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Reza Aramesh esplora la condizione umana a Venezia con NUMBER 207

Da sinistra a destra: Reza Aramesh, “Action 347: PNP Custodial Center, 16 January 1999, Progression #100” 2023.1 “Action 241: Study of the Head as Cultural Artefacts” 2023.2 “Action 364: Yarze Prison, 27 March 2005, Progression #117” 2023.3 All images courtesy of Reza Aramesh Studio.

Da sinistra a destra: Reza Aramesh, “Action 347: PNP Custodial Center, 16 January 1999, Progression #100” 2023.1 “Action 241: Study of the Head as Cultural Artefacts” 2023.2 “Action 364: Yarze Prison, 27 March 2005, Progression #117” 2023.3 All images courtesy of Reza Aramesh Studio.

Reza Aramesh – NUMBER 207

a cura di Serubiri Moses

dal 16 aprile al 2 ottobre 2024 alla Chiesa di San Fantin a Venezia

In occasione della 60o Biennale di Venezia, le sculture in marmo di Carrara di Reza Aramesh saranno le protagoniste della mostra alla Chiesa di San Fantin.

Il MUNTREF – Museo de la Inmigración di Buenos Aires annuncia la mostra NUMBER 207 di Reza Aramesh alla Chiesa di San Fantin a Venezia, presentata con il sostegno dell’Institute of Contemporary Art, Miami (ICA Miami). L’artista britannico di origine iraniana Reza Aramesh torna a Venezia – dopo aver preso parte al padiglione iraniano della 56o Biennale – con la sua prima esposizione personale, presentata dal curatore newyorkese Serubiri Moses. In concomitanza con la 60° Biennale d’Arte di Venezia Foreigners Everywhere, a cura di Adriano Pedrosa, la retrospettiva è realizzata in collaborazione con la Diocesi Patriarcato di Venezia, la Dastan Gallery di Teheran e Stjarna.art. NUMBER 207 sarà visibile dal 16 aprile al 2 ottobre 2024, con un’anteprima stampa il 16 aprile alle ore 14:00.

Reza Aramesh, “Action 364: Yarze Prison, 27 March 2005, Progression #117” 2023. Hand carved and polished Bianco Michelangelo marble, 50 x 35 x 8 cm. Photograph by Manuel Carreon Lopez. Courtesy of Reza Aramesh Studio.
Reza Aramesh, “Action 364: Yarze Prison, 27 March 2005, Progression #117” 2023. Hand carved and polished Bianco Michelangelo marble, 50 x 35 x 8 cm. Photograph by Manuel Carreon Lopez. Courtesy of Reza Aramesh Studio.

L’esposizione NUMBER 207 vuole accompagnare il visitatore verso una riflessione sulla condizione umana, focalizzandosi sul tema del potere e della brutalità in un confronto cruciale con la storia dell’arte europea.

Protagoniste della mostra sono tre serie scultoree realizzate appositamente in marmo di Carrara, estratto dalla Cava Polvaccio, la stessa da cui Michelangelo attingeva per i suoi capolavori. Nella Chiesa di San Fantin, possiamo osservare “Study of Sweatcloth” che comprende 207 pezzi di biancheria intima maschile in marmo di Carrara, disposti sul pavimento. Questi indumenti, privi di corpo, simboleggiano la dignità e l’autonomia del prigioniero, fungendo da testimonianza della sua identità e della sua perdita, evidenziando in modo simbolico l’assenza della corporeità. Questa riflessione è enfatizzata dalla scelta del marmo, materiale tradizionalmente usato per soggetti venerati o potenti, per conferire qui una permanenza alle vite invisibili perse in guerra e terrore, reinterpretando temi storici e di potere in chiave scultorea.

Reza Aramesh, “Action 241: Study of the Head as Cultural Artefacts” 2023. Hand carved and polished Bianco Michelangelo marble, 32 x 40.8 x 31.2 cm. Edition 1 of 3 + AP. Photograph by Laura Veschi. Courtesy of Reza Aramesh Studio.

Le opere di Aramesh fanno riferimento a immagini di archivio e reportage di guerra dalla metà del XX secolo ad oggi mentre la curatela e l’allestimento della mostra riprendono la storia del sito stesso, sede dell’Ordine di San Fantin, un ordine ecclesiastico post-medievale che ospitava e amministrava i condannati in attesa dell’esecuzione. L’Ordine di San Fantin operò all’interno della chiesa nel post-medioevo quando le società cristiane e coloniali condannavano i detenuti a morte. Secondo gli storici l’esecuzione veniva effettuata in diversi punti di Venezia – e l’Ordine di San Fantin confortava e ospitava i condannati all’interno della chiesa. L’immaginario moderno raccontato da Aramesh enfatizzato dalla cornice storica di questa chiesa, ci invita a riflettere sulla drammaticità che porta la guerra – che l’artista intende come un aspetto persistente della condizione umana – e sul tema della dignità umana.

La parola a Serubiri Moses

“Siamo entusiasti di presentare le opere di Reza Aramesh, la cui esposizione NUMBER 207 posiziona il nuovo corpus di sculture in marmo – basato sull’accumulo di “Azioni” – in stretto dialogo con lo spazio espositivo, la Chiesa di San Fantin a San Marco, fondata nel X secolo con lavori di ristrutturazione nel XV secolo, e la sua architettura ecclesiastica medievale. Ci interessa anche il fatto che l’Ordine di San Fantin abbia confortato i condannati prima della loro esecuzione, il che ha una particolare rilevanza per il gruppo scultoreo di Aramesh e i suoi precedenti lavori fotografici.” 

