Lo scorso gennaio abbiamo visitato l’esposizione “SUI GENESIS”: una mostra di arte digitale che esplorava il concetto di “umano”, identità e creazione (realizzata da Reasoned Art in collaborazione con Lava Club). Abbiamo potuto apprezzare dal vivo le opere di alcuni talentuosi artisti, che con le loro creazioni ci raccontano la nuova dimensione dell’arte 3.0 – tra nuove estetiche e dimensioni digital e phygital. Un’occasione per incontrare e conoscere l’artista Paola Pinna, che con le sue opere d’arte ci parla della sua visione sulla relazione tra uomo e tecnologia includendo riflessioni sulla vita, sulla spiritualità, sul digitale (ma anche sul mondo antico), sul metaverso, e sull’empowerment femminile – temi portanti e ben presenti nella sua produzione artistica. Da questo primo incontro alla mostra “Sui Genesis” è seguita un’intervista, ricca di approfondimenti sul suo lavoro e di riflessioni estremamente attuali, che vi invitiamo a leggere. Buona Lettura.
Credo che l’arte contemporanea debba dimostrare una certa consapevolezza del mondo in cui viviamo, per cui ciò che creo in 3D spesso referenzia temi attuali e il modo di vivere online, amare, esistere nella nostra epoca caratterizzata dal progresso tecnologico – ma lo faccio anche un po in maniera escapista e giocosa. Paola Pinna
L’intervista a Paola Pinna
RP: La tua produzione artistica ci accompagna alla scoperta di una dimensione che esplora il significato dell’essere umano di oggi e la sua interazione con le macchine e con un mondo sempre più digital. Ci puoi raccontare nel dettaglio la tua visione artistica ?
PP: Ciò che ricerco nell’arte e’ il riuscire ad interpretare la contemporaneità in maniera personale e sperimentale, sempre alla ricerca di un’evoluzione estetica avendo il filo conduttore della tecnologia. Uso la tecnologia come mezzo per creare ma e’ anche ciò che piu’ mi interessa concettualmente. Generalmente credo che l’arte contemporanea debba dimostrare una certa consapevolezza del mondo in cui viviamo, per cui ciò che creo in 3D spesso referenzia temi attuali e il modo di vivere online, amare, esistere nella nostra epoca caratterizzata dal progresso tecnologico – ma lo faccio anche un po in maniera escapista e giocosa. Aggiungo del fantasy o creo cose immaginarie. Amo creare degli avatars, che potrebbero essere considerati come mini frammenti di me, inventati, ma anche dei semi-ritratti ispirati da persone che ho conosciuto. Metto questi personaggi in vari contesti a seconda di ciò che voglio esprimere, a volte dando enfasi alla sensualita’, altre alla spiritualita’, altre alla narrazione di cio’ che dicono o fanno o indossano, o trasmettono.
RP: Le tue opere digitali comprendono sia animazioni in 3D sia opere digitali statiche. Qual’è per te la differenza tra una tua opera in 2d e in 3d?
PP: L’opera animata va ragionata dall’inizio in maniera diversa rispetto a una statica. Penso che un’animazione abbia più senso di esistere quando vuole narrare qualcosa, e perciò preferisco enfatizzare il suo contesto e la naturalezza dei movimenti. Con le opere statiche posso sbizzarrirmi di più usando forme astratte ed elementi fluttuanti che intralciano meno eventuali movimenti. Anche l’inquadratura cambia, nell’animazione uso tagli più ampi mentre gli stills possono funzionare anche come un dettaglio isolato e decontestualizzato. Direi che la prima e’ spesso piu’ gaming e cinematica rispetto agli stills, che forse sono piu’ tradizionali e maggiormente estetici ed espressivi piuttosto che narrativi.
RP: Le tue opere spesso includono rimandi alla natura e all’antico – dagli animali che popolano le tue creazioni alla figura della Medusa fino alle colonne classiche. Possiamo dire che sono due dei tuoi leitvmotiv?
