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Viaggio nella storia dei musei: Il Museo Nazionale di Capodimonte

Salone Camuccini - "Courtesy Museo e Real Bosco di Capodimonte"

Salone Camuccini - "Courtesy Museo e Real Bosco di Capodimonte"

Tutti conosciamo i musei Italiani, le collezioni e gli splendidi capolavori che custodiscono – ma quanto sappiamo della loro storia? Chi ha richiesto la costruzione del Museo di Capodimonte? Quando sono nati gli Uffizi? Come si è evoluta nel tempo la Pinacoteca di Brera? Scopriamo insieme la “Storia dei Musei” Italiani: oggi vi proponiamo un approfondimento sul Museo Nazionale di Capodimonte.

Salone delle feste. “Courtesy Museo e Real Bosco di Capodimonte”

Il Museo nazionale di Capodimonte

Il Museo nazionale di Capodimonte si trova a Napoli, all’interno della reggia omonima, nella località di Capodimonte. É un museo ricco di grandi capolavori della Storia dell’Arte: troviamo opere di Raffaello, Tiziano, Caravaggio e Grandi Maestri. Il Museo ospita le gallerie di arte antica, di arte contemporanea e un appartamento storico. Nel 2017 il museo ha registrato 262 440 visitatori, collocandosi al 28º posto nella classifica dei musei italiani statali più visitati.

Capodimonte – sale dell’800 – Sala da scrivere – “Courtesy Museo e Real Bosco di Capodimonte”

La Storia del Museo di Capodimonte

L’ideatore del museo: Carlo di Borbone

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Il Museo di Capodimonte nasce come museo per custodire le collezioni reali e col tempo diventa una delle residenze dei sovrani. L‘edificazione del palazzo fu voluta da Carlo di Borbone che si ritrovò a dover organizzare la gestione di un’importante collezione di opere d’arte ereditate dalla madre – Elisabetta Farnese -. Le opere d’Arte furono prima riunite nel palazzo Reale di Napoli ma qui mancava una galleria per poterle accogliere ed esporle – ed inoltre la loro integrità era a rischio a causa della vicinanza del mare. Nel 1738 Carlo di Borbone da il via ai lavori di costruzione per un palazzo da adibire a museo, sito sulla collina di Capodimonte.

Le prime tele furono qui esposte nel 1758 – quando il palazzo non era ancora stato terminato. Accanto alla galleria espositiva fu creato uno spazio destinato alla Reale Accademia del Nudo, la cui direzione fu affidata al pittore stabiese Giuseppe Bonito. L’anno seguente – nel 1759 – fu trasferita l’intera collezione di opere nel nuovo museo. Sono opere di inestimabile valore: dai cartoni preparatori di Michelangelo per gli affreschi della cappella Paolina ad opere di Raffaello e Mantegna. Il nuovo museo accolse grandi nomi tra i suoi visitatori: Canova, Goethe, Winckelmann – solo per citarne alcuni – che vi si recarono per ammirare i capolavori ivi esposti.

Caravaggio, “Cristo alla colonna” – Museo di Capodimonte – Salottino pompeiano – Capodimonte – sale dell’800 – Sala da scrivere – Salone delle feste. “Courtesy Museo e Real Bosco di Capodimonte”

Da Carlo di Borbone a Ferdinando I delle due Sicilie

Il museo – alla fine degli anni ’70 del XVIII secolo cresce e si arricchisce di altre importanti opere provenienti della collezione Farnese e da nuove acquisizioni. Dalle 12 sale iniziali il museo arrivava ad averne il doppio – 24 sale. Le nuove opere qui esposte portano grandi firme: Jusepe de Ribera, Luca Giordano, Angelika Kauffmann e Élisabeth Vigée-Le Brun – per citarne solo alcuni. Nel 1783 il museo si arricchisce ulteriormente con l’acquisto della collezione del conte Carlo Giuseppe di Firmian: parliamo di ventimila opere tra incisioni e disegni (da Rembrandt a Dürer). Sempre nel 1783 viene istituito un laboratorio di restauro.

Artemisia Gentileschi “Giuditta e Oloferne” – “Courtesy Museo e Real Bosco di Capodimonte”

Il Primo Regolamento del Museo

Nel 1785 il museo fa un grande passo in avanti verso una nuova concezione di fruizione. Per volontà di Ferdinando I delle due Sicilie, nasce il Regolamento del Museo che ne definisce l’orario, le mansioni dei custodi, il ruolo di copisti e consegnatari. Dobbiamo però aspettare ancora per vedere le porte del museo aprirsi alla popolazione come stava accadendo per altre realtà museali. Nasce in questo periodo l’idea di istituire un polo museale a Napoli presso il Palazzo degli Studi (che diventerà poi il Museo Archeologico Napoletano) che avrebbe accolta la collezione Farnese e la nuova collezione Ercolanese che comprendeva i ritrovamenti archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia.

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La Repubblica Napoletana. Da museo a residenza

Con l’arrivo dei Francesi a Napoli nel 1799 – e l’istituzione della Repubblica Napoletana – il museo viene depredato dai soldati francesi. Il lavoro di recupero di queste opere fu lungo e macchinoso – voluto da Ferdinando che incaricò Domenico Venturi del recupero delle opere rubate – che saranno ubicate però al Palazzo Francavilla. Spoglio di molti grandi capolavori, il Museo di Capodimonte cambia la sua funzione da quella museale a quella abitativa. Le opere furono spostate al palazzo degli Studi – ed alcune andarono vendute.

Galleria dell’800 – Anticamera – “Courtesy Museo e Real Bosco di Capodimonte”

Il ritorno alla funzione museale

Dopo l’unità d’Italia, la reggia di Capodimonte continuò ad avere la sua funzione primaria di residenza abitativa ma – parallelamente – ritornò ad assolvere una funzione museale (con l’acquisizione di splendide porcellane, armi, tessuti della Manifattura Reale e artigianato napoletano). Gli anni delle due Guerre Mondiali segnarono ovviamente il museo che fu depredato – le truppe della divisione Goering presero grandi capolavori – da Tiziano a Parmigianino (opere che saranno ritrovate in una cava vicino a Salisburgo e restituite nel 1947).

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La nascita ufficiale del Museo

Finalmente nel Dopoguerra viene messa in opera la ricostruzione della città di Napoli e la riorganizzazione dei musei napoletani. Lo storico dell’Arte e museologo Bruno Malajoli da il via al trasferimento delle opere alla reggia di Capodimonte mentre il il Museo archeologico accoglierà le collezioni antiche. Nel 1949 nasce ufficialmente il Museo nazionale di Capodimonte con la firma di un decreto dedicato. I lavori alla reggia iniziano nel 1952 e saranno seguiti da Molajoli, da Ferdinando Bologna, Raffaello Causa ed Ezio De Felice. Il primo piano sarà destinato ad accogliere i dipinti dell’Ottocento, i laboratori di restauro e gli ambienti (ricostruiti) dell’appartamento reale. Al secondo piano sarà istituita una pinacoteca. Un impianto moderno: una struttura museale funzionale e ben articolata.

Alberto Burri, “Grande cretto nero” “Courtesy Museo e Real Bosco di Capodimonte”

Il museo continua ad arricchirsi di opere – sempre ben organizzate – dalla Collezione de Cicco ad opere di arte contemporanea. Sarà Nicola Spinosa a ricollocare e riorganizzare – sapientemente – la nuova collocazione delle opere contemporanee – curando alla fine del 1996 l’apertura delle nuove sale al terzo piano.

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