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La mostra “Gillo Dorfles. Ibridi e personaggi” alla Paula Seegy Gallery

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Gillo Dorfles. Ibridi e personaggi – a cura di Martina Corgnati

20 novembre 2025 – 31 gennaio 2026

inaugurazione giovedì 20 novembre, ore 18

La Paula Seegy Gallery rende omaggio a Gillo Dorfles, poliedrica figura del panorama artistico e culturale contemporaneo, con la mostra “Gillo Dorfles. Ibridi e personaggi” a cura di Martina Corgnati, esposta dal 20 novembre 2025 al 31 gennaio 2026. Attraverso un’accurata selezione di lavori che comprende opere su carta, su tela, sculture, piatti e ciotole in ceramica realizzate nell’ampio lasso temporale compreso tra il 1946 e il 2013, viene tracciato un excursus dell’intelligente, brillante, carismatica e ironica presenza dell’artista e critico nella scena dell’arte. Dorfles ha coltivato nel corso di tutta la sua vita sia come teorico, sia come artista una posizione slegata dai conformismi e dalle regole accademiche che gli ha permesso di elaborare intuizioni critiche, teorie innovative e, parallelamente, uno stile visivo originale; due versanti di una stessa inscindibile ricerca.

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Il percorso espositivo illustra le tappe salienti della lunga carriera artistica di Dorfles dagli esordi, alla fondazione del MAC Movimento Arte Concreta in cui trova terra feconda per la crescita della sua poetica e della sua attività critica, fino ad arrivare, a seguito di un’interruzione durata circa vent’anni, a una cifra stilistica singolare, ad un’espressività mai abbandonata, che si concretizza nella sperimentazione di tecniche diverse, dalla ceramica, alla matita, alla tempera, agli acrilici. La sua spiccata versatilità si percepisce anche nella ricerca cromatica che spazia dal verde acqua al rosa confetto, dal fucsia all’azzurro come si osserva nelle opere Un occhio, una mano (1989), Il regno vegetale (1989), Due schieramenti (2001), Lumacone (2004).

Le pareti sono popolate da carte e tele con “personaggi ibridi – come afferma Martina Corgnatigiocolieri ameboidi, distinti signori col farfallino, addirittura un dissacrante ritratto di Sigmund Freud, coppie procaci ed orecchiute, tutti sempre fluidi e pronti a tornare repentinamente in quei puri giochi di linee e di arabeschi dai colori infantili dai cui sono emersi, apparentemente un attimo prima”. Uno stile inconfondibile e un linguaggio visivo iconico che si ritrova nei piatti e nelle ciotole che dominano il centro della sala accanto alla grande scultura in vetroresina di cm 148×78.  In mostra fra i lavori esposti si ammira anche una raffigurazione di “Vitriol”, personaggio esoterico inventato da Dorfles, nel quale si rispecchiava, spesso presente nei disegni e negli appunti a partire dal 2010. Il significato dell’acronimo spesso usato dagli alchimisti “Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem”, ovvero “Visita l’interno della terra e, con successive purificazioni, troverai la pietra nascosta” diventa una sorta di mantra che vede nella figurazione la possibilità di far affiorare a livello conscio aspetti celati dell’inconscio.

Lontano da schematismi geometrici, da regole precostituite, l’artista predilige la rappresentazione di immagini che gli affiorano alla mente, di figure dettate dalla fantasia in maniera istintiva, senza filtri. Le linee morbide, i volumi sinuosi e le forme fluide, animate da elementi simbolici si intrecciano in una trama visiva che riflette un gesto libero, quasi affidato alla spontaneità della mano e alla sua intelligenza inconscia. Da un’immagine all’altra, da un segno all’altro, si snoda un filo ironico e poetico che descrive le molteplici sfaccettature di una personalità creativa, libera e anticonformista, unica nel panorama italiano e internazionale.

Gillo_Dorfles_Un_occhio_una_mano_1989_acrilico_su_tela_cm70x50

Cenni biografici. Gillo Dorfles nasce a Trieste nel 1910. In seguito allo scoppio della Prima guerra mondiale si trasferisce con la famiglia a Genova, dove trascorre l’infanzia. Al termine del conflitto rientra a Trieste e si iscrive al Liceo Classico. Si trasferisce a Milano nel 1928 dove studia medicina ma dopo tre anni decide di completare il percorso universitario a Roma come allievo interno nella clinica Cesare Frugoni; si laurea nel 1934, specializzandosi in neuropsichiatria. A partire dagli anni Trenta ha svolto un’intensa attività di critica d’arte e saggistica collaborando a “La Rassegna d’Italia”, “Le Arti Plastiche”, “La Fiera Letteraria”, “Il Mondo”, “Domus”, “Aut Aut”, “The Studio”, “The Journal of Aesthetics”.

Esordisce in pittura negli anni Trenta. Nel 1948 con Bruno Munari, Atanasio Soldati e Gianni Monnet, fonda il Movimento Arte Concreta (MAC) con l’obiettivo di dar vita a un linguaggio artistico nuovo, in grado di assimilare e di superare le ricerche astratte europee dei decenni precedenti. Negli anni Cinquanta ha inizio l’attività teorica e critica di Dorfles, che si presenta decisamente innovativa e dirompente rispetto agli assunti crociani ancora dominanti. L’attenzione di Dorfles è rivolta soprattutto ai fenomeni comunicativi di massa, alla moda e al design, soffermandosi pur sempre sulla pittura, sulla scultura e sull’architettura moderna e contemporanea. Dagli anni Sessanta insegna estetica in diverse università italiane (Milano, Trieste, Cagliari) e dagli anni Ottanta riprende l’attività pittorica e grafica che per i suoi numerosi impegni aveva interrotto.

Tra le sue numerose pubblicazioni ricordiamo: Discorso tecnico delle arti (1952), Le oscillazioni del gusto (1958), Il divenire delle arti (1959), Ultime tendenze nell’arte d’oggi (1961), Nuovi riti, nuovi miti (1965), L’estetica del mito (1967), Artificio e natura (1968), Kitsch. Antologia del cattivo gusto (1968), Elogio della disarmonia (1986), L’intervallo perduto (1988), Itinerario estetico (2011).

Nel 2010 è pubblicato “Gillo Dorfles. Calalogue raisonné”, a cura di L. Sansone, Edizioni Mazzotta, Milano; il volume documenta tutta l’opera pittorica, grafica e di ceramista di Dorfles.

Nel 2015 esce per le edizioni Skira il volume “Gli artisti che ho incontrato”, a cura di L. Sansone, una raccolta di saggi sull’arte contemporanea pubblicati da Dorfles dall’inizio degli anni Trenta al 2015.

Moltissimi i riconoscimenti internazionali che ha ricevuto sia come artista che come critico. Negli ultimi anni gli sono state dedicate mostre a Milano, (PAC, 2001, “Il pittore clandestino”, sua prima antologica, Palazzo Reale, 2010, Fondazione Marconi, 2014), Bologna (Circolo Artistico, 2002), Trieste (Museo Revoltella, 2007), Chiasso (Max Museo, 2010), Rovereto (Mart, 2011), Urbino (Casa Raffaello, 2014), Roma (Macro, 2015).

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