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Raffaello Sanzio raccontato da Giorgio Vasari nelle “Vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani”

Raffaello Sanzio

Raffaello Sanzio, Il Trionfo di Galatea, affresco, 295x225 cm, 1512 circa e conservato nella Villa Farnesina di Roma.

Il 6 aprile 1520 moriva a Roma – a soli 37 anni – Raffaello Sanzio, uno dei più grandi artisti di tutti i tempi. Pietro Bembo scriverà il bellissimo epitaffio di Raffaello per la sua tomba al Pantheon di Roma:“lle hic est Raphael, timuit quo sospite vinci rerum magna parens et moriente mori.”  ( Qui giace Raffaello: da lui, quando visse, la natura temette d’essere vinta, ora che egli è morto, teme di morire).

Raffaello Sanzio, Il Trionfo di Galatea, affresco, 295×225 cm, 1512 circa e conservato nella Villa Farnesina di Roma.

Oggi vogliamo omaggiare il genio e la maestria di questo straordinario Maestro ripercorrendo la nascita dell’Urbinate nelle prime due pagine de “Le Vite” di Giorgio Vasari. Giorgio Vasari nelle sue “Le vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri” racconta la biografia di Raffaello, ci regala un suo ritratto descrivendone l’indole, la storia, le opere. Eccovi le prime due pagine della sua biografia.

Raffaello Sanzio, Madonna del Cardellino, olio su tavola (107×77 cm) di Raffaello Sanzio, databile al 1506 circa e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

Dalle Vite di Giorgio Vasari: Raffaello Sanzio

VITA DI RAFFAELLO D’URBINO PITTORE ET ARCHITETTO

Quanto largo e benigno si dimostri talora il cielo nell’accumulare in una persona sola l’infinite richezze de’ suoi tesori e tutte quelle grazie e’ più rari doni che in lungo spazio di tempo suol compartire fra molti individui, chiaramente poté vedersi nel non meno eccellente che grazioso Raffael Sanzio da Urbino. Il quale fu dalla natura dotato di tutta quella modestia e bontà che suole alcuna volta vedersi in coloro che più degl’altri hanno a una certa umanità di natura gentile aggiunto un ornamento bellissimo d’una graziata affabilità, che sempre suol mostrarsi dolce e piacevole con ogni sorte di persone et in qualunche maniera di cose. Di costui fece dono al mondo la natura quando vinta dall’arte, per mano di Michelagnolo Buonarroti, volle in Raffaello esser vinta dall’arte e dai costumi insieme. E nel vero, poi che la maggior parte degl’artefici stati insino allora si avevano dalla natura recato un certo che di pazzia e di salvatichezza che, oltre all’avergli fatti astratti e fantastichi, era stata cagione che molte volte si era più dimostrato in loro l’ombra e lo scuro de’ vizii che la chiarezza e splendore di quelle virtù che fanno gli uomini immortali, fu ben ragione che, per contrario, in Raffaello facesse chiaramente risplendere tutte le più rare virtù dell’animo, accompagnate da tanta grazia, studio, bellezza, modestia et ottimi costumi, quanti sarebbono bastati a ricoprire ogni vizio quantunque brutto et ogni macchia ancor che grandissima. Laonde, si può dire sicuramente che coloro che sono possessori di tante rare doti, quante si videro in Raffaello da Urbino, sian non uomini semplicemente, ma, se è lecito dire, dèi mortali; e che coloro che nei ricordi della fama lasciano quaggiù fra noi mediante l’opere loro onorato nome, possono anco sperare d’avere a godere in cielo con degno guidardone alle fatiche e merti loro. Nacque adunque Raffaello in Urbino, città notissima in Italia, l’anno 1483, in venerdì santo a ore tre di notte, d’un Giovanni de’ Santi, pittore non molto eccellente, ma sì bene uomo di buono ingegno et atto a indirizzare i figliuoli per quella buona via che a lui, per mala fortuna sua, non era stata mostra nella sua gioventù. E perché sapeva Giovanni quanto importi allevare i figliuoli non con il latte delle balie, ma delle proprie madri, nato che gli fu Raffaello, al quale così pose nome al battesimo con buono augurio, volle, non avendo altri figliuoli come non ebbe anco poi, che la propria madre lo allattasse e che più tosto ne’ teneri anni aparasse in casa i costumi paterni che per le case de’ villani e plebei uomini, men gentili o rozzi costumi e creanze. E cresciuto che fu cominciò a esercitarlo nella pittura, vedendolo a cotal arte molto inclinato, di bellissimo ingegno; onde non passarono molti anni che Raffaello, ancor fanciullo, gli fu di grande aiuto in molte opere che Giovanni fece nello stato d’Urbino.

Il capitolo completo su Raffaello è disponibile online qui

(fonte: Le vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri. Nell’edizione per i tipi di Giunti – Firenze 1568 – Grandi Tascabili Economici Newton7 – collana “I mammut” n. 47 – Newton Compton Editori, 1997)

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