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SCHEMA 50: Una Galleria fra le Neo-Avanguardie al Centro per l’arte Contemporanea Luigi Pecci

SCHEMA 50 @elabialkowskaoknostudio

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SCHEMA 50
Una Galleria fra le Neo-Avanguardie (1972-1994) 11 giugno – 9 ottobre 2022

mostra a cura di Stefano Pezzato
in collaborazione con Raul Dominguez Supervisione e ricerche di Desdemona Ventroni Realizzata da Centro Pecci e CID/Arti Visive

SCHEMA 50 Una Galleria fra le Neo-Avanguardie @elabialkowskaoknostudio
SCHEMA 50 Una Galleria fra le Neo-Avanguardie @elabialkowskaoknostudio

Il Centro per l’arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato presenta un’ampia selezione di opere originali e documenti d’archivio per ricordare il 50° anniversario della Galleria Schema (1972 – 1994), spazio di ricerca delle neoavanguardie nazionali e internazionali a Firenze, nella ricorrenza del centenario di nascita del suo fondatore, l’artista Alberto Moretti (Carmignano, Prato, 1922 – 2012). Si tratta della prima mostra museale interamente dedicata all’attività sperimentale della galleria e all’opera concettuale e antropologica dell’artista.

Schema 50. Ideata da Stefano Pezzato, responsabile di collezioni e archivi del Centro Pecci, e realizzata dal museo in collaborazione con Raul Dominguez, co-fondatore di Schema e direttore di Fondazione Alberto Moretti / Galleria Schema di Carmignano, con la supervisione scientifica e le ricerche di Desdemona Ventroni, la mostra fa seguito alle recenti esposizioni del Centro Pecci dedicate all’architettura radicale, di cui Schema è stata cassa di risonanza in Italia nei primi anni Settanta; si collega d’altra parte anche alle figure di Mario Mariotti, poliedrico artista fiorentino più volte attivo nella galleria, e di Lara-Vinca Masini, critica attenta a esperienze artistiche indipendenti come quella di Schema, oltreché amica e sodale di Alberto Moretti per oltre mezzo secolo, entrambe personalità di cui il museo oggi custodisce gli archivi.

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Il percorso espositivo si articola in diverse sezioni, individuate fra quanto è stato raccolto e conservato della storia espositiva e culturale di Schema: la galleria apre nel 1972 con le proposte dei giovani “architetti radicali” celebrati proprio quell’anno a New York, dando spazio all’emergere di nuove ricerche, come il “comportamento” proposto anche alla Biennale di Venezia dello stesso anno. Fin dall’inizio la galleria organizza azioni performative che la rendono un punto di riferimento nel panorama artistico italiano, dove si discutono i cambiamenti in atto nel mondo dell’arte e arrivano alcuni dei maggiori artisti internazionali.

Insieme alle visioni di Superstudio, Ugo La Pietra e Gianni Pettena, a significative ricerche concettuali tra cui spiccano opere di Vincenzo Agnetti, Ketty La Rocca e Giuseppe Chiari, in mostra sono documentati interventi controversi e unici di Gino De Dominicis e Jannis Kounellis, di Vettor Pisani, Luigi Ontani e della compagnia Il Carrozzone; ma anche memorabili azioni soliste di Vito Acconci e Urs Lüthi, oniriche performance di Joan Jonas, Terry Fox e Chris Burden, un happening ideato e diretto da Allan Kaprow. La sezione internazionale include opere originali dei maggiori protagonisti della Conceptual Art: le azioni fotografiche di John Baldessari, il racconto immaginario di Les Levine, le immagini e i testi “pubblicitari” di Dan Graham, le riflessioni e installazioni di Art & Language, le tautologie testuali di Joseph Kosuth. Ma anche lavori di artisti affermati come, fra gli altri, Joseph Beuys, Sol LeWitt, Ben Vautier e i “poveristi” Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Gilberto Zorio. Fra gli artisti in mostra anche Dorothee Von Windheim, Dorothea Rockburn, Anna Oppermann, Dennis Oppenheim e Luciano Bartolini.

