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Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah celebra la Festa di Sukkot con “Sotto lo stesso cielo”

Festa di Sukkot - A tabernacle in a Jer. [i.e., Jerusalem] Quarter of European Jews. Rehavia, Mr. Bassam's flat Abstract/medium: G. Eric and Edith Matson Photograph Collection Physical

A tabernacle in a Jer. [i.e., Jerusalem] Quarter of European Jews. Rehavia, Mr. Bassam's flat Abstract/medium: G. Eric and Edith Matson Photograph Collection Physical

Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS presenta “Sotto lo stesso cielo”: Un viaggio nel valore simbolico della Festa di Sukkot, la festa delle capanne, che celebra la precarietà della vita ricordando l’episodio biblico in cui gli ebrei rimasero nel deserto dopo l’uscita dall’Egitto, evidenziando la grande attualità di alcuni temi antichi

14 ottobre 2022 – 5 febbraio 2023

La Festa di Sukkot

Sukkot è una delle principali ricorrenze del calendario ebraico: fa riferimento all’episodio biblico in cui gli ebrei rimasero nel deserto dopo l’uscita dall’Egitto, celebra la permanenza e sopravvivenza nel deserto grazie alla provvidenza del Cielo e la precarietà della vita – rappresentata dalle Sukkot, le capanne che costruirono – ma anche il forte legame con i ritmi della terra, la sostenibilità ambientale e la centralità dell’acqua. Dal 14 ottobre 2022 al 5 febbraio 2023, con Sotto lo stesso cielo mostra a cura del direttore Amedeo Spagnoletto e Sharon Reichel il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah-MEIS approfondisce la festa ebraica delle capanne e le sue molteplici sfaccettature. L’esposizione è dedicata agli aspetti religiosi, tradizionali e alla stretta connessione tra Natura ed espressioni artistiche che questa ricorrenza genera, con un percorso originale che invita i visitatori a partecipare attivamente, interagendo con ciò che vedono e ascoltano, contribuendo così all’arricchimento di significati della mostra.

Ancora oggi, le famiglie ebraiche costruiscono nei giardini delle sinagoghe o nelle terrazze delle loro case le capanne con tetti coperti da frasche dentro le quali trascorrono tutti e sette i giorni di festa, condividendo i pasti con numerosi ospiti. La ritualità è contrassegnata dal lulav, composto da un ramo di palma, tre rami di mirto, due rami di salice e un cedro, utilizzato durante le preghiere con affascinanti significati simbolici.

«Perché una mostra su Sukkot? – spiegano i curatori Amedeo Spagnoletto e Sharon Reichel – La festa è stata scelta per l’attualità dei suoi valori; idee come precarietà, rispetto della natura e delle persone sono al centro del discorso contemporaneo. Affrontare contenuti religiosi non è un compito facile, ma un museo che concentra la sua indagine sull’ebraismo non può esimersi dal farlo. Desideriamo comunicare questi temi con un linguaggio espositivo che mostri la loro rilevanza a tutti i tipi di pubblico. Il forte accento sul coinvolgimento dei visitatori è concepito come un mezzo per rompere la barriera dell’alterità, per aiutare a trasmettere la peculiarità dell’ebraismo a un pubblico più ampio, trovandosi tutti Sotto lo stesso cielo».

L’allestimento – a cura dell’architetto Giulia Gallerani – rispecchia i valori della festa: realizzato per la maggior parte con il cartone a tripla onda, è a basso impatto ambientale e riciclabile, e ha rappresentato una vera e propria sfida. Si è voluto declinare infatti il complesso insieme di temi che Sukkot rappresenta per proporre un percorso espositivo inusuale e articolato, che chiama a intervenire, a partecipare, a mettersi in gioco, e connettere la simbologia religiosa a riferimenti che nella contemporaneità stanno acquistando sempre maggiore importanza.

Il percorso si collega alla Natura sin dall’inizio, attraverso le quattro specie di piante che compongono il lulav, approfondendo i loro significati e le loro provenienze. Si racconta, per esempio, la particolare storia degli etroghim (i cedri) della Riviera dei Cedri, in Calabria, dove si coltiva la varietà più pregiata di questo agrume – il cedro liscio, detto anche diamante per la sua bellezza e lucentezza – che storicamente sembra sia stato diffuso in zona proprio dagli ebrei.

Una video installazione mostra il rito di una comunità italiana durante Hoshanah Rabba, il settimo giorno di Sukkot. I suoni dei lulavim mossi durante la preghiera si fondono con il suono della pioggia, per trasmettere ulteriormente la consapevolezza di una festa che include il riconoscimento dell’importanza dell’acqua. È proprio dal giorno seguente a Hoshanah Rabba, infatti, che gli ebrei riuniti in sinagoga aggiungono nella liturgia una formula che auspica l’arrivo della pioggia, che diventa ulteriore collegamento a temi tristemente attuali, aprendosi a riflessioni ecologiche.

Non può mancare un affondo sulla sukkah, la tradizionale capanna che si costruisce prima dell’inizio della festa e che deve essere allestita con dettami precisi come il numero di pareti e la copertura del tetto che devono permettere sempre di intravedere il cielo. I pannelli a muro, la grafica e un video con animazione LEGO® raccontano come costruire una sukkah perfetta. Cesti contenenti pezzi dei famosi mattoncini saranno poi a disposizione dei visitatori, invitati a costruire la propria capanna: un’attività rivolta sia ai bambini che agli adulti.

La tradizione vuole che dopo la costruzione, la capanna venga abbellita e decorata per diventare un luogo confortevole, anche se effimero e suscettibile alle intemperie. La mostra presenta per la prima volta, 10 pannelli lignei decorativi, prodotti in area veneziana di una sukkah (capanna) della fine del XVIII o del XIX secolo, di proprietà dell’Abbazia di Praglia: opere d’arte di valore inestimabile sopravvissute alla loro natura effimera e rimaste per questo inaccessibili al grande pubblico.

Sui 10 pannelli spiccano decorazioni con soggetti biblici, accompagnati da scritte in ebraico, le festività ebraiche di Pesache la costruzione della sukkah (Sukkot). Altri illustrano diversi personaggi come Abramo, Melchisedec, Isacco e Rebecca, Giacobbe, Rachele, Giosuè, Re Davide, Mosè ed Elia. I pannelli che componevano la capanna venivano smontati ogni anno e riassemblati il successivo; per questo, le sukkot dei secoli passati sono andate disperse e perse a causa della loro natura temporanea e portatile. Quella di Praglia è tra le poche preziose testimonianze sopravvissute.

A fornire al visitatore un approfondimento sulle tavole, sull’iconografia e sul loro aspetto originario prima del restauro sarà MIX, un webtool che raccoglie i contenuti caricati dai curatori e dal personale del museo, che può funzionare sui dispositivi personali dei visitatori (smartphone e tablet). A corredo della mostra verrà pubblicato un catalogo con i contributi di esperti dedicati ai molti temi trattati: dal significato religioso della festa ai concetti filosofici che cela in sé, dall’agronomia all’architettura, all’arte.

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