PP: Si assolutamente, spesso uso dei rimandi all’antico, attraverso ali o elementi di figure mitologiche e architettura. E’ qualcosa che ho voluto adottare per portare bilancio e armonia nel mio modo di esprimermi che vorrei fosse abbastanza fluido e non solo eccessivamente digital. Se potessi portare qualcosa del mondo fisico nel futuro metaverso, sicuramente porterei l’arte e un po ‘di storia del passato. Inoltre, credo che qualcosa del mio essere Italiana sia rimasto nel mio esprimermi, nonostante abbia studiato e vissuto all’estero per molti anni e nonostante le mie principali ispirazioni vengono dal mondo online, sono comunque partita da un’istruzione artistica liceale che inevitabilmente ha instillato in me un certo fascino e ammirazione per l’arte classica.
RP: Sono ancora poche le artiste donne nel mondo della Digital Art e ancora meno quelle che esplorano il concetto del femminino con le loro opere. Quanto è importante per te tradurre e interpretare l’empowerment femminile nell’era 3.0?
PP: Per me e’ fondamentale esprimere la mia femminilità attraverso l’arte, creando personaggi con i quali riesco ad identificarmi, o semplicemente riuscire a immaginare un mio mondo fantastico. Il mondo digitale, e soprattutto quello NFT – del quale faccio parte – e’ prettamente maschile, soprattutto in Italia. Vorrei quindi che la mia arte possa anche dare un messaggio di forza in questo senso. Oggi finalmente si parla molto di fluidita’ di genere – ma il mio discorso artistico non e’ antagonista a tutto cio, e’ piuttosto un frammento che parte dalla mia piccola e personale esperienza nel mondo, la quale spera di avere un riscontro da parte di tutti, non solo quello femminile.
RP: In un mondo in cui i supporti tecnologici migliorano di mese in mese – quanto è importante per un artista digital aggiornarsi anche sul lato della strumentazione/software utilizzati?
PP: Direi che per un artista come me e’ davvero fondamentale rimanere aggiornati. I software e la tecnologia che uso non solo mi permettono di esprimere al meglio ciò che voglio, ma a loro volta mi ispirano nuove idee e opzioni che altrimenti non potrei avere. La tecnologia offre agli artisti una fonte immensa di stimoli, e non bisogna esserne impauriti ma e’ bene sfruttare al meglio le sue infinite possibilità per una maggiore espansione creativa, attraverso la quale non si smette mai di imparare e sorprendersi.
RP: C’è un artista, una corrente un libro che ha ispirato la tua visione artistica?
PP: Come libri sicuramente ‘’The post-human condition’’ di Robert Pepperell. Come mostra fu ‘States of Play’ al FACT di Liverpool, una mostra di videogame art nel 2018. Per la prima volta vidi un linguaggio che risuonava così tanto con me in un museo. Ma anche ‘Art in the Age of the Internet’ tenutasi a Boston sempre nel 2018. Come artisti fu vedere su Instagram svariata net art, ricordo di esser capitata nella pagina di Nicole Ruggiero e di innamorarmi subito del 3D.
RP: Ci racconti una tua opera d’arte?
PP: ‘Your Inner child’ e’ l’ultima opera che ho eseguito nel 2021, e la prima a rappresentare una bambina. Quest’opera rappresenta ciò che di infantile ricerco dentro me, quella sensazione di stupore e di entusiasmo verso le cose della vita. In realta’ e’ un invito a non dimenticarsi del proprio bambino interiore, che spesso e’ anche un po’ anche il segreto del fare arte…
RP: Quali i tuoi prossimo progetti?
PP: Sto portando avanti due progetti distinti. Il primo e’ rendere la mia arte piu’ fruibile nel mondo fisico, attraverso mostre e sperimentazioni di stampa e installazioni su vari medium e formati. L’altro è più digital nativo, ovvero volto ad esplorare il mio linguaggio tra gaming ed NFT. Al momento sto costruendo un mondo 3D abitato dai miei avatars e da creature su Unreal Engine, che è un software di creazione di videogiochi. Mi interessa molto lavorare e sperimentare e migliorare su entrambi i fronti.