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Fra la metà degli anni Settanta e gli anni Ottanta emergono nuove tendenze figurative e si apre un nuovo confronto col passato, inteso come “premessa del futuro”, come nelle opere di Roberto Barni e della fotografa Verita Monselles che reinterpretano figure classiche della storia dell’arte, o i neon colorati ispirati all’architettura fiorentina del post minimalista Keith Sonnier. Alla fine degli anni Ottanta la galleria si apre a diverse esplorazioni plastiche e pittoriche, in un periodo di recuperi e ritorni in cui vengono presentate anche le ravvicinate osservazioni fotografiche realizzate nei primi anni Settanta da David Hockney. Fino alla sua chiusura, avvenuta il 31 dicembre 1994 e celebrata da un’acrobatica performance di Liliana Moro che ha per protagonista anche il critico Pier Luigi Tazzi, Schema ha continuato a proporre progetti e opere di nuovi artisti, in parte documentati dalla mostra.

Un importante capitolo espositivo di Schema 50 riguarda la ricerca artistica di Alberto Moretti, che negli anni dell’apertura di Schema passa da una pittura di stampo minimalista a un’indagine di carattere scientifico e filosofico sull’opera pittorica. Seguono sperimentazioni con l’uso della fotografia associata a citazioni letterarie, approfondimenti delle corrispondenze simboliche sul tema dell’appropriazione, fino al progetto di carattere antropologico e sociale Techne e lavoro come arte, donato dall’artista al Centro Pecci nel 2010, un’installazione fotografica e testuale e un libro d’artista. In concomitanza con la mostra, il 24 settembre 2022 viene organizzata una giornata di studi sull’attività di Galleria Schema e la coeva pratica artistica di Alberto Moretti, con testimonianze storiche e nuovi contributi critici.

La giornata di studi sarà patrocinata dalla Scuola Normale Superiore di Pisa e altri Istituti Universitari. La documentazione della mostra SCHEMA 50: Una Galleria fra le Neo-Avanguardie – e della giornata di studi confluiranno successivamente in un’apposita pubblicazione monografica, che costituirà la prima indagine completamente rivolta all’esperienza della Galleria Schema e alle parallele ricerche del suo principale fondatore, l’artista Alberto Moretti.

ARTISTI IN MOSTRA

SCHEMA 50: Una Galleria fra le Neo-Avanguardie – gli artisti: Vito Acconci, Vincenzo Agnetti, Art & Language, John Baldessari, Lanfranco Baldi, Roberto Barni, Angelo Barone, Luciano Bartolini, Carlo Bertocci, Joseph Beuys, Lapo Binazzi (UFO), Julien Blaine, Mel Bochner, Anna Valeria Borsari, Chris Burden, James Lee Byars, Luciano Caruso, Giuseppe Chiari, Claudio Cintoli, James Coleman, Fabrizio Corneli, Claudio Costa, Gino De Dominicis, Antonio Dias, Ronaldo Fiesoli, Terry Fox, Hreinn Fridfinnsson, Zvi Goldstein, Dan Graham, Andrea Granchi, Keith Haring, David Hockney, Douglas Huebler, Il Carrozzone, Alessandro Jasci, Joan Jonas, Marcello Jori, Allan Kaprow, Joseph Kosuth, Jannis Kounellis, Frances Lansing, Ugo La Pietra, Ketty La Rocca, Les Levine, Sol LeWitt, Urs Lüthi, Luciana Majoni, Mario Mariotti, Paolo Masi, Verita Monselles, Alberto Moretti, Liliana Moro, Massimo Nannucci, Maurizio Nannucci, Luigi Ontani, Dennis Oppenheim, Anna Oppermann, Charlemagne Palestine, Giulio Paolini, Claudio Parmiggiani, Giuseppe Penone, Gianni Pettena, Rodolfo Pilari, Alberto Pirelli, Vettor Pisani, Ritva Raitsalo, Mel Ramsden, Dorothea Rockburne, Lucia Romualdi, Fulvio Salvadori, Tony Shafrazi, Terry Smith, Keith Sonnier, John Stezaker, Franco Summa, Superstudio, Jerzy Trelinski, Ben Vautier, Antonio Violetta, Dorothee von Windheim, William Wegman, Laurence Weiner, Michele Zaza, Gilberto Zorio.

