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Le antichissime culture megalitiche della Sardegna in mostra al MANN di Napoli

“Sardegna Isola Megalitica. Dai menhir ai nuraghi: storie di pietra nel cuore del Mediterraneo”

Nuraghe Su Mulinu – Villanovafranca (SU)

“Sardegna Isola Megalitica. Dai menhir ai nuraghi: storie di pietra nel cuore del Mediterraneo” in mostra al MANN Museo Archeologico Nazionale di Napoli  dal 30 giugno 2021 all’11 settembre 2022

Le tappe della mostra: Berlino, San Pietroburgo, Salonicco e Napoli

Berlino, San Pietroburgo, Salonicco e Napoli sono le tappe di una straordinaria mostra “Sardegna Isola Megalitica. Dai menhir ai nuraghi: storie di pietra nel cuore del Mediterraneo” dedicata alle antichissime culture megalitiche della Sardegna, compresa quella nuragica, per la prima volta al centro dell’attenzione internazionale. Nel cuore del Mediterraneo, l’Isola ha sviluppato civiltà uniche e originali ancora oggi oggetto di interrogativi e ricerche scientifiche. La Regione Autonoma della Sardegna prosegue il progetto pluriennale di Heritage Tourism dedicato all’archeologia, con un grande evento espositivo in viaggio per l’Europa.

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Le antichissime culture megalitiche

Le antichissime culture megalitiche della Sardegna e in particolare la cultura Nuragica a partire da luglio saranno al centro, per la prima volta, di un incredibile evento internazionale, che toccherà quattro importanti città europee e i loro prestigiosi musei, rivelando al pubblico storie e testimonianze materiali, paesaggi e civiltà affascinanti e uniche, per molti versi ancora avvolte nelle nebbie della ricerca.

ITA Statua di pugilatore Necropoli di Mont’e Prama (Cabras, Oristano) Calcare, altezza 170 cm, larghezza 49 cm, profondità 30 cm IX – VIII sec. a.C. Cagliari, Museo Archeologico Nazionale
ITA
Statua di pugilatore
Necropoli di Mont’e Prama (Cabras, Oristano)
Calcare, altezza 170 cm, larghezza 49 cm, profondità 30 cm
IX – VIII sec. a.C.
Cagliari, Museo Archeologico Nazionale

“Sardegna Isola Megalitica. Dai menhir ai nuraghi: storie di pietra nel cuore del Mediterraneo”

Berlino, San Pietroburgo, Salonicco e Napoli dal 30 giugno 2021 fino a settembre del 2022 accenderanno i riflettori sulle sepolture delle “domus de janas” di epoca neolitica ed eneolitica e sulle iconiche riproduzioni statuarie di “dee madri”, talvolta veri e propri capolavori artistici; sulle incredibili architetture dei nuraghi che hanno caratterizzato l’Età del Bronzo nell’Isola e sulle cosiddette “tombe di giganti”; sui contatti tra civiltà lontane e sugli eccezionali bronzetti nuragici raffiguranti donne, uomini, guerrieri e animali; su spade votive, modellini di edifici e di navi e sugli incredibili, monumentali Guerrieri di Mont’e Prama: autorappresentazione di un passato mitico riferito all’apogeo dell’Età nuragica, ma in piena Età del Ferro. Eccezionalmente, grazie al Ministero della Cultura italiano e alla direzione del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, una di queste affascinanti grandi sculture, mai prestate prima d’ora, sarà ospite d’onore dell’esposizione.

Guerriero con due scudi,
Abini, bronzo
Età del ferro
Cagliari, Museo Archeologico Nazionale.

Una mostra straordinaria

“Sardegna Isola Megalitica. Dai menhir ai nuraghi: storie di pietra nel cuore del Mediterraneo” è la mostra-evento promossa dalla Regione Sardegna-Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio con il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari e la Direzione Regionale Musei della Sardegna, accanto ai musei ospitanti, con il Patrocinio del MAECI e del MIC, la collaborazione della Fondazione di Sardegna e il coordinamento generale di Villaggio Globale International. La mostra ha ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica.

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E’ questa l’ultima tappa di un articolato progetto di Heritage Tourism finanziato dall’Unione Europea con i fondi POR FESR SARDEGNA 2014/2020 (Azione 6.8.3), sull’archeologia sarda nel contesto del Mediterraneo, preparata nel 2017 da un ampio convegno internazionale sul tema e nel 2019 dall’esposizione a Cagliari “Le Civiltà e il Mediterraneo”, presenti i musei che ora ospiteranno la nuova importante mostra: il Museo Nazionale per la Preistoria e Protostoria di Berlino (dal 30/06/21 al 03/10/21) il Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo (dal 26/10/21 al 16/01/22) il Museo Archeologico Nazionale di Salonicco (dall’11/02/22 al 15/05/22) e il MANN Museo Archeologico Nazionale di Napoli (dal 10/06/22 all’11/09/22).

