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Rinvenuti due nuovi frammenti dei Fasti ad Ostia

Nuovo-frammento-dei Fasti Ostiensi-dall'Area-B - © 2021 MiC

Nuovo-frammento-dei Fasti Ostiensi-dall'Area-B - © 2021 MiC

Emergono due nuovi frammenti dei Fasti Ostienses dalla seconda fase di scavi del progetto “OPS – Ostia Post Scriptum”, coordinato dal Parco archeologico di Ostia Antica in collaborazione con l’Università di Catania e il Politecnico di Bari. I frammenti dei Fasti, che costituiscono una sorta di cronaca incisa su lastre di marmo contenenti informazioni preziose sulla storia politica e monumentale di Roma e Ostia, erano redatti dal pontifex Volcani, la massima autorità religiosa locale. Questi frammenti sono stati scoperti durante le indagini svolte nell’Area B del Parco archeologico, corrispondente al Foro di Porta Marina. Questo luogo, precedentemente esplorato ma ancora fonte di molteplici e affascinanti interrogativi, è una grande struttura rettangolare con un portico su tre lati e una sala absidata sul lato posteriore. In origine, il pavimento era composto da lastre di marmo di diverse tonalità disposte in opus sectile. Nel centro della piazza si trova un basamento quadrangolare, forse utilizzato come supporto per una statua o una fontana.

Nella stessa area in passato, durante gli anni 1940-41 e 1969-72, erano già stati rinvenuti altri frammenti dei Fasti Ostienses. Uno dei due frammenti recuperati si collega perfettamente a un altro già custodito a Ostia, appartenente alla cronaca degli anni 126-128 d.C. Questo frammento menziona eventi avvenuti a Roma nel 128 d.C., durante il regno di Adriano. Incrociando queste informazioni con altre fonti (letterarie, epigrafiche e numismatiche), è stato possibile comprendere il contenuto del testo. Si evince che il 1° gennaio del 128, Adriano assunse il titolo di “pater patriae” e sua moglie Sabina quello di “Augusta”. Per celebrare questi titoli, l’imperatore offrì al popolo un “congiarium”, ossia un donativo in denaro (l’iscrizione recita “Congiar Dedit”).

OPS_Posizione-Aree-A-e-B © MIC

Successivamente, il 10 aprile del 128 (riportato nell’iscrizione come “ante diem III Idus April”) l’imperatore partì per l’Africa e, dopo essere tornato a Roma tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, consacrò un edificio (l’iscrizione recita “Consecravit”). Questo edificio, situato certamente nell’Urbe, potrebbe essere il Pantheon oppure, più probabilmente, il Tempio di Venere e Roma. Secondo una suggestiva ipotesi, la consacrazione potrebbe essere avvenuta il 11 agosto del 128 d.C., che coincide con l’anniversario dell’ascesa al trono di Adriano nel 117. Le indagini, concluse a fine luglio, sono state condotte anche nell’Area A, mai scavata prima, situata all’interno del Parco tra il Piazzale delle Corporazioni, la ricca Domus di Apuleio, l’area sacra dei Quattro Tempietti e l’antico corso del Tevere.

Qui sono venuti alla luce altri vani per un’estensione di circa 400 metri quadri e indagati a partire dai cospicui crolli dei piani superiori. Sono stati recuperati così, al loro interno, dei reperti ceramici, marmorei e l’originaria decorazione pittorica e in stucco oltre agli estesi resti di meravigliosi mosaici in tessere bianche e nere. Lungo il lato Sud dell’edificio è emerso un portico a pilastri impreziosito da uno splendido pavimento mosaicato, ancora in ottimo stato di conservazione e dal disegno complesso ed elegante, nel quale si alternano forme quadrate e a croce riempite da motivi a treccia, losanghe e forme ottagonali a elementi floreali e vegetali.

Più ad Est il mosaico cambia motivo decorativo. Qui sono evidenti forme esagonali in cui si alternano lastre marmoree bianche e porzioni in tessere di colore rosso. Sul lato Ovest dell’area di scavo è stato, invece, rinvenuto uno stretto ambiente absidato nel quale si scendeva tramite quattro scalini fino a una quota più bassa rispetto a quella del restante complesso. Nella piccola abside, in alto, si conserva inoltre una nicchia inquadrata da due colonnine e rivestita da un intonaco su cui sono applicate conchiglie marine. Si trattava dunque di uno spazio seminascosto, “intimo”, dal carattere verosimilmente sacro, rituale, e dai risvolti interpretativi che si preannunciano sin d’ora decisamente affascinati.

Anche l’ultima campagna di scavo appena conclusa nel Parco Archeologico di Ostia ci regala tesori di inestimabile valore e preziosissime fonti documentali per comprendere le attività del grande imperatore Adriano. La scoperta di due frammenti dei Fasti ci permette di svelare pezzi importanti della vita di Ostia e della Capitale. Questi scavi hanno portato alla luce anche i resti di diverse decorazioni ed estese porzioni di pavimento a mosaico che presto saranno visibili al pubblico, proprio come già realizzato in altri siti archeologici della nostra Nazione grazie all’attività messa in campo in questi mesi dal Ministero della Cultura”, ha affermato il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.

Si tratta di una scoperta anch’essa straordinaria che, se da un lato accresce e integra quanto sappiamo sull’attività di quel grande imperatore che fu Adriano portando nuove acquisizioni sull’importantissima attività edilizia da lui condotta a Roma, dall’altro riconferma le immense potenzialità dell’antica Ostia per una sempre più approfondita conoscenza e divulgazione del nostro passato”, ha detto il Direttore del Parco archeologico di Ostia antica, Alessandro D’Alessio.

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