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Fondata dall’artista Alberto Moretti assieme a Roberto Cesaroni Venanzi e Raul Dominguez, la Galleria Schema è stata inaugurata a Firenze nel febbraio 1972 con una mostra antologica del gruppo di architetti radicali del Superstudio, autori anche dell’allestimento dello spazio espositivo situato in via della Vigna Nuova. Sin dall’apertura Schema si contraddistingue per le audaci proposte espositive contribuendo, attraverso la propria produzione editoriale, al rinnovamento dei consueti strumenti di informazione e comunicazione artistica. Spazio di ricerca fortemente orientato alla promozione delle neo avanguardie nazionali e internazionali, attento alle coeve sperimentazioni in ambito teatrale, cinematografico e musicale, fino alla sua chiusura avvenuta nel 1994 la Galleria Schema ha organizzato mostre ed eventi incentrati prevalentemente sull’arte concettuale e post concettuale, l’architettura radicale, la performance e l’happening, l’arte antropologica e politica, che ha accompagnato con iniziative pubbliche anche di carattere teorico quali incontri, seminari e presentazioni di libri, organizzati con la partecipazione attiva di artisti (tra i primi Giuseppe Chiari, Gino De Dominicis, Jannis Kounellis, Vettor Pisani) e il coinvolgimento diretto di critici e studiosi (Eugenio Battisti, Achille Bonito Oliva, Lara-Vinca Masini, Filiberto Menna, Ermanno Migliorini, fra gli altri). Tra i numerosi interventi restano memorabili quelli di Vito Acconci (che nel 1973 ha realizzato alla Galleria Schema la sua ultima azione pubblica), di Chris Burden, Terry Fox, Joan Jonas, Allan Kaprow, Urs Luthi; così come le personali di Vincenzo Agnetti, Art&Language, John Baldessari, Mel Bochner, Dan Graham, Joseph Kosuth, Ketty La Rocca, Dennis Oppenheim, Claudio Parmiggiani, Giuseppe Penone, Dorothea Rockburne, Keith Sonnier, Gilberto Zorio, fra gli altri.

SCHEMA 50 – UNA GALLERIA FRA LE NEO-AVANGUARDIE (1972-1994) – LE SEZIONI DI MOSTRA

La mostra “SCHEMA 50” presenta un’ampia selezione di opere originali e documenti d’archivio per ricordare il 50° anniversario di apertura della Galleria Schema a Firenze (1972 – 1994) e il centenario di nascita del suo fondatore, l’artista Alberto Moretti (Carmignano-Prato, 1922 – 2012). Dalla sua apertura nel febbraio 1972, inaugurata dal gruppo di architettura radicale Superstudio, la Galleria Schema si è contraddistinta per le audaci proposte espositive contribuendo, anche attraverso una produzione editoriale in proprio (Schema Informazione e Press), al rinnovamento dei consueti strumenti di informazione e comunicazione artistica.

Spazio di ricerca orientato alla promozione delle neoavanguardie nazionali e internazionali, attento alle coeve sperimentazioni in ambito teatrale, cinematografico e musicale, fino alla sua chiusura avvenuta il 31/12/1994 e celebrata con una performance di Liliana Moro, la galleria ha organizzato mostre ed eventi incentrati prevalentemente sull’arte concettuale e postconcettuale, l’architettura radicale, la performance e l’happening, l’arte antropologica e politica, che ha accompagnato con iniziative pubbliche, incluse molte di carattere teorico quali incontri, seminari e presentazioni di libri, organizzati con la partecipazione attiva di artisti e il coinvolgimento diretto di critici e studiosi.