La Sardegna è un’isola nel cuore del Mediterraneo, cui oggi sempre più viene riconosciuto dagli studiosi internazionali un ruolo di primo piano in età preistorica e protostorica nei contatti e negli incroci di civiltà. Il mito e la leggenda hanno spesso incrociato la storia nell’interpretazione delle antiche civiltà sarde, società senza stato e senza scrittura ancora al centro di studi, scavi e ricerche.

Ma oggi sono molti i punti fermi di questa plurimillenaria avventura.
Di essi la mostra darà conto, attraverso importanti reperti provenienti dai musei archeologici di Cagliari, Nuoro e Sassari e grazie a un accurato apparato didattico e multimediale, a modellini e ricostruzioni, che consentiranno di contestualizzare e approfondire, dal punto di vista storico e geografico, il racconto espositivo. In ogni sede, inoltre, attraverso le collezioni dei Musei, sarà favorito il confronto e il dialogo con le civiltà coeve sviluppatisi in Europa e nel Mediterraneo, a mostrare connessioni, contatti, differenze. Stessa cosa nel catalogo che accompagnerà la mostra, una coedizione Skira / Il Cigno GG Edizioni, pubblicato in 5 diverse lingue: italiano, inglese, tedesco, russo e greco.

Bacile,
Sant’Anastasia, Sardara, bronzo,
Età del ferro
Cagliari, Museo Archeologico Nazionale.

Le fil rouge: il megalitismo

È il megalitismo il filo rosso scelto per ripercorrere le vicende della Sardegna dalla direzione scientifica della mostra, composta da Federica Doria, Stefano Giuliani, Elisabetta Grassi, Manuela Puddu e Maria Letizia Pulcini, con il coordinamento di Bruno Billeci e Francesco Muscolino, cui si aggiungono in comitato scientifico Manfred Nawroth, Yuri Piotrovsky, Angeliki Koukouvou e Paolo Giulierini: l’attitudine alla realizzazione di edifici con elementi litici di grandi dimensioni. Questa tendenza contraddistinse l’Isola per un lungo lasso di tempo, dall’età Neolitica attraverso tutta l’età del Bronzo fino a quella del Ferro, e segna tuttora il paesaggio sardo attraverso i lasciti della civiltà nuragica, tra cui circa 7000 edifici detti appunto “nuraghi”.

IL PERCORSO della mostra: “Sardegna Isola Megalitica. Dai menhir ai nuraghi: storie di pietra nel cuore del Mediterraneo”

Si parte dunque dal periodo recente e finale del Neolitico, quando si diffondono le ”domus de janas” scavate nella roccia, ovvero in lingua sarda le “case delle fate o delle streghe” – in diversi casi successivamente monumentalizzate in facciata – o quando si diffondono i dolmen e poi, in Età del Rame, quando si costruisce un altare monumentale unico nel panorama del Mediterraneo – ma con parallelismi nelle ziqqurath del Vicino Oriente – come il santuario di Monte d’Accoddi e si realizza la muraglia monumentale di Monte Baranta.

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Sardegna Isola Megalitica

Quindi la mostra conduce nel cuore della civiltà nuragica, vero simbolo dell’unicità della Sardegna. Gli impressionanti nuraghi, costruiti in numero elevatissimo a partire dal 1600/1800 a.C. circa con blocchi di basalto, trachite e granito, di grande varietà tipologica e funzionale ma tutti accomunati dalle torri a tholos (sistema di copertura), sono stati al centro di importanti dibattiti e interpretazioni che hanno messo a fuoco le loro molteplici funzioni, rievocate in mostra dai manufatti esposti: l’alimentazione, l’agricoltura e allevamento, il controllo del territorio, le produzioni artigianali.

Statuina femminile neolitica,
Montessu, terracotta
Neolitico tardo
Cagliari, Museo Archeologico Nazionale.

Attorno ad essi, in molti siti, si sono sviluppati villaggi più o meno estesi, talvolta racchiusi da antemurali altrettanto imponenti, anche questi intervallati da torri.

