifrabile. Sfortunatamente, nel 1958 il manoscritto, custodito nell’Archivio storico comunale, andò distrutto a causa di un incendio doloso e del documento resta traccia soltanto in una riscrittura recente.

Il successo

Malgrado alcune vicissitudini, tra cui un processo per la paternità dell’opera, la Partita a Scacchi a Personaggi Viventi diventò fin da subito parte integrante della vita cittadina. Di più, divenne realtà storica. Al punto che oggi nessuno a Marostica o altrove ne rammenta più l’oscura e controversa origine. La popolazione stessa, avvezza a secoli di conflitti tra le sue famiglie aristocratiche, le sue contrade e le sue parrocchie, trova in essa un momento catartico di unità sociale. Anche l’identità cittadina ne è stata profondamente modificata, assimilando per sempre la scacchiera al suo paesaggio urbano e la sfida al “nobil ziogo” al suo spirito comunitario.

Nel 1957 arrivò la consacrazione: la Partita a Scacchi venne invitata all’Expo di Bruxelles per rappresentare il folklore storico italiano. In quell’occasione si decide di dotare lo spettacolo di un proprio guardaroba teatrale. Mirko Vucetich venne incaricato di predisporre i figurini tecnici dei costumi. Il confezionamento fu commissionato alla Casa d’Arte Fiore di Milano ed in seguito demandato alla sartoria interna.

La prima uscita in territorio nazionale avvenne nel 1963. Il Comune di Milano invitò la Partita a Scacchi a tenere un’edizione straordinaria dello spettacolo al Castello Sforzesco e fu un successo memorabile.  In questa occasione, entrò per la prima volta nella Partita a Scacchi la figura del regista Carlo Maresti che vi restò per oltre 50 anni.

Lo spettacolo.

Palcoscenico dell’evento è Piazza Castello, una splendida area di quasi 5 mila mq completamente delimitata da porticati ed edifici medievali, tra cui il Palazzo del Doglione, sede in epoca veneziana dell’Armeria pubblica, della Cancelleria e del Monte di Pietà. La piazza fu creata nel Trecento dagli Scaligeri come grande spazio protetto destinato agli scambi commerciali e fu abbellita dai Veneziani a partire dal Quattrocento riunendo gli edifici gotici in palazzetti dotati di serliane e realizzando in centro un lastricato marmoreo sovrastato da un Leone stilita, da un pennone e da un pozzo.

A costituire il fondale della Partita a Scacchi è il Castello Inferiore scaligero edificato nel Trecento con funzioni di residenza, difesa primaria e casello daziario. Dominato dai 34 metri del mastio, ha pianta quadrata e cortine alte circa 20 mt, edificate in pietra arenaria con tecnica “a sacco”, ovvero con brevi porzioni di realizzo delimitate da corsi in laterizio e tamponatura interna. A partire dal Quattrocento i Veneziani lo convertono in Palazzo Pretorio con la ripartizione tra piano servile e nobiliare e l’apertura di ampie finestre. Più tardi, gli Austriaci vi insediano la Regia Gendarmeria e il Regno d’Italia vi alloggia i Reali Carabinieri, gli uffici municipali, e il Carcere Mandamentale. Negli anni Trenta si provvede al primo restauro completo che riporta l’edificio alla sua fisionomia originaria. 

Le selezioni dei figuranti

Ogni due anni i muri cittadini si riempiono di bandi: donne, uomini, ragazzi e bambini sono chiamati al ruolo di figuranti. Quasi il 5% della popolazione. Ma la grande attesa è per la selezione di Lionora e Oldrata. Le candidate devono essere residenti o domiciliate a Marostica e di età compresa fra i 18 e il 28 anni. Una giuria sceglie le finaliste che diventano protagoniste di un grandioso evento dal vivo. La votazione e l’acclamazione sono pubbliche e a furor di popolo. 

Le trasferte

Forse è per l’universalità del soggetto che la rende comprensibile ed avvincente sotto qualsiasi latitudine, o forse per la sontuosità scenografica dei suoi costumi capaci di rinverdire i mitici fasti della Serenissima Repubblica di San Marco, sta di fatto che la Partita a Scacchi a Personaggi Viventi è uno degli spettacoli italiani storico-folkloristici più richiesti e rappresentati nel mondo: per ben undici volte la rievocazione, ha avuto l’occasione di essere replicata in altri Paesi. 

Dopo la prima trasferta a Bruxelles nel 1958, seguirono altre prestigiose uscite: Lucerna (1976), New York (1984), Philadelphia (1984), Los Angeles (1984), Vancouver (1986), Stoccarda (1987), Sao Paulo (1991), Chicago (1992), Denver (1992), Toronto (1997), Lugano (2001) Ogni volta la Partita a Scacchi ottenne gli ammirati consensi della stampa e degli spettatori.L’ultima esibizione fuori dai confini europei è datata 2003 ed ha avuto come meta Melbourne, all’interno dell’iniziativa promozionale “Veneto Week” curata dalla Regione Veneto per lo stato australiano di Vittoria. Anche in questo caso lo spettacolo, tenutosi in una magica atmosfera presso il Vodafone Stadium, non ha mancato di sollevare entusiasmi

Il regista.

Il 5° regista, tutt’ora titolare, è Maurizio Panici. Nato ad Amaseno (Frosinone), studia architettura e dal 1976 si dedica al teatro prima come attore e poi come regista e produttore. Nel 1986 fonda la Cooperativa Argot, dedita alla drammaturgia contemporanea e a restituire alla dimensione popolare originaria i classici. Direttore del Teatro Stabile di Innovazione di Orvieto, nel 2011 dirige il docu-film “Mediterraneo” Molti i premi e i riconoscimenti ottenuti: 3 Biglietti d’Oro AGIS; Premio Speciale dell’Istituto del Dramma Italiano (1993); Premio Equa Mercede da parte del Sindacato Autori Drammatici (1994); Premio della Critica dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro (1997); Premio Franco Enriquez per la regia (2007). Nel 2006 è aiutoregista della Partita a Scacchi al fianco di Maresti e dal 2012 regista a pieno titolo. Teatralità e ritmo, nonché enfatizzazione di alcuni passaggi narrativi con l’introduzione di innovativi effetti scenici e luminosi.

Il riconoscimento.

Nel 2011 La Partita a Scacchi a personaggi viventi ha ottenuto il riconoscimento di “Patrimonio d’Italia” da parte del Ministero del Turismo italiano.