Il percorso espositivo della mostra Schema 50 si articola in sezioni tematiche (indicate in mostra con titoli specifici), che costituiscono paragrafi dell’esperienza culturale della Galleria Schema, facendo emergere il valore di opere e documenti attraverso associazioni, accostamenti, confronti o focus per singoli e gruppi di artisti, in grado di fornire ai visitatori nuove chiavi di lettura e di interpretazione di questa storia.

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ARCHITETTURA RADICALE

La Galleria Schema inaugura la propria attività nel febbraio 1972 con una mostra di Superstudio, gruppo di Architettura Radicale che si presenta dichiarando: “i nostri progetti / le nostre azioni si allontanano sempre più dalla fisicità dell’architettura e del design e quindi (per circolarità della logica) tutto quello che facciamo si avvicina sempre più all’architettura e al design”. La strutturazione dello spazio espositivo realizzata da Superstudio, con griglie a traliccio parallele fra il pavimento e il soffitto, diventerà un tratto distintivo della galleria. Nell’ottobre 1972 vi espone Ugo La Pietra che promuove La distruzione delle discipline attraverso Il sistema disequilibrante, ideato come “individuazione di operazioni estetiche capaci di decodificare, provocare, dare la possibilità di rompere gli schemi precostituiti”. Nel febbraio del 1973 è la volta di Gianni Pettena al rientro da un soggiorno a Salt Lake City, che presenta i risultati delle esperienze compiute oltreoceano sul “rapporto con la città, il rapporto con l’abitare oggi, in un luogo in cui la presenza degli elementi naturali è particolarmente rilevante”.

SCHEMA 50: EVENTI

Nel maggio 1972 la Galleria Schema ospita Achille Bonito Oliva per la presentazione del suo libro Il Territorio Magico. Comportamenti alternativi dell’arte, pubblicato dalla casa editrice fiorentina Centro Di, e organizza attorno alla “confessione critica” dell’autore un primo ciclo di eventi realizzati in diverse serate dagli artisti Vettor Pisani, Gino De Dominicis e Jannis Kounellis. L’anno seguente si tiene alla Galleria Schema il Seminario attivo sulle avanguardie artistiche organizzato da Achille Bonito Oliva insieme a Eugenio Battisti (autore del fondamentale saggio L’antirinascimento e fondatore del Museo sperimentale d’arte contemporanea a Genova, poi destinato a Torino), allora docente presso la Facoltà di Architettura di Firenze. Anche in quella occasione le riflessioni sul “comportamento nell’arte contemporanea” sono accompagnate da una sequenza di interventi artistici effimeri condensati in un’unica serata, ad opera di Vettor Pisani e Gino De Dominicis con l’aggiunta di Giuseppe Chiari.

SCHEMA 50: AZIONI

La mostra SCHEMA 50: Una Galleria fra le Neo-Avanguardie documenta memorabili azioni svolte nei primi anni di attività della Galleria Schema da body artist come Vito Acconci, che trasforma l’ambiente espositivo in una suggestiva Ballroom, e come Urs Lüthi che si propone in assoli musicali dal vivo e fotografici (The Lonely Saxophone); inoltre performance oniriche di Terry Fox, che interpreta in senso antropologico il tema simbolico del Labirinto, di Joan Jonas che inscena all’esterno della galleria un’azione rituale al Crepuscolo, di Chris Burden che appare dietro a una tenda come una spettrale figura di Oracolo distaccato dal mondo reale; quindi un happening letterale e figurato per coppie di persone che vanno su e giù riflettendosi reciprocamente, ideato e diretto a Firenze da Allan Kaprow. Come controcanto alle azioni dal vivo, sono presentate anche paradossali fotografie allo specchio di John Baldessari, tese a dimostrare il potenziale linguistico delle immagini associato all’arbitrarietà dei tentativi proposti dall’artista.

