L’esordio da fotografa di Inge Morath
Giornalista, donna colta e poliglotta, Inge Morath è stata la prima fotografa dell’Agenzia Magnum, grazie a Robert Capa che le diede il primo incarico e grazie soprattutto a Venezia. Fu lei, infatti, a ispirarle le fotografie che diedero il via alla sua carriera. Era il novembre del 1951, e Inge Morath si trovava a Venezia con Lionel Burch, da poco suo marito. Il maltempo nella laguna, l’atmosfera autunnale, la luce della città sotto la piaggia affascinarono la donna. Lavorava già come redattrice per la Magnum, si occupava della realizzazione delle didascalie che accompagnavano le immagini dei suoi colleghi fotografi, come Henri Cartier-Bresson, David Seymour e George Rodger. Così chiamò Robert Capa, responsabile dell’agenzia, per suggerirgli di inviare un fotografo in grado di catturare la magia che tanto la stava stupendo. Capa le rispose che un fotografo di Magnum a Venezia c’era già: lei stessa. Morath aveva infatti occhio e sensibilità, e possedeva già una sua macchina fotografica. Così comprò un rullino e iniziò a scattare.
Fotografare Venezia
«Ero tutta eccitata. Sono andata nel luogo in cui volevo scattare le mie fotografie e mi sono fermata: un angolo di strada dove la gente passava in un modo che mi sembrava interessante. Ho regolato la fotocamera e ho premuto il pulsante di scatto non appena ho visto che tutto era esattamente come volevo. È stata come una rivelazione. Realizzare in un istante qualcosa che mi era rimasto dentro per così tanto tempo, catturandolo nel momento in cui aveva assunto la forma che sentivo giusta. Dopo di che, non c’è stato più modo di fermarmi.»
Quattro anni dopo, nel 1955, arrivò per lei l’incarico da L’Oeil, una rivista d’arte che aveva scelto di corredare con scorci veneziani un reportage di Mary McCarthy. «Per ore andai in giro senza meta, solo a guardare, ossessionata dalla pura gioia di vedere e scoprire un luogo. Ovviamente avevo divorato libri su Venezia, sulla pittura e su quello che avrei dovuto fare. Il mio cervello ne era pieno. Il mio divertimento maggiore era quello di sedermi alla Scuola degli Schiavoni e immergermi nelle opere di Carpaccio, quasi sempre da sola. O passare il tempo in compagnia del Tiepolo, era la fine del mondo. La sera i miei piedi erano stanchi e anche nel sonno mi trovavo ancora a camminare su innumerevoli ponti, le onde dei canali come pietrificate. Fotografare era diventata per me una necessità e non volevo assolutamente più farne a meno.»
Inge Morath, fotografare da Venezia in poi: la mostra
A un anno dalla morte di Inge Morath e a 100 anni dalla sua nascita, il Museo di Palazzo Grimani di Venezia celebra la fotografa e il suo rapporto con la città lagunare con una mostra che propone proprio quel reportage per L’Oeil. La mostra Inge Morath, fotografare da Venezia in poi, aperta dal 18 gennaio al 23 giugno 2023, raccoglierà circa 200 fotografie, anche inedite. Circa un’ottantina di queste, infatti, non sono mai state esposte prima in Italia. In aggiunta, sarà visibile anche una selezione dei principali reportage fotografici che Inge Morath dedicò a Spagna, Iran, Francia, Inghilterra-Irlanda, Stati Uniti d’America, Cina e Russia. Oltre alla sezione dedicata ai ritratti, che caratterizzano l’ultima parte della sua carriera. La mostra Inge Morath, fotografare da Venezia in poi è curata da Kurt Kaidl e Brigitte Blüml, con Valeria Finocchi, promossa dalla Direzione regionale Musei Veneto (direttore Daniele Ferrara) e la società Suazes.
La mostra è visitabile al Museo di Palazzo Grimani, Ramo Grimani, Castello 4858, a Venezia. Dal martedì alla domenica, dalle 10.00 alle 19.00; ultimo ingresso ore 18.30. Lunedì chiuso.