Nello stesso contesto, ispirati al megalitismo, sono anche gli edifici legati al campo funerario e i luoghi di culto, pur con tutti i mutamenti della religiosità che si possono supporre nell’ampia fase nuragica.
Le “tombe di giganti”, così chiamate a livello popolare a causa delle imponenti dimensioni, che nell’immaginario venivano collegate al gigantismo dei defunti, erano in realtà sepolture comunitarie ospitanti anche centinaia di individui e connesse forse al culto degli antenati, davanti alle quali venivano praticati rituali e offerte, spesso al cospetto della rappresentazione di divinità (betili).

Collana in ambra,
Su Romanzesu (Bitti), ambra,
Età del ferro
Nuoro, Museo Archeologico Nazionale G. Asproni.

Allo stesso modo anche i luoghi di culto e i santuari si articolano in numerose tipologie edilizie tutte improntate al megalitismo: tempi a pozzo, fonti sacre e templi a megaron sono diffusi in tutta la Sardegna a partire dal Bronzo Recente e spesso le differenti tipologie coesistono all’interno dello stesso complesso.

La religiosità delle genti nuragiche è qui rappresentata al suo massimo grado dall’enorme numero di ex voto figurati in bronzo – i cosiddetti “bronzetti” di cui la mostra darà conto con alcuni reperti di grandissimo interesse – che riproducono figure umane, maschili e femminili nei diversi ruoli della società, ma anche animali, oggetti e persino edifici. Proprio la produzione della bronzistica figurata offre uno spaccato vivace della società nuragica, del vestiario, della gestualità, delle armi, dei sistemi alimentari; mentre la presenza di collane e vaghi in ambra, rinvenuti negli scavi degli ultimi trent’anni in tanti santuari della Sardegna, testimonia stretti collegamenti dell’Isola non solo con il mondo mediterraneo, ma anche con le reti commerciali e culturali della Penisola e dell’Europa centrale.

Anfora piriforme,
sardara, ceramica
Età del ferro
Cagliari, Museo Archeologico Nazionale.

Anche nell’Età del Ferro (I millennio a.C.), in una società in cui si sono profondamente modificate le dinamiche sociali, economiche e costruttive, i nuraghi, pur non edificati da vari secoli, continuano a essere centrali nell’immaginario collettivo quale simbolo di un passato mitico in cui tutta la popolazione dell’Isola si riconosce. Finito il tempo degli ingegnosi e arditi costruttori di torri nuragiche, si diffondono dunque le miniature di tali edifici, in pietra, ceramica, bronzo e anche in materiali deperibili, utilizzate probabilmente come altari in rituali collettivi e rinvenuti infatti al centro di edifici megalitici intesi come “capanne delle riunioni”.

Un mondo in evoluzione che non dimentica le sue origini.

È questo il momento in cui alcuni gruppi emergono sugli altri e si formano le prime aristocrazie. A Mont’e Prama una di queste si autorappresenta e si autocelebra con un complesso scultoreo unico nel suo genere, composto da quasi 40 imponenti statue in pietra di Guerrieri, Arcieri e Pugilatori, oltre a modelli di nuraghe e betili. Per la nuova società, il tempo lontano degli eroi era oggetto di venerazione e di richiamo identitario.

Evento irripetibile è il prestito di una delle celebri sculture di Mont’e Prama da parte del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari per questa storica esposizione internazionale: un “Pugilatore” alto con piedestallo 190 cm e pesante circa 300 kg. Rinvenute in frammenti a partire dagli scavi del 1975-1979 e ricomposte grazie a interventi di restauro di eccezionale delicatezza e dai risultati sorprendenti (i primi nel 2007-2011), queste imponenti statue, nelle loro raffigurazioni schematiche realizzate secondo uno stile convenzionale d’impronta geometrica, non trovano paragoni nel variegato patrimonio artistico e monumentale della Sardegna e ancora sono aperte a diverse interpretazioni.

La civiltà nuragica – Sardegna Isola Megalitica: una lunga storia

Un dato tuttavia è certo: la civiltà nuragica di questa Sardegna Isola Megalitica era ormai al tramonto.
Nonostante questo, il suo retaggio continuerà ad essere leggibile attraverso i secoli, malgrado il mutare dell’orizzonte semantico: dapprima con l’arrivo dei Fenici attestati lungo le coste sarde a partire dal IX secolo a.C, quindi con la presa dell’Isola da parte di Cartagine, alla fine del VI secolo, e poi con l’arrivo dei Romani.
Anche dopo la conquista romana (238 a.C.) l’eredità nuragica appare leggibile, come testimoniano i resti della cultura materiale in mostra e in alcuni casi le fonti epigrafiche che ci restituiscono una onomastica prelatina.
Persino in età medievale i nuraghi e addirittura le “domus de janas” sono ancora oggetto di riutilizzo e molti villaggi medievali si addensano intorno alle torri nuragiche.

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