ARTE CONCETTUALE

Già dalle prime mostre si individua la linea “concettuale” della Galleria Schema. L’arte si confronta con gli ambiti della dialettica filosofica e della poesia sperimentale, del teatro d’attore, della musica e della fotografia contemporanea. Gli artisti mettono in evidenza “i processi mentali” che sono alla base della formazione dei propri lavori; riducono di conseguenza le componenti fisiche e visive, la materialità delle opere per favorire un coinvolgimento intellettivo dello spettatore invitato a leggere, analizzare, riflettere.

Vincenzo Agnetti intitola le sue ricerche sul linguaggio Proposizioni, termine desunto dalla logica matematica; Maurizio Nannucci compone Definizioni verbali e Nomenclature cromatiche; in questi casi, come affermava Agnetti: “il medium diventa messaggio e l’artista diventa medium”. Massimo Nannucci indaga fotograficamente la dicotomia “falso/vero”; Paolo Masi rivolge la propria analisi allo spazio, espositivo come quello dell’opera, attraverso “misure e modificazioni”; Alberto Pirelli e Fulvio Salvadori redigono un manifesto sulle loro idee artistiche, mentre il primo proclama L’arte come l’ho trovata. D’altra parte, in una performance in galleria Luigi Ontani interpreta l’espressione sarcastica Spirito di patata. Carlo Bertocci interpreta concettualmente il tema della visione e James Lee Byars indirizza a Moretti una lettera in forma di opera d’arte.

LINGUAGGI CONCETTUALI

Fra i linguaggi adottati dagli artisti spiccano le centinaia di Pagine con parole e frasi composte come un’unica partitura dal musicista sperimentale Giuseppe Chiari, autore di sconfinamenti verbali e fotografici oltreché di performance e video, inoltre artefice di paradossi come L’arte è facile e di tautologie come Tutte le opere sono opere.

Esponendo alla Galleria Schema Mario Mariotti si identifica per la prima volta come “artista”, riflettendo sull’identità parallela di sua moglie Italia Nativo che era definita “artista” quando danzava al Teatro Comunale di Firenze, lo stesso della pianta utilizzata da Mariotti per realizzare una “vendita di posti assegnati e numerati” che trasferisce la condizione del Teatro da contesto o contenitore dell’arte a oggetto e progetto dell’artista. Le parallele sperimentazioni linguistiche e visive di Ketty La Rocca, oltre a costituire esperienze di Riduzioni letterali, corrosive delle immagini, assumono il carattere di “segni-gesti” che riprendono il tema individuando fra le immagini le più note, abituali e omologate per assorbirle e destrutturarle.

CONCEPTUAL ART

La significativa presenza artistica internazionale è uno dei tratti distintivi dell’attività della Galleria Schema. Fin dai primi anni di apertura la galleria ha proposto opere originali dei maggiori protagonisti della “dematerializzazione” in atto nella Conceptual Art: il racconto immaginario realizzato da Les Levine all’hotel Porta Rossa dove alloggiava a Firenze, contrapposto in galleria ad analisi del fatto mediatico di quel momento, ovvero le dimissioni del presidente americano Nixon (Presidential Ritual); le immagini e “inserzioni” di Dan Graham, come l’analisi informativa sulla tecnica editoriale di Schema e l’esplorazione fotografica sulle ripetizioni sistematiche degli sviluppi suburbani di Homes for America, o i testi che indagano il sistema di distribuzione artistica; quindi le riflessioni e installazioni testuali di Art & Language e Zvi Goldstein, considerate fra le più radicali riduzioni di opere d’arte a puri concetti e discorsi teorici. Nell’epoca di pervasività dei mass-media, l’arte si rispecchia e diffonde attraverso stampa, pubblicità, editoria, diventando analisi linguistica e pubblicistica, interrogandosi su sé stessa.

