LE FORME DEL TEMPO. Un dialogo per immagini tra Fabio Barile e Domingo Milella a cura di Alessandro Dandini de Sylva – 22 giugno – 31 luglio 2022 – Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano
“Conoscere il passato è un’impresa altrettanto stupefacente che conoscere le stelle”: scrive così George Kubler nel suo libro The Shape of Time (1972) da cui è tratto il titolo della mostra Le forme del tempo, che dal 22 giugno al 31 luglio 2022 presenta le fotografie diFabio Barile e Domingo Milella in un inedito dialogo con gli spazi archeologici delle Terme di Diocleziano a Roma. La mostra, a cura di Alessandro Dandini de Sylva, è un viaggio nel tempo geologico, archeologico e presente. Dopo i primi due capitoli espositivi al Centro Arti Visive Pescheria e nell’antica Sinagoga di Pesaro, Le forme del tempo cerca ora un nuovo legame con le Grandi Aule delle terme romane.
La mostra è un’evoluzione del dialogo tra i due artisti, questa volta dedicato al rapporto tra archeologia del paesaggio e archeologia del linguaggio: i due artisti e il curatore hanno immaginato il percorso espositivo come una conversazione tra immagini e spazio archeologico, per un ritorno arcaico alla riflessione e per una profonda ricerca sulla fotografia e sull’atto stesso del guardare.
La parola a Alessandro Dandini de Sylva, curatore della mostra
“Le opere di Fabio Barile e Domingo Milella sono fotografie che riflettono il Tempo. Le immagini di Barile mostrano forme in perenne evoluzione, fin dal tempo profondo del mondo e della geologia, mentre quelle di Milella affondano le loro radici nella pietra dell’arcaico, del primitivo nel presente in un solo sguardo. Il discorso sull’antico è evocato dal dialogo tra le immagini in mostra: dalle Piramidi di Giza alla Tomba di Re Mida in Frigia dall’altopiano di Campo Imperatore alla Gola di Gorropu in Supramonte. Attraverso il dialogo tra i due artisti la mostra intende avvicinare geologie mute e pietre parlanti ricercando un’archeologia comune.”
Insieme ai lavori fotografici, Le forme del tempo presenta una selezione di reperti archeologici, scelti con il direttore del Museo Nazionale Romano Stéphane Verger, con l’intento di creare accostamenti visivi e semantici inaspettati tra le fotografie, le Grandi Aule e i frammenti di tempo riportati alla luce dai magazzini del museo.
La parola al Direttore del Museo Nazionale Romano Stéphane Verger
“Con la mostra Le forme del Tempo prosegue il progetto “Archeologia e Fotografia” del Museo Nazionale Romano. Il progetto è nato per promuovere il patrimonio archeologico attraverso il linguaggio universale della fotografia. La scelta di esporre opere conservate nei depositi del Museo accanto alle immagini dei fotografi Fabio Barile e Domingo Milella, consente di evidenziare la portata della relazione che esiste tra il Museo e il suo contenuto e la creatività contemporanea. Inoltre, l’esposizione fotografica trova nella sede delle Terme di Diocleziano lo spazio ideale per un racconto visivo dedicato allo scorrere del tempo, e si pone in costante dialogo con le imponenti strutture delle aule delle Terme e i reperti”.
Come nei precedenti capitoli espositivi le opere dei due artisti sono presentate in un allestimento disegnato per favorire il dialogo con lo spazio archeologico, assorbirne tutte le preziose vibrazioni e offrire ai visitatori un’esperienza culturale originale. La mostra sarà anche una stanza di riflessione dove, durante il periodo espositivo, si terrà un incontro con scrittori e studiosi di archeologia e un laboratorio per bambini in collaborazione con l’associazione Cartastraccia. Le forme del tempo è accompagnata da una pubblicazione edita da Fondazione Malaspina che raccoglie un testo del direttore del Museo Nazionale Romano Stéphane Verger e una conversazione tra il curatore Alessandro Dandini de Sylva e i fotografi Fabio Barile e Domingo Milella.
MUSEO NAZIONALE ROMANO
Istituito nel 1889, il Museo Nazionale Romano, la cui sede storica sono le Terme di Diocleziano, riunisce uno dei più straordinari patrimoni artistici d’Italia suddiviso, tra il 1995 e il 2001, anche in altre tre sedi museali: Palazzo Altemps, Palazzo Massimo alle Terme e Crypta Balbi. Quattro luoghi per scoprire la storia di Roma dai primi insediamenti nel Lazio agli splendori dell’età imperiale, fino alla passione rinascimentale per le antiche opere romane che portò alla nascita del collezionismo. Il Museo Nazionale Romano è diretto dal Prof. Stéphane Verger.