La parola a Reza Aramesh

“Le opere presentate nella Chiesa di San Fantin provengono da diverse serie avviate a partire dal 2022, che ho scelto di chiamare “Azioni”. Il mio obiettivo per questa mostra è quello di stimolare una conversazione tra la struttura esistente della chiesa e ciò che essa rappresenta, per rivelare nuovi e inaspettati abbinamenti con il mio lavoro. Fin dall’inizio della mia pratica, più di vent’anni fa, mi sono concentrato su immagini di reportage, per lo più tratte da conflitti in tutto il mondo, per trasformarle in forme scultoree rappresentate attraverso la storia dell’arte dell’Europa occidentale. Le figure che evoco parlano di impotenza; mi interessa come un pubblico possa riflettere su questa condizione, soprattutto quando può scegliere se avere reazioni crudeli o empatiche.”

Reza Aramesh, “Action 347: PNP Custodial Center, 16 January 1999, Progression #100” 2023. Hand carved and polished Bianco Michelangelo marble, 31 x 22 x 8 cm. Photograph by Manuel Carreon Lopez. Courtesy of Reza Aramesh Studio.

NUMBER 207 sarà accompagnata da due pubblicazioni di SKIRA Editore – un catalogo della mostra con saggio curatoriale di Serubiri Moses, e un catalogo ragionato dal titolo “ACTION: BY NUMBER” pubblicato da SKIRA Editore, a cura di Serubiri Moses e arricchito dai contributi di Mitra Abbaspour, Geraldine A. Johnson, Julia Friedman, e Storm Janse van Rensburg. “ACTION: BY NUMBER” sarà distribuito da ARTBOOK | D.A.P. negli Stati Uniti, in Canada e nell’America centrale e del Sud, e da Thames & Hudson nel resto del mondo. Per ulteriori informazioni, visitare il sito web www.number207venice.com.

Who’s who: Reza Aramesh

Nato in Iran, Reza Aramesh vive e lavora tra Londra e New York. Ha conseguito un master in Belle Arti presso la Goldsmiths University di Londra. Il suo lavoro è stato esposto in mostre personali e collettive come la 14 Bienal de la Habana; Asia Society Museum di New York; The Metropolitan Museum of Art Breuer di New York; SCAD Museum di Atlanta, Georgia; Akademie der Kunste Berlin; la 56. Biennale di Venezia; Art Basel Parcours; Frieze Sculpture Park di Londra; Sculpture in the City di Londra; l’Armory Show Off-Site al Collect Pond Park di New York e al MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, tra gli altri. Aramesh ha orchestrato una serie di spettacoli e situazioni in spazi come The Barbican Centre, la Tate Britain e l’ICA di Londra. Le sue opere sono entrate in collezioni pubbliche e private in tutto il mondo.

Sperimentando con vari medium – scultura, disegno, ricamo, ceramica, video e performance – in un susseguirsi di “Azioni”, Reza Aramesh trae ispirazione dalla copertura mediatica dei conflitti internazionali risalenti alla metà XX secolo fino ai giorni nostri. Questo concetto viene poi trasformato in volumi scultorei in collaborazione con dei modelli non professionisti. Nel risultato finale non rimane nessun segno diretto della guerra, e i personaggi sembrano estrapolati dai loro contesti iniziali. L’opposizione tra bellezza e brutalità permette all’artista di svelare l’assurdità e la futilità di queste azioni. Aramesh de-contestualizza queste scene di violenza dalle loro origini, esplorando le narrazioni di rappresentazione e iconografia del corpo maschile in diversi contesti di razza, classe e sessualità, al fine di creare una conversazione critica con il canone storico dell’arte occidentale.

L’artista Reza Aramesh. Foto di Thierry Bal.

Who’s who: Serubiri Moses

Serubiri Moses è uno critico e curatore con sede a New York. È autore di diversi capitoli di libri tradotti in cinque lingue ed è l’editore di Forces of Art: Perspectives from a Changing World (Valiz, 2021). Attualmente è docente di Storia dell’Arte presso l’Hunter College, CUNY. In precedenza ha insegnato presso la New York University, il Center for Curatorial Studies, il Bard College e il New Centre for Research and Practice, Dark Study e Digital Earth Fellowship. Come curatore, ha organizzato mostre presso musei tra cui MoMA PS1, Long Island City; Kunst-Werke Institute for Contemporary Art, Berlino; e il Museo Hessel, Bard College, NY. Fa parte della redazione di e-flux journal.

Il curatore Serubiri Moses. Foto di Marissa Alper.

MUNTREF

Il MUNTREF ha aperto le sue porte al pubblico nel 2002 con l’obiettivo di costruire uno spazio aperto a tutti e dedicato alle arti e al servizio alla comunità. “Arte para Todos” (“Arte per tutti”) è il motto da cui si sviluppa un vasto programma di attività rivolte a diversi tipi di pubblico, con particolare attenzione al programma educativo per le scuole. Il museo è un ponte che assicura lo scambio di conoscenze e interazioni sociali relative alla ricerca sull’arte e sugli artisti provenienti dall’Argentina, dall’America Latina e anche quelli che afferiscono al movimento internazionale moderno e contemporaneo. Per questo motivo, l’istituzione si pone come uno spazio di incontro, sviluppo e sperimentazione per diversi corsi di studio universitari: management dell’arte e della cultura, arti elettroniche, sound engineering, storia e il Master in Visual Arts Curatorship, solo per citarne alcuni.

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