CONCEPTUAL LANGUAGES

Joseph Kosuth è considerato un teorico dell’arte come “prodotto del pensiero”, da lui posto in relazione al testo e al contesto di riferimento. Altri protagonisti di un’attitudine a enfatizzare il processo dialettico di formazione delle idee sono Dan Graham, Douglas Huebler, Mel Bochner, che prima di Kosuth hanno tenuto mostre personali alla Galleria Schema; inoltre Laurence Weiner che considera il linguaggio come immagine e Mel Ramsden, successivamente confluito nel gruppo di Art & Language, che realizza tautologie testuali e visive come Kosuth.
Altri protagonisti di queste ricerche sono l’enfatico Ben Vautier, esponente del movimento Fluxus così come lo sciamanico Joseph Beuys, il minimalista Sol LeWitt e il semiotico Julien Blaine, mentre in Italia si distinguono artisti intellettuali come Giulio Paolini o Michele Zaza.
Nel 1974 per la mostra Returned to Sender la Galleria Schema ha raccolto materiali tra i più vari (testi, musiche, pubblicazioni, fotografie, video e film, progetti e idee, alcuni dei quali inclusi nella mostra attuale) proposti da oltre duecento artisti e confluiti poi nella pubblicazione di “Schema Informazione 2”, sintesi editoriale della molteplicità di “linguaggi” delle Neoavanguardie nazionali e internazionali di quel momento.

ALTRE FORME CONCETTUALI

A evidenziare i processi di realizzazione o viceversa di smaterializzazione delle opere contribuivano negli anni Settanta altri artisti proposti dalla Galleria Schema: Anna Oppermann costruiva intricati Ensembles con ritagli, annotazioni, fotografie e oggetti raccolti e successivamente riprodotti in caleidoscopiche frammentazioni o repliche di assemblage, intese dall’artista come “nature morte”; Dorothee von Windheim utilizzava una tecnica di impressione tramite distacchi d’intonaco per riportare su tela reperti architettonici considerati come “memorie stratificate”; Giuseppe Penone, esponente di spicco dell’Arte Povera, dava forma a una personale “geografia corporea” per esplorare i limiti fisici, tattili piuttosto che visivi della propria pelle. Nella mostra risplendono anche i neon colorati ispirati all’architettura fiorentina e affiorano dal fondo nero i disegni di carattere mitico del postminimalista Keith Sonnier.

OLTRE IL CONCETTUALE

Fra gli anni Settanta e gli anni Ottanta emergono nuove tendenze figurative o narrative. Dennis Oppenheim, superando una concezione scultorea tradizionale a favore di creazioni multiformi, presenta in galleria una marionetta meccanizzata insieme a una serie di progetti per installazioni ambientali, talvolta da animare con video proiezioni, così come progetti effimeri in spazi esterni.

La Galleria Schema si apre anche a confronti con l’arte del passato: accanto all’incrocio letterale fra terra e cielo proposto da Hreinn Fridfinnsson, Marcello Jori riproduce e vira cromaticamente un paesaggio al tramonto dipinto da Seurat, inteso come “opera restituita alla natura”; Verita Monselles ribalta la scultura di Canova della Paolina Borghese come Venere Vincitrice trasformando l’originale neoclassico in un “emblema d’arte femminista”; Roberto Barni traccia la sagoma classica della scultura di Ermes di Prassitele, interpretandola come “residuo del passato e premessa del futuro”; James Coleman descrive il conflitto interiore del campione di box Gene Tunney, presentato in video come dissidio platonico fra “identità, continuità e unità dell’io”; Gilberto Zorio, altro esponente dell’Arte Povera invitato alla Galleria Schema, dedica ad Alberto Moretti una Stella in cuoio dipinta di rosso, “immagine energetica” e cosmica per antonomasia.