Il Museo Nazionale Romano è aperto dal martedì alla domenica dalle 11.00 alle 18.00. Le biglietterie chiudono alle 17.00. L’ingresso al Museo Nazionale Romano Terme di Diocleziano è in via Enrico de Nicola 78. Per le modalità di visita e acquisto biglietti tutte le informazioni su www.museonazionaleromano.beniultural.it
BIOGRAFIE
Fabio Barile è nato a Barletta nel 1980 e si è diplomato alla Fondazione Studio Marangoni a Firenze nel 2007. Ha iniziato la sua ricerca fotografica nel 2005 con un progetto sull’erosione che interessa 1500 km di costa italiana. Questo progetto da il via ad un percorso di ricerca incentrato sull’indagine dei processi naturali del paesaggio. Nel 2017 espone una selezione di opere tratte dal suo progetto “An investigation of the laws observable in the composition, dissolution and restoration of land” presso l’ICCD di Roma, in dialogo con immagini tratte dall’archivio dell’istituto. Tra il 2019 e il 2020 Barile partecipa alla grande mostra itinerante “On Earth – Imaging, technology and the natural world” tenutasi alla 50a edizione dei Rencontres d’Arles, e poi al FOAM Museum di Amsterdam e a Le Lieu Unique di Nantes. Nel 2020 un portfolio dei suoi lavori più recenti è stato pubblicato su FOAM Magazine n. 57 “In Limbo”. Negli ultimi anni ha esposto al MAXXI Roma, L’Aquila e all’American academy in Rome. Le sue opere sono nelle collezioni della Fondazione MAST di Bologna, dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione di Roma, MAXXI e del FOAM Museum di Amsterdam.
Domingo Milella è nato a Bari nel 1981, dove ha vissuto fino all’età di 18 anni. Dopo essersi trasferito a New York, ha studiato fotografia alla School of Visual Arts sotto la guida di Stephen Shore. Thomas Struth è poi stato per lui un mentore fondamentale. Oggi vive fra Bari ed il Viaggio. I suoi lavori sono stati esposti in mostre personali alle gallerie Brancolini Grimaldi, Londra (2012), Tracy Williams, New York (2008, 2013) Grimaldi Gavin, Londra (2015), e al Foam Museum, Amsterdam (2008). Ha partecipato a varie mostre collettive tra cui la 54°Biennale di Venezia e i Rencontres della Fotografia di Arles (2011). Ha curato e partecipato alla mostra Tempo al Tempo a Roman Road, Londra (2016). Il Teatro del Tempo a Lecce nel 2021 è stato il debutto della sua recente ricerca sull’Arte Primitiva. Nel 2022 i suoi lavori sono visibili al pubblico presso la Margulies Collection a Miami, e Borusan Contemporary, Istanbul. Dal 2015 Domingo si dedica esclusivamente a una ricerca sulla Preistoria e il Pensiero Astratto.
Alessandro Dandini de Sylva è nato a Roma nel 1981, dove lavora come artista e curatore. Le sue opere sono state esposte in istituzioni pubbliche e private tra cui la Flowers Gallery a Londra, la Humble Arts Foundation a New York, il Bund 33 Art Center a Shanghai, l’Istituto Italiano di Cultura a Parigi e Operativa Arte Contemporanea a Roma. Tra i premi ricevuti il Premio Shanghai, Les Promesses de l’Art e il Talent Prize. Il suo primo libro d’artista, Paesaggi, è presente in collezioni pubbliche come la Tate Library a Londra e l’ICCD Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione a Roma. Dal 2011 al 2016 è stato curatore di Fotografia Festival Internazionale di Roma al Museo MACRO di Roma. Nel 2013 e nel 2014 è stato curatore ospite alla Fondazione Pastificio Cerere di Roma e alla Fondazione Ermanno Casoli di Fabriano. Dal 2016 è direttore artistico alla Fondazione Malaspina e dal 2017 curatore alla Fondazione Pescheria di Pesaro. Negli ultimi anni ha curato mostre in diverse istituzioni pubbliche e private tra cui il Museo MAXXI di Roma, l’Istituto Italiano di Cultura a Londra, il Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro e la galleria Matèria di Roma.