L’apertura della galleria a diverse esplorazioni plastiche e pittoriche include il ritorno in galleria di artisti come Dorothea Rockburne, che nei primi anni Settanta concepiva originali Disegni che si fanno da sé attraverso caratteristiche proprie, e il gruppo di Art & Language che alla fine degli anni Ottanta recuperava la pittura sulla base di rapporti grafico-spaziali.

ALBERTO MORETTI

La ricerca artistica di Alberto Moretti negli anni dell’apertura della Galleria Schema passa da una pittura di stampo minimalista (presentata dal critico Achille Bonito Oliva a Roma nel 1969 e dal poeta e critico Cesare Vivaldi a Firenze nel 1970) a un’indagine di carattere scientifico e filosofico sull’opera pittorica: prima ridotta a composizioni speculari di numeri binari; quindi sviluppata in riflessioni di forma testuale sulla specularità dell’immagine e l’indistinguibilità di polarità spaziali; infine proposta proprio alla Galleria Schema come Analisi di un’opera del 1952 (una pittura astratto-geometrica dello stesso Moretti) decostruita nella propria scomposizione strutturale e simbolica.
Seguono sperimentazioni fotografiche associate a citazioni letterarie: come L’immagine riflessa (lo specchio e la cupola) che include un estratto dal De Rerum Natura di Lucrezio, o L’appropriazione (progetto introdotto dal filosofo Ermanno Migliorini a Bergamo e dalla critica Lara-Vinca Masini a Vinci nel 1974). Attraverso ricerche coeve nell’ambito del cinema d’artista, quale Il magico è la scienza della giungla, Moretti approfondisce le corrispondenze simboliche del tema dell’appropriazione, riferita nel film al sole e al suo riflesso sull’acqua. Arriva quindi a concepire il progetto di carattere antropologico e sociale Techne e lavoro come arte (presentato alla Galleria Schema nel 1975 e al Museo Progressivo di Livorno nel 1976, infine donato dall’artista al Centro Pecci nel 2010), un’installazione fotografica e testuale incentrata su una rivendicazione esistenziale, quando “il lavoro è arte”.

GALLERIA SCHEMA

Fondata dall’artista Alberto Moretti insieme a Roberto Cesaroni Venanzi e Raul Dominguez, la Galleria Schema ha avuto la propria sede in Via della Vigna Nuova a Firenze. Fin dall’inizio ha organizzato “eventi” e azioni performative che l’hanno resa uno dei luoghi di riferimento nel panorama artistico italiano, dove arrivavano alcuni dei maggiori artisti internazionali e dove si discutevano i cambiamenti in atto nel mondo dell’arte. La molteplicità di ricerche presentate alla Galleria Schema testimonia la varietà di linguaggi e la diversità di forme che l’arte ha assunto dagli anni Settanta. Accanto a riflessioni artistiche sviluppate dallo stesso Moretti, fra il concettuale e l’antropologico, nella seconda metà degli anni Settanta in galleria sono emerse nuove pratiche come quella di Luciano Bartolini che privilegiava la ruvida consistenza di carte da pacchi o da alimenti, associata alla delicata trasparenza dei Kleenex e alla lucentezza cromatica dell’oro, sintomatiche di un feticismo “tattile” esposto in un allestimento labirintico. Mario Mariotti ha raccolto dallo storico archivio fiorentino dei F.lli Alinari oltre mille immagini che rappresentano il tema religioso e artistico della Crocifissione, realizzando un piccolo capolavoro cinematografico di animazione sperimentale proiettato per la prima volta a Schema; mentre Antonio Violetta ha presentato in galleria un’enigmatica installazione postminimalista, frutto di indagini personali sulla materia e sullo spazio dell’opera. Nei primi anni Novanta la Galleria Schema, in un periodo di recuperi e ritorni, ha presentato fra gli altri un raffinato Portfolio di osservazioni fotografiche incentrate sul proprio immaginario quotidiano, realizzate dal grande artista pop David Hockney nei primi anni Settanta.

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